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GIOVANNA D'ARCO E IL SUO TEMPO
La vita e l'attività di Giovanna D'Arco (1412 - 1431) sono racchiuse nell'ultima fase della guerra che vide opposte la Francia e l'Inghilterra (convenzionalmente considerata la guerra dei Cento Anni), le cui cause furono fondamentalmente dinastiche.
La storiografia ha dato enorme rilievo a questa guerra che si intreccia con episodi storici che caratterizzano 'la crisi del Trecento' destinata a perpetuarsi nel secolo successivo: la diffusione della peste nera (1348), la guerriglia contadina in Francia (jacquerie), il millenarismo - apocalittico rivoluzionario dei contadini inglesi, sostenuti dal predicatore John Ball, la lotta tra armagnacchi e borgognoni, la cattività avignonese (1308 - 1378) e lo Scisma d'Occidente (1378 - 1417).
Giovanna D'Arco nacque nel villaggio di Domrémy -oggi Domremy la Pucelle nei Vosgi -(riva sinistra della Mosa) che faceva parte della contea di Bar. Nel mondo frazionato di allora anche un piccolo villaggio come Domrémy era diviso in due: metà apparteneva al duca Renato D'Angiò e metà al re francese. Borgognoni erano gli abitanti del vicino paese di Maxey, mentre dall'altra parte del fiume abitavano i 'fideles' del duca di Lorena, vassallo dell'imperatore romano-germanico Come per gli altri villaggi francesi, Domrémy era preda delle scorrerie e delle devastazioni di truppe mercenarie che saccheggiavano i raccolti dei contadini. Tutto contribuiva a rendere precaria la vita di quel tempo, compresi i frequenti tradimenti di masnadieri come quello di Robert de Laarbrück, che nel 1424 passava dalla parte dei Borgognoni (alleati degli Inglesi), seminando il terrore nella regione della Lorena.
Queste efferatezze e crudeltà sono state descritte da Huizinga come caratteristiche dei 'toni crudi della vita' presenti nel tardo Medio Evo.
'Un bisogno di vendetta . deve avere completamente dominato lo spirito. E che cosa avrebbe potuto il popolo comprendere nella politica dei suoi principi meglio di questi semplici e primitivi motivi di odio e di vendetta? . Il tardo Medio Evo è l'età delle grandi lotte di parte.' (Huizinga 'L'autunno del Medio Evo' - Sansoni 1966)
Quando nel 1422 morirono Enrico V e Carlo VI, le sorti della guerra avevano diviso la Francia in tre blocchi (le tre France). Il Nord e l' Ovest del paese erano in mano inglese e governati dal reggente duca di Bedford, zio del piccolo Enrico VI. Ad Est il ducato di Borgogna governato da Filippo 'il Buono', alleato degli Inglesi. A Sud della Loira il dominio del delfino Carlo.
Giovanna D'Arco aveva l'età di dieci anni e la sua vita si snodava nelle forme usuali delle ragazze di camna di quel tempo: i lavori casalinghi (filare, cucire) si alternavano a quelli più impegnativi, come sorvegliare il gregge e custodire la mandria comunale. All'educazione religiosa provvide la madre Isabella, la quale, con molto fervore, riuscì, attraverso anche 'esempi' edificanti, come il racconto delle storie di S. Margherita di Antiochia e S. Caterina di Alessandria (tra le sante più venerate a quell'epoca), a legare nell'animo di Giovanna il sentimento religioso con i valori civili.
La ragazza, dimostrando un precoce interesse verso gli eventi politici di allora, li leggeva in chiave religiosa, come espressione dell'eterna lotta tra bene e male: il re, sottoposto come Cristo ad un ingiusto calvario, gli Inglesi e i loro alleati borgognoni con le sembianze del diavolo. Verso il 1425, Giovanna cominciò ad avere 'visioni', ed udire delle voci da lei attribuite a S. Margherita, a S. Caterina e all'arcangelo Michele, il cui santuario di Mont -Saint Michel, tra Bretagna e Normandia era un territorio fedele al delfino in piena regione controllata dagli Inglesi, e appariva il grande protettore del regno di Francia, avversario del guerriero celeste S. Giorgio, patrono dell'Inghilterra.
