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BASILICHE IN OCCIDENTE E A RAVENNA
Delle basiliche romane, distrutte le strutture costantiniane di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Sant'Agnese, ricostruite in varie epoche, la più antica basilica conservatasi è S. Pudenziana della fine del IV inizio V sec. , a tre navate, con archeggiature a tutto sesto poggianti su capitelli a campana ornati di foglie lanceolate, simili ai capitelli tardo - romani d'Africa. Seguono Santa Maria Maggiore, elevata da Sisto III nel secolo V, con nave centrale assai ampia, e architrave continuo su colonne ioniche; Santa Sabina, fondata da Papa Celestino e compiuta essa pure da Sisto III , dove tornano gli archi a tutto sesto su colonne corinzie; San Pietro in Vincoli, le cui parti risalenti al secolo V hanno arcate su colonne doriche e infine San Pancrazio. Nel secolo VI l'influenza orientale, già affermatasi a Ravenna domina a Roma e a Napoli. Nel San Lorenzo fuori le Mura di Roma, costruito da Papa Pelagio, ora presbiterio dell'attuale basilica, la navata ha un matroneo con arcate e pulvini di sapore orientale, mentre la trabeazione e i capitelli corinzi sono tolti da edifici classici. nelle basiliche campane permane un gusto scenografico pittorico di reminescenza pompeiana, mente si affermano gli elementi orientali. Fra le più antiche e il San Salvatore di spoleto, con decorazione della facciata simile a edifici diocleziani come il Palazzo di Spalato, e volta del presbiterio impostata su mensole angolari, come quelle di Qoga Qa'lesi in Asia Minore. Tanto il San Salvatore che il tempietto del Clitunno, forse edificio ano adattato al culto cristiano, con colonne decorate all'orientale da spirali e losanghe, sono stati attribuiti dal Deichmann all'epoca longobarda come opere di architetti orientali. Il gusto scenografico campano si afferma in due delle quattro chiese di Cimitile esplorate da Gino Chierici: nella basilica nuova di San Paolino, tre sonore arcate mettono in comunicazione la facciata con la parete nord dl San Felice, permettendo di vedere dall'interno il sacello del Santo. Lo stesso tipo di arcate, con vista sulle catacombe di San Gennaro, torna nell'abside del San Gennaro extra Moenia di Napoli in origine a una sola navata rifatto a tre navate nei secoli IX e XV . Nel San Giorgio Maggiore sul fondo dell'abside corre un colonnato ad archi con piccolo deambulatorio, e sotto ai capitelli compaiono i pulvini orientali. Nel San Giovanni Maggiore torna l'abside traforata ed elementi orientali contaminano i capitelli e i pilastri classici. Della basiliche dell'Italia settentrionale rimangono solo tracce : a Milano nel IV sec. San Simpliciano, con pianta a T ; nel V sec. Santa Tecla ; ad Aquileia le due basiliche, pre-teodoriana e teodoriana del IV sec. la Basilica Nord, posteriore all'invasione di Attila e la Basilica del Fondo Tullio del VI sec. con abside e transetto di età posteriore. Le coste venete e dalmate sono legate all'arte ravennate, come testimonia la bella Basilica Eufrasiana di Parenzo, ricostruita dal vescovo Eufrasio sui resti di una basilica costantiniana nel 543-554, a tre navate con triplice abside, atrio, battistero ed episcopio. I capitelli con pulvini sono di tipo bizantino, a paniere traforato, o del tipo zoomorfico. Vestigia di basiliche dalmate sono a Lagosta e Butrinto.
Le basiliche ravennati, per quanto bizzantineggianti, conservano lo spirito classico. Ravenna, capitale dell'Impero d'Occidente con Onorio, occupata dai Visigoti di Teodorico nel 493, conquistata dai bizantini all'inizio del VI sec. manifesta fin dalla tarda romanità modi costruttivi locali, legati alla necessità di alleggerire i muri per evitare gli sprofondamenti nel suolo acquitrinoso. Sono archeggiature, pilastri, costolature nelle pareti degli edifici, che suddividono i punti scarico del peso; questi modi, assieme ai pulvini orientali, ivano già nella distrutta Basila Ursiana del IV sec. per affermarsi poi nella Basilica di San Giovanni Evangelista della prima metà del V sec. con loggetta absidale del VIII sec. e nelle basiliche teodoriciane e giustinianee del secolo V e VI, dove compaiono pure i capitelli a traforo: Sant' Apollinare Nuovo, con colonnati ad archeggiature e con pulvini, Sant' Apollinare in Classe, dello stesso tipo, San Vittore, Sant'Andrea, Spirito Santo.
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