storia dell arte |
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Impressionismo
1870→ sconfitta di Sedan, caduta di Napoleone III, nascita Terza Repubblica. Ascesa della borghesia, boom di novità e progresso (metropolitana, lampioni a gas, grandi magazzini), Parigi → culla dell'impressionismo, piena di teatri, musei, ristoranti, casinò e caffè.
Gli impressionisti sono li di tale borghesia, di cui criticano l'accademismo artistico.
Non era un movimento organizzato, ma si costituì per aggregazione spontanea: giovani artisti insofferenti alla pittura ufficiale iniziarono a riunirsi al numero 11 della Grande Rue des Batignolles, il Cafè Guerbois (scritti da Monet).
Movimento privo di base culturale omogenea, artisti provenienti da diverse realtà sociali ed esperienze artistiche.
Diversità dell'impressionismo da ogni altra forma di pittura: modo di porsi con la realtà esterna. Tutto ciò che percepiamo continua al di là del nostro campo visivo → quasi totale abolizione della prospettiva geometrica (non si possono imprigionare gli spazi nella ristretta visione del reticolo prospettico); nulla potrà essere definito con un disegno netto e meticoloso.
Ciò che conta è l'impressione suscitata dallo stimolo esterno nell'artista, che partendo dalle proprie sensazioni cerca di eliminare il superfluo per cogliere la sostanza delle cose e delle situazioni (impressione pura); es: grappolo d'uva non avrà lo stesso numero di acini dell'originale, ma verrà rappresentato come giustapposizione di colori puri, tendenti a dare l'idea complessiva del grappolo.
Abolizione del disegno e delle linee di contorno.
Colore: abolire i forti contrasti chiaroscurali e dissolvere il colore locale (quello proprio degli oggetti) in accostamenti di colori puri. Ogni colore non esiste di per sé ma in rapporto a quelli che ha vicino → ombre colorate.
Anche la luce determina la percezione dei colori.
Pittura impressionista: cogliere l'attimo fuggente, le sensazioni di un istante, con la consapevolezza che l'istante successivo potrà generare sensazioni del tutto diverse → le pennellate non sono fluide e studiate, ma date per veloci tocchi virgolati, picchiettature, trattini, macchiette, con l'uso di colori puri e esclusione del nero e del bianco (non colori).
Dipingere rapidamente → per evitare che le condizioni che determinano nell'artista l'impressione che sta rappresentando, vengano meno.
Gli impressionisti rifuggono gli atelier e le scene teatrali, dipingono en plein air o interni autentici come un bistrot, una scuola, un cabaret.
La realtà è soggetto a una continua evoluzione → rappresentare la mobilità.
È importante il progredire della tecnica: esperimenti ottici (maxulle); avvento della fotografia e del cinema → revisione del ruolo dell'artista; colori ad olio in tubetto rendono possibile dipingere en plein air. Non è importante ciò che si narra, ma come lo narri (impressioni e stati d'animo, l'artista non ha più l'obbligo di riprodurre la realtà).
Nello stesso periodo hanno successo le stampe giapponesi: colori squillanti in disegni semplici e netti, molto decorativi, soggetti estraniati da tempo e spazio.
15 Aprile 1874: un gruppo di giovani (Monet, Degas, Cezanne, Pissarro, Renoir,) organizza una mostra dei loro lavori, rifiutati dalle esposizioni ufficiali, nello studio al 35 del Boulevard des capucines, offerto gratuitamente dal fotografo Felix Nadar, col nome di "società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori".
Fallimento. Il critico Louis Leroy nella spietata recensione di "impressione, sole nascente" di Monet estende a tutti gli artisti del gruppo l'appellativo derisorio di Impressionisti.
Dal 1880 contrasti ideologici e rivalità artistiche dividono il gruppo, gli artisti cominciano a partecipare autonomamente ai Salons, che cominciano ad accettare i loro dipinti.
1886 → ottava e ultima esposizione degli impressionisti. Il loro movimento non poteva durare e fare scuola e lo sapevano. Questo porterà al post-impressionismo che tenterà di recuperare in vari modi il valore artistico delle forme e dei volumi.
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