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CARATTERI GENERALI DEL MEDIO EVO
I primi testi letterali in volgare compaiono in Italia agli inizi del 200
data a cui si fa risalire l'inizio della letteratura italiana
non nasce dal nulla, ma scaturisce da un terreno ricchissimo di esperienze:
la tradizione classica; il Medio Evo ne aveva conservato la memoria
la tradizione latina medievale, elaborata nei secoli che vanno dal VI al XII. Questa cultura era espressa in latino, ma un latino molto diverso dal precedente (mediolatino)
la tradizione francese, dove erano già in uso i linguaggi volgari:
il provenzale o lingua d'oc al Sud
il francese antico o lingua d'oïl al Nord
1. L'EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE POLITICHE
Dal III secolo d.C. era in atto il processo di disgregazione politica, militare, economica e sociale dell'Impero che porta all'inizio del Medioevo. La situazione era aggravata anche dalle invasioni di popoli germanici.
nascono regni romano-barbarici in cui:
si mantiene l'apparato amministrativo dell'impero
le due culture si integrano a poco a poco
l'unico fattore unificante è la Chiesa
La Chiesa svolge:
la normale azione pastorale
un ruolo politico
Carlo Magno crea il Sacro Romano Impero, ma che dopo la sua morte viene diviso tra i suoi successori
nasce il feudalesimo
Per compensare i guerrieri che lo avevano sostenuto Carlo Magno aveva assegnato loro in godimento porzioni di territorio (i feudi). Ma alla loro morte il territorio ritornava al re.
In seguito questi domini feudali divennero ereditari
I grandi signori assegnarono a loro volta porzioni di territorio ai loro fedeli, che li assegnavano ad altri minori (vassalli, valvassori, valvassini)
stato feudale caratterizzato da:
un debolissimo potere centrale
conflitto tra Chiesa e Impero per il diritto di conferire l'investitura ai vescovi, che erano dei veri e propri signori feudali
2. LA STRUTTURA SOCIALE
La società medievale è fortemente gerarchizzata e statica; i vari ceti sociali sono delle caste chiuse e sono:
l'aristocrazia feudale, di origine guerriera e dedita a combattere
il clero, che rappresenta il ceto culturale
i contadini, che sono dei servi della gleba:
condizione servile
legati alla terra che lavorano
privi di ogni libertà e diritto personale
Questa struttura sociale è ritenuta immutabile perché si pensa che sia stato Dio stesso a dividere la società in 3 ordini, a cui è assegnato un compito ben preciso:
guerrieri (bellatores) Þ combattere
sacerdoti (oratores) Þ pregare
contadini (laboratores) Þ coltivare la terra
la società terrena riflette la struttura del regno celeste
ogni mutamento sarebbe una violazione sacrilega
1) ignora:
il principio di mobilità
il principio di eguaglianza tra gli individui (Rivoluzione Francese)
la diseguaglianza fa parte dell'ordine provvidenziale dell'universo
2) è basata su vincoli di subordinazione personale
3. LE STRUTTURE ECONOMICHE
Dopo la disgregazione dell'Impero romano si vede un progressivo aggravarsi della crisi economica che era già in atto da tempo.
L'economia basata su produzione di merci e sullo scambio è compromessa da:
estrema frammentazione politica
insicurezza della vita
devastazioni, causate da:
invasioni
scorrerie
epidemie
la produzione agricola diventa la base dell'economia
economia chiusa, di autoconsumo. Ma la produzione è scarsa per il regresso delle tecnologie impiegate
Causato da:
le guerre
le continue epidemie
Un ulteriore colpo all'economia di scambio è dato nel VIII secolo, dalla conquista araba dell'Africa settentrionale
il bacino mediterraneo rimane diviso in due
si fermano anche quei pochi scambi che avevano resistito
regredisce l'economia monetaria
i pochi scambi che si fanno si fanno con il baratto
Lo scambio in natura domina anche sul campo di lavoro
il contadino è obbligato a lavorare le terre dei signori senza compenso (corvées); in cambio riceve:
protezione
concessioni di piccoli appezzamenti di terra da coltivare per il proprio sostentamento
Il regresso dell'economia di scambio determina anche la decadenza delle città
i centri della vita associata si sposano dalla città alla camna
4. MENTALITA' E VISIONI DEL MONDO
4.1 La visione statica del reale
Il modo in cui si organizza la vita materiale e sociale ha sempre riflessi sul modo in cui gli uomini pensano. Nel caso della civiltà medievale:
la struttura sociale gerarchica e statica del mondo
l'economia chiusa che ignora lo scambio
trovano un evidente corrispettivo in una visione statica della realtà intera.
