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Esistono strette relazioni tra le caratteristiche ambientali dell'area in cui viene costruita una necropoli, le tecniche costruttive e le materie prime utilizzate, nonché dello stato di conservazione dei diversi tumuli. La materia prima utilizzata influenza anche la tecnica costruttiva e quando il materiale locale presenta caratteristiche fisiche scasenti, per particolari aspetti costruttivisi utilizzano materiali più adatti provenienti da aree più lontane.
"La necropoli di Prato Rosello è situata su un versnte scosceso in direzione del fiume Arno. I rilievi di questa dorsale presentano una direzione nord-ovest/sud-est e risultano costituiti da arenacee torbidiche depositate in ambiente marino profondo, in un periodo compreso tra l'Oligocene superiore ed il Miocene inferiore. L'area di Prato Rosello è caratterizzata dalla presenza di banchi arenacei coperti da un modesto spesore di suolo, oppure affioramenti di colore giallo ocra interesati da evidenti fratturazioni, superfici di erosione o da uno strato sabbioso giallastro prodotto dalle alterazioni dell'arenaria. Il tumulo B, come il tumulo X, è costruito utilizzando blocchi di arenaria della stessa natura di quelli costituenti il substrato di fondazione degli stessi: infatti, le lastre utilizzate per il dromos e per il cassone della tomba a pozzo, sono di arenaria quarzosofeldspatica a composizione omogenea. La struttura murarria è costituita ancora dapiccoli blocchi arenacei, alcuni squadrati, altri arrotondati, e da siltiti sottilmente stratificate. Questo tipo di terra è utilizzato anche per la copertura del tumulo e la fondazione del dromos. In considerazione del fatto che ci troviamo in corrispondenza di affioramenti arenacei e che l'alterazione di tale roccia da luogo essenzialmente a sabbia, l'elevata componente argillosa presente nel terreno suddetto deve essere ricercatain zone limitrofe, che possono essere quelle presenti da ovest nella necropoli, dove affiorano terreni argilloso-scistosi del complesso Caotico. Le lastre arenacee di dimensioni maggiori presentano fratture trasversali alla stratificazione dovute a carichi differenziati a cui sono state sottoposte, a causa di cedimenti del terreno verificatisi dopo la copertura del dromos. Tra gli elementi costituenti l'apparato murario si ritrovano anche siltiti sottilmente stratificate e fittamente fratturate a causa della loro bassa resistenza meccanica e rari frammenti marnosi, anch'essi fratturati, provenienti dalla formazione del Macigno. I materiali lapidei utilizzati nella costruzione degli elementi strutturali del tumulo venivano recuperati nelle immediate vicinanze e scelti in funzione del diverso uso: le lastre del dromos e di copertura delle tombe venivano ricavate dagli strati meno fratturati e di spessore maggiore, mentre per la costruzione della struttura muraria venivano utilizzati elementi lapidei di piccole dimensioni costituiti sia da arenarie che da stilitio, raramente, da rocce marnose. La presenza di blocchi arrotondati fa supporre che parte di questi fosse recuperata nei depositi fluviali a valle di Prato Rosello.
Lo stesso tipo di pietra è stato utilizzato anche nella costruzione del tumulo di Montefortini, dove l'utilizzo dell'arenaria non era dovuto alla disponibilità in situ di questo materiale, ma ad una precisa scelta, andando a prelevare la pietra nei vicini affioramenti della Gonfolina. In questo caso l'utilizzo dell'arenaria è stato preferito a quello del più vicino Alberese, che però presentava maggiori diffoltà di lavorazione. Infatti, solo parte del dromos della tomba più recente di Montefortini è stata costruita con questo tipo di pietra.
Confronta P.PALECCHI, Prato Rosello: nota sulla geologia e sui materiali utilizzati per la costruzione dei tumuli, in AA.VV., Artimino: il guerriero di Prato Rosello (a cura di GABRIELLA POGGESI), Firenze 1999, pp. 88-91.
Confronta P.PALECCHI, Il tumulo B: relazione tra ambiente tecniche costruttive e stato di conservazione, in AA.VV., Archeologia 2000 Un progetto per la Provincia di Prato, Atti della giornata di studio Carmignano, 29 aprile 1999, Firenze 2000, pp.36-38.
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