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"NARCISO"
Caravaggio
PRESENTAZIONE DELLA TELA.
Il dipinto è stato attribuito a Caravaggio da Roberto Longhi, ma non ura in alcuna giografia contemporanea al pittore. Il soggetto è molto raro; l'interpretazione di un tema della mitologia in epoca moderna, tuttavia, e la naturalezza della posa e dell'espressione di Narciso innamorato di se stesso, sono certamente affini all'opera dell'artista lombardo.
Si tratta di un olio su tela delle dimensioni cm.112x97 e conservato oggi a Palazzo Corsini.
E' stato collocato durante il soggiorno nel palazzo del Monte, dove Caravaggio era ospite del Cardinal del Monte, suo protettore, quando a soggetti ispirati dalla vita quotidiana della Roma del finire '500, subentrano sempre maggiori riferimenti tematici all'antichità classica.
E' stata avanzata l'ipotesi probabile che il precedente stilistico possa essere costituito dal bronzo antico dello "Spinario"( Roma, Palazzo dei Conservatori), di cui una copia è citata nellìinventario del cardinal del Monte.
STRUTTURA GEOMETRICA.
Il formato verticale della tela permette a Caravaggio di creare un'immagine quasi perfettamente doppia costituita dalla ura del giovane e dal suo doppio speculare rispetto ad un iporetico asse di simmetria.
L'andamento, generato dalle braccia piegate ad angolo e dal loro riflesso in acqua, si individua in una stuttura circolare a cui fa da centro il ginocchio fortemente illuminato.
Il MITO.
Il mito, tratto dalle "Metamorfosi" di Ovidio, narra che Narciso era lio della ninfa Liriope e del fiume Cefiso. Quando nacque, il veggente Tiresia gli profetizzò che sarebbe vissuto fino a tarda età, purchè non conoscesse mai se stesso. Chiunque si sarebbe innamorato di Narciso e, quando ebbe raggiunto i sedici anni, si era lasciato alle spalle una schiera di amanti respinti d'ambo i sessi, poiché era caparbiamente geloso della propria bellezza. Tra gli spasimanti vi erano anche le ninfe e ta queste la Ninfa Eco, che non poteva servirsi più della propria voce se non per ripetere stupidamente le ultime parole gridate da qualcun alto, per punizione di Era. Narciso respinse in modo brusco anche la Ninfa che trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo d'amore e rimpianto, finchè di lei rimase solo la voce.
Per la sua indifferenza nei confronti di questi amori, Narciso fu punito da Nemesi che lo fece innamorare della sua stessa immagine riflessa nell'acqua di una fonte chiara come l'argento (al contrario della rappresentazione caravaggesca) nella regione della Tespia. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava dananti, poi riconobbe che era se stesso e rimase ore a fissarsi nell'acqua. Non potendo afferrare il volto che destava la sua passione e tormantato da questo amore, Narciso si lasciò morire: Eco, pur non avendo mai perdonato il giovane, soffriva con lui e ripetè lle ultime parole che il ragazzo proclamò mentre si trageva il petto con una spada. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, tovarono il fiore bianco lalla corolla rossa, nato dalla terra inzuppata di sangue, cui fu poi dato il suo nome.
I PARTICOLARI.
VOLTO. E' un volto dolente: preso da fatale infatuazione per se stesso Narciso sarà trasformato in fiore; dal profilo si coglie l'espressione anelante ed appare vicino agli esempi del Romanino.
Se analizzato nel particolare, il volto mostra i segni delle scalfitture del punteruolo con il quale l'artista abbozzava le linee del dipinto sulla preparazione ancora fresca, appena stesa sulla tela. I segni, che diventano più evidenti se osservati con lìaiuto di una luce radente che sfiori appena il piano del dipinto, sono ancor più visibili ne "Il sacrificio di Isacco".
