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Ducato di Milano
Organismo statale che si aggregò durante il XIV secolo in un'area compresa tra il Piemonte occidentale, la Lombardia e il Veneto orientale, con la sottomissione di diversi comuni padani alla signoria dei Visconti, a cui Venceslao, re dei romani, conferì il titolo di duchi di Milano nel 1395.
Le signorie dei Visconti e degli Sforza
I Visconti promossero l'espansione dei territori del Ducato verso la Liguria e l'Emilia, arrivando, seppure solo per un breve periodo, a raggiungere un'estensione considerevole che andava dalla Pianura Padana all'Italia centrale. All'inizio del XV secolo il Ducato di Milano si ridusse all'interno di confini prevalentemente lombardi, per effetto di una lunga serie di guerre contro le Repubbliche di Firenze e di Venezia e contro lo Stato Pontificio, che si protrassero per tutta la prima metà del Quattrocento. Alla morte di Filippo Maria, privo di eredi, terminò la signoria dei Visconti, a cui subentrarono gli Sforza saliti al potere nel 1450, dopo una breve esperienza di governo repubblicano.
Francesco Sforza, condottiero, genero dell'ultimo Visconti e signore di Milano nel 1450, fu riconosciuto come duca nel 1454 da parte delle principali potenze italiane nel corso della pace di Lodi. La signoria sforzesca inaugurò un periodo di prosperità e di sviluppo che venne favorito nelle città da un'economia manifatturiera, cresciuta con le lavorazioni del ferro e della seta, e nelle camne dalla zootecnia, dalla gelsi-bachicoltura e dalla viticoltura. Sotto Ludovico il Moro il Ducato fu una delle realtà più importanti del Rinascimento italiano.
Il periodo snolo
Conteso tra Francia e Sna durante le guerre d'Italia dei primi decenni del XVI secolo, il Ducato passò sotto il dominio snolo (1535), con la perdita dei territori settentrionali (Bellinzona e Valtellina), di quelli meridionali (Parma e Piacenza) e del Mantovano, passato sotto il governo dei Gonzaga. La dominazione snola, destinata a durare per centosettant'anni, introdusse aspetti di fiscalismo che non intaccarono però le autonomie politiche, espressione della preminenza del patriziato milanese, autentico gruppo dirigente dell'intero Ducato. L'aristocrazia nobiliare milanese controllava il senato, principale organo di governo dello stato.
Il governo austriaco
Occupato dagli austriaci nel 1706 durante la guerra di successione snola, il Ducato di Milano fu ufficialmente ceduto all'Austria con il trattato di Utrecht (1713). Nel XVIII secolo conobbe una serie di importanti riforme maturate nell'età di Maria Teresa (1745-l780), che promossero una moderna amministrazione e incoraggiarono l'economia agricola e commerciale. Fu istituito il catasto, che razionalizzava le proprietà terriere e introduceva un'equa ripartizione del carico fiscale; furono riformate le scuole e la giustizia. Lo slancio innovatore fu alimentato dalla cultura dell'illuminismo che a Milano visse originali esperienze editoriali e giornalistiche e produsse opere di alta elaborazione intellettuale legate principalmente ai nomi di Pietro Verri e di Cesare Beccaria. A seguito delle guerre di successione polacca e austriaca, i territori del Ducato di Milano si ridussero con la perdita delle province a ovest del Ticino, passate al Regno di Sardegna tra il 1738 e il 1748.
Nell'età di Giuseppe II (1780-l790) il Ducato fu coinvolto in un generale riassetto delle strutture politiche, che portò alla riduzione dei privilegi nobiliari e alla creazione di un sistema burocratico. Durante l'età napoleonica fece parte della Repubblica Cisalpina e del Regno d'Italia, per poi confluire dopo il congresso di Vienna (1814-l5) nel Regno Lombardo-Veneto.
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