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FORMAZIONE DI UN PERSONALE POLITICO IMPERIALISTA
Con lo sviluppo anche nella nostra area, a partire dalla
metà degli anni '50 (dopo il '57 con la massiccia penetrazione del
capitale multinazionale USA e con il contemporaneo sviluppo del nostro capitale
nazionale su scala internazionale), di una struttura economica multinazionale,
viene formandosi all'interno della borghesia una frazione di borghesia
imperialista.
Definiamo borghesia imperialista 'interna' quella frazione della
classe borghese integrata nel sistema imperialista mondiale, espressione del
capitale monopolistico multinazionale ed elemento trainante del processo di
ristrutturazione imperialista della nostra area economica e delle relative sovrastrutture
politiche e istituzionali.
Nello stesso periodo gli strumenti istituzionali sovranazionali (FMI, CEE,
NATO), mediante i quali la borghesia imperialista vuole imporre la sua
strategia globale, acquistano forza ed assumono un grado di potere tale da
subordinare e funzionalizzare a sé gli 'stati nazionali' che in
questo processo sono così costretti a ridefinirsi nelle loro strutture
interne.
Questi Stati, ristrutturandosi, si predispongono a svolgere due ruoli
fondamentali:
- Cinghia di trasmissione degli interessi economici-strategici globali
dell'imperialismo dominante;
- 'Normalizzazione dell'area', vale a dire organizzazione della
controrivoluzione preventiva al fine di annichilire ogni
'velleità' rivoluzionaria.
Naturalmente queste funzioni, negli anelli economicamente più deboli e
politicamente più instabili, diventano decisive e perciò vengono
portate avanti dalla borghesia imperialista 'interna' utilizzando le
pratiche e i modelli repressivi più avanzati già operanti negli
anelli più forti e sotto la supervisione dei centri del comando
sovranazionale.
'Lo Stato-nazione diventa cinghia di trasmissione del capitale
internazionale organizzato contro il popolo. Lo Stato-costituzionale borghese,
nel suo processo di evoluzione contraddittoria tra socializzazione della
produzione e concentrazione internazionale del capitale deve essere dissolto e
sostituito dallo Stato forte o dalla democrazia armata'. (Croissant)
Come tutti i processi storici anche questo cammina sulle gambe degli uomini.
L'emergere della borghesia imperialista 'interna' come frazione
dominante della borghesia, ha così un'altra conseguenza: l'affermarsi
nelle articolazioni vitali del potere di un personale
economico-politico-militare che è la più diretta espressione dei
suoi interessi.
Questa nuova burocrazia efficiente, intercambiabile, 'europea' non
viene più selezionata, qualificata dalle vecchie scuole di partito, ma
direttamente dai Centri di formazione quadri, dalle Fondazioni, dalle Fabbriche
dei cervelli predisposte allo scopo dalle grandi multinazionali.
Condizione imprescindibile della sua funzione è una presenza egemone
negli apparati di dominio che compongono lo Stato o che comunque articolano la
sua azione e cioè i fondamentali centri del potere: Governo, Banca d'Italia,
Confindustria, Mass-media Suo compito specifico è invece quello di
ricercare e rendere operanti le mediazioni più equilibrate, cioè
meno contraddittorie, tra gli interessi capitalistici dominanti e quelli
particolari dell'area.
Si capisce subito che l'affermarsi della borghesia imperialista e del suo
personale non è un processo lineare. Infatti questa nuova burocrazia
è tutt'ora in lotta per occupare i punti chiave dello Stato e
quand'è il caso, scalzare dalle posizioni strategiche quegli uomini che
esprimono interessi conflittuali e cioè propri delle altre frazioni
della borghesia.
Nella nostra area vediamo, ad esempio, come in questi anni si sia venuto
formando un personale politico strettamente legato ai circoli imperialistici,
il quale, pur concentrandosi in un partito (DC), è presente in modo
egemone in tutti gli altri partiti del cosiddetto 'arco
costituzionale' (certamente dal PSI al MSI) e tende a far valere la sua
presenza in tutti i fondamentali centri del potere.
Vediamo anche che la vittoria di questo personale e naturalmente della frazione
di borghesia che lo esprime, non è assolutamente un processo privo di
contraddizioni, ma una lotta micidiale tra squali borghesi.