Inoltre nella testa del Narciso sono state notate affinità, rintracciabili soprattutto nella tensione del viso, con il Davide de "Davide con la testa di Golia" (1610) del caravaggio stesso.
CORPETTO. Il giovane è vestito elegantemente con un corpetto decorato, larghe maniche a sbuffo e pantaloni verde smeraldo. Il corpetto soprattutto, fa si che possiamo definire i Narciso quale "soggetto teatrale":infatti vesti e decoro testimoniano emblematicamente l'interesse che il pittore nutrì per il teatro, il che è stato anche spiegato con la sua frequentazione dei commedianti e con le affinità con la vita che essi conducevano; affinità che a loro volta rivivono nei personaggi dipinti.
Inoltre, il motivo del corpetto è ricorrente in Caravaggio, come possiamo notare conrontandolo con quello della veste dell donna in "Maddalena".
GINOCCHIO. Centro della struttura circolare, è fortemente illuminato. Ciò è dato da una caratteristica della tecnica del pittore: l'uso dei ritocchi a tempera d'uovo, soprattutto nelle zone chiare e nei punti di massima luce dell'incarnato; così come nel particolare evidenziato del corpo di "San Giovanni Baattista".
MANICHE A SBUFFO. Una straordinaria modulazione del bianco rendono la camicia risplendente e immacolata. Maniche con le stesse caratteristiche furono dipinte dall'artista anche ne "La conversione di San matteo" e "Santa Caterina d'Alessandria". Si è detto che Caravaggio abbia usato il bianco come nessun altro pittore mai nella storia dell'arte, e ancora una volta dobbiamo rifarci alla tecnica.
Infatti anche sul piano tecnico egli è stato un grande innovatore. Dipingeva dal vero o dal modello facendo a meno del disegno che avrebba tolto alle sue opere il carattere di drammatico realismo. Il suo è una sorta di disegno colorato percui le ure, dipinte direttamente sulla tela, prendevano forma grazie alla sovrapposizione di una zona di colore sull'altra. Questo modo di trattare il colore, detto "WET ON WET", conferma la sua grande rapidità di esecuzione. Dal punto di vista stilistico infatti, il dipinto si rifà al repentino lombardo e più propriamente bresciano. Come si vede in particolare nel brano delle maniche, realizzate con il puro e morbido variare delle cromie, percettibili per sferzate luminescenti che si riconducono alle opere del Savoldo ( ad esempio "Tobia e l'Angelo" o "Sant'Antonio Abate e San Paolo l'Eremita").
FONDO SCURO. La tecnica a grandi e potenti pennellate permette di estrarre le immagini dal fondo. Ma il fondo è scuro: in effetti, i colori più chiari e squillanti, presenti quasi esclusivamente nelle opere giovanili, lasciano il posto a tonalità sempre più scure e alle gradazioni via via più smorzate nelle opere mature. Questo progressivo scurirsi cromatico è evidente innanzitutto anel fondo: se consideriamo ad esempio le tre opere successive, "Canestra di frutta"- "Resurrezione di Lazzaro"- "Narciso", vediamo come si passa da un fondo giallino luminoso, ai colori della terra, fino ad un nero carbone.
Ma è un fascio di luce a rischiarare la notte profonda in cui si trova Narciso: per individuare le forme l'occhio trova soccorso nella luce.
APPROFONDIMENTO: LA LUCE.
Fin dagli inizi della sua attività di pittore, Caravaggio mostra un particolare interesse per il modo di rendere la luce che è da lui usata cpmo fiflettore cinematografico. Non in maniera descrittiva, ma teatrale, per creare illuminazioni improvvise dei personaggi.
Come in Narciso appunto, ma anche nelle tele "Incredulità di Saan Tommaso" e soprattutto ne "La conversione di San Matteo", il capolavoro caravaggesco).
Egli vuole imitare la luce "naturale": ciò significa renderne verosimili gli effetti non avvalendosi di elaborati studi prospettici ma simulando l'impressione che l'occhio ha di questi fenomeni. Egli rende cioè l'effetto che un colpo di luce produce all'occhio.
