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Genova
GENOVA INTORNO ALL'ANNO MILLE: LA NASCITA DELLE COMPAGNE
Con la sicurezza delle
camne si ebbe un aumento della popolazione e una richiesta maggiore di
terre, soddisfatta con cessioni enfiteutiche e livellarie. Ci fu una maggiore
produzione e commercio dei prodotti con la conseguente nascita di un'economia
monetaria, giocoforza, cittadina.
nel 945, fu costituita una
comunità che diventerà importantissima nei secoli a seguire: la
'Comna'. L'ideatore di questa associazione fu il Vescovo Teodolfo,
che pensò di dividere i cittadini in due categorie: gli
'habitatores', cioè i nullatenenti che si dovevano occupare
della guardia della città, e i 'boni homines', cioè
quelle persone abbienti che versando una quota annuale partecipavano alla
costruzione della flotta militare. Il Vescovo preparò un vero e proprio
statuto che presentò al Re Berengario, che lo accettò. Il Vescovo
impose ai 'boni homines', che volevano avviare una qualsiasi
attività, di iscriversi alla 'Comna', pena l'esilio.la
Comna era un consorzio commerciale privato in accomandita semplice, giurato
da coloro che avevano medesimi interessi economici. In origine si costituivano
solo per una determinata impresa economica o more piratico al termine della
quale la Comna si scioglieva ma poi divennero a tempo determinato e infine
permanenti.
L'appartenenza non era al principio un obbligo ed allo scadere poteva anche non
essere rinnovata.
Unici requisiti per entrare nella
Comna era l'essere 'cittadino' cioè risiedere a Genova e il
vivere secondo consuetudine
GENOVA TRA L'ANNO 1000 ED IL 1100
Pisa e
Genova fecero alcune spedizioni in terra d'Africa volte a debellare la piaga
della pirateria saracena,
acquistarono così il predominio
del Mediterraneo. Nel 1070 i Pisani occupano parte della Corsica già
dominio genovese dando origine ad un ininterrotto stato di tensione che
durerà anni.
GENOVA E LA PRIMA CROCIATA
Agli albori del secondo millenio, per i ricchi europei, cristiani cattolici, il
massimo delle aspirazioni era raggiungere la Terra Santa, profanata dai
fanatici seguaci di Maometto. Nessun porto, allora, era più indicato di
quello genovese per organizzare viaggi verso quei lidi. Genova e Pisa si
allearono per combattere la minaccia islamica e in un'epica battaglia, nei pressi
di Luni, annientarono la flotta islamica.
Qualche
anno prima del 1100, Genova era una città molto povera, che riusciva a
stento a mantenere i suoi traffici marittimi e con la popolazione ai limiti
della sopravvivenza. Ma le sorti di Genova cominciano ad essere meno grame:
è l'inizio di 'Genova nei secoli d'oro'.
Nel 1095 Urbano II bandì una Crociata per liberare la Terrasanta dai
Turchi.
Erano
arrivati due Vescovi francesi, inviati dal Papa Urbano II, che chiedevano
l'aiuto, con l'invio di viveri e volontari, per l'armata dei crociati che
versava in gravi difficoltà in Terra Santa. Si riuscì in poco
tempo ad organizzare la prima spedizione e i Vescovi tornarono in Francia,
dando appuntamento ai genovesi al porto di San Simeone, vicino ad Antiochia.
Quando tutto fu preparato, il 24 Luglio
1097, la flotta salpò verso la Terra Santa. La nave ammiraglia era
comandata da Guglielmo Embriaco.
L'esercito crociato prese Nicea il 21 ottobre 1097, e poi Antiocheta, Tasso e
Mamistra. Baldovino, Conte di Fiandra, prese Edessa e si stanziò in quei
territori. I crociati restanti proseguirono fino ad Antiochia che fu assediata
in ottobre.
i genovesi arrivarono nel porto di San
Simeone, nel Novembre del 1097. Qui furono festeggiati dal contingente rimasto
sulla costa e, subito, furono inviati dei messaggeri per informare le truppe
crociate che stavano assediando Antiochia. Questi saputa la notizia dell'arrivo
dei viveri abbandonarono gli accampamenti e, di conseguenza, l'assedio, per
raggiungere la nave genovese. Molti turchi riuscirono a fuggire da Antiochia,
nascondendosi nella città di Solino. L'Embriaco per agevolare il
trasporto dei viveri verso Antiochia, dispose una colonna di 600 uomini che
dovevano portare i sacchetti con gli alimenti. Purtroppo, per giungere ad
Antiochia, dovevano passare da Solino, dove furono attaccati dai turchi e
barbarmente massacrati.