profondamente permeata dalla religiosità cristiana che domina la civiltà medievale
L'ordine del creato, in quanto voluto da Dio, è ritenuto perfetto e immutabile
la mentalità comune non era attrezzata a pensare la trasformazione, non la concepiva e non la avvertiva
Visione statica
non vi era neppure la curiosità a esplorare l'ignoto. Si riteneva che la verità fosse data una volta per tutte (sacre scritture e auctoritas dei pensatori)
conoscere vuol dire solo accettare la verità e riprodurla nella forma in cui è stata tramandata
vero non è ciò che si può constatare, ma ciò che hanno trasmesso la tradizione e l'auctoritas
si ritiene che le possibilità della conoscenza umana abbiamo limiti precisi
spingere lo sguardo oltre quei limiti vuol dire essere superbi e folli (es: episodio dantesco di Ulisse "Inferno, XXVI")
4.2 L'universalismo
L'idea dell'universalità dell'ordine voluto da Dio si trasferisce nelle concezioni universalistiche dell'ordine terreno
i due massimi poteri (Chiesa e Impero) derivano la loro autorità da Dio
sono universali
anche i compiti delle due istituzioni universali rispondono ad un unico disegno provvidenziale:
compito dell'Impero è condurre l'uomo alla "beatitudine di questa vita"
compito della Chiesa è condurre l'uomo alla "beatitudine della vita eterna"
l'Impero è sacro oltre che romano
Non mancheranno aspri conflitti tra i due poteri universali, ciascuno dei quali rivendicherà la propria supremazia sull'altro
Questa visione universalistica dei due massimi poteri contrasta con la realtà della vita medievale
dominata dal particolarismo più esasperato
Questo ci fa capire come le grandi idee guida spesso non riflettano direttamente la realtà, bensì:
rispecchino le aspirazioni dominanti
costituiscano una proiezione rovesciata della realtà effettiva
4.3 L'enciclopedismo e la Scolastica. Razionalismo e misticismo nella filosofia medievale
L'idea di un ordine unitario del mondo è alla base dell'enciclopedismo
se la molteplicità e la varietà delle forme del reale sono riconducibili a un ordine divino che le riduce a perfetta unità
anche la conoscenza di quelle forme non può che tendere ad un sistema unitario
Il sapere deve:
comprendere tutta la realtà
essere sistemato in un ordine che rispecchi quello oggettivo del mondo
siccome il centro del mondo è Dio, tutti i settori del sapere devono essere subordinati alla scienza di Dio, la teologia
Questo modello enciclopedico presiede alla formazione dell'intellettuale (Dante)
Il tentativo più grandioso di sistemare tutto il reale negli schemi di un sapere unitario, sulla base della teologia, è quello compiuto dalla Scolastica.
scuola di pensiero, nata nei monasteri e poi diffusasi tra il XII e il XIII secolo
mirò a costruire un edificio coerente di pensiero, in cui la fede cristiana si basasse sui fondamenti della ragione
il suo massimo pensatore fu il domenicano Tommaso d'Aquino (1225-l274)
fondò il sistema di pensiero della Scolastica sulla filosofia di Aristotele, che fu interpretata e adattata cristianamente.
La sistemazione di Tommaso incontrò l'opposizione di un'altra corrente di pensiero, quella mistica:
si rifaceva ad Agostino e Platone
i suoi esponenti furono i teologi francescani, come Bonaventura da Bagnoregio (1221-l274)
per essa la fede era un fatto primario, che con la ragione non aveva nulla a che fare.
il rapporto con la divinità non poteva essere mediato dalla ragione, ma doveva essere uno slancio fervido d'amore
4.4 Trascendenza, ascetismo e misticismo
Il fondamento della visione del mondo è essenzialmente religioso, incentrato sull'ordine divino dell'universo. Ma Dio non si identifica col mondo, lo trascende
se solo Dio è suprema perfezione e verità, ciò significa che tutto ciò che è vero e perfetto è al di là del mondo visibile
c'è una svalutazione della vita terrena
il fine della vita umana è il raggiungimento della salvezza eterna
Per il raggiungimento della salvezza eterna è necessario distaccarsi dalle vane apparenze e dai falsi beni, rinunciare ai piaceri, mortificare la carne col digiuno e le punizioni.