L'affermazione degli interessi complessivi dell'imperialismo passa dunque per
una fase transitoria in cui le varie forze borghesi si scontrano e coesistono,
rappresentando un elemento interno della crisi dello Stato. E però,
questa crisi, che travaglia lo Stato, non spinge assolutamente verso la sua
disgregazione, bensì alla sua ristrutturazione: Questa tendenza
crisi-ristrutturazione, mostra che la contraddizione principale del movimento
rivoluzionario è quella che lo oppone immediatamente al sistema di
potere imperialista su scala mondiale.
Affrontare questa contraddizione significa quindi muoversi sul terreno della
guerra di classe di lunga durata.
Forza centrale e strategica della gestione imperialista dello Stato, in Italia,
è la Democrazia Cristiana. In questa chiave va letto il durissimo
scontro in corso al suo interno e il cosiddetto processo di
'rinnovamento'. La crisi di identità che la DC sta
attraversando, in modo particolare dal giugno '75, è determinata da due
processi concomitanti: la crisi-ristrutturazione della strategia mondiale degli
Stati imperialistici da un lato, e dall'altro la richiesta di potere del
proletariato italiano in vario modo espressa dalle sue componenti politiche sia
revisioniste che rivoluzionarie.
Nel quadro dell'unità strategica degli stati imperialisti le maggiori
potenze alla testa della catena gerarchica richiedono alla DC di funzionare da
polo politico nazionale della controrivoluzione, ma essa, così
com'è attualmente strutturata risulta in larga misura inadatta allo
scopo. Dunque si deve rinnovare e ciò vuol dire che deve ridefinirsi
chiaramente come filiale nazionale efficiente della più grande
multinazionale del crimine che l'umanità abbia mai conosciuto.
Solo da una DC ridefinita nel senso sopraindicato potrà venire la
riconversione dello Stato-nazione in anello efficiente della catena
imperialista e cioè potranno essere imposte le feroci politiche
economiche e le profonde trasformazioni istituzionali in funzione apertamente
repressiva, richieste dai partner della catena.
Il filo a piombo di tutta la complessa operazione è dunque la politica
estera degli USA, della RFT e dei fondamentali centri motori dell'imperialismo
(FMI, CEE, NATO ) nel senso che la politica 'interna' di cui la
DC deve farsi promotrice non può essere che una funzione diretta della
politica 'estera' di quei paesi e di quei centri.
Del resto non bisogna dimenticare che anche il Capitale è conscio del
carattere non più ciclico delle proprie contraddizioni; che il suo fine
è quello di sopravvivere all'interno di questa fase del suo sviluppo. Le
teorie sulla 'crescita zero' sono state scoperte dalla scienza
borghese ormai da qualche tempo. L'irrisolvibilità delle contraddizioni
nella sfera economica porta alla ricerca di una 'indipendenza'
dell'assetto politico-sociale tramite il potenziamento dell'apparato di dominio
che si conura come 'guerra preventiva' controrivoluzionaria. Vale
a dire: lo stato diviene 'soggetto della politica', come affermano i
comni della RAF. Ma, in questo non bisogna vedere il tentativo di annientare
le contraddizioni sociali secondo il meccanismo repressione-passaggio ad una
nuova fase di sviluppo, bensì il loro contenimento attraverso
l'annientamento di ogni progetto di ricomposizione del conflitto di classe su
un programma antagonista.
Nelle aspirazioni la legge dello sviluppo diseguale dovrebbe ridimensionare le
ripercussioni dell'intensità del conflitto sociale in certe aree della
catena imperialista (come l'Italia) con la riduzione del suo peso economico.
In questa prospettiva l'uso dei meccanismi deflattivi, se da un lato non porta
segni di ripresa, dall'altro dovrebbe servire a circoscrivere l'attacco alle
condizioni economico-sociali di una minor quota della popolazione, la meno
privilegiata.
Anche la lotta armata, in questo quadro, dovrebbe venire ghettizzata, confinata,
come fenomeno endemico, espressione spontanea dell'emarginazione, per esempio,
lotta che non veda, oltre gli apparati civili nazionali (produttivi,
amministrativi, partiticoistituzionali), quelli di guerra preventiva
imperialistica.
Dice Schmidt: 'Tra l'anarchia e la reazione c'è un ampio spazio per
qualcosa di ponderato' spiegando a proposito di Italia, Giappone, Germania
che 'in nessun posto del mondo libero, dopo gli anni '30 e '40, il logorio
della morale e dell'autorità è stato così grande come in questi
tre Paesi ci vuole molto tempo affinché questi valori possano ridiventare
credibili'.
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