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L'arte cristiana
L'arte delle catacombe
A partire dal II secolo troviamo dei cimiteri comuni sotterranei, le catacombe, formate da una fitta rete di cunicoli. Sulle pareti dei cunicoli, in più file, c'erano i loculi per le sepolture comuni. Dopo averci deposto la salma il loculo veniva chiuso da lastre di pietra o di cotto. Nella catacombe si trovavano spesso delle tombe familiari per i ricchi, le cubicule. Qui le salme venivano disposte nell'arcosolium (vani pietra sormontati da un arco); a volte erano prima poste dentro un sarcofago.
Il motivo dominante delle pitture nelle catacombe è l'idea dell'aldilà come unione tra l'anima e Dio (concezione escatologica cristiana). Nelle rappresentazioni più antiche sono presenti i temi classici rappresentati con l'allegoria (rappresentare un'immagine per mostrarne un'altra). In seguito compaiono urazioni bibliche ed evangelistiche, sempre con riferimento alla salvezza dell'anima.
I sarcofagi erano prodotti nelle officine ane. Nel sarcofago del Buon Pastore la stessa ura è ripetuta 3 volte, e sullo sfondo ci sono scene di vendemmia. Nel sarcofago di Giunio Basso il racconto è diviso in piccoli episodi, racchiusi in edicole architettoniche.
La tecnica del sarcofago tende a semplificarsi e a creare forti effetti visivi perché la storia urata non interessa più, e bisogna attirare l'attenzione sull'immagine.
Le basiliche
Le basiliche cristiane hanno il compito di radunare i credenti in un luogo chiuso, per questo i cristiani si sono ispirati alla basilica romana e non alla chiesa ana (all'aperto).
La basilica ha una pianta longitudinale. Ha una navata centrale divisa da quelle laterali da file di colonne. L'ingresso è su uno dei lati corti, e davanti alla facciata c'è il quadriportico, dove erano istruiti i catecumeni e dove seguivano la messa i non battezzati. Nel lato opposto all'ingresso c'è una vasta cavità semicircolare (abside) coperta da una mezza cupola (catino). La copertura è in legno a vista (capriate). L'arco che collega l'abside alla navata centrale è detto arco trionfale, e sotto di esso si trova l'altare. Tutta la zona del presbiterio (dove possono entrare solo i religiosi) è chiusa dai plutei, delle transenne.
La navata centrale riceve luce dalle finestre poste nella parte alta delle pareti.
Le maggiori basiliche di Roma sono:
San Pietro in Vaticano: (rasa al suolo e ricostruita nel XVI secolo) era a croce latina tagliata da una navata trasversale (transetto);
San Giovanni in Laterano: ricostruita più volte ora è barocca borrominiana;
San Paolo Fuori le Mura: distrutta da un incendio è stata ricostruita lo scorso secolo;
Santa Maria Maggiore: presenta la sua struttura originaria (rettangolare con tre navate divise da colonne ioniche architravate);
La basilica di Santa Sabina è simile a Santa Maria Maggiore, ma ha il soffitto a cassettoni e le colonne corinzie architravate.
Un altro tipo fondamentale di architettura paleocristiana è la rotonda: sono battisteri collegati con le rotonde delle terme e con i mausolei ani. Sono a pianta centrale, con le parti distribuite con simmetria intorno ad un'asse verticale centrale e sono provvisti di un deambulatorio coperto da una volte a botte e separato da delle colonne dal vano centrale, a cupola.
Gli edifici pianta centrale più famosi sono Santa Costanza, il battistero lateranense e santo Stefano Rotondo.
Le volte a botte di Santa Costanza sono rivestite dalla "vendemmia mistica" (mosaico).
In Santa Prudenziana invece nell'abside è rafurata Gerusalemme e l'esedra (incavo semicircolare, sovrastato da una semicupola, posto solitamente sulla facciata di un palazzo) è sormontata dall'altura del Golgota. Sopra di questa è rafurata una croce d'oro gemmata. Al centro troviamo Cristo (rafurato simile a Giove), seduto su un trono dorato. A lui due donne offrono due corone che rappresentano le origini della nuova Chiesa: ex-gentibus (ceppo greco-romano) e ex-circumcisione (ceppo ebraico). Nel cielo ci sono i simboli degli evangelisti.
