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La Vita
Nasce a Lessines Belgio, nel . Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia: nel , all'età di 12 anni, si trasferiscono a Chatelet, dove sua madre Adeline si suicida due anni dopo, gettandosi nel fiume Sambre; venne ritrovata annegata, con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto rimase particolarmente impresso in alcuni dipinti, come L'istoire centrale e Les amants 'le fantasticherie del passeggiatore solitario'.
Con il padre e i due fratelli si trasferisce nuovamente, a Charleroi, per allontanare il dolore della tragedia. Dopo gli studi classici, René volge i suoi interessi alla pittura. Nel si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles, città dove la famiglia si trasferisce nel
Inizia ad interessarsi alle ricerche futuriste. Nel espone la sua prima tela, Trois Femmes, presso la Galerie Giroux.
Nel si sposa con Georgette Berger, che aveva conosciuto nel , quando aveva 15 anni. Nel vende il suo primo dipinto, il ritratto della cantante Evelyn Brélin, e nel frattempo inizia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati.
I suoi inizi di pittore si muovono nell'ambito delle avanguardie del Novecento, assimilando influenze dal cubismo e dal futurismo. Secondo quanto affermato da lui stesso in un suo scritto, la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio De Chirico, dalla quale viene profondamente colpito, in particolare dalla visione del quadro Canto d'amore, nel quale e sul lato di un edificio la testa enorme di una statua greca ed un gigantesco guanto di lattice.
Nel entra nel suo periodo surrealista con l'adesione al gruppo surrealista di Bruxelles, composto da Camille Goemans Marcel Lecomte e Paul Nougé, e dipinge il primo quadro surrealista, Le Jockey perdu, mentre lavora a diversi disegni pubblicitari.
Nel prese contatto con André Breton, leader del movimento surrealista, e l'anno successivo si tiene la sua prima mostra personale, presso la galleria Le Centaure di Bruxelles, nella quale Magritte espone ben 61 opere; successivamente si trasferisce con la moglie a Perreux-sur-Marne, nei pressi di Parigi nel
Nel , per timore dell'occupazione tedesca, si trasferisce con la moglie nel sud della Francia, a Carcassonne. In questi anni, sperimenta un nuovo stile pittorico, detto alla Renoir o solare, che porta avanti sino al
Inizia il periodo vache, una sorta di parodia del fauvismo
Dopo un ultimo, lungo viaggio fra Cannes Montecatini e Milano, avvenuto nel , muore il 15 agosto dell'anno successivo a Bruxelles
Magritte è l'esponente del surrealismo, fedele al ragionamento condotto al margine della follia, ironico, pronto ad interessarsi sul senso e la funzione dell'arte in relazione alla vita da un lato, dalla realtà dall'altro.
Affascinato dall'ambiguo
oscillare dell'immagine tra verità e finzione, attratto da atmosfere
notturne o crepuscolari, da stati di sospensione e di ansietà, Magritte
concepisce i quadri come provocazioni filosofiche, come problemi posti, anziché
risolti.
René Magritte nasce in Belgio, ma è a Parigi, centro propulsore del
surrealismo che conosce i grandi di questo movimento.
La tecnica di Magritte è tradizionale, descrittiva, meticolosa come quella di un fiammingo antico. Ma proprio questa esattezza verista da trompe-l'oeil supera la capacità visiva dell'occhio umano, o meglio della ragione a cui l'occhio trasmette l'immagine che, come avevano osservato gli impressionisti, coglie la realtà in sintesi e crea una realtà diversa da quella che siamo abituati a conoscere, più analitica, più reale del reale, e quindi surreale.
In questo quadro "L'entrée en scene", che fa parte della "Grande Famiglia" del 1963, possiamo capire totalmente ciò che Magritte intendeva per "pensiero visibile".
"Importante nella mia pittura è ciò che essa
mostra".
Questa semplice affermazione riassume le evidenti diversità che contraddistinguevano la sua opera da quella degli altri esponenti del surrealismo. L'opera ha vita propria, svelarne l'invisibilità equivale a coglierne il senso. Per Magritte il mondo delle idee vive nelle visioni e il suo stile pittorico, riporta nelle immagini, la naturalità della magia, del pensiero, dell'invisibile, eludendo ogni artificio, della teatralità della metafora e della metamorfosi.
Come il soffio del vento
solleva il pulviscolo, la pittura solleva il sapere.
Quindi non più gesto pittorico inteso esclusivamente come abilità
tecnica, ma trasmissione del pensiero attraverso un piano estetico. Il pittore,
oltre a
saper pensare, deve far pensare.
Ne risulta un'immagine
strettamente collegata al pensiero, un'immagine che è il pensiero. La
sensibilità all'interno della materia,
le cose fisiche, divengono quindi, il tramite dell'invisibile e di
conseguenza il pensiero diviene visibile grazie al pittore. Nel pensiero visibile gli oggetti sono
denudati dal nostro significato
intrasoggettivo e si scopre la magia, intesa come volere, potere, entrare in
tutte le forme, in tutte le identità senza dimorare in nessuna, dal
termine "mogen". L'universo si schiude sotto i nostri occhi è
l'impossibile, l'inspiegabile, l'assurdo, l'ipotetica visione onirica appare
con la più disarmante naturalità nel mistero del surreale.
Davanti ad opere come "La Grande famiglia", allora è logico chiedersi:
sono le nuvole a farsi albatro o viceversa?
Magritte in questo come in altri quadri sovrappone gli oggetti o ne sposta le
singole parti e penetra all'interno di un corpo, facendoci vedere non
ciò che ci aspetteremmo per scienza, ma altri oggetti. Le nuvole bianche
su questo cielo azzurro sono simboli, resta però il mistero del sogno,
la surreatà generata da Magritte. Ed ecco quindi che pur nella
serenità della luce e dei colori c'è un sottile senso di
inquietudine, se non di angoscia, quell'inquietudine che resta nell'uomo ogni
volta che la ragione non basta a dargli la misura esatta di ciò che
accade, ogni qual volta l'enigma resta irrisolto.
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