storia dell arte |
Il quadro strutturale complessivo entro cui si svolgono ricerca e produzione artistica nella seconda metà dell'Ottocento è segnato dagli sviluppi di quell'industrializzazione cui si è fatto cenno più sopra.
Le conseguenze più dirette di tale fenomeno in ambito artistico riguardano architettura e urbanistica, cioè i campi d'applicazione di invenzioni e progetti maggiormente intrecciati all'uso da parte della collettività e alle concrete condizioni di vita degli uomini.
Ad una prima fase, caratterizzata da un nuovo impiego di edifici precedentemente destinati ad altro uso ( es. chiese e conventi che si trasformarono in fabbriche chimiche, fonderie ed altro ancora ) seguì una seconda fase con la definizione di una vera e propria architettura industriale ( non di rado occasione di sperimentazione e di prima applicazione di nuovi materiali costruttivi come il vetro, il ferro ed il cemento ).
Si delineò la necessità di ristrutturare le città, individuando zone specializzate, specificamente destinate alla produzione industriale, all'immagazzinamento delle merci, all'alloggio della manodopera.
Quest ultimo drammatico problema fu lucidamente descritto nel 1844-45 da Engels, con l esempio delle grandi città inglesi, Manchester in particolare, in La situazione della classe operaia in Inghilterra.
A seguito di ciò nacque un movimento definito " igienista ", che si poneva il problema delle condizioni sanitarie in cui vivevano le masse operaie, cercando di limitare i motivi di malessere dei lavoratori salariati.
Gradatamente si sviluppò un'architettura per operai, distinta in due principali tipologie :
Il grande casamento d affitto la soluzione più economica e diffusa
Il villino mono o plurifamiliare a riscatto, con il programma dichiarato, da parte degli stessi industriali, di sviluppare il senso della proprietà privata tra i lavoratori.
Il fenomeno della rivoluzione urbana connessa alla rivoluzione industriale, implica che la grande città, espressione di caratteri enfatizzati e drammatizzati nella metropoli del XX sec., costituisca uno dei punti chiave dell'arte - soprattutto pittura e letteratura - del secondo '800, sia in positivo sia in negativo.
Si definiscono nuovi tempi e nuovi modi percettivi e di rappresentazione della grande città.
L' esperienza dello choc correlata alla folla era già stata evocata come carattere percettivo chiave della civiltà urbana contemporanea, da poeti come Baudelaire ed E. A. Poe.
Se la città costituisce un fondamentale polo di attrazione per gli stimoli che offre, essa diventa anche, all'opposto, per i suoi aspetti più duri e alienanti, una realtà da fuggire
Nel corso dell'Ottocento nasce e si sviluppa un'inedita nozione di libertà dell'artista, in concomitanza con l'affermarsi di un mercato artistico privato e di un sistema di produzione e di circolazione dell'opera d'arte indipendente dai soliti canali (es. le grandi esposizioni ufficiali ed accademiche ).
Con gli innovatori degli anni trenta - i paesaggisti della Scuola di Barbizon, ( le cui ure centrali furono Théodore Rousseau e J. B. C. Corot ) - il distacco dalle convenzioni accademiche coincideva con la ricerca di un nuovo e diretto contatto con la natura, con alle spalle i modelli degli acquarellisti inglesi e, soprattutto della pittura di Constable.
Courbet avrebbe aggiunto la libertà di attingere a modelli artistici disparati, al " vero " ed alla storia contemporanea ( Gli spaccapietre, Un funerale ad Ornans, L'atelier del pittore ).
Egli, infatti, affermava che "la pittura è un'arte essenzialmente concreta e può consistere solo nella rappresentazione delle cose reali ed esistenti.."
Ciò non toglie che molti realisti (si pensi allo stesso Courbet che, nella fisicità del nudo de L' atelier ricorda Rembrandt oppure al Manet della Colazione sull'erba che ricorda Tiziano ) trovino nell'arte del passato modelli compositivi a cui ispirarsi.
L'adeguamento passivo a quei modelli distingue la coeva produzione artistica periodicamente presentata nelle esposizioni ufficiale, i Salon, dove troviamo forme di realismo basate su una verosimiglianza esteriore d'impostazione scolastica.
Una periodizzazione del Realismo è alquanto problematica, benché si possa orientativamente affermare che i suoi caratteri emergono pienamente e si definiscono intorno al 1850.
Ricordare, tra i realisti più noti, J. F. Millet che al tema del paesismo barbizonnier affiancò un predominante interesse per la ura umana e per la centralità attribuita ai temi della vita e della religiosità contadina e del lavoro agricolo. ( es. Le spigolatrici ) e
H. Daumier, legato a soggetti tratti dalla vita delle masse urbane ( es. Il vagone di terza classe ) ed a vignette per le riviste.
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