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Caravaggio
Biografia
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio,
nasce il 29 settembre del 1571 da un architetto a servizio del marchese di
Caravaggio, Francesco Sforza. Il pittore apparteneva ad una famiglia stimata e
abbastanza agiata. La sua vocazione deve essersi manifestata molto presto,
poiché già nel 1584 entra come allievo nella bottega del pittore
bergamasco Simone Peterzano, allievo di Tiziano.
Nel
Ritornato a Napoli nell'ottobre del 1609, è aggredito e gravemente
ferito. Nel contempo i suoi protettori romani si adoperano per ottenergli la
grazia. Colpito dalla febbre, Michelangelo Merisi si spegne il 18 luglio in una
locanda, in solitudine, qualche giorno prima che fosse annunciata
l'approvazione della domanda di grazia.
Vocazione di San Matteo
È la prima grande tela nella quale Caravaggio, per accentuare la tensione drammatica dell'immagine e focalizzare sul gruppo dei protagonisti l'attenzione di chi guarda, ricorre all'espediente di immergere la scena in una fitta penombra tagliata da squarci di luce bianca, che fa emergere visi, mani o parti dell'abbigliamento e rende quasi invisibile tutto il resto. Caravaggio dipinge dal vero, non solamente il vero, come fecero Michelangelo e Leonardo, ma dal vero, questo vuol dire che il pittore ricostruiva a studio le scene da dipingere con personaggi veri in situazioni vere.Egli lo fa perché la realtà è sporca, non è degna di essere riscattata dalla sua sordida natura; la realtà non ha nulla che la elevi, la purifichi per assurgere ad un valore eterno, ideale, cui, invece, aspira sempre la pittura. Vocazione di san Matteo è un dipinto ad olio su tela realizzato tra il 1599 ed il 1600 dal pittore italiano Caravaggio.È conservato alla Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.Il dipinto è realizzato su due piani paralleli, quello più alto vuoto, occupato solo dalla finestra, mentre quello in basso rafura il momento preciso in cui Cristo indicando san Matteo lo chiama all'apostolato. Il santo è seduto ad un tavolo con un gruppo di persone come in una scena da osteria. La tela, inoltre, è densa di significati allegorici. In primo luogo proprio la luce, grande protagonista della rafurazione pittorica, assurge a simbolo della Grazia divina (non a caso non proviene dalla finestra dipinta in alto a destra che, anzi, resta del tutto priva di luminosità, ma dalle spalle di Cristo), Grazia che investe tutti gli uomini pur lasciandoli liberi di aderire o meno al Mistero della Rivelazione. E così, solo alcuni dei personaggi investiti dalla luce volgono lo sguardo verso Gesù, mentre gli altri preferiscono restare a capo chino, distratti dalle proprie solite occupazioni. Il fatto, poi, che essi siano vestiti alla moda dell'epoca del Pittore ed abbiano il viso di modelli scelti tra la gente comune e rafurati senza alcuna idealizzazione, con il realismo esasperato che ha sempre caratterizzato l'opera di Caravaggio, trasmette la percezione dell'artista dell'attualità della scena, la sua intima partecipazione all'evento rafurato, mentre su un piano altro, totalmente metaforico, si pongono giustamente il Cristo e lo stesso Pietro, avvolti in una tunica senza tempo.
