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Biblioteca di Alessandria d'Egitto Biblioteca dell'antichità presso la quale era conservata la più vasta collezione di libri del mondo antico. Fondata da Tolomeo I Sotere, sovrano d'Egitto, nella città di Alessandria, fu ampliata dal lio Tolomeo II Filadelfo agli inizi del III secolo a.C. Ambizione del progetto era radunare qui tutte le opere scritte dall'umanità sino ad allora. La cura della biblioteca fu affidata a importanti letterati, tra i quali Zenodoto di Efeso, che ne fu il primo direttore; il poeta Callimaco, che produsse il primo catalogo generale; Aristofane di Bisanzio (257-l80 ca. a.C.) e Aristarco di Samotracia (217-l45 ca. a.C.), filologi e grammatici greci.
Sotto Tolomeo II la biblioteca di Alessandria conteneva presumibilmente 500.000 volumi o pergamene, mentre il Serapeion ne ospitava circa 43.000. Dall'immenso patrimonio di testi in lingua originale furono ricavate copie che vennero poi diffuse nelle biblioteche di tutto il mondo antico; la biblioteca intraprese infatti un importante lavoro di diffusione e traduzione degli stessi. Accanto alla ricca collezione di opere, l'antica biblioteca comprendeva un osservatorio astronomico, un giardino zoologico e botanico e diverse sale da riunione.
La biblioteca di
Alessandria venne parzialmente o interamente distrutta più volte: nel
Tra il 1988 e il 2002
sul sito dell'antica biblioteca è stata eretta, grazie all'azione
congiunta dell'UNESCO e del governo egiziano, la nuova Bibliotheca Alexandrina.
L'avveniristico edificio, che ha la forma di un lungo cilindro tagliato
obliquamente, si sviluppa su undici piani e copre un'area di circa
Alessandro e l'età
ellenistica Fondata
nel
La biblioteca di Alessandria d'Egitto fu fondata nel 332 avanti Cristo per volere d'Alessandro Magno.
Dopo la sua morte, il Regno d'Egitto, toccò in sorte ad una dinastia straniera, quella dei Tolomei, di Macedonia, i quali regnarono rispettando la religione, i costumi, gli usi, le tendenze e persino le classi egiziane. Essi, infatti, si comportarono come se fossero stati re nazionali e si preoccuparono di accrescere la prosperità e lo splendore del loro Stato. Sotto il loro dominio, Alessandria, che era stata scelta a capitale del regno, diventò il centro del commercio internazionale. Gli scambi marittimi si svilupparono, a tal punto che Tolomeo I Sotere, fece erigere un enorme Faro, affinché le numerose navi presenti nel porto, non si urtassero violentemente l'uno contro l'altra.
Per suggerimento del filosofo greco Aristotele, inoltre, fece costruire ad Alessandria d'Egitto una biblioteca chiamata 'Bruchium': questo luogo doveva contenere la linfa del Sapere, fu proprio da questo amore sconfinato per la conoscenza, che Tolomeo I mandò in giro per il mondo, i suoi uomini, alla ricerca di tutto ciò che capitava loro sotto mano, che ritenevano interessante. Il 'Bruchium', che rimase la maggiore biblioteca d'Egitto, ebbe sempre degli illustri bibliotecari: tra questi ricordiamo il grammatico Aristofane di Bisanzio e il suo discepolo Aristarco di Samotracia; conteneva più di settecentomila rotoli di papiro provenienti da tutto il mondo conosciuto (Mediterraneo e Medio Oriente) con una predominanza della cultura greca ed egiziana. Va ricordato poi, che Eratostene, 'professore' in Alessandria d'Egitto, più di duemila anni fa, senza neppure uscire dai confini della propria patria, riusciva a misurare la circonferenza della Terra. Scrisse di filosofia, di teatro e di poesia. Gli studi che lo resero celebre furono quelli di matematica e di geografia. Tracciò, con una discreta approssimazione, la prima carta geografica completa delle terre abitate e, poiché era convinto della sfericità della Terra, sostenne la possibilità di giungere dalla Sna all'India navigando verso ovest.
I volumi erano collocati in nicchie nel muro, e contenevano il sapere di un'intera civiltà da Omero in poi. L'esempio del padre fu seguito dal lio Tolomeo II. Sotto il suo governo, Alessandria diventò una fiorente città cosmopolita, la più grande del mondo antico precedentemente al primato imposto da Roma. Alessandria fu la culla della cultura metodologica (Euclide) e dell'Astronomia (Aristarco di Samo), della cartografia geografica (Eratostene), della medicina del sistema nervoso e circolatorio (Erofilo, Erasistrato). La fine della biblioteca, ancora oggi, è avvolta nel mistero. Alcuni storici sostengono che fu bruciata da Giulio Cesare, quando nell'incendiare la flotta egiziana di Cleopatra, le fiamme si proarono fino agli edifici vicini, avvolgendola tra le fiamme. La maggior parte degli studiosi, però, attribuisce la ssa definitiva della Biblioteca al patriarca d'Alessandria (ormai cristiana) Teofilo, che avrebbe guidato di persona una folla di fanatici nella sua distruzione totale, simbolo - per i cristiani - del mondo e del sapere ano. In quest'episodio emerge la ura di Hipantia, donna colta e intelligente, filosofa e di libero pensiero, lia del matematico Teone, ultimo conservatore della Biblioteca. Un giorno fu tirata giù dal carro, da una folla di fanatici e bruciata viva come una strega, nella Biblioteca, prima che fosse incendiata; un piano ben congegnato, quindi, per cancellare definitivamente alcuni testi che a molti, all'epoca, facevano paura per i propri contenuti.