La visione ascetica porta al disprezzo del mondo e della vita terrena (De contemptu mundi = il disprezzo del mondo, di Lotario di Segni, futuro papa Innocenzo III)
IL MISTICISMO
Alla vita attiva del mondo viene anteposta la contemplazione della verità eterna.
attraverso l'esercizio della rinuncia l'uomo si distacca da sé, dimentica il proprio corpo
in tal modo l'anima può gustare una forma di beatitudine già in questa vita, come anticipazione della vita eterna. (san Bernardo in Dante "Paradiso XXXI")
misticismo
Se tanta parte della spiritualità medievale (dal VI al XIV secolo) è ascetica e mistica, non bisogna credere che tali tendenze esauriscano tutto il quadro del Medio Evo.
Tendenza della Scolastica di Tommaso d'Aquino che, pur fondandosi sull'idea della trascendenza di Dio, vuole dare basi razionali alla fede
non è una negazione del mondo, ma un tentativo di comprenderlo e spiegarlo in un sistema unitario
Guglierlo d'Ockam (1230-l349) arriva ad affermare l'autonomia totale della logica dalla fede e a vedervi lo strumento per la conoscenza della natura
San Benedetto non fa sfociare la religiosità nel disprezzo del mondo. Infatti il suo motto "Ora et labora" auspica una partecipazione attiva del cristiano alla vita produttiva
San Francesco, da una altro lato, non disprezza affatto il mondo, anzi esalta la bellezza del creato (Cantico di frate Sole)
Il Naturalismo, e sul finire del Medio Evo (seconda parte del Romanzo della rosa di Jean de Meung), quando saranno già entrate in gioco componenti nuove, come l'affermarsi della società urbana e dei ceti borghesi Þ Decameron di Boccaccio
La poesia goliardica e giullaresca, tendenze che esaltano la vita gaudente e i piaceri corporali
4.5 Cristianesimo medievale e classicità
L'opera di assimilazione e adattamento compiuta dalla Scolastica sul pensiero filosofico antico induce a riflettere sui rapporti che nel Medio Evo si instaurarono tra cristianesimo e civiltà classica. Già i primi pensatori cristiani dovettero affrontare il problema:
prevale all'inizio, come nel caso di Tertulliano (160-220 ca) un atteggiamento di condanna. A volte questo atteggiamento appare frutto di una dura conquista e di un profondo dissidio interiore
spesso i cristiani ammirano i capolavori della letteratura classica, ma devono rifiutarla e condannarla per i contenuti che riporta.
spesso la conversione era intervenuta quando l'educazione classica era stata assimilata. Sant'Agostino propone un rapporto con la cultura classica che non implichi una condanna indiscriminata, ma sappia distinguere criticamente ciò che è buono da ciò che è contrario alla nuova fede.
era un riconoscimento importante; del resto la concezione provvidenziale di tutta la storia, propria del cristianesimo, induceva a giustificare anche le età precedenti, volute da Dio come preparazione alla venuta di Cristo.
anche la letteratura classica poteva avere un significato positivo
Per questo motivo si sviluppò un modo di leggere i classici che mirava a cogliere i sensi riposti, che concordavano con le verità rilevate.
Il procedimento era forzato e anacronistico; comunque questa lettura implicava pur sempre un confronto con le opere del passato
L'idea di un Medio Evo "barbaro", ignaro della tradizione culturale del mondo antico, è falsa. Il Medio Evo ebbe, al contrario, vasti e profondi legami con la cultura classica. Semplicemente la interpretava secondo le proprie prospettive
ogni epoca tende sempre a interpretare il passato secondo i propri parametri, a cercarvi ciò che risponde alla propria concezione della vita
4.6 L'allegorismo
L'idea dell'unità del cosmo è alla base di un altro aspetto caratterizzante della mentalità e cultura medievali: l'allegorismo.
