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LA VILLA INDICA SEMPRE PER I ROMANI UN'ABITAZIONE SITUATA FUORI DALLE MURA CITTADINE. IL CONCETTO E' PERALTRO COSI' AMPIO E INDEFINITO CHE GIA' VARRONE NEL 37 A.C. PUO' FACILMENTE SOTTOLINEARE IL CONTRASTO TRA UNA VILLA IN CAMPO MARZIO, COLMA D'OPERE D'ARTE, E UNA VILLA ADIBITA AD AZIENDA AGRICOLA, PRIVA PERCIO' DI PRETESE CULTURALI. IL CONTRASTO SI PUO' COGLIERE SOLTANTO TENENDO CONTO DELLO SVILUPPO STORICO DEL TERMINE: SIN DAI TEMPI PIU' ANTICHI ESSO SI RIFERISCE AL COMPLESSO DELLA PROPRIETA' RURALE CONSISTENTE NELL'AGER, CIOE' LA PROPRIETA' TERRENA, E NELLA VILLA VERA E PROPRIA. QUESTI DUE ELEMENTI VENGONO INDICATI ANCHE CON I NOMI PRAEDIUM O FUNDUS, IN USO FINO ALLA TARDA ANTICHITA'. A PRAEDIUM S'ACCOMNA, PER LA MAGGIOR PRECISIONE, IL TOPONIMO, COME APPUNTO IN PRAEDIUM TUSCULANUM; PER INDICARE LE SUE VILLE CICERONE RICORRE INFATTI ALLE FORME ABBREVIATE TUSCULANUM, POMPEIANUM E PUTEOLANUM. FUNDUS INVECE E' UNITO AL NOME DEL PRIMO PROPRIETARIO, CHE SI CONSERVA DUNQUE ANCHE PER LUNGO PERIODO.
CON LA SA DEL LUSSO CITTADINO NEGLI EDIFICI CHE SERVONO DA ABITAZIONE, SI PUO' DISTINGUERE POI TRA LA VILLA URBANA E LA PARTE IN CUI HA LUOGO L'ATTIVITA' RURALE, LA COSIDDETTA VILLA RUSTICA. IN ALCUNI CASI QUESTA PUO' ADDIRITTURA MANCARE, COME NEI DINTORI DI ROMA E SUI LITORALI. L'ANTICA DEFINIZIONE, RIFERITA ALLA CASA RURALE E AI SUOI ANNESSI, SI CONSERVA TUTTAVIA FINO ALLA TARDA ANTICHITA', TANTO CHE IL TERMINE PUO' COMPRENDERE OGNI EDIFICIO D'ABITAZIONE POSTO AL DI FUORI DELLA CITTA'.
IL SUO SIGNIFICATO SI FA ANCORA PIU' COMPLESSO CON LA SA DEGLI HORTI, I PICCOLI APPEZZAMENTI COLTIVATI POSTI A BREVE DISTANZA DALLE MURA E UTILIZZATI, A DIFFERENZA DELLA CASA CITTADINA DI RAPPRESENTANZA, ANCHE PER BREVI SOGGIORNI. FIN DAL I SECOLO A.C. QUESTI HORTI SI PRESENTANO IN REALTA' NON MOLTO DIVERSI DALLE VILLE PIU' DISTANTI. ANCHE IN QUESTO CASO E' DIFFICILE FARE UNA DISTINZIONE PRECISA: COSI', AD ESEMPIO, LA DIMORA DI POMPEO, SITUATA NEGLI HORTI DI SUA PROPRIETA', E' DETTA VILLA. IN QUESTI HORTI IL TERRENO COLTIVATO DEVE PREVALERE, ALMENO IN TEORIA, SULLE PARTI EDIFICATE, COME SI PUO' RILEVARE DA UN'OSSERVAZIONE DI PLINIO A QUESTO PROPOSITO.
DALLA PRIMA META' DEL I SECOLO D.C. E INFINE IL TERMINE PRAETORIUM, IN ORIGINE USATO PER INDICARE LA RESIDENZA DEL COMANDANTE DI LEGIONE, PER DESIGNARE, INSIEME A VILLA, L'ABITAZIONE DEL PROPRIETARIO; USATO DAPPRIMA SOLO PER LE VILLE IMPERIALI, ANCHE QUESTO TERMINE DIVIENE D'USO CORRENTE.
