storia dell arte |
Edgar Degas (1834-l917)
La prima formazione pittorica di Degas avviene accademico → il suo principale punto di riferimento è Ingres, del quale ammira soprattutto la straordinaria purezza del disegno. Tuttavia abbandonò ben presto la scuola di belle arti e intraprese un viaggio in Italia dove studiò i grandi del Rinascimento: Mantegna e Veronese. Tornato in Francia continuò lo studio dei classici, prestando particolare attenzione a Delacroix. Per tutta la vita Degas rimase sempre convinto assertore del disegno e della pittura in Atelier → secondo lui, anche l'impressione di un istante è così complessa e ricca di significati, che l'immediatezza della pittura en plein air non poteva che coglierla in modo riduttivo e superficiale.
Convinto che ciò che si dovesse rappresentare fosse principalmente l'essenzialità delle cose, Degas riservò una cura meticolosa e per nulla impressionista ai disegni e agli schizzi preparatori. All'apice della sua maturità, negli anni '60, la sua pittura si caratterizza sempre più in senso realistico → la natura di Degas non deriva dalla sensazione visiva, come in Monet, bensì è il frutto di studi e riflessioni successive.
Con la sua morte, nel 1917, la grande stagione dell'impressionismo poteva dirsi conclusa.
La lezione di ballo, l'artista rappresenta una ballerina mentre prova dei passi di danza sotto l'occhio vigile del maestro; le altre stanno in semicerchio ad aspettare il loro turno. Il taglio dato dal pittore è fotografico e le ure sembrano fuoriuscire dall'inquadratura; Degas lavorò per tre anni nel suo atelier. I gesti delle ragazze sono molto studiati: c'è chi si gratta la schiena, chi si fa aria con un ventaglio, chi si sistema l'orecchino, chi i capelli, c'è chi osserva, chi ride, chi parla: l'atmosfera è rilassata ed informale. I personaggi, grazie a tutti questi particolari, sembrano essere spiati dalla serratura. Le ragazze sono immerse in una luce morbida che ne ingentilisce ulteriormente le movenze. In opposizione all'impressionismo egli non rifiuta né il disegno, né l'uso del bianco (i tutù) e del nero (nastrini di raso al collo).
L'assenzio, → l'opera è ambientata all'interno del Cafè Nouvelle-Athenes che, con il Cafè Guerbois, era uno dei luoghi di ritrovo degli impressionisti. La composizione è volutamente squilibrata, per dare il senso di una visione improvvisa e casuale. L'immagine inoltre è costituita in modo rigoroso e quasi scientifico. La prospettiva obliqua secondo cui sono disposti i tavolini dà l'idea che l'artista voglia introdurre l'osservatore nel locale seguendo il loro allineamento. Il punto di vista è quello di un osservatore alto, decentrato che, potendo vedere senza essere visto, può cogliere la naturalezza d'ogni gesto dei due personaggi che ha davanti: una prostituta agghindata in modo appariscente e un clochard dall'aria burbera e trasandata, davanti ai quali si trova un tavolino con sopra rispettivamente un bicchiere d'assenzio e uno di vino. Entrambi i personaggi hanno lo sguardo perso nel vuoto e, pur essendo seduti vicini, sono, in realtà, lontanissimi: Degas vuole infatti rappresentare come la solitudine possa renderci estranei e incapaci di comunicare. L'atmosfera del locale è pesante come lo stato d'animo dei due personaggi, che si trovano in uno spazio squallido e angusto ritratto da Degas in un modo impietosamente realistico. L'attenzione di Degas ai giochi di luce e di colore è sottolineata dallo specchio appannato alle spalle dei due avventori, il quale riflette le loro sagome in modo confuso ed evanescente.
La tinozza, → la prospettiva dell'opera è anticonvenzionale: il punto di vista è molto alto ed essendo allineato col mobile di dx, quest'ultimo ci appare come se fosse un piano verticale anziché orizzontale. Il profilo dolce ma sicuro del giovane corpo accovacciato richiama la forma della tinozza, dalla quale si distacca per contrasto di colore. La plasticità del corpo femminile è resa con un incrocio di tratteggi, le cui sovrapposizioni dà un realistico senso di un volume nuovo e vivo che ci offre l'illusione del movimento.
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