Oggi la biblioteca è stata ricostruita, grazie al lavoro nobile
d'operai, alla fatica intellettuale d'architetti e ingegneri. I lavori sono
iniziati nel 1995, dopo che nel 1989 una società norvegese (Snohetta) si
è aggiudicata il concorso internazionale per la progettazione
dell'edificio. Il progetto è costato oltre duecento mila dollari,
è stato sponsorizzato dall'UNESCO - l'Organizzazione Culturale delle
Nazioni Unite e finanziato con donazioni arrivate da tutto il mondo sotto forma
di soldi, ma anche di libri. L'edificio è collocato, là dove un
tempo sorgeva l'antica Biblioteca, precisamente nei pressi di Silsila.
Completata
La nuova bibliotheca
alexandrina è stata progetta dallo Studio Snohetta, costituito da
architetti norvegesi, per volere dell'Unesco e di una ventina di paesi
firmatari della Dichiarazione di Assuan del 1990. Si estende su un'area di
Si inaugura
Punto di riferimento del
sapere di tutto il mondo ellenistico, la biblioteca d'Alessandria sve in un incendio. Grazie anche
all'Unesco, l'edificio rinasce oggi come un gioiello architettonico custode di
milioni di libri, testimone della volontà del mondo arabo di rinnovare
una tradizione culturale millenaria.
La mitica biblioteca di Alessandria risorge, dopo 1660 anni, con una nuova e
straordinaria architettura. L'evento, che intende sottolineare la tradizione
culturale del mondo arabo e la sua volontà di confronto pacifico con
l'Occidente, si deve alla lungimiranza dei vertici politici egiziani. Ma forse
tutto è nato da quella clamorosa gaffe fatta, nel lontano 1974, da uno
dei meno amati fra i presidenti americani, Richard Nixon, che dopo aver firmato
gli accordi da Camp David chiese di poter vedere
A parte gli aneddoti, la storia con cui oggi deve confrontarsi la nuova
biblioteca, dopo un lungo e non facile iter per la sua realizzazione, non
è una storia qualunque.
Alessandria, splendido gioiello adagiato su quel 'mare dai flutti
infiniti' già cantato nell'Odissea, era il cuore del mondo
ellenistico, uno dei centri più ricchi e fiorenti nel campo
dell'attività artistica e scientifica.
La città voluta da Alessandro il Grande nasceva nel
La città custodiva all'epoca dei Tolomei (Tolomeo I era l'erede di
Alessandro) uno dei più antichi tesori del sapere umano.
La biblioteca, come spiega bene Luciano Canfora nel volume La biblioteca
ssa (Palermo 1986), era il fulcro centrale del museo, il luogo degli
studiosi consacrati alle Muse, che raccoglieva intorno a sé illustri scienziati
e ricercatori provenienti da tutto il mondo.
La storia della sua ssa è rimasta velata dal mistero dei suoi
incendi e trasmessa a noi attraverso fonti più o meno attendibili, in
un'atmosfera quasi leggendaria.
Oggi, dalle ceneri di questa antica tradizione, vuole rinascere il mito della
cultura che si apre alla conoscenza.
L'idea di costituire una nuova istituzione, memore del museo tolemaico, prende
avvio da alcuni studiosi dell'Università di Alessandria. Il risultato si
deve all'impegno finanziario del governo egiziano con il sostegno di numerosi
paesi (Italia compresa) e con la partecipazione dell'Unesco. Un progetto non
certo facile, per la vastità dell'operazione economica e del programma
culturale, il cui obiettivo consiste nell'acquisizione di quattro milioni di
libri (la 'portata' della biblioteca con alcune modifiche può
essere addirittura raddoppiata) e nella raccolta dei preziosi manoscritti e
documenti facenti parte delle antiche collezioni egiziane.
Per incarnare pienamente lo spirito del suo glorioso passato e, nello stesso
tempo, cogliere la sfida della modernità, la nuova biblioteca si propone
come un centro per la diffusione della cultura su scala mondiale, attraverso lo
scambio con altre realtà e la creazione di un catalogo virtuale
interamente consultabile in rete. La gestione di questo immenso patrimonio e il
lavoro di digitalizzazione dei pregiati materiali costituirà una fase
molto delicata e impegnativa(*).