LA PAROLA VILLA PUO' DUNQUE RIFERIRSI A EDIFICI DIVERSI CHE HANNO DESTINAZIONI PIUTTOSTO DIFFERENZIATE. MA IL CARATTERE INCONFONDIBILE DELLA VILLA SI RISCONTRA, ALMENO NELL'ITALIA CENTRALE, NEL PARTICOLARE IMPIEGO CHE LA DISTINGUE DA SIMILI FENOMENI PIU' TARDI. PRESUPPOSTO FONDAMENTALE DELLA SUA ORIGINE E' LA CONCENTRAZIONE DELLE PROPRIETA' FONDIARIE NELLE MANI D'UNA CLASSE SOCIALE RISTRETTA, CHE SPESSO DISPONE DI LATIFONDI GRANDISSIMI NON CONCENTRATI IN UNA SOLA LOCALITA' MA SPARSI IN ZONE LONTANE. I COMPONENTI DI QUESTA ARISTOCRAZIA, IN QUANTO PARTECIPI DEGLI ORGANI DIRETTIVI DI ROMA, NON POSSONO DIMORARE NEI LORO POSSEDIMENTI, MA SONO TENUTI A RISIEDERE NELL'URBE, SPESSO A GRANDE DISTANZA DAI LUOGHI D'ORIGINE. LE VILLE SONO DUNQUE ABITATE SOLO PER UNA PARTE DELL'ANNO. STORICAMENTE LA VILLA TROVA QUINDI LA SUA SPECIFICITA' NEL FATTO CHE PER IL SUO PROPRIETARIO ESSA NON E' UN LUOGO DI PIACERI CAMPESTRI, QUALE AD ESEMPIO LA CACCIA, MA UN CENTRO D'INTENSA VITA CULTURALE, DI OTIA ARTISTI E LETTERARI, QUI PIU' FACILMENTE COLTIVABILI CHE NON A ROMA. A PROPOSITO DELLA VILLA SI PUO' PARLARE DUNQUE DI UN VERO E PROPRIO TEATRO DI ARTE E CULTURA, CUI CONTRIBUISCE ANCHE LA VILLA CON PARTE DELLA SUA PRODUZIONE.
LA POSIZIONE DOMINANTE DELLA VILLA ROMANA TARDO-REPUBBLICANA, SPESSO POSTA SU PROMONTORI E COLLINE, IN LUOGHI DESTINATI IN ANTICO AL CONTROLLO MILITARE DEL TERRITORIO, HA INDOTTO A PENSARE CHE A QUESTA SCELTA NON FOSSERO ESTRANEE MOTIVAZIONI POLITICHE; IN BASE A QUESTE SUGGESTIONI E A TALUNE AFFERMAZIONIDEGLI STESSI SCRITTORI ROMANI, S'E' CERCATO DI DIFFERENZIARE LE VILLE DAI MODELLI ELLENISTICI E ORIENTALI. IN UN PASSO TRA I PIU' NOTI DELLE LETTERE A LUCILIO, SENECA AFFERMA CHE MARIO, POMPEO E CESARE, TRE FRA I MAGGIORI ESPONENTI POLITICI DI ROMA, AVEVANO VOLUTO PER LE LORO VILLE DI BAIA POSIZIONI MOLTO DOMINANTI, RITENENDO CHE GUARDARE SUI TERRITORI SOTTOSTANTI DALL'ALTO, IN LUNGO E IN LARGO POTESSE AVERE UN CHE DI MARZIALE.
AFFERMAZIONI SIMILI, ESPRESSE PER DI PIU' A OLTRE UN SECOLO DI DISTANZA DALLA COSTRUZIONE DI QUESTI EDIFICI, NON SI POSSONO PERO' ACCOGLIERE SENZA BENEFICIO D'INVENTARIO. SENECA ACCENNA FORSE A QUESTE VILLE, COME ANCHE QUELLA DI LITERNO DI SCIPIONE L'AFRICANO, PER CONTRAPPORLE ALLE SUNTUOSE RESIDENZE DEI SUOI TEMPLI, DA LUI ASPRAMENTE CONDANNATE. MARIO, POMPEO E CESARE ERANO EVIDENTEMENTE CONSIDERATI COME LEGITTIMI EREDI DI GRANDI REPUBBLICANI CHE, IN VIRTU' DEL LORO SEMPLICE STILE DI VITA, APPARIVANO AI ROMANI COME FULGIDI MODELLI DA IMITARE. DAL PERIODO RIMPIANTO DA SENECA MANCANO TUTTAVIA TESTIMONIANZE DIRETTE, NONSTANTE UNA TRADIZIONE LETTERARIA STRAORDINARIAMENTE FECONDA.
LE TIPICHE FORME ARCHITETTONICHE DELLE VILLE ROMANE NON POSSONO ESSERE CONSIDERATE COME ESPRESSIONI DI POTERE, CORRISPONDENDO PIUTTOSTO, A QUANTO SEMBRA, A QUEL PARTICOLARE SENSO DEL PAESAGGIO DA CUI DISCENDE LA DIFFUSA CONSIDERAZIONE PER VILLE, COME QUELLE MARITTIME, SPROVVISTE DI QUALSIASI PROPRIETA' TERRENA. ALLE VILLE E' ESTRANEA INOLTRE QUELLA PARTICOLARE FUNZIONE DI RAPPRESENTANZA POLITICA TIPICHE DELLE RESIDENZE DEI SOVRANI ORIENTALI E FORSE ANCHE DEI PALAZZI ELLENISTICI. FINO ALLE PRIME NOTIZIE SUL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI E' FACILE RILEVARE CHE IL SOGGIORNO IN VILLA E' PERCEPITO COME GRADEVOLE PROPRIO PERCHE' PERMETTE DI SOTTRARSI AGLI OBBLIGHI UFFICIALI E ALLE ATTIVITA' PUBBLICHE: OGNI MANIFESTAZIONE ESTERIORE, CHE IMPLICHI UNA QUALSIASI OSTENTAZIONE DI POTERE, APPARIREBBE DUNQUE CONTRADDITTORIA. CIO' NON SIGNIFICA NATURALMENTE CHE LA RICCHEZZA E IL PRESTIGIO POLITICO DEL PROPRIETARIO NON SI MANIFESTINO, SIA PURE INDIRETTAMENTE, NELLA DOVIZIA DEGLI APPARATI EDILIZI E NELL'ARREDO. E' ESSENZIALE COMUNQUE IL COMPLETO DISTACCO DA OGNI RIFERIMENTO ALL'AMBIENTE POLITICO O MILITARE DI PROVENIENZA.