I mosaici
I mosaici di Santa Maria Maggiore rappresentano scene del Nuovo Testamento nell'arco trionfale, e dell'Antico Testamento nella navata centrale. Alla sommità dell'arco trionfale è rappresentato l'etimasìa, il trono gemmato con la croce e la corona, dove siederà Cristo nel giorno del Giudizio. Qui lo stile è tardoantico.
Nella navata invece lo stile è ellenistico, e ciò ci fa capire come i vari papi stranieri abbiano portato a Roma artisti dall'Oriente, e quindi tradizioni stilistiche diverse.
Nella chiesa di Santa Sabina, le due Ecclesiae (V sec) sono in stile bizantino, nel mosaico absidale dei Santi Cosma e Damiano (VI sec) c'è una prevalenza ellenistica: dal cielo turchino si apre una stradadi nubi infuocate da cui scende Cristo.
Derivazioni bizantine nella scultura
In questo periodo a scultura viene lasciata un po' "da parte": tende ad appiattirsi, a rientrare nel piano architettonico.. continua sì la produzione di sarcofagi, ma con una tendenza all'astrazione. Non si vedono quasi più statue, e quello che rimane mostra la provenienza orientale (come la statua di console del palazzo dei Conservatori, in cui si nota la tendenza bizantina a mostrare la ura solo sul piano frontale).
Altri centri della cultura tardoantica: Milano e Ravenna
Alla crisi dell'impero romano si aggiunge la crisi di idee: oltre alla rivalità politica si aggiungeva la rivalità religiosa, la "battaglia" pro o contro la "supremazia" di Roma.
Ma alla fine Milano sostituisce Roma come capitale: ha inizio la restauratio sulla base etico-religiosa del cristianesimo. La restauratio è compiuta da Teodosio e Sant'Ambrogio a Milano, che diventa il maggiore centro della cultura artistica tardoantica. Ma a Milano si sente il bisogno di riprodurre il paesaggio urbano di Roma. Ecco che troviamo:
la basilica Apostolorum: ha uno schema a croce con un lungo transetto in cui si alternano cappelle ed esedre.
La basilica di San Lorenzo: enorme quadrato con larghe esedre per lato a cui corrispondono all'interno i colonnati di sostegno. Annesse a San Lorenzo troviamo le cappelle di Sant'Aquilino, Sant'Ippolito, San Sisto, che sono a pianta centrale.
Sempre a pianta centrale abbiamo il sacello (mausoleo) a cupola di San Vittore in Ciel d'Oro.
Teodosio e sant'Ambrogio riprendono, a Milano, gli aspetti che a Roma vennero esclusi dai primi pontefici cristiani (presi come erano da proporzioni, numeri ecc.), e li esaltano, creando un'architettura nello stesso tempo religiosa e civile.
Restaurazione della pittura e della scultura
Anche nella pittura e nella scultura troviamo lo stile teodosiano e ambrosiano.
Nei mosaici di San Vittore in Ciel d'Oro, troviamo i santi per la prima volta personalizzati, caratterizzati come ure storiche. Riappare un'impostazione prospettica nei volti e negli abiti.
Nei mosaici di Sant'Aquilino Cristo è rafurati tra gli apostoli come un sovrano che presiede un consiglio di alti dignitari; e anche i motivi paesistici di origine ellenistica ricompaiono.
Nel sarcofago detto di Silicone sono rafurate sulla quattro facce scene dell'Antico e del Nuovo Testamento trattate come storie romane: i santi vestiti e atteggiati da dignitari imperiali ecc.
Qui le ure spiccano, al contrario dei dittici d'avorio: rafurazioni di personaggi del governo in avorio rappresentate frontalmente e con un rilievo attenuato.
Dopo Milano la capitale dell'impero diventa Ravenna. Qui l'influenza è tardoantica teodosiana. Ad esempio la basilica di San Giovanni Evangelista (430 d.C.), fondata da Galla Placidia, lia di Teodosio e sorella di Onorio, ha tre navate, l'abside semicircolare all'interno e poligonale all'esterno fiancheggiato da altri due vani simili (pastoforia) corrispondenti alle navate minori.
Più simile al modello milanese è la chiesa si Santa Croce, ora ssa, che era a croce.
