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CHIYOZUBACHI
Una curiosa dimostrazione delle abitudini igieniche dei giapponesi è offerta dal chiyozubachi, un recipiente per l'acqua posto in fondo alla veranda, accanto alla latrina. Questa comoda attrezzatura serve solo per lavarsi le mani. Il recipiente, se è di bronzo o di ceramica, appoggia su un sostegno o su un pilastro che sporge dal terreno accanto al bordo della veranda. La sua importanza è rivelata dai tratti ornamentali che spesso compaiono sulla sua struttura e nei dintorni. Il tipo più semplice è costituito da un secchio di legno sospeso a un bambù che pende dalle gronde del tetto della veranda. Sul bambù è appeso anche il mestolo e di solito nelle vicinanze pende anche un asciugamani. Il tipo più comune è formato da un vaso di bronzo, o di ceramica o di porcellana, sorretto da un pilastro piantato saldamente nel terreno; tutt'intorno alla base del pilastro sono sparsi diversi ciottoli levigati dall'acqua marina, frammisti a pietre più grosse; così quando ci si lava le mani (operazione che si compie sempre attingendo l'acqua dal vaso e versandola sulle mani) l'acqua versata defluisce fra i ciottoli , senza creare una sgradevole pozzanghera. I chiyozubachi semplici hanno l'acciottolato cintato da tegole conficcate di taglio nel terreno e disposte in forma triangolare o circolare.
Per sostenere questi recipienti si escogitano soluzioni molto pittoresche. Può trattarsi di un tronco d'albero da cui spunta un ramo carico di foglie e di fiori, oppure l'estremità di una trave scolpita, recuperata da un vecchio edificio. Uno dei sostegni preferiti è l'asta di timone prelevata da un relitto di nave, come quella rappresentata che si trova in una casa signorile alla periferia di Tokyo. Il recipiente è quasi sempre in bronzo; e spesso se ne vedono in funzione di antichi e preziosi, ricoperti da una spessa patina. Di solito l'acqua viene trasportata da una conduttura di bambù e zampilla a getto continuo fra i ciottoli.
Molti chiyozubachi appaiono come enormi massi di pietra, che hanno in cima una cavità per l'acqua. Sono molto numerosi e si possono presentare come una pietra arcuata che ha sulla sommità l'incavo per l'acqua; e le Loro sagome realizzano davvero le fantasie più bizzarre. Ma il tipo normale è di forma cilindrica; la pietra può essere scolpita a forma di vaso. Si tratta comunque quasi sempre di monoliti.
Di solito il chiyozubachi di pietra è protetto da una piccola struttura in legno sormontata da una tettoia, perché le foglie secche riservate alla cerimonia del te si possono vedere enormi pietre di sagome irregolari munite di cavità per l'acqua; in questo caso il masso poggia direttamente sul terreno. Se nella maggior parte dei casi il chiyozubachi si trova poco discosto dal bordo della veranda, per poter essere raggiunto comodamente con il mestolo (che è sempre posato sul recipiente) quando l'ambiente è più curato, oltre il bordo della veranda è costruita una piccola pedana, detta hisashien, pavimentata con canne di bambù , o con pali di legni rotondi o esagonali. Spesso cintata da una ringhiera, e di solito dall'alto pende una vecchia e pittoresca lanterna di ferro, che illumina il chiyozubachi durante la notte.
Anche qui, come dappertutto, buon gusto e inventiva rendono l'angolo elegante e artistico. È costruito con legni pregiati e costose rocce scolpite e ha intorno gruppi di fiori bellissimi, viti rampicanti e pini nani. Ci sono dei libri compilati apposta per illustrare le sue possibili sistemazioni. Il decoro generale e la pulizia della gente sono ampliamente testimoniati dalla diffusione quasi universale dei chiyozubachi, non solo nelle abitazioni e locande, ma anche in uffici pubblici situati in zone trafficatissime dalla città, compresa la stazione ferroviaria con la sua folla strabocchevole.
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