IL RINASCIMENTO
Il Rinascimento lo si può suddividere
in tre periodi:
- Primo Rinascimento: questa nuova corrente che fonda le sue radici nei primi anni del
'400, vede l'uomo porsi in maniera differente nei rapporti umani, (l'uomo
assume fiducia in se stesso e nelle sue capacità) che quelli con la
religione. Come detto precedentemente, l'uomo ha fiducia nei proprio mezzi
e questo lo spinge ad accrescere le sue conoscenze in tutti i campi,
persino in quelle dottrine che prima erano considerate di poca importanza.
Si sviluppa, così, lo studio per fenomeni naturali e si va alla
ricerca di motivazioni plausibili che spieghino il perché di avvenimenti
prima oscuri. C'è un forte bisogno di certezze che sfociano, poi,
in una disperata ricerca e sperimentazione in tutti i campi, a partire,
soprattutto, da quello scientifico. Questa corrente, però, nasce
prima nel campo artistico e riflette, poi, tutti i suoi caratteri nelle
altre discipline. L'uomo è lio di Dio e tramite la sua
intelligenza e creatività può rendersi utile alla
società, inserendosi integralmente e diventando parte attiva della
stessa. Si ha una concezione nuova dell'universo: Dio non è
più messo al centro, ma al suo posto c'è l'uomo che tramite
la sua ragione adempie al modello divino. C'è il rifiuto del
concetto medioevale dell'infinito, l'uomo si pone in uno spazio razionale,
tangibile.
- Medio Rinascimento: questo periodo è considerato il periodo di massimo
splendore e va dalla fine del '400 fino al 1520 circa, facendo coincidere
il termine di questo periodo con la morte di uno dei suoi più
importanti rappresentanti: Raffaello Sanzio. Tale periodo è anche
considerato il più importante, in quanto si giunge ad un massimo
splendore classico. Sia nel campo dell'architettura che in quello della
pittura e scultura, si va perdendo la preponderanza della linea messa in
evidenza nella prima fase del Rinascimento, lasciando più spazio al
volume e al senso della massa e della monumentalità.
In architettura si acquista un forte senso di movimento. La ricerca classica
del concetto di bellezza diventa uno degli obbiettivi principali,
così come la ricerca dell'equilibrio assoluto nella composizione.
- Tardo Rinascimento: questa fase dura per tutto il resto del '500 e viene anche
definita come "Manierismo"; questa si rifà alla bella maniera,
cioè a quella degli artisti precedenti. Ed è per questo
motivo che gli venne affibbiato per molto tempo un significato negativo.
Nel periodo precedente lo studio della natura era predominante, e gli
artisti che si susseguirono non furono in grado di reggerne il confronto,
cadendo in crisi e non riuscendo a rappresentare l'esteriorità; per
questo motivo decisero di puntare all'interiorità, alla ricerca
psicologica che successivamente diventerà predominante.
Nel Rinascimento
spiccano tre grandi personalità dominanti:
- Leonardo: dà un approccio scientifico, indagatore, sperimentatore.
È pittore,scultore, orafo, scienziato, inventore nello stesso
tempo, tutto questo dovuto ai suoi numerosi interessi. Leonardo non
accetta i dogmi scientifici e cerca sempre di verificarli. Cresce a
Firenze, dal Verrocchio, dove gli si insegna a
concepire la ura umana non immobile, non isolata ma in uno spazio. La
linea per Leonardo non serva a descrivere, ma ad evocare, suggerire una
presenza; espone delle idee che attraverso gli occhi devono arrivare alla
mente. Leonardo scopre oltre alla prospettiva lineare, quella cromatica e
aerea dove i colori diminuiscono d'intensità e i volumi di
precisione man mano che si allontanano.
- Michelangelo: mentre il campo degli interessi di Leonardo erano molto ampi,
quelli di Michelangelo si concentrano sulla rappresentazione della ura
umana. Mette in crisi le certezze del Rinascimento e nessun altro come lui
influenza gli altri artisti. Anticipa il Manierismo, è padre del
Barocco e del Romanticismo. La sua vocazione è ostacolata dal
padre, ma Lorenzo de' Medici lo porta a corte e
lo asseconda. Michelangelo è abituato a copiare dai classici, a
riprodurre marmi, e quando crea di suo il progetto deve essere ben chiaro
nella sua mente; lo scopo della sua arte è la lotta dell'uomo, il
liberarsi da una prigione per raggiungere una meta prestabilita.