La visione medievale è eminentemente simbolica
ogni aspetto del mondo non vale solo per sé, ma rimanda sempre ad un altro significato, a qualche cosa che è al di là delle semplici apparenze: il disegno di Dio
l'uomo medievale è portato a leggere ogni aspetto della natura come segno di questo disegno misterioso
ciò comporta la difficoltà di leggere fino in fondo la realtà, di coglierne fino in fondo i significati.
La verità ultima è solo Dio e l'uomo su questa terra non può mai afferrarla interamente
I simboli che qui in terra sono oscuri e lasciano solo intravedere il loro significato, diverranno chiari quando avremo la visione diretta di Dio, che è la verità suprema
L'oscurità dei simboli si riflette nelle opere tipicamente medievali: i bestiari, gli erbari e i lapidari
specie di enciclopedie dove si descrivono i significati simbolici e morali degli animali, delle pietre e delle piante
Questo atteggiamento teso alla ricerca di significati riposti si manifesta anche nella lettura dei libri.
Il metodo di lettura allegorico dei testi fu applicato già altre volte nella storia:
a) dalla cultura ana della tarda latinità
b) dalla cultura cristiana alla lettura delle sacre scritture, dove nei fatti della storia degli Ebrei si scorgevano significati morali
c) alle opere profane della letteratura antica
Ogni testo può essere interpretato secondo quattro sensi di lettura (Dante nel Convivio):
livello letterale, che riguarda il significato di superficie immediatamente percepibile
la lettera insegna i fatti
livello allegorico, in cui la parola rimanda ad un altro significato
l'allegoria insegna ciò a cui devi credere
livello morale, che intende ricavare dai fatti narrati e dal loro significato un modello di comportamento
il senso morale insegna ciò che devi fare
livello anagogico, relativo ai più alti misteri della religione e della fede
l'anagogico insegna ciò a cui devi tendere
Il metodo allegorico ispira:
l'interpretazione dei testi
l'elaborazione dei testi
non ci si limita ad attribuire un senso allegorico a determinati aspetti della realtà (animali, elementi naturali), ma si introducono addirittura nel racconto concetti astratti personificati come personaggi (Cortesia, Larghezza, Lealtà)
La lettura allegorica era applicata anche nella storia
variante dell'allegoria, quella urale
Nella visione urale il primo termine della simbologia è un dato reale e storico (nell'allegoria è immaginario)
un determinato fatto storico viene assunto a significare altri eventi successivi (Mosè Þ liberatore degli ebrei dall'Egitto; Cristo Þ liberatore degli uomini dal peccato
4.7 Natura, storia e scienza nella mentalità medievale
Da quanto detto non è possibile riscontrare nella cultura medievale qualcosa che sia paragonabile alle nostre scienze della natura o storiche:
noi Þ esperienza diretta e controllo razionale delle operazioni
medioevo Þ poiché le presenze reali contavano solo in quanto segni di una realtà superiore, distinguere reale e immaginario non aveva senso
l'effettiva esistenza materiale era insignificante, visto che l'unica esistenza che contava era quella simbolica
posto importante nella cultura medievale per il fantastico, il sacro, il sovrannaturale
Il Medio Evo non aveva il senso della profondità storica, della distanza del passato.
potevano essere ravvisati significati cristiani nei testi degli autori ani
ai greci e ai romani venivano attribuiti mentalità e comportamenti propri degli uomini medievali
Si mescolavano indistintamente anche leggenda e realtà e non si sentiva il bisogno di distinguerle
si prestava fede all'esistenza dei personaggi storici (Carlo Magno) allo stesso modo che a quella dei personaggi leggendari (re Artù).
