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Bill Clinton
INTRODUZIONE Clinton, Bill (Hope, Arkansas 1946), uomo politico statunitense, quarantaduesimo presidente degli Stati Uniti (1993).
LA CARRIERA POLITICA Laureatosi in legge all'università di Yale (dove conobbe la sua futura moglie, Hillary Rodham), si impegnò nel frattempo nell'attività politica a sostegno del Partito democratico. Docente alla facoltà di legge dell'università dell'Arkansas, nel 1976 fu eletto procuratore generale e nel 1978 diventò governatore dello stato dell'Arkansas. Nel 1992 venne candidato dal Partito democratico per le presidenziali e alle elezioni di novembre sconfisse il presidente repubblicano in carica George Bush, presentando un programma economico fondato sugli investimenti statali, la riduzione del debito pubblico e le riforme fiscale e sanitaria. Le elezioni presidenziali del novembre 1996 lo riconfermarono alla Casa Bianca per un nuovo mandato quadriennale.
LA POLITICA ESTERA Eletto con un programma politico incentrato sulle questioni nazionali ("America first", "prima l'America"), in opposizione a Bush considerato troppo rivolto all'esterno, Clinton si trovò a operare, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, in un complesso panorama internazionale in cui gli Stati Uniti avevano di fatto un nuovo ruolo. La politica estera di Clinton puntò così ad affermare e consolidare questo ruolo, economico e politico, degli Stati Uniti, definiti "la nazione indispensabile al mondo", conseguendo molti risultati: la ratifica dell'Accordo nordamericano di libero scambio (NAFTA) con il Messico e il Canada (che entrò in vigore nel gennaio del 1994); il decisivo intervento nelle trattative di pace tra Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina e in quelle tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord fociate nella firma degli accordi di Stormont dell'aprile 1998; l'intervento in Bosnia nel 1995 e la mediazione nelle successive trattative che sfociarono negli accordi di Dayton, ponendo fine al conflitto.
Ma la politica estera di Clinton registrò
anche cocenti sconfitte, come quella della missione "Restore
Hope" (1992-95) in Somalia, e soprattutto
innescò nuovi conflitti tra Stati Uniti e paesi amici. La sua
intransigenza nei confronti di Cuba, della Libia, dell'Iraq di Saddam Hussein gli alienato
spesso simpatie e alleanze, soprattutto nel mondo arabo e orientale; l'Arabia
Saudita, la Giordania e l'Egitto, ad esempio, che avevano fatto parte della
coalizione che nel 1991 sconfisse l'esercito di Saddam
Hussein che aveva invaso il Kuwait, nel 1998 si
dissociarono dal nuovo intervento militare in Iraq. I rapporti con la Cina, per
diversi anni scelta come "nazione favorita", si incrinarono improvvisamente nel
1998, subito dopo la visita di Clinton a Pechino, per
peggiorare ulteriormente in occasione della visita a Washington del premier
cinese Zhu Rongji. Il nuovo
ruolo internazionale degli Stati Uniti oscurò inoltre quello dell'ONU,
come fu evidente nell'intervento della NATO in Iugoslavia a seguito del
fallimento delle trattative di Rambouillet tra i
rappresentanti della Serbia e quelli del Kosovo.
IL RISCHIO DI IMPEACHMENT Sul fronte interno, i promettenti risultati ottenuti sul piano economico furono inficiati da una serie di scandali, a cominciare dal cosiddetto 'Whitewater' in cui Clinton - allora governatore dell'Arkansas -, ma soprattutto la moglie Hillary, furono accusati di speculazioni immobiliari (nel 1995 il Congresso tuttavia accolse e sostenne la versione dei fatti favorevole al presidente), per finire con il 'Sexgate', una serie di imbarazzanti rivelazioni su presunte molestie e attività sessuali a carico del presidente. Lo scandalo ha rischiato di mettere fine ignominiosamente alla sua carriera politica: accusato di falsa testimonianza e di ostruzione alla giustizia, sottoposto a procedimento di impeachment, Clinton è stato scagionato in extremis nel febbraio del 1999 dalle accuse, anche se permane una censura sul suo comportamento.
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