Sempre a croce era il mausoleo di Galla Placidia. Questo era di semplici mattoni all'esterno, ma interamente rivestito di mosaici all'interno, senza una pausa. Questo contrasto è molto simbolico (l'anima ricca in un corpo povero e bla bla bla).
Il mosaico sostituisce la muratura. Inoltre le tessere non sono tutte uguali e colpite dalla luce la rifrangono in infiniti raggi, creando un incredibile effetto ottico.
Anche il battistero degli Ortodossi (o Neoniano,dal vescovo Neone) è spoglio all'esterno e riccamente decorato all'interno, con il mosaico che integra l'articolazione architettonica.
La pianta è ottagonale e la cupola è retta da due ordini di arcate. La cupola è decorata in tre fasce, tutte a mosaico.
La prima fascia rafura portici e edicole, all'interno delle quali ci sono urazioni simboliche.
Nella seconda fascia ci sono gli apostoli (separati da lunghi steli fioriti) che tengono in mano una corona trionfale.
Al centro della cupola troviamo il Battesimo di Cristo.
L'intero edificio si può definire una ierofania, ovvero una manifestazione del sacro.
A Ravenna vi è un periodo di pausa in campo artistico (dovuto a vicende politiche) che riprende con Teodorico. Visto che gli ostrogoti erano cristiani di credenza ariana molti edifici religiosi vengono duplicati. Oltre alla cattedrale troviamo il battistero degli Ariani e la chiesa palatina, che verrà chiamata prima San Martino in Ciel d'Oro e infine Sant'Apollinare Nuovo. Questa era una comune basilica con piccole varianti di Ravenna: l'atrio porticato (ardica) invece del quadriportico, i capitelli delle colonne sormontate da un pulvino e le tre absidi. Anche qui c'è un contrasto interno/esterno: ci sono tre fasce, in quella più alta ci sono urazioni storiche e fatti della vita di Cristo; in quella mediana ci sono i profeti, rappresentati frontalmente, tutti appoggiati su un basamento prospettico; nell'estremità della fascia inferiore (quella verso la porta) sono simbolicamente rappresentate Ravenna e il palazzo (a destra) e il porto di Classe (a sinistra).
L'ideale artistico di Teodorico è ancora il tardoantico. Un simbolo del suo pensiero potrebbe essere il mausoleo, ispirato a quelli romani, con delle influenze "barbare", come la calotta monolitica o i fregi a tenaglia che coronano la parte cilindrica.
Il ritorno all'arte bizantina e San Vitale
Il vescovo Agnello porta a Ravenna l'arte di Bisanzio. La sua influenza si era già manifestata nella chiesa di San Vitale (consacrata nel 547), copiata dalla chiesa di Sergio e Bacco di Instambul. L'"influenzatore" dell'arte bizantina a Ravenna fu Giuliano Argentario: fu lui a volere la chiesa a pianta centrale e ornata di marmi orientali nelle colonne, nelle incrostazioni policrome e nelle transenne traforate. San Vitale ha il perimetro ottagonale entro il quale, separato da un largo deambulatorio, si aprono otto esedre a colonne intorno al vano centrale. La luce entra dalle trifore. La pianta della chiesa è studiata in modo tale che tutti i valori si ripetano ma nessuno si venga mai a trovare nella stessa luce di un altro.
Sso il quadriportico, rimane l'ardica, con le torri che portano ai matronei (spazi riservati alle donne per assistere alle funzioni religiose). Da qui si entra nel deambulatorio per poi passare al presbiterio.
I mosaici sono tipicamente bizantini. Si riafferma il valore del domma (la trasparenza polemica verso l'eresia ariana che gli ostrogoti avevano portato a Ravenna) e dei suoi simboli,che sono anche simboli del potere imperiale. Nell'abside è rafurato Cristo seduto sulla sfera del mondo con ai lati gli arcangeli guerrieri san Vitale e il vescovo Ecclesio.
In questo complesso sono stati inseriti i due mosaici con Giustiniano e Teodora che assistono alla consacrazione della chiesa. Giustiniano è tra i dignitari e reca il pane dell'eucaristia, mentre Teodora è tra le dame e reca il vino. Sono rafurati in modo divino. La posizione è frontale, come nei rilievi cerimoniali tardoromani.
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