DI TANTO IN TANTO E' DATO INCONTRARE ACCENNI AL VALORE MILITARE DEL PROPRIETARIO O DEI SUOI ANTENATI, A VOLTE ADDIRITTURA CON FORME ANCHE PIUTTOSTO ESPLICITE. COSI', NELLA VILLA DI SILLA A TUSCOLO, UN DIPINTO DELL'ATRIO RAPPRESENTA UN'IMPRESA DI GUERRA DEL PROPRIETARIO. ANCORA NEL V SECOLO D.C. E' ATTESTATA L'ESISTENZA, NEL BURGUS DI PONZIO LEONZIO A BORDEAUX, DI UN FRAGIO CHE ILLUSTRA IL VALORE DI UN SUO AVO NELLA GUERRA CONTRO MITRIDATE RE DEL PONTO. A QUESTO STESSO USO APPARTIENE IL FREGIO CON ARMI CHE NELL'ATRIO DELLA VILLA DEI MISTERI FA DA CORNICE AD UN QUADRO. FREGI SIMILI SI RICHIAMANO A MOTIVI RICORRENTI, MA ESCLUSIVAMENTE IN EDIFICI PUBBLICI, NELL'ORIENTE ELLENISTICO. A POMPEI ESSI DIVENTANO INVECE UN'ESPRESSIONE DEL VALORE MILITARE DELLA FAMIGLIA E UN SEGNO DELLE SUE AMBIZIONI: A ROMA, COME SI SA, LE IMPRESE DEGLI ANTENATI AVEVANO UN GRANDISSIMO PESO NELLE CANDIDATURE DELLE CARICHE PUBBLICHE.
ANCHE I FREGI PIU' MODESTI POTEVANO ASSUMERE LO STESSO SIGNIFICATO: E' QUANTO AVVIENE, AD ESEMPIO, NELLA VILLA DI VOLUSII SATURNINI A LUCUS FERONIAE. COSI', MENTRE NELLA PARTE PIU' ANTICA, COMPRENDENTE TRA L'ALTRO DI UN PERISTILIO DECORATO, SONO CONSERVATI AMPI RESTI DI UN MOSAICO PAVIMENTALE POLICROMO DATABILE INTORNO ALLA META' DEL I SECOLO A.C., IN UNO DEI CUBICOLA LA SOGLIA DELL'ALCOVA PRESENTA UN REGISTRO DECORATIVO CON ELMI E SCUDI DI TIPO BARBARICO. LA TRADIZIONE POLITICA DELLA FAMIGLIA, INTRE, VIENE APERTAMENTE AFFERMATA NEL GRANDE LALARIO COLLOCATO SULL'ASSE MEDIANO DEL PERISTILIO D'ETA' AUGUSTEA: LE CARICHE SENATORIALI DEI MEMBRI PIU' ILLUSTRI DELLA FAMIGLIA SONO RICORDATE DA ISCRIZIONI A CARATTERI CUBITALI.
ESISTONO PERTANTO PRECISE ANCHE SE MISURATE ESPRESSIONI DELL'IMPEGNO POLITICO DELLA FAMIGLIA.
I PROPRIETARI DI TRE VILLE DEI DINTORINI DI COSA, TUTTE EDIFICATE NELLO STESSO PERIODO, SEMBRANO ATTENERSI A UNA MEDESIA IMPOSTAZIONE EDILIZIA: LA PRIMA DI QUESTE VILLE, L'UNICA FINO AD OGGI SCAVATA SI SVOLGE SU UNA SERIE DI TERRAZZE DISPOSTE SU DUE LATI DI UNA COLLINA, INTORNO ALLA QUALESI APRE LA LARGA PIANURA DOVE SI ESTENDONO I FONDI AGRICOLI DELLA VILLA. GLI EDIFICI DI ABITAZIONE CHE COSTITUISCONO LA VILLA URBANA OCCUPANO UN TERRAZZAMENTO ARTIFICIALE, RETTO DA UN CRIPTOPORTICO, DA CUI LO SGUARDO SPAZIA SULLA CAMNA. LA STESSA VISTA SI APRE ANCHE DAL GIARDINO INFERIORE, CHIUSO SUL DAVANTI DA UN MURO ARRICCHITO DA UNA SERIE DI MASSICCE TORRETTE CON IL CORPO ARTICOLATO IN NICCHIE DECORATIVE CHE DOVREBBERO FORSE RICORDARE LE MURA DI UNA CITTA'. ANCHE LE TERRAZZE INFERIORI DELLE ATRE VILLE PRESENTANO MURI DOTATI DI SIMILI TORRI: IL MURO MEGLIO CONSERVATO, DI VILLA DELLE COLONNE, E' PROBABILMENTE NON UN TERRAZZAMENTO MA IL RECINTO DI UN GIARDINO.
NELL'ARCHITETTURA DELLE VILLE LA RIPRODUZIONE, SIA PURE IN FORMATO RIDOTTO, DI UNA FORMA ARCHITETTONICA DI ORIGINE MILITARE, COME ESPRESSIONE DI DOMINIO ESERCITATO SUL PAESAGGIO CIRCOSTANTE, E' FINO A QUESTO MOMENTO UN ESEMPIO UNICO: NON SAPPIAMO DUNQUE CHE COSA SI PROPONESSERO CON SIMILE SOLUZIONE I PROPRIETARI DI QUESTI COMPLESSI EDILIZI.
