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CONCENTRAZIONE E DECENTRAMENTO PRODUTTIVO NEL SISTEMA MODA
Nell'ultimo anno uno dei principali obiettivi delle imprese che svolgono la loro attività nel settore moda è stato quello di aumentare le proprie dimensioni. Per fare ciò hanno attuato appropriate strategie di sviluppo come l'acquisizione di altre aziende, l'integrazione verticale e gli accordi interaziendali. Alla base della volontà di accrescere le dimensioni aziendali vi è la possibilità di ottenere economie di scala, sinergie, riduzione dei rischi e vantaggi competitivi che si concretizzano in minori costi e aumento degli utili.
In particolare, l'industria del lusso, che presenta un tasso di crescita annuale dell'8%, ha mostrato una forte tendenza alla concentrazione dovuta al fatto che le singole aziende detengono quote di mercato relativamente modeste; lo scorso anno le transazioni realizzate hanno superato gli otto miliardi di euro.
Le operazioni di acquisizione non hanno riguardato solamente i rami tipici del settore della moda, ma si sono spinte fino a comprendere società di Internet, case d'asta e terreni. Questa è una sostanziale novità che si riflette nella volontà da parte del settore moda di rimanere al passo con le nuove tecnologie cercando anche di sfruttarle e di diversificare i propri investimenti riducendo i rischi. Apripista nel settore delle tecnologie è stato il gruppo Burani che ha l'obiettivo di creare un provider della moda per fornire informazioni e servizi alle imprese più piccole facilitandone l'accesso alla distribuzione sui mercati stranieri.
Per quanto concerne le operazioni di integrazione, queste riguardano l'acquisizione o lo sviluppo interno di un canale distributivo privilegiato; nell'ultimo periodo infatti sono entrate nel mirino delle grandi case di moda anche le più importanti società di distribuzione. Fra i vantaggi che porta l'integrazione verticale è utile ricordare quelli economici come la riduzione dei costi di transazione e l'ottenimento di margini di profitto più elevati, e quelli competitivi che si realizzano grazie al maggiore potere di mercato che l'impresa acquisisce.
Fondamentale in questo periodo è anche stringere alleanze nella filiera italiana per migliorare le proprie condizioni sul mercato e per ampliare la propria gamma di prodotti e processi; le strategie delle più importanti industrie della moda sono proprio state quelle di allearsi con uno specialista del settore per fare leva sul know how stilistico, produttivo e distributivo. Il punto di forza della moda italiana è anche quello di poter contare su accordi tra i grandi stilisti e le pmi, accordi che si sono resi però difficili soprattutto nel to delle calzature e della pelletteria. Infatti le grandi griffe, negli ultimi periodi, si sono concentrate soprattutto nell'abbigliamento trascurando questo know how produttivo specialistico di cui hanno assolutamente bisogno per sfondare nei nuovi mercati internazionali. D'altro canto le numerosissime pmi che molto spesso non superano i 10 miliardi di fatturato non possono lavorare con le case di moda più importanti, esse quindi si accordano tra loro per sfruttare sinergie diverse e andare alla ricerca di marchi emergenti.
Un modo alternativo per aumentare gli utili è quello di decentrare la propria attività produttiva in un Paese a più basso costo del lavoro. Questo è ciò che ha fatto Miroglio destinando ben 200 miliardi di investimenti all'estero. Essi sono già stati utilizzati in parte per acquistare in Bulgaria una ex impresa di stato da 400 addetti specializzata nella filatura e tessitura della lana. Le restanti risorse finanziarie saranno utilizzate per avviare una stamperia serica sempre in Bulgaria e potenziare un'azienda già operante che si occupa di tessitura cotoniera in Tunisia.
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