IL CONCORSO E IL PROGETTO
Il concorso per
A vincere il concorso è il gruppo Snøhetta, uno studio di giovane
formazione costituito da architetti norvegesi, americani e australiani, che si
distingue con un progetto molto ambizioso e dalla forte carica simbolica.
La raccolta dei fondi necessari per la costruzione si rivela molto onerosa e
difficile. Il cantiere apre infatti soltanto nel 1995 e la biblioteca viene
terminata nel 2002.
L'edificio è un enorme corpo cilindrico sezionato, inclinato di sedici
gradi verso il mare, la cui forma, omaggio al dio Ra, sembra la metafora di un
sole nascente sul mare della cultura.
La biblioteca si staglia al termine della lunga Corniche che disegna il
lungomare e si presenta con la sua imponenza quale nuovo porto - culturale -
del Mediterraneo.
Il corpo monolitico dell'edificio principale, che nel punto più alto
raggiunge i trentadue metri, è rivestito in granito grezzo e su di esso
sono incisi ideogrammi tratti dagli alfabeti antichi e moderni di tutte le
lingue del mondo. Frutto della collaborazione con l'artista egiziano Jorun
Sanne, questo grande muro tatuato lungo cinquecento metri, che si inclina fino
ad arenarsi nel suolo, è un raffinato esempio di quella ricerca
architettonica contemporanea tutta orientata verso lo studio dei materiali di
rivestimento e della facciata come filtro di comunicazione. I pannelli sono
realizzati con l'utilizzo di una pietra locale, il granito grigio di Assuan,
tagliato in sottili lastre di un metro per due.
La struttura in acciaio che organizza l'intero diametro della copertura
è composta da una fitta trama di schermi in alluminio realizzati con dei
tagli diagonali per accogliere al proprio interno uno speciale doppio vetro
antiriflesso, in grado di proteggere dalle radiazioni solari e controllare la
luce all'interno.
Questo disco riflettente che, come racconta Craig Dikers (uno dei fondatori di
Snøhetta), ha l'aspetto di un microchip portato a scala gigante, si
contrappone per il carattere altamente tecnologico alla parte invece fortemente
tettonica in cemento armato e pietra.
Negli
La sala di lettura è un unico ampio ambiente, articolato in sette
livelli terrazzati, per una capienza complessiva di duemila posti.
La percezione dei volumi interni è generata dagli effetti che la luce
naturale, filtrata dall'alto anche attraverso vetri colorati (blu e verdi),
crea sulle superfici lignee e in bronzo acidato delle pareti.
Sostenuta dagli alti fusti cementizi delle colonne, culminanti con capitelli
stilizzati, questo 'deposito' della cultura è un ambiente
particolarmente suggestivo che raggiunge l'intimità e il raccoglimento
consoni a un luogo di studio. Le grandi scaffalature aperte che scandiscono lo
spazio e l'arredo appositamente disegnato contribuiscono a creare il calore
dell'interno.
Infine, in questo progetto, firmato da Snøhetta con la collaborazione
dell'architetto e ingegnere egiziano Mamdouh Hamza, ha una notevole importanza
il disegno degli spazi pubblici aperti.
Uno specchio d'acqua con piante di papiro circonda l'edificio e una grande
piazza lo lega alle altre strutture: un centro conferenze per 1600 persone
(struttura preesistente) e un etario a sfera che di notte si illumina in
modo spettacolare grazie a sottili lame di luce.
La biblioteca costituisce il limite costruito dell'ultimo lembo di terra che si
consegna al mare e intrattiene con il contesto urbano della città di
Alessandria un rapporto molto stretto. Una passerella aerea collega l'edificio
della biblioteca direttamente con l'ingresso della sede dell'Università
di Alessandria a significare una volontà di scambio culturale fra le due
importanti istituzioni.
Siamo ai margini dell'area collinare di Chatby, caratterizzata fin dai primi
anni del Novecento dall'insediamento delle scuole multietniche, fiore
all'occhiello dell'Alessandria moderna, molte delle quali trasformate oggi in
edifici del campus universitario. Tra queste opere emergono quelle realizzate
dagli architetti italiani a testimonianza della forte presenza in questa
città della comunità italiana fino alla vigilia della seconda
guerra mondiale. Sul lungomare, poco distante dalla biblioteca, spicca il
volume in mattoni dell'Ospizio marino 'Alessandro Manzoni', costruito
da Giacomo Alessandro Loira nel 1940 e oggi sede del rettorato
dell'Università.
Quello della nuova Bibliotheca Alexandrina è dunque un progetto
significativo e dalle forti implicazioni sociali, che nel suo essere insieme
emblema della contemporaneità e rinascita di un archetipo millenario,
assume la valenza di un ponte gettato tra passato e futuro.
Riuscirà la nuova biblioteca a misurarsi con il prestigio dell'antica
'casa dei libri' di Alessandria?
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