storia dell arte |
La città ideale
Inno all'uomo e alla centralità del suo intelletto
Veduta della città ideale, dipinto di autore anonimo tempera su tavola, 67,5x239,5 cm, Urbino; quest'opera rappresenta più di ogni altra la forte idealità simbolica del concetto di città ideale del rinascimento.
Sforzinda, Atonia Averulino detto "Filerete" ca. 1461-l464 Firenze, dedicata al duca Francesco Sforza. Il perimetro delle mura segna una stella ad otto punte circondate da un fossato circolare, dagli angoli delle mura partono sedici strade che convergono al centro della piazza principale. A metà di ciascuna strada vi una piazza minore, la rigorosità geometrica allude alla perfezione della società che dovrà vivere al suo interno. L'irrealizzabilità di Sforzinda dunque non è il fallimento delle idee di Averulino bensì l'ammissione che non può esistere vista l'impossibilità che esista una società così perfetta poiché l'uomo è imperfetto.
In provincia di Udine sorge Palmanova fondata dai veneziani nel 1493, al centro vi è una piazza esagonale come le mura circostanti alla città, per ragioni militari è stata così edificata, non tanto per rigore geometrico. Dunque nel corso di poco più di un secolo ecco che la realizzazione di una nuova idea di città passa dall'astratto al fisico.
La volontà di teorizzare una città ideale, nasce pertanto dall'amore per la città reale che, proprio a causa delle sue inadeguatezze, stimola i principali artisti rinascimentali una progettualità nuova e prodigiosa.
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