Quando la notizia giunse nel porto dove la flotta genovese aveva attraccato, i
comni dei martiri partirono inferociti verso la città dove era
avvenuto l'agguato. i genovesi trucidarono selvaggiamente tutti i turchi. Un
mese dopo i Genovesi sbarcarono ed espugnarono S. Simeone. raggiunsero ed
espugnarono Antiochia il 3 giugno 1098. Una controffensiva chiuse i crociati
nella città appena espugnata. i crociati rinvennero la lancia che
trafisse Gesù e sconfissero e cacciarono i mussulmani.
Questa conquista rappresenta il primo
passo verso la rete coloniale alla genovese.
GENOVA E LA SECONDA E TERZA CROCIATA
la ura più
importante tra i genovesi dell'epoca era Guglielmo Embriaco, console del
'Castrum'. Fu lui a promuovere le prime spedizioni in Terra Santa a
sostegno dei Crociati e, grazie alle sue conoscenze permise alla città
di Genova di divenire la prima potenza commerciale nel Mediterraneo.
Siccome, si stavano progettando altre spedizioni in Terra Santa, l'Embriaco,
dimostrando, anche le sue grandi capacità diplomatiche e persuasive,
riuscì a convincere anche i cittadini rivieraschi ad offrirsi volontari
per queste avventure. Gerusalemme fu espugnata il 15 luglio.
Una terza spedizione in
Terra Santa vede ancora protagonista Guglielmo Embriaco che si reca a Laodicea
(1101). Terminato il pellegrinaggio a Gerusalemme, partecipa alla conquista di
Tiro e successivamente di Cesarea.
I genovesi sono protagonisti delle prime crociate, e per tale motivo molto
spesso ricompensati con piccole colonie non solo a Cesarea ma anche a: Tortosa
(Siria), Tripoli (Libano), Acri, Gebelet, Beirut. Questi eventi portano Genova
ad essere di fatto autogovernata. La nascita della rete coloniale incrementa il
commercio e spinge i genovesi all'evoluzione di nuove forme creditizie e
assicurative.
Genova si espande nel nord del Tirreno.
Il controllo del levante ligure è una necessittà primaria per
poter realizzare una zona sicura tra Genova e la rivale Pisa.
Le colonie genovesi In sostanza erano un punto
d'appoggio per i mercanti, che operavano in forma privata, durante la
navigazione o al termine di una via carovaniera.
All'interno si viveva come in patria, si parlava la stessa lingua e un
magistrato (Console o Visconte), inviato dalla madrepatria, tutelava i diritti
e i privilegi dei coloni di fronte all'autorità locale.
L'elezione di Papa Innocenzo II e la
contrapposta elezione dell'antipapa Anacleto II, dividono le nazioni cristiane.
Il Papa viene appoggiato da Lotario, dagli stati francesi, da Pisa e da Genova.
Proprio il pontefice riesce a riappacificare le due città. L'antipapa
gode dell'aiuto degli stati del centro nord italiano e dei Normanni siciliani.
Il 20 maggio 1133 un'operazione bellica congiunta Lotario-pisano-genovese
insedia a Roma Innocenzo II come unico Pontefice.
GENOVA ED IL "BARBAROSSA"
L'importanza di Genova
non passa inosservata a Federico Barbarossa che mira a realizzare una
coalizione assieme a Genova e Pisa con l'intento di affrontare i comuni
italiani, il Papa e conquistare la Sicilia. La conseguenza della richiesta
imperiale divide l'oligarchia genovese.
Le famiglie genovesi hanno cospicui interessi in Sicilia ma si contrappongono
con due ipotesi politiche opposte. La prima prevede una crescita degli
interessi economici genovesi in una Sicilia imperiale grazie ai privilegi
promessi dal Barbarossa. La seconda pensa che la situazione non possa
migliorare oltre grazie ai buoni rapporti con i Normanni. La linea politica
adottata è la trattativa infinita per non essere costretti a schierarsi
apertamente.