I TENTATIVI, DI TRATTARE OCCASIONI DI DIVERTIMENTO PER I PROPRIETARI E I LORO OSPITI PERSINO DEGLI ALLEVAMENTI D'ANIMALI, MOSTRANO CHIARAMENTE CHE LA VILLA NON E' SOLTANTO UN LATIFONDO CON UN PROPRIETARIO CITTADINO E CHE NON C'E' MODO DI AVVICINARLA NE' ALLE RESIDENZE ESTIVE NE' AI CASTELLI DI CAMNA D'ALTRE CULTURE, CHE PURE HANNO CON ESSA MOLTI ELEMENTI COMUNI. NELLA VILLA IL DOMINUS NON CERCAVA, SECONDO UNA RIDUTTIVA INTERPRETAZIONE DELLE BUCOLICHE E DELLE GEORGICHE DI VIRGILIO, LA SERENITA' DELLA VITA CAMPRESTE, COME RIMEDIO ALL'AGITAZIONE DELLA CITTA': LE GEORGICHE NON ERANO UN MANUALE PER I PROPIETARI DI VILLE MA UN POEMA POLITICO, ISPIRATO ALLA RESTAURAZIONE DI AUGUSTO E MIRANTE AD ESALTARE LE FORME ARCAICHE DELLA VITA ITALICA.
PER I ROMANI D'ETA' REPUBBLICANA E IMPERIALE VIVERE IN CITTA' E ADEMPIERE AI DOVERI CIVILI NELLE CARICHE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DELL'ESERCIZIO RAPPRESENTANO ANCORA IL CENTRO DI OGNI INTERESSE. AGLI OCCHI DELLA CLASSE ARISTOCRATICA CHE DETIENE IL POTERE L'IMMAGINE DEL CITTADINO, CORRISPONDENTE ALL'IDEALE DELL'ANTICA CITTA'-STATO, MANTIENE INFATTI TUTTO IL SUO PRESTIGIO. ANCHE NEI TERRITORI DI RECENTE CONQUISTA, PRIMA IN ITALIA E POI NELLE PROVINCE, I CETI DIRIGENTI SI ADEGUANO PRESTO A QUESTI PRINCIPI E TRASFERISCONO A ROMA GRAN PARTE DELLE PROPRIE ATTIVA'. GIA' IN ETA' REPUBBLICANA, DEL RESTO, MOLTI SENATORI PROVENIVANO DA CITTA' ITALICHE DIVERSE, COME AD ESEMPIO LA FAMIGLIA DI CATONE CHE PROVENIVA DA TUSCOLO. DA CIO' DOVEVA DISCENDERE, INSIEME A UNA PIU' LUNGA DIFFUSIONE IN ITALIA DELLE PROPRIETA' TERRIERE DEI NOTABILI ROMANI, UN LEGAME PIU' STRETTO FRA I PROPRIETARI E LE TERRE CHE RICHIEDEVANO PIU' FREQUENTI INTERVENTI. CON L'ESPANDERSI DELL'IMPERO E IL COSTANTE INSEDIAMENTO NEL SENATO DI PERSONALITA' PROVENIENTI DA PAESI LONTANI, L'INTEGRAZIONE SI FA TUTTAVIA SEMPRE PIU' DIFFICILE. NEL II SECOLO D.C. I SENATORI VENGONO OBBLIGATI PER LEGGE A IMPIEGARE UNA PARTE NOTEVOLE DEL LORO PATRIMONIO NELL'ACQUISTO DI TERRE IN ITALIA. IL PROVVEDIMENTO AVRA' SOLO IN PARTE SUCCESSO, MA LA PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLA VITA PUBBLICA DELL'URBE CONSERVA PER GLI ARISTOCRATICI LA SUA IMPORTANZA ANCHE IN ETA' IMPERIALE. PLINIO IL GIOVANE, CHE PROVIENE DALLA PIANURA PADANA E POSSIEDE VASTI POSSEDIMENTINELLA TERRA D'ORIGINE, CONSIDERA L'ATTIVITA' DI ORATORE IN TRIBUNALE E SALTUARIAMENTE DI FUNZIONARIO PIU' IMPORTANTE DEGLI IMPEGNI DI GRANDE PROPRIETARIO TERRERIO. LA PARTICOLARE CONSIDERAZIONE PER LA CARRIERA POLITICA FINO AL CONSEGUIMENTO DEL CONSOLATO RIMANE COSTANTE FINO AD ETA' TARDO-ANTICA, QUANDO LA GESTIONE DEL POTEREE' ORMAI PASSATA DA TEMPO ALL'AMMINISTAZIONE IMPERIALE. ANCORA NEL IV E V SECOLO I GRANDI PROPRIETARI TERRIERI DELLA GALLIA, CHE GESTIVANO QUASI IN PIENA AUTONOMIA LE LORO PROPRIETA' NELLE VILLE O NEI BURGI FORTIFICATI, CONSIDERANO L'ASCESA AL CONSOLATO COME UN OBIETTIVO NON SOLO DEL SINGOLO MA DI TUTTA LA FAMIGLIA. RITIRARSI IN VILLA PUO' ANDARE BENE SOLO PER SOGGIORNI TEMPORANEI. GIA' PRESSO GLI SCIPIONI, NEL II SECOLO A.C., IL RIPOSO, OSSIA L'OTIUM, E' SOCIALMENTE ACCETTATO SOLO COME COMPLETAMENTO DELL'ATTIVITA' PRIMARIA DELL'UOMO DI STATO: IL NEGOTIUM. CHI STA IN VILLA, PRENDENDOSI CURA SOLTANTO DEL PROPRIO INTERESSE E DEI PROPRI AFFARI, VIVE INVECE IN MALUM OTIUM E PUO' TROVARE GIUSTIFICAZIONE SOLTANTO SE INFERMO O ANZIANO.