spesso i personaggi reali venivano trasformati in esseri leggendari
Per l'uomo medievale la storia:
non era il prodotto di forze umane che si combinassero fra loro
era il dispiegamento del piano sovrannaturale e provvidenziale di Dio
visione trascendente anche nella storia
i fatti storici potevano essere letti in prospettiva urale
Storicamente sono stati due gli atteggiamenti moderni verso il mondo medievale:
il rifiuto sprezzante, in nome della ragione e della scienza
l'abbandono romantico al fascino del lontano e del primitivo, dell'irrazionale
appaiono decisamente inattuali perché:
proprio lo sviluppo attuale del pensiero scientifico e della filosofia ha indotto a dubitare:
dell'oggettività del sapere scientifico
della superiorità della nostra cultura sulle altre, anche primitive
appartiene ad una cultura anch'essa già lontana da noi, quella ottocentesca
l'atteggiamento più corretto sembra essere semplicemente la disponibilità a capire ciò che è diverso e lontano da noi
5. ISTITUZIONI CULTURALI, INTELLETTUALI, PUBBLICO
5.1 Scuole, monasteri, biblioteche
Con la disgregazione della struttura politica dell'Impero romano si verificò anche la ssa del sistema scolastico pubblico
unica istituzione scolastica restò la Chiesa
per la sua attività di diffusione della dottrina cristiana e di apostolato, aveva bisogno di "quadri" che fossero forniti di cultura
per la formazione del clero, furono istituite scuole presso i Vescovadi, le scuole episcopali o cattedrali
All'interno della Chiesa una funzione culturale di primo piano fu esercitata dai monasteri
oriente Þ monachesimo tendente all'isolamento
occidenteÞ vita in comune ed esercizio di attività lavorative
San Benedetto da Norcia
fondò l'ordine benedettino e l'abbazia di Montecassino
la sua regola aveva come principio "Ora et labora"
Accanto all'attività economica vie era anche quella culturale: nei monasteri nacquero scuole per istruire i monaci
nei monasteri vi erano dei laboratori di produzione di libri, gli scriptoria
scritti a mano sulla pergamena. L'insieme di questi fogli rilegati costituiva il codice
solo più tardi fu introdotta la carta, meno cara ma anche meno resistente
Negli scriptoria dei monasteri vi erano anche dei monaci che si dedicavano alla copiatura dei testi, gli amanuensi
libro = oggetto raro e prezioso
il suo valore veniva spesso arricchito da immagini colorate, le miniature
Spesso gli amanuensi non possedevano una cultura molto elevata
c'era la possibilità di errori nella trascrizione, dovuti a:
semplici sviste
difficoltà di capire parole ed espressioni difficili, che inducevano l'amanuense ad apportare correzioni
non c'erano problemi, perché allora non esisteva lo scrupolo filologico di rispettare il testo nella sua integrità. Il testo era qualcosa di "aperto", che poteva essere modificato e arricchito
non c'era la nozione precisa di autore di un testo
Nonostante ciò i monasteri benedettini ebbero una funzione insostituibile nel conservare e tramandare il patrimonio culturale dell'antichità
Accanto agli scriptoria si collocava la biblioteca, il luogo dove si studiava e formava il sapere.
I monaci coltivavano le più varie discipline
nei monasteri vennero a formarsi importanti biblioteche, ricche di libri di varia natura e provenienza
I legami che esistevano tra i vari monasteri contribuivano anche alla circolazione dei libri e cioè delle idee e della cultura
Al centro dell'insegnamento vi erano le "arti liberali", cosiddette in quando degne dell'uomo "libero", cioè non obbligato a lavorare per vivere
si dividono in:
arti del Trivio = grammatica, retorica, dialettica Þ discipline di tipo linguistico-letterario e filosofico
arti del Quadrivio = aritmetica, geometria, astronomia, musica Þ discipline di tipo scientifico
il concetto di scienza nel medio evo è diverso da quello moderno:
matematica e astronomia non erano scienze esatte, nel senso nostro, ma rientravano in una visione mistico-simbolica dell'universo
5.2 Gli intellettuali e il pubblico
La Chiesa era l'unica istituzione culturale nei primi secoli del Medio Evo
l'intellettuale si identificava con l'ecclesiastico, del clericus (i chierici)
Bisogna però precisa che la mentalità medievale non aveva ancora la nozione nostra di "autore": distingueva a mala pena il copista, il commentatore e l'autore vero e proprio