Ma come ottiene Caravaggio questo effetto così particolare? Innanzitutto con l'uso di una camera oscura in cui organizzare una sorta di scena teatrale facendo assumere ai modelli le posture in cui intendeva ritrarre i personaggi e aprendo sulla composizione solo uno spiraglio di luce( la camera è dotata infatti superiormente di una sorta di finestra). La tecnica di Caravaggio si arricchisce anche di uno specchio che il pittore era solito collocare dentra la camera oscura, sulla parete di fronte alla scena da ritrarre. Lo specchio aveva forma e dimensioni della tela da dipingere, in modo che il pittore guardando nello specchio potesse già vedere riflesso quello che avrebbe poi dipinto, prevedendo così la composizione, le proporzioni e il rapporto tra le ure e la forma e le dimensioni del quadro. L'autoritratto (in ura) ci mostra il pittore che scruta se stesso nello specchio. Quasi un quadro nel quadro.
ACQUA. Come conseguenza del fondo, anche l'acqua in cui il giovane guarda la propria immagine riflessa è scura. È un'acqua pericolosa, una distesa di nero carbone che rende necessario affiancare al particolare una parte più ampia della tela per meglio capire da dove è rivùcavato. Anche Poussen nel "Regno di Flora" ritae Narciso in una posa analoga in relazione all'acqua; inoltre, i pericoli rappresentati dall'acqua, cui il mito allude, sono stati illustrati anche dal domenichino nell'affresco di palazzo Farnese "Diana e Callisto". La stessa acqua scura ritorna in Caravaggio in "San Francesco in estasi".
APPROFONDIMENTO: LA TAVOLOZZA.
La novità della pittura di Caravaggio sta quindi anche nella scelta dei colori: sono gli stessi contemporanei a notare che l'artista imita la natura "con poche tinte". La sua tavolozza è basata su un numero ristretto di pigmenti: il bianco di piombo (che in Narciso ritroviamo nei maniche), il verde rame (nei pantaloni), le ocre gialle e rosse (nei capelli), le terre (nel decoro del corpetto), il nero carbone (nel fondo e nell'acqua), virati in gran parte sui toni bruni.
Il cromatismo di Caravaggio sopravvive al tempo: colpito ne fu il Courbet, che lo imito ottenendo grande efficacia ad esempio ne "Ritratto di Boudelaire".
APPROFONDIMENTO: LA TECNICA.
I pigmenti sono stemperati con un legente oleoso, molto fluido, mescolato con una soluzione di alcool di trementina: olio di lino, che asciuga rapidamente, oppure olio di noce, che assicura superfici particolarmente lisce e brillanti. La tecnica è naturalmente funzionele all'effetto che Caravaggio vuole ottenere: mentre infatti la pittura ad affresco avava un carattere più decorativo, la tecnica a olio su tela consentiva un maggior realismo.
Fra la tela e lo stato pittorico vi è inoltre un impasto a base di colla, olio di gesso di Bologna, biacca e terre colorate che serve a creare una superficie capace di ricevere i colori.
CURIOSITA': IL NARCISO DI OSCAR WILDE.
Viene riportato il testo del "Narciso" di Wilde, riproposto dallo scrittore Paulo Coelho nel suo libro "L'Alchimista". Come risulta dalla lettura del testo, c'è un cambio di punto di vista: non è più il giovane a specchiarsi nella acque del lago, ma al contrario è il lago a veder riflessa la sua bellezza negli occhi di Narciso. La tela del caravaggio sarebbe quindi in Wilde come capovolta.
Il progetto termina dando parola al Caravaggio stesso: scopo della sua vita fu l'essere un "valent' " uomo, nella vita come nell'arte pura, e "imitar le cose naturali". E noi gli riconosciamo il merito di averlo raggiunto . almeno nell'arte.
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