SEMPRE NEL CIRCOLO DEGLI SCIPINI SI POSSONO RICONOSCERE GLI ASPETTI CHE RISULTERANNO IN SEGUITO DETERMINATIPER LA REALIZZAZIONE DI UN OTIUM CHE NON SIA SOLTANTO SOLLIEVO E LIBERAZIONE DALLE PREOCCUPAZIONI QUOTIDIANE. PASSATEMPI COME QUELLI CHE SI CONCEDEVANO SCIPIONE E LELIO, QUANDO RACCOGLIEVANO CONCHIGLIE SULLE SPIAGGIE, O ANCHE ATTIVITA' COME LA CACCIA, SONO CERTO AMMESSI MA L'ASPETTO PIU' IMPORTANTE RIMANE ANCORA L'ESERCIZIO DELLO SPIRITO. L'ASSIMILAZIONE DELLA CULTURA GRECA, L'ENTUSIASMO DELLA LETTERATURA, LA FILOSOFIA E L'ATRE ERANO DEL RESTO GIA' EVIDENTI NEL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI, A CUI PARTECIPANO IL FILOSOFO PANEZIO, LO STORICO POLIBIO E IL POETA LATINO TERENZIO. NELLE VILLE, LONTANO DAL SEVERO CONTROLLO DELLE PERSONE DI PARI GRADO SOCIALE COME DEL CENSORE, GLI ARISTOCRATICI ROMANI POTEVANO ASSUMERE I MODELLI DELLA VITA E DELLA CULTURA ELLENICI ASSAI PIU' FACILMENTE CHE IN CITTA'. ANCHE CICERONE, CHE NELLE SUE ORAZIONI MOSTRA DI ADERIRE ALLA TRADIZIONE ITALICA CHE CONSIDERAVA SCONVENIENTE PER GLI ARISTOCRATICI LA CONOSCENZA DELL'ARTE GRECA, SI RIVELA INVECE NELLE EPISTOLE UN RICERCATORE APPASSIONATO DI OPERE D'ARTE. I CITTADINI ROMANI PIU' EMINENTI, DA SCIPIONE MINORE IN POI, PRENDERANNO SEMPRE DI PIU' L'HABITUS DEI DINASTI ELLENICI E CIO' LI INDURRA' NON SOLO A PROMUOVERE LE LETTERE E LE ARTI URATIVE O A COLLEZIONARE LE OPERE, MA A FARSI ATTIVI COMME LETTERATI. E' NOTO CHE GLI STESSI SOVRANI ELLENISTICI SI DEDICAVANO AD ATTIVITA' SCIENTIFICHE DIVERSE, ALCUNI COMPILANDO OPERE STORICHE, ALTRI OPERE GEOGRAFICHE E DI SCIENZE NATURALI. DI ALCUNI DI QUESTI PRINCIPI SONO NOTE ANCHE LE ATTIVITA' POETICHE. L'ORGANIZZAZIONE PRATICA DELL'OTIUM SI DIFFONDE COSI' IN ITALIA, PENETRANDO ANCHE NEI MUNICIPI, PROBABILMENTE GIA' NEL II SECOLO A.C.: CICERONE RIFERISCE CHE SUO PADRE TRASCORREVA LA VECCHIAIA NELLO STUDIO.
NEL I SECOLO A.C., QUANDO LE COLLEZIONI D'ARTE E LE BIBLIOTECHE ERANO GIA' ENTRATE A PIENO TITOLO NELLE VILLE, ANCHE L'INTERESSE PER LA CULTURA GRECA E' DIVENUTO UN FATTO ORMAI NORMALE, SEBBENE NON SEMPRE ACCOMNATO DA UNA COMPRENSIONE ADEGUATA, COME SI RIVELA DA ALCUNE SATIRE DI ORAZIO E PIU' TARDI DALLE PUNGENTI OSSERVAZIONI DI PETRONIO E MARZIALE. NEL II SECOLO L'OBBLIGO DI UNA LETTERA FISSA O DI UN LAVORO LETTERARIO REGOLARE APPAIONO, IN PLINIO IL GIOVANE O NEL CIRCOLO DI GELLIO E FRONTONE, COME UN LUOGO COMUNE: L'INTERO CORSO DELLA GIORNATA ERA ACCOMNATO DA LETTURE O DA RECITE, ALLE TERME, DURANTE I PASTI O A CACCIA.