Non esisteva il concetto di originalità creativa
L'individualità dell'autore era poco importante, perché egli era depositario di una tradizione
produrre cultura implicava riprodurre un'auctoritas, consacrata dalla tradizione
Avvertita come valore non era l'originalità, ma la continuità
lo scrittore e la sua individualità assumevano un significato secondario
Molti testi medievali ci sono pervenuti anonimi
La lingua della cultura era il latino
lingua ufficiale della Chiesa
conservava le strutture grammaticali del latino classico
si differenziava dal latino classico nel vocabolario e nella sintassi
mediolatino
era conosciuto solo dai chierici
la cultura era patrimonio di un'élite ristrettissima
la circolazione della cultura era limitata: il pubblico a cui si rivolgeva chi scriveva era costituito da altri chierici
La lingua comunemente parlata, il volgare, non veniva ancora impiegata nella produzione di testi scritti
alla società laica la cultura poteva arrivare solo indirettamente:
attraverso la mediazione dei chierici
attraverso la diffusione orale
predicazione, che avveniva in volgare
Però ad essere veicolo di cultura presso gli strati più vasti della popolazione era l'immagine: la decorazione delle chiese
Biblia pauperum = Bibbia dei poveri, ma anche delle classi aristocratiche che non potevano accostarsi ai libri
La penetrazione "verticale" della cultura era bassissima
circolava solo negli strati superiori della società
La cultura aveva una diffusione "orizzontale"
il latino era comune in tutta l'Europa occidentale
il Medio Evo realizza quindi un'unità della cultura europea, che poi sarà infranta dall'affermarsi delle culture nelle varie lingue nazionali
Una nuova istituzione culturale (dopo il 1000) è l'università, in cui e il docente
laico o chierico
riceve un compenso per la sua attività di intellettuale
I CLERICI VAGANTES
ure di intellettuali emarginati, che vivono ai margini del potere e delle istituzioni
religiosi che non hanno una sede e una fonte di sostentamento stabile, che non hanno terminato gli studi
conducono un'esistenza vagabonda e irregolare
vivono intrattenendo con le loro produzioni letterarie un pubblico di signori ecclesiastici
si esprimono in latino
la loro ura non è molto diversa da quella dei giullari. La sola differenza è che i giullari si rivolgono ad un pubblico che non conosce il latino
Il clericus vagans in quanto emarginato e irregolare è un ribelle, che insorge per principio contro ogni tradizione e istituzione
da qui derivano le tematiche tipiche della produzione poetica di questi "vaganti"
pessimismo esistenziale
ribellione ideologica
irriverenza verso tutto ciò che è sacro
trattare con immediatezza cruda e brutale gli aspetti più materiali della vita
Vi sono legami profondi tra lo spirito della letteratura goliardica e quello che informa la tradizione popolare del carnevale
in entrambi i casi si trova il gusto di rovesciare ciò che è sacro serio e ufficiale
6. L'IDEA DELLA LETTERATURA E LE FORME LETTERARIE
6.1 La retorica e le "artes dictandi"
Il Medio Evo non aveva l'idea della specificità e dell'autonomia della letteratura. Vale a dire che:
non era chiaro il confine che distingueva la letteratura dalla altre forme culturali che si esprimevano in opere scritte (filosofia, storia, scienze)
alla letteratura erano assegnati compiti strumentali:
edificazione religiosa
precettistica morale
insegnamento di nozioni scientifiche e filosofiche
Il Medio Evo:
dimostrava un'estrema attenzione per gli aspetti formali sia della poesia che della prosa
tendeva a codificarli in forme rigide e minuziose
agiva ancora l'esempio della retorica classica
disciplina che codificava l'arte dello scrivere
Per quanto riguarda la poesia, dalla retorica antica la retorica medievale trae il principio della separazione degli stili
prima definizione nel proemio che Cassiodoro (VI secolo) premette alle Variae
lo stile deve corrispondere alla materia trattata
vengono distinti tre livelli stilistici:
sublime = argomenti elevati
medio
basso = argomenti quotidiani e comuni
si collegherà anche Dante, che parlerà di stile:
tragico o sublime
comico o mezzano
umile o elegiaco
Anche per la prosa latina si sviluppò una teoria degli stili.