Sembra che, in un colloquio segreto, il
Barbarossa promise ai genovesi il monopolio del commercio siciliano, in cambio
dell'aiuto della flotta per conquistare l'isola, poiché Guglielmo, il Re
normanno, rifiutava di sottomettersi. Tornati a Genova, gli ambasciatori
riferirono ciò ai Consoli, i quali accettarono con entusiasmo la
proposta del Barbarossa, considerando anche i guai che sarebbero sorti, se
questa proposta fosse stata fatta ai pisani. Subito dopo Barbarossa distrusse
Asti e Chieti (che non avevano giurato fedeltà); assediò per 9
settimane Tortona e la distrusse a metà di aprile 1155 piegando le
riottose città lombarde al suo volere. Il 24 aprile fu incoronato a
Pavia Re d'Italia.
Considerando la condotta del Barbarossa nei confronti delle altre città,
nonostante le assicurazioni ricevute l'anno precedente, i Consoli del 1155
riscattarono tutte le rendite del Comune che erano impegnate, ricostituirono la
flotta e cintarono nel giro di 55 giorni la città da Porta Nuova di S.
Fede a Porta di S. Andrea utilizzando anche parti delle navi per rendere
l'opera più sicura.
Ma cosa c'era in Sicilia di così prezioso? C'erano le saline e per i
pisani il traffico del sale dava un introito di circa il venti per cento alle
casse della città toscana. Per questo motivo Amalfi era stata distrutta
dai pisani. A quel tempo il sale valeva quanto l'oro.
nel 1194 i genovesi cacciarono i pisani
dalla Sicilia.
Genova ottenne, dall'Imperatore d'Oriente Emanuele Porfirogenito Comneno un
approdo ed un quartiere a Costantinopoli: l'embolo di S. Croce, un dono annuo
per il Comune e l'Arcivescovo nonché la riduzione del dazio dal 10% al 4%. In
cambio s'impegnarono a non partecipare ad imprese ostili all'impero d'Oriente.
Si aprivano per la città enormi sbocchi commerciali con l'Impero
bizantino, senza neanche bisogno di fare guerre.
Nel 1156, nonostante gli accordi che avevano con il Barbarossa, Guglielmo Vento
e Ansaldo Doria stipularono un accordo con Guglielmo I, Re di Sicilia,
ottenendo l'esenzione dai dazi e l'esclusione dei mercanti francesi e
provenzali dall'isola, scalo obbligatorio verso la Terrasanta. Al loro ritorno a
Genova, come da accordi, l'impegno fu giurato da 300 cittadini. Nel 1157 si
proseguì la costruzione delle mura iniziate nel 1155. Federico
Barbarossa nel giugno 1158 espugnò Milano appoggiato da Como, Cremona,
Lodi e Pavia. I Genovesi chiamarono alle armi la popolazione ed allertarono i
castelli sugli Appennini. Barbarossa che era giunto al castello di Bosco con
tutto il suo esercito, incontrò il Console Ido Gontardo. Accordò
la protezione imperiale fino al 24 giugno.
Successivamente Federico Barbarossa pone gravose richieste quali:
sottomissione, ostaggi e tributi. Genova rifiuta le imposizioni e inizia la
fortificazione della città con le note mura del Barbarossa. Federico
Barbarossa accordò a Pisa enormi compensi futuri: completa esenzione
dalle imposte nel regno, la città di Trapani, di Mazzara, metà
delle città di Napoli, Salerno, Palermo e Messina nonché l'aiuto ad
espugnare Portovenere in cambio della promessa di aiuto contro il regno
Normanno di Sicilia.I Consoli genovesi Guglielmo Boirone e Grimaldo e sette
cittadini illustri giunsero a Pavia per confermare fedeltà all'impero e
la disponibilità alla prossima impresa di Sicilia, in modo da evitare
che possibili benefici finissero solo in mano pisana. l'Imperatore
convocò i consoli genovesi nel castello di Bosco Marengo, per
ricordargli l'antica alleanza e, soprattutto, l'indipendenza che Genova aveva
mantenuto in tutti quegli anni grazie alle donazioni dei suoi predecessori.
Pisa, vista l'indecisone dei consoli genovesi era riuscita a conquistare la Sicilia
per Federico, ottenendo la stessa indipendenza e gli stessi vantaggi di Genova.
La tiepida tregua tra le due
città di mare, da quel momento, terminò.
Il Barbarossa tornò ancora in Italia per fronteggiare la "lega
lombarda".