L'INTERESSE PER L'ARTE SI MANIFESTA NELLE VILLE SOTTO VARIE FORME, TESTIONIANO ALMENO IN PARTE DALL'EVIDENZA ARCHEOLOGICA. I GINNASI E LE PALESTRE SONO CONCEPITI COME LUOGHI DI STUDIO E DI DISCUSSIONE; FREQUENTI SONO I RIFERIMENTI AD ATENE, CAPITALE DELLA CULTURA GRECA, O AD ALCUNI DEI SUOI EDIFICI, MA VENGONO EVOCATI ANCHE ALTRI LUOGHI FAMOSI, SPECIE DELLA GRECIA E TALORA ANCHE DELL'EGITTO. SI AMA RAPPRESENTARE ANCHE CERTI EPISODI DELLA MITOLOGIA, COLLOCANDO GRUPPI DI STATUE ENTRO SCENARI ADATTI. NELLE VILLE ALCUNI AMBIENTI SONO ESPRESSAMENTE DEDICATI ALLA CULTURA: LE BIBLIOTECHE, IL TEATRO E LE GALLERIE DI STATUE.
UN'EPISTOLA DI PLINIO IL GIOVANE CI OFFRE UNA PRECISA E PARTICOLAREGGIATA DESCRIZIONE DI COME POTEVA TRASCORRERE LA GIORNATA IN UNA VILLA ROMANA. ALCUNE DELLE ATTIVITA' A CUI PLINIO FA CENNO ERANO GIA' STATE INDICATE, SIA PURE IN MODO EPISODICO, DA FONTI PIU' ANTICHE, IN PATICOLARE LE EPISTOLE DI CICERONE. "MI CHIEDI - SCRIVE PLINIO - COME TRASCORRERE LA MIA GIORNATA, IN ESTATE, NELLA MIA VILLA IN ETRURIA. MI SVEGLIO QUANDO PIU' MI PIACE, IN GENERE SUL FAR DEL GIORNO, SPESSO PRIMA, E RARAMENTE TARDI. LE MIE FINESTRE RIMANGONO PERO' CHIUSE: E' UNA COSA STRAORDINARIA OSSERVARE COME LO SPIRITO SI PUO' ARRICCHIRE NELL'OSCURITA' E NEL SILENZIO. SPOGLIATO DA QUANTO POTREBBE DISTRARMI, LIBERO E LASCIATO A ME STESSO, FACCIO IN MODO CHE LO SPIRITO NON SIA AL SERVIZIO DEGLI OCCHI MA GLI OCCHI AL SERVIZIO DELLO SPIRITOE, NON POTENDO VEDERE ALTRO, CHE VEDANO SOLTANTO CIO' CHE VEDE IL MIO SPIRITO. RIFLETTO A QUANTO HO TRA LE MANI, VI MEDITO SU, PAROLA PER PAROLA, COME QUANDO SCRIVO E CORREGGO: PIU' O MENO, A SECONDA CHE LA COSA SIA O NO DIFFICILE DA ELABORARE O DA ANDARE A MEMORIA. CHIAMO POI DIFFICILE IL SEGRETARIO E, APERTA LA FINESTRA, GLI DETTO QUELLO CHE HO PREPARATO; LO CONGEDO, MA POI LO RICHIAMO E LO CONGEDO DI NUOVO. INTORNO ALLE 10 O ALLE 11, SE TEMPO LO PERMETTE, PASSO IN TERRAZZA (XYSTUS) O NELLA GALLERIA (CRYPTOPORTICUS), E CONTINUO INTANTO A MEDITARE E A DETTARE. PRENDO LA VETTURA, MA MI DEDICO ANCORA ALL'OCCUPAZIONE DI QUANDO PRIMA PASSEGGIAVO O STAVO A LETTO. LA FATICA DELLO SPIRITO CONTINUA, SOLLECITATA PERO' DAL CAMBIAMENTO DI AMBIENTE. DORMO ANCORA PER UN POCO, POI VADO A SPASSO: LEGGO UN'ORAZIONE, IN GRECO O IN LATINO, A VOCE ALTA E CON SFORZO, PER DARE PIU' FORZA AI MIEI POLMONI CHE NON ALLA LARINGE: COSI' NE GUADAGNANO IN RESISTENZA SIA GLI UNI CHE L'ALTRA. PASSEGGIO ANCORA, MI SPARGO DI UNGUENTI PROFUMATI, FO UN PO' DI ESERCIZI E QUINDI UN BAGNO. DURANTE IL PASTO, CHE CONSUMO CON MIA MOGLIE E POCHI INVITATI, ASCOLTO UNA LETTURA; DOPO IL PRANZO VENGONO AD ESIBIRSI DEGLI ATTORI O UN SUONATORE DI LIRA. E' IL MOMENTO DELLA PASSEGGIATA CON I MIEI: I PIU' SONO PERSONE COLTE.A QUESTO MODO, TRA VARIE CONVERSAZIONI, TRASCORRE LA SERA E ANCHE LE GIORNATE PIU' LUNGHE FUGGONO VELOCI. A VOLTE IL PROGRAMMA SUBISCE QUALCHE MODIFICA: SE SONO RIMASTO PIU' A LUNGO A LETTO O A PASSEGGIO, VADO, DOPO IL RIPOSO O LA LETTURA, NON IN VETTURA MA A CAVALLO, PER FAR PRIMA. INTANTO DALLE VILLE VICINE ARRIVANO GLI AMICI CHE PRENDONO PARTE ALLA MIA GIORNATA E CHE A VOLTE, QUANDO MI SENTO STANCO, CON QUESTA SOSTA MI FANNO COSA GRADITA. DI TANTO IN TANTO VO ANCHE A CACCIA, SEMPRE PERO' CON QUALCHE TAVOLETTA, PER PORTARE A CASA QUALCOSA DI SCRITTO SE NON PRENDO ALTRO. ANCHE AI MIEI COLONI, SEBBENE A LORO NON SEMBRI MAI ABBASTANZA, DEDICO UN POCO DEL MIO TEMPO. COSI', QUESTE DIATRIBE AGRESTI MI RICONDUCONO ALLE CURE DELLA CITTA'".