una codificazione ci è stata lasciata da Giovanni di Garlandia (XII-XIII secolo), che distingue 4 stili:
romano, dalla Curia romana; era seguito dai monaci benedettini di Montecassino
tulliano, che prendeva spunto da Cicerone e dalle sue teorie retoriche
ilariano, da Ilario di Poiters (315-367), che scrisse commenti ai Vangeli e ai Salmi, un Liber Mysteriorum e un trattato De Trinitate
isidoriano, da Isidoro di Siviglia (560-636) che scrisse opere storiche, nonché le Etimologie
La prosa latina del Medio Evo:
mirava sempre ad un'altissima dignità stilistica
era elaborata in modo artificioso
venivano teorizzate ed applicate vere e proprie clausole ritmiche, che rendevano la prosa simile alla poesia
IL CURSUS
Di queste clausole venivano date regole precise, che costituivano il cursus
fissava i vari tipi di cadenze ritmiche dei periodi
erano 4:
us, formato da un polisillabo seguito da un trisillabo, entrambi piani (con l'accento sulla penultima)
velox (ritenuto il migliore per la fine del periodo): un polisillabo sdrucciolo (accentato sulla terzultima) seguito da un quadrisillabo piano
tardus: polisillabo piano seguito da quadrisillabo sdrucciolo
trispondaicus: polisillabo seguito da quadrisillabo, entrambi piani
Oltre alle clausole ritmiche, la prosa era ancora impreziosita dall'uso continuo delle più varie ure retoriche, metaforiche, metonimie, sinneddochi
LE ARTES DICTANDI
La codificazione della prosa era propria delle artes dictandi.
Il centro più prestigioso degli studi di retorica era Bologna, dove (fine del XII secolo e inizio del XIII) insegnavano maestri come Boncomno da Signa e Guido Faba.
L'università di Bologna era famosa per lo studio del diritto
la retorica era una disciplina indispensabile a chi volesse intraprendere professioni giuridiche
Grande esponente fu anche Pier delle Vigne, cancelliere di Federico II di Svevia, re di Sicilia
6.2 I generi letterari
Non esiste una precisa codificazione dei generi, ma vi è una differenziazione.
Data la visione religiosa, gran parte delle forme letterarie sono collegate con le esigenze del culto.
E' forse il genere più tipico
È il racconto delle vite dei santi, in cui ha larga parte il soprannaturale miracolistico
2) L'EXEMPLUM
Questi esempi venivano raccolti in repertori
Furono una delle componenti principali che contribuirono a formare il genere della novella profana
3) VISIONI, INNI, TESTI TEOLOGICI
Le visioni erano descrizioni dei regni dell'oltretomba, delle pene infernali e delle gioie del paradiso (Commedia di Dante)
Un esempio di inni liturgici e opere teologiche è il De contempu mundi di Lotario di Segni, un'apocalittica condanna della vanità del mondo e dei beni terreni
Anche le opere di argomento profano erano permeate dello stesso spirito religioso:
1) bestiari, lapidari, erbari Þ fondati su una visione simbolica del mondo
Alla sua base c'è una visione religiosa
Vede lo svolgersi dei fatti umani come rispondente ad un piano provvidenziale
Alcune opere significative sono:
Storia dei Franchi di Gregorio vescovo di Tours (fine 500), scritta in tardo latino
Storia dei Longobardi di Paolo Diacono (IX secolo), vissuto alla corte di Carlo Magno
Storie di Rodolfo il Glabro (inizio 1000), in cui si riflettono le inquietudini generate dalla fine del millennio
3) LE SUMMAE
Erano costruzioni filosofiche di ispirazione religiosa
Alcune sono state scritte da Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, e sono caratterizzate da:
estrema sottigliezza di ragionamento
impalcatura concettuale che è stata paragonata alle cattedrali gotiche, per la sua complessità
Ci sono anche delle opere di corrente mistica (Bonaventura da Bagnoregio), scritte in uno stile pieno di slancio e fervore
E' una monaca tedesca vissuta alla fine del 900
Autrice in latino di:
un poema celebrativo dell'imperatore Ottone I di Sassonia
leggende agiografiche
sei drammi
se si pensa che le donne erano di regola escluse dall'istruzione, il suo caso è una significativa eccezione
E' di carattere profano e canta le gioie fisiche, il vino, l'amore sensuale, la vita sregolata e gaudente
7. LA LINGUA LATINO E VOLGARE
7.1 Le trasformazioni linguistiche dall'antichità al Medio Evo
Nei primi secoli del Medio Evo la lingua della cultura era esclusivamente il latino, mentre tutto il resto della popolazione la ignorava e parlava il volgare
Già nel corso della civiltà classica occorre distinguere:
il latino letterario, usato dai grandi scrittori
il latino parlato correttamente.
La lingua parlata è sempre più libera
Durante i secoli dell'Impero il latino parlato (sermo vulgaris)
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