Le voci che parlavano a Giovanna insistevano sulla necessità di adempiere la volontà di Dio, che imponeva la liberazione del suolo di Francia dalla presenza degli invasori . Forte di questa ispirazione, Giovanna nel 1429 arrivò alla fortezza di Vaucouleurs, situata sulla Mosa a pochi chilometri più a Nord di Domrémy. Riuscì a suggestionare il comandante della fortezza, il capitano di Robert de Bandicourt, annunciando la sua missione divina: salvare la Francia dagli invasori inglesi ed incoronare il delfino. Fu assegnata una piccola scorta in comnia della quale Giovanna doveva raggiungere, percorrendo all'incirca cento chilometri a cavallo, Chinon, sulla riva sinistra della Loira, dove risiedeva il delfino.
Il 29 febbraio incontrò a Chinon Carlo VII, il quale, malgrado fosse turbato dalla personalità di Giovanna, incerto e sospettoso, la sottopose all'esame dei teologi dell'università di Poitiers. Questi ultimi si convinsero che la risolutezza di Giovanna, ' . in nome di Dio, gli uomini d'arme si batteranno e Dio darà loro la vittoria . ' era un segno del favore divino a lei concesso. Da allora Giovanna D'Arco sarebbe stata chiamata dai suoi seguaci 'Pucelle' (la Pulzella, la Vergine). La volontà di Dio parve concretizzarsi nell'assedio di Orléans, città sulla destra della Loira che gli inglesi avevano assediato. La Pulzella fece il suo ingresso avanzando su un grande cavallo bianco, chiusa in una risplendente armatura, seguita dal Bastardo d'Orléans (lio illegittimo del fratello di Carlo VI, Luigi d'Orléans) e da un leggendario capo militare, il guascone Etienne de Vignolles. Guidò con grande energia - fu ferita da un colpo di freccia - l'attacco contro le fortezze che gli Inglesi avevano eretto a guardia della città. Orléans fu liberata, le fortezze nemiche smantellate, gli Inglesi costretti a ripiegare. A questa prima manifestazione della giustizia immanente seguì un altro 'giudizio divino': il 17 luglio a Reims Carlo VII ricevette l'unzione della consacrazione, garanzia e specchio della sua legittimità. Giovanna potè così cessare di chiamarlo Delfino: 'Re gentile, ecco ora attuato il desiderio che voleva che io facessi togliere l'assedio a Orléans e che vi conducessi a ricevere, in questa città di Reims, la vostra santa consacrazione, a dimostrazione che voi siete vero re, quello cui deve appartenere il reame di Francia'. (Citato in Duby 'Storia della Francia' -Bompiani).
Sul finire del maggio del 1430, impegnata in operazioni belliche presso Compiegne, dove si resisteva al duca di Borgogna, fu catturata dal Bastardo di Wandomme, luogotenente di Jean de Luxembourg, che era vassallo fedele del duca di Borbogna. Carlo VII non fece nulla per liberarla e così la Pulzella, abbandonata, fu trasferita per sei mesi in diverse prigioni, prima di essere venduta agli Inglesi e processata come eretica a Rouen da giudici - inquisitori legati al partito anglo - borgognone-, con lo scopo di colpire irrimediabilmente la credibilità e la rispettabilità di Carlo VII. Gli sforzi compiuti dagli avversari per dimostrare, mediante le procedure dell'Inquisizione, che Giovanna era una strega che si serviva di poteri diabolici, testimoniano della profonda incidenza della sua missione.
Fu condotta al rogo mercoledì 30 maggio 1430 sulla piazza del Vieux Marché e le fu concesso di avere vicino fino agli ultimi istanti una croce astiale. Avvolta dalle fiamme, gridò più volte ad altissima voce il nome di Gesù.
La leggenda vuole che il cuore, non intaccato dalle fiamme, sia stato gettato nella Senna assieme alle ceneri delle ossa, per impedire ai ricercatori di reliquie di impadronirsene.
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