E' DUNQUE EVIDENTE CHE PLINIO, QUANDO E' IN VILLA, SI DEDICHI PRINCIPALMENTE ALL'IMPEGNO LETTERARIO, SI TRATTI DI UNA LETTURA DI TESTI O DI UNA DETTATURA, DI ESERCIZI DI RETORICA O, DOPO IL PRANZO, DI COMMEDIE. IN QUESTO MODO EGLI FA CAPO AD UNA TRADIZIONE CHE RISALE A QUANDO, CON IL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI, HANNO INIZIO LE VILLE. L'ASPETTO LETTERARIO DELL'OTIUM DOVEVA ESSERE UN POLO DI RIFERIMENTO OBBLIGATORIO: E' QUANTO NON DIMOSTRANO SOLTANTO LE VILLE, COLLOCATE IN UN PAESAGGIO CHE SI TRASFORMA E ACQUISISCE CONNOTATI CULTURALI NUOVI PROPRIO MENTRE PRENDE LE DISTANZE DALLA VITA QUOTIDIANADEI GRANDI CITTADINI ROMANI, MA ANCHE I RIFLESSI STESSI CHE SE NE POSSONO COGLIERE SIA IN STRATI PIU' VASTI DELLA POPOLAZIONE. E' FACILE IMMAGINARE CHE NELLA CLASSE SENATORIALE L'ATTIVITA' CULTURALE NON FOSSE TROPPO INTENSA.
GRAZIE AI CALCOLI DI TIPO TEORICO DEGLI STUDIOSI D'AGRARIA POSSIAMO STABILIRE LA CONSISTENZA NUMERICA DEL PERSONALE ADDETTO, NELLE SINGOLE VILLE, AI LAVORI AGRICOLI. MENO INFORMATI SIAMO INVECE CIRCA LA CONSISTENZA DELLA FAMILIA URBANA, AL SERVIZIO DEL PROPRIETARIO E DESTINATA ALLE CURE DELLA VILLA URBANA. POICHE' IL NUMERO DEGLI SCHIAVI ERA, OVVIAMENTE, IN RAPPORTO DIRETTO COI MEZZI E LE NECESSITA' PERSONALI DEL PROPRIETARIO, NON E' POSSIBILE PROPORRE CIFRE CHE VALGANO PER LE DIVERSE SITUAZIONI. PER QUANTO CONCERNE LE CLASSI PIU' ELEVATE, MENO SOGGETTE AI LIMITI DI QUALSIASI GENERE, SEMBRA CHE SE NE POSSA INDICARE CON CERTEZZA ALMENO IL NUMERO MINIMO. UN SENATORE, CHE SI FA ACCOMNARE NELLA SUA VILLA SOLO DA CINQUE SCHIAVI, E' CONSIDERATO UN AVARO. AUGUSTO RIDUCE IL SEGUITO DEI SENATORI ESILIATI A VENTI TRA SCHIAVI E LIBERI, UN NUMERO DUNQUE CONSIDERATO ANCORA SUFFICIENTE A SALVAGUARDARE LA DIGNITAS DI UN PERSONAGGIO DI QUESTO RANGO, ANCHE SE CADUTO IN DISRAZIA. IL NUMERO ABITUALE DEGLI SCHIAVI DOVEVA ESSERE MOLTO PIU' CONSISTENTE. I COMPITI E LE ATTIVITA' CUI RANO DESTINATI SCHIAVI E LIBERTI AL SERVIZIO DEI CITTADINI ROMANI DI GRADO ELEVATO CI SONO NOTI SOPRATTUTTO GRAZIE ALLE ISCRIZIONI TOMBALI CHE QUESTI SCHIAVI, GIUNTI EVIDENTEMENTE A UN CERTO GRADO DI BENESSERE, POTEVANO PERMETTERSI AL CONTRARIO DEI LORO COMNI PIU' SVENTURATI. SEMBRA ANZI CHE L'INDICAZIONE DELL'ATTIVITA' SVOLTA ASSUMESSE QUASI VALORE DI UN TITOLO. SI VA DAI DISPENSATORES (O ACTORES, INCARICATI DELLA SORVEGLIANZA) AI TABULATI (SEGRETARI), AI PEDISEQUI (ADDETTI AL SEGUITO), AI NOMENCLATORES (GLI SCHIAVI INCARICATI DI DIRE I NOMI), AI LECTIARI (PORTATORI DI LETTIGHE), AI CUBICULARI (CAMERIERI PARTICOLARI), AI PAEDAGOGIA (I GI), ALLE ORNATRICES (LE CAMERIERE), E, VIA DICENDO, A MEDICI, BIBLIOTECARI, MUSICISTI, COMMEDIANTI, BALLERINI, CUOCHI, ADDETTI ALLE TERME, GIARDINIERI, PORTIERI E ALTRI ANCORA, DEDITI IN PARTE A COMPITI ALTAMENTE SPECIALIZZATI, TANTO DA COMPRENDERE IN PRATICA OGNI GENERE DI ARTIGIANI. ALLA CORTE IMPERIALE LA SPECIALIZZAZIONE ERA ANCORA PIU' ESTESA: C'ERANO, TRA GLI ALTRI, SCHIAVI ADDETTI ALLA CUSTODIA DEGLI ANELLI E ALLA CURA DEI RITRATTI DEGLI ANTENATI.
