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FEDERICO II
In seguito alla morte di Enrico VI, la Germania precipitò nella guerra civile: mentre infatti Federico II (che aveva allora solo tre anni) fu affidato alla tutela di papa Innocenzo III, il trono germanico divenne oggetto di disputa tra Filippo di Svevia (ghibellino) e Ottone IV di Brunswick (guelfo). Dopo ripetuti scontri fra le due fazioni, la lotta cessò quando Federico II, ormai diciottenne, grazie all'aiuto del papa, di Filippo II Augusto di Francia e dei principi tedeschi ghibellini, poté essere incoronato re di Germania, il 9 dicembre del 1212, a Magonza. In quell'occasione Innocenzo III lo incoronò prima re di Germania e poi re di Sicilia, dietro la promessa che non avrebbe mai tentato di unire le due corone e che si sarebbe impegnato nell'organizzazione di una nuova crociata, ritenuta necessaria dal papa dopo il fallimento della quarta.
La promessa di condurre una crociata contro i Turchi fu rinnovata per la seconda volta da Federico II in occasione della sua incoronazione ad Imperatore nel 1220. Sotto la pressione del nuovo pontefice Gregorio IX, nel 1227 Federico si imbarcò a Brindisi, con una flotta che avrebbe dovuto combattere contro i musulmani; ma dopo solo poche settimane l'imperatore ritornò in patria a causa di una pestilenza scoppiata a bordo, fra le truppe. Colpito dalla scomunica papale per non aver mantenuto i propri impegni, Federico II decise di partire nuovamente l'anno successivo per un'ennesima crociata.
In realtà questa nuova spedizione fu assolutamente anomala, in quanto venne combattuta più con la dialettica politica che con le armi.
Incontratosi con il sultano di Tunisi, Federico II ottenne di essere riconosciuto come re di Gerusalemme; ma ciò risultò solo fittizio e destinato a non avere alcuna efficacia (1229). Tornato in patria, nel 1230, con l'accordo di S. Germano Federico pose fine ai contrasti con il papato. Tuttavia, negli anni a seguire, Federico II fu colpito da scomunica altre due volte, per opera di Gregorio IX e del suo successore Innocenzo IV.
Nel 1231 Federico II promulgò le Costituzioni di Melfi, che prevedevano la realizzazione in Italia di uno Stato accentrato con una solida burocrazia composta da funzionari stipendiati, la sottomissione della feudalità e dei Comuni e la riorganizzazione del sistema tributario. Per meglio impostare la rinascita dei suoi possedimenti italiani, Federico II si servì dell'opera di politici e giuristi del calibro di Pier della Vigna, Taddeo da Sessa e Andrea da Isernia.
Nel frattempo in Germania il lio di Federico, Enrico VII, re dal 1228, si era ribellato al padre grazie all'appoggio dei ministeriales e delle città tedesche, a cui peraltro aveva dovuto concedere lo Statutum in favorem principum (1231) che prevedeva uguali diritti di sovranità territoriale a laici ed ecclesiastici. Tornato in patria, Federico II riaffermò la propria autorità e imprigionò il lio Enrico nelle Puglie; nel 1235, in occasione della tregua di Magonza, si riconciliò anche con i principi guelfi tedeschi e conferì ad Ottone, nipote di Enrico il Leone, il titolo di duca di Brunswick-Lunenburg. La riunificazione del trono di Germania con quello di Sicilia costò a Federico II la disapprovazione da parte di papa Gregorio IX. Il motivo di tale interferenza nella politica imperiale da parte del papato è abbastanza chiaro: Gregorio IX, come già Innocenzo III nel 1212, capì infatti che l'unificazione delle due corone comportava il completo accerchiamento dello Stato della Chiesa, sia a nord che a sud, da parte dei territori imperiali. Ma Federico II, pur di non perdere il titolo di re di Sicilia, entrò nuovamente in conflitto con la Chiesa. Il clero di Roma di conseguenza aderì ai movimenti comunali che, proprio in quel periodo, dopo la ricostituzione della Lega Lombarda nel 1226, si stavano coalizzando contro la supremazia imperiale. Tuttavia, nonostante il vigore e la determinazione della Lega Lombarda, Federico II, nel 1237, appoggiato da alcune città italiane e da Ezzelino III, signore della Marca di Treviso, vinse il primo scontro diretto con le forze comunali nella battaglia di Cortenuova, località fra Bergamo e Brescia. Nonostante questo primo insuccesso, i Comuni del nord Italia seppero riorganizzarsi e formarono un nuovo esercito capace di resistere alle truppe dell'Impero.
Il periodo di relativa pace seguito alla battaglia di Cortenuova, cessò nel 1245, allorché il nuovo papa Innocenzo IV, eletto due anni prima, dall'esilio francese di Lione dichiarò decaduto l'imperatore. Subito le forze comunali ripresero le ostilità ed inflissero una dura sconfitta all'esercito imperiale, dapprima al campo trincerato di Vittoria (1248) e poi nei pressi di Fossalta (località tra Modena e Bologna).
Nel corso di quest'ultima battaglia, il lio dell'imperatore, Enzo, cadde nelle mani dei nemici.
L'anno successivo, mentre Enzo moriva prigioniero a Bologna, anche Federico II perse la vita, a causa di un malore improvviso, a Ferentino di Puglia, senza essere riuscito a realizzare il suo desiderio di estendere effettivamente il suo potere su tutti gli Stati italiani.
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