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Colonizzazione inglese
Nell'800 l'Inghilterra, ed altre nazioni europee, inizia prima ad esplorare e poi a conquistare l'Africa e l'Asia. La penetrazione verso i territori interni del continente Nero è dovuta allo sfruttamento delle risorse economiche. Tale conquista provoca notevoli trasformazioni sociali e culturali di cui ancor oggi gli stati africani subiscono le conseguenze.
In Asia però preesistevano imperi millenari e gli Stati europei dovranno limitarsi a occupare piccoli territori o a strappare vantaggiose concessioni economiche.
in africa
Nel 1857 la Royal Geographical Society di Londra finanziò i viaggi degli esploratori Speke, Burgo, Grant e Baker affinchè risolvessero questo mistero che da tempo appassionava gli studiosi europei.
Essi scoprirono i grandi laghi orientali al maggiore dei quali diedero il nome di Lago Vittoria, in onore della regina inglese, e stabilirono con certezza che il Nilo nasceva proprio da questo grande bacino.
Fino al 1884 l'intervento europeo aveva interessato solo alcune zone dell'Africa ed era stato condotto soprattutto dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Ma negli ultimi anni del secolo si verificò un vero e proprio arrembaggio all'Africa al quale parteciparono molti stati europei. Nel 1885 fu convocata a Berlino una conferenza alla quale parteciparono i rappresentanti dei dodici paesi europei. In questa conferenza fu deciso che una potenza prima di annettersi un territorio africano, avrebbe dovuto notificare le sue intenzioni alle altre potenze e dimostrarne l'effettiva occupazione del territorio.
L'Egitto, che nella prima metà del secolo si era reso indipendente dalla Turchia, dopo la costruzione del Canale di Suez (1869) subì l'intervento della Francia e della Gran Bretagna; quest'ultima era interessata a controllare l'importante canale che metteva in comunicazione il Mediterraneo con le sue colonie indiane. Anche nell'Africa occidentale costiera, che andava acquistando grande importanza nella produzione di oli vegetali, furono la Francia e la Gran Bretagna a creare le prime colonie.
il compromesso anglo-francese
La Francia, presente su gran parte dell'Africa occidentale, tentò di espandersi fino ai possedimenti di Gibuti sul Mar Rosso; questo tentativo si scontrava però con le ambizioni della Gran Bretagna che mirava a congiungere i suoi possedimenti sudafricani con il Sudan e l'Egitto, attraverso l'Africa orientale. Nel 1898 a Fashada lungo l'alto Nilo, si rischiò uno scontro armato tra le due potenze ma alla fine si giunse ad un compromesso: la Francia avrebbe avuto il controllo dei territori occidentali, fino al Lago Ciad mentre la Valle del Nilo sarebbe rimasta sotto la dominazione inglese.
Nell'arco di soli trentanni l'Africa venne quasi completamente divisa tra le nazioni europee (Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Italia, Portogallo e Sna). La Gran Bretagna aveva occupato il 30% del territorio africano.
Nel campo economico i colonialismo ha trasformato l'Africa in una regione esportatrice di materie prime destinate ai Paesi più industrializzati. La dominazione coloniale ha impedito, inoltre, il sorgere d'industrie che avrebbero potuto fare concorrenza a quelle europee.
In generale il colonialismo ha spezzato l'isolamento delle tradizionali civiltà africane e ha favorito la diffusione di alcuni aspetti positivi della civiltà bianca soprattutto nel campo tecnico e scientifico.
in asia
Agli inizi dell'800 l'Asia era divisa in due parti: millenari imperi feudali(Cina, Giappone e Indonesia) da una parte e regioni coloniali(India, Giava e Filippine) dall'altra.
Nel 700 l'East India Company, la comnia commerciale inglese che controllava lo sfruttamento economico della regione, aveva trasformato gli zamindar in proprietari terrieri in modo da favorire la nascita di moderne piantagioni tropicali; di conseguenza i contadini divennero coloni, che potevano essere cacciati dai proprietari in qualsiasi momento. Dopo l'occupazione inglese, in India si formò una massa di contadini poveri e senza terra e una minoranza di ricchi latifondisti strettamente legati ai colonizzatori.
La colonizzazione inglese non solo aggravò le condizioni di vita dei contadini indiani, ma produsse anche il tracollo del tradizionale artigianato tessile.
A metà del 19° secolo l'India era divisa in due zone diverse: l'India britannica(amministrata direttamente dal governo inglese) e i Principati(territori nominalmente indipendenti ma di fatto sottomessi all'Inghilterra).
Nel 1857 l'India su scossa da una violenta sommossa, la rivolta dei Sepoys (truppe indiane arruolate nell'esercito inglese, che per prime presero le armi contro i colonizzatori). Alla base della rivolta vi erano profonde ragioni economiche e sociali(crisi dell'agricoltura e dell'artigianato locale); motivazioni politiche (totale sottomissione dei principi indiani); motivazioni culturali(i Bramini accusavano gli inglesi di voler imporre all'India la loro cultura e la loro religione soffocando le usanze e le tradizioni locali). Le autorità britanniche cercarono di pacificare la colonia, sopprimendo la Comnia delle Indie per aver sfruttato brutalmente le popolazioni locali. I commerci furono dunque aperti a tutti mentre il governo della colonia fu affidato a funzionari statali reclutati in Inghilterra.
Dopo la rivolta del 1857 le autorità inglesi:
-cercarono di favorire la nascita di una classe dirigente indiana che collaborasse al governo delle colonie e al mantenimento della stabilità e dell'ordine della società indiana;
-attuarono una politica di modernizzazione della società indiana;
-costruirono un'efficiente rete ferroviaria, la più estesa di tutto il mondo coloniale;
-attuarono un'intensa opera d'irrigazione delle camne, attraverso la costruzione di canali, pozzi e cisterne.
Sotto la dominazione britannica l'India si aprì agli altri continenti non solo attraverso i commerci internazionali, ma anche con l'emigrazione di milioni d'indiani in altre regioni dell'impero inglese.
Gli inglesi erano presenti, nel corso del 19° secolo, anche in Birmania e nella penisola di Malacca dove avevano sottomesso tutti i principi locali con lo scopo di proteggere la loro importante base commerciale di Singapore, nodo dei traffici marittimi con l'Estremo Oriente.
Per aprire la Cina ai commerci internazionali occorreva spezzarne l'isolamento, voluto soprattutto dall'imperatore e dei mandarini. Perciò i mercanti inglesi presenti in India iniziarono a praticare il contrabbando: importavano dalla Cina tè e seta che essi avano vendendo ai cinesi casse di oppio. L'imperatore tentò di bloccare questo commercio illegale, così nel 1839 l'oppio sequestrato nel porto di Canton fu bruciato pubblicamente.
Gli inglesi allora inviarono un esercito ad occupare diverse città e imposero all'imperatore un trattato che prevedeva il risarcimento dell'oppio bruciato, la cessione del porto di Hong Cong, l'apertura dei principali porti cinesi ai mercanti britannici e il diritto di extraterritorialità per costoro.
La guerra dell'oppio segnò la rottura definitiva dell'isolamento millenario dell'impero cinese e aprì la strada alla colonizzazione europea.
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