UNA PARTE DELLA FAMILIA URBANA ERA SOLITA ACCOMNARE IL PROPRIETARIO NEI SOGGIORNI IN VILLA: QUI, C'ERA, IN GENERE, SOLO UN NUMERO RIDOTTO DI SERVITORI. IN DUE DIVERSE OCCASIONI MARZIALE PARLA DEI CONTRASTI TRA I VILICI DELLA CAMNA E GLI SCHIAVI BEN ACCONCIATI VENUTI DA ROMA, COME DEL DELICATUS EUNUCHUS, E DI QUEI VILICI E IANITORES (CUSTODI DELLA PORTA), CHE PER GRAN PARTE DELL'ANNO DISPONEVANO DI VILLA D TANTO VALORE. RIFLETTENDO SULL'OPPORTUNITA' DI ACQUISTARE UNA VILLA NEI PRESSI DI ROMA, PLINIO IL GIOVANE GIUDICA RILEVANTE LA SOMMA CHE IN TAL MODO SI POTREBBE RISPARMIARE PER GLI ATRIENSES (LA SCHIAVITU' DOMESTICA) E I TOPIARI (I GIARDINIRI). SECONDO I GIURISTI, NELL'INSTRUMENTUM DI UNA VILLA DI LUSSO DEVONO URARE, INSIEME AI GIARDINIERI, GLI ATRIENSES E GLI SCOPARI (GLI SCOPINI).
ANCHE SE FORMALMENTE TENUTI A RISIEDERE A ROMA, I SENATORI ROMANI AVEVANO L'OBBLIGO DI RIMANERE NELL'URBE SOLTANTO NEI MOMENTI DI GRAVE CRISI PUBBLICA. E' VERO, TUTTAVIA, CHE LE CONVENIENZE SOCIALI CONCEDEVANO LORO DI SOGGIORNARE IN VILLA SOLTANTO PER BREVI PERIODI. FINO AL I SECOLO D.C. ESSI POTEVANO LASCIARE L'ITALIA SOLO SE AUTORIZZATI; UNA VACANZA DI UNA CERTA LUNGHEZZAERA CONCESSA ESCLUSIVAMENTE DURANTE IL DISCESUS SENATUS (LE FERIE UFFICIALI DEL SENATO), CHE NEL I SECOLO A.C. SI SVOLGEVA, DI SOLITO, IN APRILE E NEI PRIMI GIORNI DI MAGGIO. IN QUESTO PERIODO LA VILLEGGIATURA IN CAMPANIA, SOPRATTUTTO A BAIA O IN ALTRE VILLE MARITTIME DELLA ZONA, ERA QUASI UN OBBLIGO. IL SOGGIORNO IN QUESTE VILLE ERA SPESSO LIMITATO A POCHI GIORNI: SI PASSAVA INFATTI DA UNA VILLA ALL'ALTRA. VARIE LETTERE DA ROMA, TUSCOLO E FORMIA, SEGNALANO INVECE CHE IN PIENA ESTATE SI DAVA LA PREFERENZA, PER BREVI SOGGIORNI, ALLE LOCALITA' PIU' FRESCHE, NON LONTANE DA ROMA, IN COLLINA O AL MARE, POICHE' L'ATTIVITA' UFFICIALE CONTINUAVA ANCHE NEI MESI PIU' CALDI. SI SA, D'ALTRA PARTE, DI SOGGIORNI IN VILLE INTERURBANE, E AL MARE ANCHE DURANTE L'AUTUNNO E L'INVERNO. NE PRIMA ETA' IMPERIALE, I PERIODI DI VACANZA RISULTAVANO INVECE DIVERSI. LA DESCRIZIONE CHE PLINIO DA' DELLA SUA GIORNATA NELLA VILLA IN ETRURIA FA SUPPORRE INVECE CHE IN PIEA ESTATE EGLI RIMANESSE ASSENTE A ROMA PER UN LUNGO PERIODO E CHE SI RECASSE NELLA VILLA MARITTIMA DI LAURENTO PER BREVI SOGGIORNI. NEL CORSO DEL I SECOLO D.C. LE FERIE DEI SENATORI E DELLE ATTIVITA' PUBBLICHE SI ADEGUAVANO FORSE ALLE CONDIZIONI CLIMATICHE, PERMETTENDO COSI' ANCHE LUNGHI SOGGIORNI NELLE SUBURBANE.
PER RECARSI NELLE LOCALITA' DI VILLEGGIATURA SI RICORREVA SPESSO ANCHE A COLLEGAMENTI MARITTIMI, CHE CON LA CAMPANIA AVEVANO A QUANTO SEMBRA RITMI REGOLARI. NEL GOLFO DI NAPOLI CI SI SPOSTAVA POI IN BARCA DA UNA VILLA ALL'ALTRA SCAMBIANDOSI VISITE. SE I TRASFERIMENTI VERSO LE VILLE RECAVANO PIU' GIORNI DI VIAGGIO, SI PERNOTTAVA PRESSO AMICI O ANCHE IN PICCOLE STAZIONI DI SOSTA APPOSITAMENTE ALLESTITE.
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