All'inizio copia Giotto e Masaccio perché sono quelli che più hanno
espresso la dignità dell'uomo. Michelangelo nei suoi lavori
dà l'assenza della prospettiva geometrica, e più avanti
inizierà ad usare la tecnica del "non finito": non conclude
l'opera, e lo fa in modo che lasciando intravedere l'immagine spiega
l'idea compiuta e eterna, e quindi irraggiungibile; l'uomo può solo
lottare per quella meta ma sa che non può raggiungere l'infinito.
Il "non finito" toglie alla statua la perfezione e può
essere così interpretata da ciascuno.
- RAFFAELLO: pittore e architetto italiano, è uno tra i maggiori
artisti italiani del Rinascimento. Egli è definito come il pittore
senza mistero, e la sua arte con una sola parola:chiara. In questa ura
è evidente l'influenza di vari artisti quali Perugino, suo maestro,
Bramante, Leonardo e Michelangelo. Può sembrare che copi le opere,
ma in realtà assembla le parti migliori per creare la bellezza
assoluta, arricchendo la propria
personalità; egli trae spunto dagli aspetti migliori e
significativi delle tecniche dei vari artisti, ne rielabora il contenuto
giungendo, così, ad una forma perfetta. Raffaello si esprime nella
perfezione del disegno, nella vivacità dei movimenti, nell'armonia
delle linee, nell'estrema delicatezza del colore. Le sue opere sono
serene, si può dire che sia stato perfetto nel rappresentare quasi
il distacco, e apparire inafferrabile. I suoi personaggi possono essere
letti, così come le sue ure esprimono un margine
d'ambiguità, quell'alone di mistero intellettuale che non si sa se
appartiene al pittore o alla nostra suggestione. In Raffaello sono
riassunti e portati ad estremo grado di chiarezza gli ideali del
Rinascimento italiano: egli è l'interprete di un ideale di bellezza
classica, canonica, non si distingue più il bello naturale e il
bello artistico. Il rapporto che Raffaello instaura fra l'uomo e la natura
è un rapporto di affetti semplici e familiari, dove la natura
è un luogo amico e piacevole dove vivere. I suoi ritratti cercavano
di avere caratteristiche esteriori e interiori; la sua arte è
realistica ed intellettuale, infatti nessuno riesce come lui a rendere
visibilmente un'idea astratta. La personalità di Raffaello è
molto dolce,armonica, questo fattore lo contrappone a Michelangelo, il
quale era insofferente e sentiva la crisi dei valori spirituali.
ANALISI
DELLE OPERE
la
composizione è dominata da una costruzione a pianta centrale, con un
porticato, la cupola e le due porte opposte aperte: lo spazio circola e avvolge
l'architettura attraversandola in tutte le sue parti. Da essa parte una scala
poligonale e una pavimentazione a quadrati prospetticamente accorciati che
introducono alla scena in primo piano: un sacerdote sta unendo in matrimonio la
Vergine con Giuseppe, accomnati rispettivamente da un gruppo di donne e di
uomini.
In quest'opera Raffaello riesce a realizzare una
composizione organizzata in senso circolare e non in piani paralleli e
orizzontali: in essa fa da perno il tempio a sedici lati, quasi un cerchio.
L'aria circola in tutta la scena, attraversando i vari accorgimenti
prospettici, uniformandola in senso armonico. Architettura e pittura si
identificano al punto che i personaggi diventano parte di un'intelaiatura
geometrica che crea un ritmo continuo.
o LA SCUOLA DI ATENE:
realizzata
da Raffaello, si tratta di una delle opere più armoniche e significative
del rinascimento, la quale celebra la ricerca razionale del vero.
Numerosi
personaggi dell'antichità, filosofi, astronomi, matematici, sono
all'interno di un solenne edificio dalla grandiosa architettura
classicheggiante. Nelle costruzione si rivive l'idea della filosofia, dominato
a destra e a sinistra dalle statue di Apollo e Minerva con due rilievi: una
"Lotta di ignudi" e un "Tritone che rapisce una nereide", i quali simboleggiano
la violenza che domina la parte inferiore dell'animo umano e che deve essere
guidata dalla ragione, cioè Apollo.
Molto
importante al centro, sulla sommità della scalinata, Platone che punta
il dito verso il cielo, cioè al mondo delle idee, con la mano in avanti
divide la terra dal cielo ad indicare che ogni idea non ha consistenza se non
nella realtà; Aristotele invece punta il dito verso il basso,
cioè al mondo della realtà,dell'esperienza. I due filosofi,
sormontati dall'arco principale della sala, sono il fulcro principale della
composizione, e racchiudono in sé i valori spirituali e morali dell'esistenza.