Nel 1174 Barbarossa entrò con un
forte esercito in Italia ed assediò Alessandria per 6 mesi. Genova era
impegnata con Pisa e rimase neutrale.
Il 16 aprile fecero una tregua con l'impero. Il 29 maggio 1176 l'Imperatore
venne sconfitto nella piana di Legnano e nel maggio 1177 firmò la pace a
Venezia.
GENOVA TRA L'ANNO 1200 ED IL 1300: LE GUERRE CON PISA E VENEZIA
Con la successione (1200)
di Ottone VI, Genova vede finalmente mantenere le promesse mancate
dell'Imperatore Enrico VI. Siracusa passa da Pisa a Genova. Pisa non accetta la
nuova situazione ed occupa la città contesa. La risposta genovese giunge
nel 1204 con la liberazione di Siracusa e la cessione in feudo a Alamanno della
Costa. I pisani ritornano all'offensiva assediando la città nel 1205. Le
forza congiunte genovesi e del Pescatore scongono i pisani e ne catturano le
navi. La guerra dilaga e Genova si trova a dover affrontare un notevole numero
di avversari su più fronti contemporaneamente.
Nel 1218 Guglielmo Embriaco 'il Negro' e Lanfranco Rosso concordano
in Francia le condizioni di imbarco per una nuova Crociata. Segue un periodo di
guerre contro i Mori di Sna e del Marocco.
fu la battaglia della Meloria il punto
decisivo a favore dei genovesi nella guerra con Pisa, anche se ancora per molti
anni si continuò a guerreggiare nelle acque del Mediterraneo. La pace
venne firmata nel 1288, con condizioni durissime per Pisa. La città
toscana doveva rinunciare alla Corsica, ai possedimenti in Sardegna, alla
colonia di San Giovanni d'Acri e inoltre dovevano versare un'indennità
enorme per la quale venne ceduta in garanzia l'isola d'Elba. I pisani
però non tennero fede agli impegni presi e decretarono la loro fine
obbligando i genovesi ad attaccare la loro città nel 1290. I genovesi
via mare arrivarono a Porto Pisano, mentre i loro alleati lucchesi arrivavano
via terra: per Pisa fu una tragedia.
Dopo la schiacciante vittoria contro Pisa, rimaneva solo Venezia a contrastare
la potenza genovese nel Mediterraneo. Tra Genova e Venezia esisteva una vecchia
tregua stipulata nel 1270, ma a partire dal 1291 i rapporti tra le due
città marinare cominciarono a non essere più molto buoni. Le
ostilità cominciarono comunque due anni dopo, quando sette navi di
mercanti genovesi si scontrarono con quattro galee veneziane. Immediatamente da
Genova partirono degli ambasciatori per risolvere per vie diplomatiche la
questione, ma non fu possibile trovare un accordo e, di conseguenza,
cominciò il conflitto.
Iniziarono così le corse agli armamenti e le battaglie navali
continuarono a ritmo frenetico. La vittoria fu di Genova. Venezia, a differenza
di quello che aveva fatto Pisa, riprese ad armarsi diventando ancora più
agguerrita, visto che era riuscita anche ad allearsi con i guelfi genovesi
insediatisi a Monaco. Ci volle l'intervento di Bonifacio VIII per imporre la
pace, che venne firmata a Milano nel Maggio del 1299.
La pace con Venezia non servì molto ai genovesi, visto che le lotte
interne divennero sempre più accese, infatti gli scontri tra guelfi e
ghibellini furono sempre più frequenti e sanguinosi.
A Genova le maggiori famiglie erano
ghibelline, mentre quelle guelfe, pur in numero minore, non erano meno
combattive.
l'attacco più celebre è
quello avvenuto il 18 Giugno 1318, che rischiò di distruggere quello che
ancor oggi è il simbolo della città di Genova: la Lanterna.
Alcuni guelfi si erano asseragliati all'interno dell'alto faro e da lì
colpivano i nemici ghibellini che li assediavano. Erano già due mesi che
la situazione non si sbloccava, allora i ghibellini presero una drastica
decisione: far crollare tutto quanto. I difensori capirono che la resistenza
diventava impossibile: era il 18 giugno quando, avuta garanzia
d'incolumità, lasciarono la Lanterna e raggiunsero la città; ma i
loro guai maggiori cominciarono proprio allora: infatti i ghibellini non
mantennero la promessa e uccisero crudelmente i guelfi.
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