Di grande intensità e valenza simbolica, nella Vocazione, è il dialogo dei gesti che si svolge tra Cristo, Pietro e Matteo. Il gesto di Cristo viene ripetuto da Pietro, simbolo della Chiesa Cattolica Romana che media tra il mondo divino e quello umano ed a sua volta ripetuto da Matteo. È la rappresentazione simbolica della Salvezza, che passa attraverso la ripetizione dei gesti istituiti da Cristo e ribaditi, nel tempo, dalla Chiesa. Osservando il dipinto, il luogo rappresentato potrebbe essere tanto un interno quanto un esterno, ma sicuramente la scena ritratta si svolge in una bettola romana in cui San Matteo è seduto con i suoi comni. San Matteo, nel dipinto è intento a contare i denari assieme ai personaggi posti alla sua destra, questo ad indicare sia il mestiere del Santo che l'abbandono della sua occupazione al momento della chiamata improvvisa. Cristo irrompe nella scena e la luce riflessa nella parete di fondo è come se Cristo stesso l'abbia portata con se e questo fascio luminoso tagliente come una lama rischiara i personaggi attirando la loro attenzione, tutti tranne il gabelliere che è ancora intento a contare i denari e l'uomo che è al suo fianco. La presenza di San Pietro, che copre in gran parte il corpo di Cristo, inizialmente non era stata prevista, tant'è che il corpo di Cristo è intermente dipinto, il Santo è stato quindi sovrapposto per rafforzare e far prevalere il ruolo del papato e quindi della Chiesa petrina, nella conversione. La rapidità dell'evento è sottolineata da più elementi, il primo e più importante è sicuramente lo sguardo di sconcerto dei personaggi attoniti che si girano all'improvviso verso Cristo e San Pietro, il secondo è un dettaglio all'apparenza insignificante e scarsamente visibile ma che determina in modo assoluto la velocità con cui si svolgono i fatti. Notando i piedi di San Pietro e di Cristo si può vedere che quelli di Cristo sono già girati rispetto al corpo in una posa che indica che con la chiamata ha eseguito il suo compito ed è pronto ad andarsene, è un attimo e sta per sire di nuovo, lasciando Matteo solo con una nuova vita da vivere. Il volto di Cristo è giovane e bello, è reale, come sarà reale e terreno il suo dolore, l'unico segno che mette in risalto la sua santità è una flebile aureola appena accennata sul capo. Anche la mano di Cristo diventa un elemento di fondamentale importanza, Caravaggio l'utilizza per accentuare la distanza della condizione di Cristo, così umano e destinato al futuro martirio, da quella di Dio, eterno e quindi contenente in se passato. Tutto in questo quadro ha il senso dell'azione, è come il fotogramma di un film, quello che Caravaggio dipinge è un attimo ma si immagina lo svolgimento della scena e la sua conclusione, nulla è lasciato al caso, la luce misura minuziosamente lo spazio occupato dai personaggi e incanta con la sua drammaticità e con l'incredulità ritratta nel volto del Santo nella consapevolezza che nulla, dopo quei brevi attimi, sarà più uguale per lui. La vera protagonista dell'opera è la luce che Caravaggio ci vuol far percepire come spirituale, portatrice della parola divina, piuttosto che reale, proveniente da una porta che dà sull'esterno. Essa irradia tutta la comnia seduta al tavolo e con essa il Caravaggio vuol accentuare il significato della fede: la chiamata di Dio è sempre rivolta a tutti gli uomini, ma ciascuno è libero, secondo la propria coscienza, di aderirvi o di respingerla. La tenebra che avvolge la scena della conta dei denari a cui Matteo partecipa è quindi da intendere prima di tutto come tenebra spirituale, e le monete sul tavolo indicano la cupidigia degli astanti: due di essi, il giovane che conta le monete e il vecchio con gli occhiali, non si accorgono nemmeno del sopraggiungere di Cristo, della luce divina e salvifica che da lui promana. Si tratta di un elemento di grande significato che introduce il concetto della responsabilità individuale nel tema della salvazione, in aperta polemica con la tesi protestante della predestinazione, basata sulla assoluta irrilevanza della volontà umana. La fonte della luce è invisibile, e ciò conferma la sua qualità essenzialmente spirituale, capace di conferire un senso altro, più elevato e profondo, a tutto ciò che irradia. L'apparente realismo si muta in complessa metafora e il sacro acquisisce la persuasiva evidenza di un accaduto.Questa è una delle prime pitture sacre, esposte al pubblico, in cui compaiono notazioni realistiche.
La vita di Caravaggio si svolge su due realtà altalenanti e contrastanti tra loro: una raffinata, aristocratica, gioviale, lussuosa e un'altra sordida, brutale, sanguinaria, assassina; veste abiti sfarzosi di seta e di broccato, superbi, degni di un principe ma li indossa senza cambiarli mai, fino ad averli consunti e laceri.
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