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INTRODUZIONE
I monumenti dell'Antico Egitto sono testimonianze di una civiltà che già da cinque millenni or sono, aveva raggiunto altissimi livelli nell'arte e nella tecnica. Architettura e decorazione ci narrano la storia di un popolo che nell'arco di tre mila anni ha saputo conservare con rigore queste mete raggiunte, e ci fanno conoscere la concezione di quel mondo di fronte ai problemi della vita e della morte.
L'arte egizia è essenzialmente religiosa; basata sulla concezione del sacro è l'architettura, come pure gran parte delle rappresentazioni pittoriche, delle sculture e di ogni altra testimonianza artistica giunta fino a noi. La religione condiziona ogni attività quotidiana. Solo con la continua venerazione degli dei si poteva mantenere l'equilibrio dell'universo necessario alla sopravvivenza dell'uomo e delle istituzioni.
L'artista doveva accostarsi con razionalità e disciplina all'arte, per seguire la regola imposta dal Creatore (il dio Ptah di Menfi) sul caos. Per questo gli Egizi studiarono un canone di proporzioni al quale tutte le opere d'arte dovevano conformarsi. Le loro costruzioni rivelano in pianta e in alzata, un ordine matematico basato sull'impiego di forme geometriche.
Il rafurare il mondo naturale in un determinato momento era considerato presuntuoso ed illusorio, una vera e propria distorsione della realtà, perché gli Egizi non aspiravano a rappresentare il transitorio ma l'eterno. L'artista egizio non cercava di rafurare, dunque, quello che "vedeva", ma quello che "era"; non è vero che ignorava la prospettiva, solo non gli interessava.
Tutte le opere d'arte, regali o private, presentano un carattere comune. Gli artisti sono assolutamente anonimi ed esse sono il risultato di un lavoro collettivo.
L'arte egizia e la scrittura geroglifica ("le parole del dio") erano strettamente associate in quanto dotate entrambe di potenza divina. Gli ideogrammi della scrittura costituivano i modelli per disegni su scala maggiore, perché erano segni concettuali più che fonetici. Le opere d'arte egizie si possono quindi considerare ideogrammi in grande. Solo eccezionalmente non erano accomnate da una iscrizione che inquadrasse la scena o descrivesse l'azione o definisse il suo scopo e i nomi degli attori.
Anche una statua, che si potrebbe pensare avesse un'esistenza propria, non è completa e rappresentativa senza un'iscrizione.
Ogni statua, dipinto, rilievo o costruzione doveva essere sottoposto al rituale magico dell' "Apertura della Bocca", che lo trasformava da prodotto inanimato ad essere che poteva animarsi in quanto possedeva anima e spirito.
PARTE PRIMA
CARATTERI FORMALI E RELIGIOSI DEL TEMPIO
Oltre all'architettura sepolcrale, grande importanza assume anche l'architettura sacra, relativa alla costruzione dei templi. Essi si dividono in due tipi: quelli divini, consacrati a una o più divinità, e quelli funerari, eretti per facilitare la vita ultraterrena di un faraone o di qualche sua consorte.
LE ORIGINI
Il tempio egizio, la "casa del dio", ebbe le sue origini nelle capanne di canniccio o foglie di palma preistoriche, simili a rifugi di steli di mais che i contadini fabbricano ancor oggi nei campi per proteggere il bestiame e loro stessi dai freddi venti invernali e dal calore bruciante dell'estate. " . All'inizio il dio era apparso sul monte sopra le acque del Caos e per magia attorno a lui era sorto un santuario, con un recinto e un pezzo di tela su di un paletto, per indicare che il luogo era tabù. Col proseguire dell'opera della Creazione e l'apparizione della luce, il dio del Vuoto sollevò il cielo dalla nuova terra acquitrinosa. Quindi il tempio come rifugio del dio crebbe fino alla sua forma finale, non come concetto architettonico, ma come mito reso tangibile nella pietra.
LA TECNICA COSTRUTTIVA
Mentre per le case degli uomini era sufficiente il semplice mattone crudo, le case degli dei dovevano essere costruite con un materiale che avesse una durata eterna come la divinità che era destinata ad abitarle: la pietra. Essa è la vera protagonista di tutti gli edifici sacri, realizzati con blocchi di arenaria, granito, calcare, quarzite e di cui erano ricche le cave poste lungo le rive del Nilo. Per ottenere i blocchi di pietra, gli Egizi si servivano di picchetti di legno inseriti in fori praticati nella roccia viva che venivano poi riempiti d'acqua: in seguito al rigonfiamento del legno, i blocchi di roccia si staccavano dalla montagna. I blocchi venivano poi tagliati nelle dimensioni richieste e incisi con il nome del gruppo dei cavatori. Il trasporto e la messa in opera avvenivano mediante l'impiego di leve. Una volta collocato al suo posto, il blocco veniva decorato dagli scalpellini con mazzuoli e scalpelli di rame.
STRUTTURA DEL TEMPIO DIVINO .
