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G.W.F Hegel - concezione della guerra

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G.W.F Hegel - concezione della guerra La filosofia di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, nato a Stoccarda nel 1770 e morto a Berlino nel 1831, nasce e trae alimento dall'ispirazione, condivisa con il movimento romantico, a veder sanate le contraddizioni che lacerano la vita e la cultura del tempo. Il filosofo è sollecitato a ricercare le basi per una 'riconciliazione' tra soggetto e oggetto, tra sensibilità e razionalità, tra individuo e società, tra finito e infinito: termini che invece la cultura moderna e illuministica ha separato e contrapposto.
-Concezione della guerra - "Diritto statale esterno":
L'Eticità, terzo momento della svolgimento triadico dello spirito oggettivo, si articola al suo interno in: famiglia, società civile e Stato. Quest'ultimo si articola a suo volta in diritto statale interno, diritto statale esterno e concezione della storia. E' proprio nel secondo momento di questa tripartizione, quello cioè che concerne le relazioni tra Stati, che si individua la posizione di Hegel nei confronti della guerra. Qui vien meno la solidarietà etica che contrassegna al suo interno l'organismo politico e ritornano alcune caratteristiche della società civile: gli Stati stabiliscono tra loro rapporti che posso ricordare quelli che intercorrono tra gli individui atomizzati. Tuttavia, a giudizio di Hegel, lo Stato a differenza dell'individuo è autosufficiente, e il rapporto fra Stati ha come principio fondamentale la sovranità di ciascuno: essi stanno tra loro come gli uomini nello stato di natura, senza che i loro rapporti giuridici siano sanciti da altro che dalla loro volontà particolare. Non vi è dunque in realtà una volontà universale che istituisca il diritto internazionale. L'assenza di una volontà generale superiore alle volontà particolari dei singoli stati porta Hegel a prendere le distanze dall'idea kantiana della "pace perpetua" garantita da un ordinamento cosmopolitico, da un potere 'federale' da tutti riconosciuto e dunque in grado di risolvere le controversie e di evitare i conflitti. Questo tipo di ordinamento, privo di qualsiasi fondamento etico in quanto non rappresenta l'espressione di una volontà generale, si reggerebbe infatti solo sulla concordia tra gli stati, sul convergere precario di volontà particolari. Hegel ritiene dunque inevitabile e legittimo il ricorso alla guerra per risolvere le controversie tra stati quando venga meno l'accordo tra loro. "Non c'è alcun pretore, al massimo arbitri o mediatori tra stati, e anche questi soltanto in modo accidentale, cioè secondo volontà particolari. La concezione kantiana di pace perpetua, grazie a una federazione di stati, alla quale appianasse ogni controversia, e come un potere riconosciuto da ciascun singolo stato componesse ogni discordia, e con ciò rendesse impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la concordia fra gli stati, la quale riposerebbe su fondamenti e riguardi morali, religiosi o quali siano, in genere sempre su volontà sovrane particolari, e grazie a ciò rimarrebbe affetta da accidentalità."







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