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Storia dell'Arte - Jackson Pollock (1912 - 1956) e l'action painting
"L'arte? E' libertà, anzi, caos totale" Jackson Pollock
Jackson Pollock, Pali blu; 1953.
Pollock nasce a Cody, Wyoming, ma ben presto si trasferisce a New York, dove diventa allievo del pittore Thomas Benton alla Art Students League. La predilezione di Benton per i soggetti ispirati alla camna americana non fa una grande presa su Pollock, ma il suo ritmico uso del colore e il suo fiero senso di indipendenza hanno su di lui un'influenza duratura.
Negli anni della guerra l'Europa è divisa in campi avversi, le nazioni sono separate e spesso si trasformano in un crudo teatro di combattimenti. La situazione americana è ben diversa perché, benché massicciamente coinvolti nel conflitto, gli Stati Uniti hanno il privilegio di non essere oggetto dell'invasione nemica. In un clima più tranquillo, a New York, si sono infatti rifugiati alcuni dei massimi artisti europei per sfuggire all'incalzare delle persecuzioni naziste. La metropoli americana diventa quindi, in quegli anni, la culla della cultura mondiale. Pollock se ne immerge e, sull'esperienza del surrealismo, dell'astrattismo e dell'espressionismo, nasce una concezione che si basa sul presupposto che, se l'arte è espressione dei sentimenti, questi non possono avere un aspetto fisico. I sentimenti possono esprimersi dunque soltanto attraverso linee e colori liberamente fusi o accostati al di fuori dell'ordine razionale. Per raggiungere questo occorre dipingere velocemente, seguendo l'impulso istintivo, cosicché il segno tracciato prima che la ragione possa intervenire con le sue sovrastrutture. A questa corrente si dà il nome di "espressionismo astratto" o di action painting ("pittura d'azione"), perché, esigendo velocità ed applicandosi per lo più a superfici vaste, comporta il movimento rapido, l'azione, oltre che della mano e del braccio, anche di tutto il corpo. Pollock abbandona, quindi, la stesura del colore con il pennello (mezzo controllato dalla mano, quindi dalla ragione) e preferisce cazzuole, bastoncini, coltelli o addirittura il dripping ("gocciolamento"), lasciando gocciolare il colore, o dal pennello sospeso e vibrante, o, più spesso, dal brattolo, sulla tela, non più appoggiata verticalmente al cavalletto, ma adagiata a terra. La sua arte è tale che diventa quasi uno specchio del sentimento creatore, luogo di una grande scarica emotiva.
Jack the Dripper, come fu soprannominato dal Times per la sua particolare tecnica pittorica, ben si accosta alla Beat Generation di Kerouac, essendo in prima persona creatore di un'arte alternativa e anti-consumistica. Come se non bastasse Pollock ha condotta un'esistenza "maledetta" a causa del grave alcolismo che avvicinava lui, come i Beat, al sogno di una vita vissuta appieno e al confonderla e mescolarla con la propria arte.
< When I am in my painting, I'm not aware of what I'm doing. It is only after a sort of 'get acquainted' period that I see what I have been about. I have no fear of making changes, destroying the image, etc., because the painting has a life of its own. I try to let it come through. It is only when I lose contact with the painting that the result is a mess. Otherwise there is pure harmony, an easy give and take, and the painting comes out well. >
< Quando sono 'dentro' i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di 'presa di coscienza' mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c'è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene. >
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