Nella
ura di Platone è riconoscibile, fra l'altro, il ritratto di Leonardo.
Anche negli altri personaggi che compongono la scena ci sono ure
dell'antichità e personaggi contemporanei. All'estrema sinistra,
coronato da bambini è Epicero, alle cui spalle
c'è Federico Gonzaga, fanciullo.
In
primo piano c'è Eraclito, con le sembianza di Michelangelo, che appoggia
il gomito su un grande blocco. A destra Euclide, con i tratti di Bramante, si
china a disegnare con un compasso su una tavoletta. I due giovani all'estrema
destra sono Raffaello e l'amico Sadonna. La scena si
svolge all'interno di un'architettura a croce greca, all'interno di un
deambulatorio quadrato con cupola centrale. Le volte dei piani, disposte una in
seguito all'altra, creano profondità e spazialità.
o LIBERAZIONE DI SAN PIETRO DAL CARCERE:
Raffaello in quest'opera, seguendo fedelmente "Gli
Atti degli Apostoli", accosta, secondo il procedimento della narrazione
continua, due momenti successivi dell'azione: al centro, oltre le grate della
prigione di Gerusalemme, l'angelo sfolgorante di luce appare al santo; a destra
lo conduce per mano fuori dal carcere, superando le guardie assopite, che
appaiono, dall'altro lato, nello sbigottimento del risveglio, illuminate dalla
fredda luce notturna, dal bagliore delle fiaccole, dai riflessi sulle corazze.
La luce è la grande protagonista della scena, infatti ce ne sono cinque
di fonti: nel cielo, un quarto di luna fra le nuvole, l'aurora all'orizzonte,
la fiaccola in primo piano e al centro e a destra l'angelo circondato da un
alone dorato.
o RITRATTO DI LEONE X CON DUE CARDINALI:
nel
ritratto Leone X si trova con i due cardinali Giulio de'Medici
e Luigi de'Rossi. Il colloquio che si sta svolgendo
privatamente è tra Leone X e Giulio, il quale mostra un'espressione del
viso incerta e ansiosa, mentre il papa è calmo e pensieroso.
Il
cardinale Luigi de'Rossi è l'unico in posa di
fronte al pittore, sembra quasi al di fuori del discorso che si sta svolgendo
tra i due.
Quest'opera
è giocata sui toni caldi che si richiamano tra di loro: il rosso della
mantella, della poltrona e del tappeto e il color oro del pomello, della
campanella, della lente e del libro.
I
personaggi sembrano fissati per forza di luce nell'equilibratissimo impianto;
l'assenza di azione accentua, anziché attenuare, il carattere "storico" del
triplice ritratto.
La
complessità dell'azione, pur nella sua immobilità, rende
chiaramente visibile la diversità dei tre personaggi, sia quella
interiore che esteriore, dove si può anche notare la differente
psicologia interiore dei personaggi ritrovatesi nello studio papale.
o AGNOLO DONI E MADDALENA STROZZI:
Il
quadro ritrae di tre quarti, sullo sfondo di un paesaggio, un giovane uomo con
indosso un abito elegante, ma sobrio che rivela la sua elevata posizione
sociale. Si tratta di Agnolo Doni, fiorentino,
mercante di stoffe, che si fece ritrarre da Raffaello insieme alla moglie
Maddalena Strozzi, rafurata in pendant in un'altra tavola della galleria
Palatina.
In
entrambi i dipinti, Raffaello si mostra attento alla resa dei dettagli, siano
essi i tratti del volto, i tessuti, le mani segnate dalle vene azzurrine,
così come nel ritratto di Agnolo. In questa
descrizione dettagliata Raffaello risulta influenzato da pittori fiamminghi
come Membling, oltre che dal Perugino un tempo suo
maestro; Raffaello va,comunque, oltre a questi modelli.
Grazie
alla luce calda e a un senso di ampiezza e profondità, l'artista fonde
armoniosamente i suoi personaggi con l'ambiente circostante: significativa fu
per Raffaello la lezione di Leonardo tanto che la Maddalena è una
brillante citazione della Gioconda.
Dell'opera,
infine, si può dire che la stupenda sicurezza e monumentalità
del taglio, si accomnano per accentuare l'espressione che dà certezza
"storica" all'immagine e preziose ricerche sia nei particolari della ura,
che nello sfondo.