Chefren
Chefren, faraone egiziano della
IV dinastia (ca. 2600-2480 a. C.), è il nome tramandatoci da Erodoto.
Forti della sua autorità, gli egittologi si sono trovati in genere
d'accordo nel leggere Khafra sul cartiglio, anche se alcuni autorevoli archeologi
portano seri argomenti per dimostrare che i due elementi del nome composto
vanno invertiti e che perciò si deve leggere Rakhaef. Se questo è
vero, si deve supporre che la pronuncia esatta venne col tempo dimenticata e
sostituita con quella che riproduce l'ordine in cui erano scritti i due
elementi. La grandezza di questo faraone quale costruttore di piramidi è
stata a torto eclissata dalla fama del padre, Khufu; in realtà non vi
è gran differenza nell'altezza dei due monumenti e nella superficie
occupata, e anzi il secondo situato in posizione più elevata ura
maggiore del primo. Il sarcofago spezzato di granito levigato è ancora
al suo posto nella camera sepolcrale, ma i ladri non vi hanno lasciato traccia
del corpo che lo occupava. La più saliente caratteristica del tempio
funebre di Chefren è data dalle gigantesche dimensioni dei blocchi di
calcare impiegati, i più grossi di qualsiasi altro monumento noto
dell'Antico Egitto. A nord-est nelle immediate vicinanze del tempio sorge la
Sfinge, personificazione dell'inviolato mistero e della recondita verità
nella fantasia popolare di ogni tempo. Secondo l'ipotesi più probabile,
pare esser stata ricavata, per ordine di Chefren, da un enorme blocco di roccia
che sorgeva di fianco al passaggio soprelevato, e modellata a immagine del
faraone nel doppio aspetto di leone e di uomo. Sul regno di Chefren le notizie
non sono più abbondanti che su quello di Cheope. La tradizione
tramandata da Erodoto, che fa di questi sovrani due tiranni empi e crudeli,
è forse solo un'illazione dovuta alle immani fatiche da essi imposte ai
disgraziati sudditi. L'accusa di empietà è smentita dai grossi
blocchi di granito provenienti da Bubastis e recanti il loro nome che facevano
evidentemente parte di un tempio.