Se in antico le strutture possono essere varie per tipologia, progressivamente si arriva, però, ad uno schema fondamentale unico, pur se con molte varianti:
un portale fiancheggiato da due torri (pilone) immette in un cortile aperto, spesso colonnato, sul fondo del quale vi è un'altra porta; questa si apre su una sala a colonne più larga che profonda (sala ipostila), dietro alla quale vi è il sacrario, con eventuali sacrestie e con celle per le divinità. Infine troviamo il naos, ossia, la cella dove è custodita la statua del dio.
A mano a mano che si avanza, il suolo si fa più alto, cosicché
Sono necessarie rampe o scalinate successiva per arrivare al sacrario.
La parte anteriore del tempio è accessibile a tutti, mentre nell'ipostila e soprattutto nel sacrario l'accesso è limitato ai soli sacerdoti.
. E DI QUELLO FUNERARIO
Un particolare tempio è quello funerario dei sovrani, in cui in luogo del dio, si vuole onorare il faraone defunto. Questi sono stati edificati sulla riva ovest del Nilo (al contrario di quelli divini, riva est), presso le piramidi e la necropoli tebana.
La struttura di questo tipo di tempio, pur variando nelle forme e nelle dimensioni secondo i luoghi e del periodo di costruzione, presenta gli stessi quattro elementi tipologici ricorrenti nel tempio divino. Una caratteristica che il tempio funerario presenta, è la seguente: in ogni camera funeraria è dipinta o scolpita nel muro una porta. Attraverso questa il defunto, liberato dall'impedimento del corpo, può entrare e uscire, per essere indifferentemente in terra o in cielo.
PARTE SECONDA
COLONNE E PILASTRI NEL TEMPIO EGIZIO
L'elemento che da particolare vivacità all'architettura dei templi è la colonna nella varietà delle sue forme.
Nell'architettura egizia vari sono i tipi di colonne, ma la trabeazione è sempre la medesima, (in altre parole non esistono "ordini" come nell'architettura greca). Quattro sono gli elementi caratteristici: il piede (della colonna); il fusto ; il capitello e l'architrave. Particolare interessante è che spesso nei templi troviamo colonne di periodo e di tipologia differente, dato che col passare del tempo si assiste all'ampliamento di questi templi ad opera dei vari regnanti.
La colonna, quindi, può essere: papiriforme a fiore aperto (o campaniforme; papiriforme a fiore chiuso; palmeiforme (o dattiliforme), con fusto cilindrico rastremato, [da notare a questo punto che i fusti cilindrici non presentano mai l'Entasi, ossia quel rigonfiamento ad una certa altezza, che caratterizza invece le colonne greche]; lotiforme; composita; a fascio; scanalata (o protodorica); a picchetto e, infine, hathorica.
COLONNE, PILASTRI E CAPITELLI NEI VARI TEMPLI EGIZI
Gli unici templi rimasti in piedi dell'Antico Regno, sono il tempio di Chephren e quello di Zoser.
Il primo, edificato a Giza, è il tempio più monumentale della 4^ dinastia, i massicci blocchi del nucleo di calcare erano rivestiti interamente ed esternamente di lastre di granito, con ingressi gemelli sulla facciata est. L'impatto architettonico di quest'austera costruzione, costituita essenzialmente da una massa rettangolare di pietra con una leggera inclinazione, era ottenuto con l'eleganza delle proporzioni e la ricchezza dei materiali. Il soffitto era sostenuto da file di pilastri monolitici di granito a base quadrata sui quali poggiano massicce architravi.
Al contrario, il tempio di Zoser a Saqqara, è una piramide a gradoni, costituita da sei enormi piattaforme. La struttura è massiccia ma priva di qualsiasi spazio interno, infatti la camera sepolcrale e gli appartamenti per la vita ultraterrena erano sottoterra. Il complesso presenta una lunga e solenne galleria che, superato l'ingresso, conduceva al vasto cortile meridionale: l'interno era animato da una doppia fila di colonna protodoriche sagomate a fasci di canne e raccordate alle colonne. Inoltre i resti della cappella di Heb-Sed, della Casa del Sud e di quella del Nord i cui resti presentano serie di colonne con eleganti capitelli di tipo palmeiforme.
Dell'architettura templare del Nuovo Regno sono rimasti notevoli
esempi, il più prestigioso è il tempio di Karnak, cui posero mano, a più riprese, quasi tutti i sovrani del Medio e Nuovo Regno
colonnato eretto da Amenofi 3° come accesso al tempio e poi utilizzato da Seti 1° come corridoio della sala ipostila. Le colonne centrali sono alte 22,40 metri compreso l'abaco, mentre il loro diametro misura 9,90 metri; essi appoggiano su una base più larga e terminano con un capitello che riproduce il fiore del papiro aperto, a differenza delle altre colonne della sala che hanno invece un capitello a bocciolo, cioè il fiore del papiro chiuso.
Dell'epoca tarda nulla ci resta; l'architettura di questo periodo è quasi del tutto andata persa.
Dell'Egitto tolemaico gli esempi più importanti sono i templi di File, Kom Ombo, Edfu e Dendera, che ripetono sostanzialmente la struttura dei templi dell'Antico Regno. Le novità riguardano soprattutto la forma dei capitelli.
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