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La civiltà azteca si stanziò nel territorio che oggi forma il Messico. La conurazione morfologica del paese tocca tutti gli estremi: dalle distese vulcaniche alle alte mesatas dall'atmosfera rarefatta, dall'aridità dei deserti alla ricchezza delle vegetazioni tropicali lussureggianti. Per tale aspetto questa terra ha provocato nell'uomo sentimenti che vanno dalla disperazione all'amore.
LA STORIA
LE CIVILTA' PRE-AZTECHE
Prima dell'arrivo del popolo azteco, nell'altopiano centrale del Messico erano sorte, sviluppate e sse molte civiltà. Tra tutte si può ricordare quella della città di Tula, divenuta poi un mito per le popolazioni successive. Ai Toltechi, i suoi abitanti, verranno attribuite moltissime invenzioni fra cui: la pittura, l'affresco, la scultura, la scrittura, lo sviluppo delle tecniche architettoniche e la preparazione delle composizioni di piume di cui usavano adornarsi.
Inoltre sono i promotori di una civiltà molto raffinata basata sull'artigianato e la tecnica.
Verso la metà del XII secolo, i Toltechi migrano e si disperdono; della grande Tula rimarranno solo le imponenti rovine, che si ergono a circa 90 Km da Città del Messico.
IL GRANDE IMPERO AZTECO
v Le origini
Verso la metà del XIII secolo, nella Valle di Messico penetra un nuovo popolo: gli Aztechi. Gli storici ipotizzano che gli Aztechi provengano dal leggendario Chicomoztoc ("le sette caverne"), sito che allude alle loro abitudini cavernicole. Per loro tale luogo simboleggia la terra madre e le steppe del nord dove hanno vagato a lungo.
In un primo momento la tribù avrebbe lasciato la misteriosa città di Aztlan ("luogo bianco") per giungere nella Valle del Messico. Si stabiliscono per un certo tempo in riva al lago di Texcoco, ma, a causa dell'ostilità di una popolazione vicina, sono costretti a rifugiarsi a sud dello stesso lago. Vengono cacciati anche da questo territorio e si trasferiscono su un isolotto dove fondano Tenochtitlan.
Per una trentina di anni vivono in modo autonomo, intenti alla costruzione della città e alla creazione di isolotti artificiali dove coltivano il necessario. La mancanza di materie prime li spinge, però, ad avere rapporti con il mondo esterno. Iniziano ad inserirsi, a poco a poco nella rete di alleanze che unisce le potenze della Valle. All'inizio del XV secolo le città di Tenochtitlan, Texcoco e Tlacopan formano una "Triplice Alleanza" atta a prendere il sopravvento sulle varie signorie e città stato presenti su quel territorio.
v Il grande impero
Nel 1440 sale al potere di Tenochtitlan Montezuma I. Il suo regno inizia con una serie di disastri naturali: carestie, invasioni di cavallette, inondazioni e gelate. Dopo il tragico inizio gli eserciti di Montezuma I invadono le regioni orientali del Golfo de Messico e poi quelle che si estendono al di là dei vulcani. Lo scopo di tali conquiste è sottomettere il più gran numero di città a cui far are onerosi tributi.
Le enormi distanze che intercorrono fra i margini dell'impero e le rudimentali vie di comunicazione compromettono l'unità, per cui molte province, alla morte di Montezuma I, si ribellano, ma i successori dell'imperatore, pur mediocri, riescono a sedare tali insurrezioni. Riescono, inoltre, a raggiungere e conquistare la provincia di Oaxaca che occupa le rive del Pacifico.
Nel 1502 ha inizio il regno di Montezuma II. Nella politica interna egli rende il sistema di governo più assolutistico, in cui i privilegi di casta sono preponderanti. Nella politica estera dedica quasi tutte le sue energie alla sottomissione e al controllo delle sacche di resistenza. Infatti, nella rete delle città e dei popoli tributari ell'"Alleanza", le spedizioni di conquista o punitive dei suoi predecessori hanno lasciato numerosi vuoti, e talvolta intere regioni immuni al tributo. Organizza, quindi delle spedizioni verso il sud, verso il Pacifico e verso il nord. Durante il suo regno Tenochtitlan risuscita la grandezza della leggendaria Tula.
LA CONQUISTA SPAGNOLA
v L'urto fra due mondi
Nel primo decennio del XVI secolo gli Aztechi incontrano per la prima volta una spedizione di Snoli, che aveva lasciato Cuba nel 1519 comandata da Hernan Cortes. Montezuma crede che siano dei messaggeri degli dei e gli manda in dono viveri, gioielli, piume e sacrifici umani. Poco dopo cambia idea e decide di attaccarli, scatenando i migliori stregoni dell'impero. L'avanzata snola non si arresta e Montezuma non sa se accogliere sontuosamente i nuovi venuti o tentare di cacciarli. Gli Snoli trovano, però, aiuto e ospitalità nelle varie città stato ostili alla Triplice alleanza. Il primo incontro tra Montezuma e Cortes avviene a Tenochtitlan con grande sfarzo e reciproco omaggio. Si assiste alle danze rituali per la festa di Huitzilopochtli a cui è presente tutta la nobiltà azteca. Con questa occasione i conquistadores riescono a radunare e a uccidere 10000 rappresentanti dell'illustre nobiltà. Lo stesso Montezuma è fatto prigioniero e muore in circostanze misteriose. Allora gli Aztechi decidono di opporsi agli Snoli, che erano riusciti a fuggire e a coalizzare le città ostili. Grazie a questo aiuto assediano la capitale che cade il 13 agosto 1521. Con tale vittoria la civiltà azeca è sconfitta. L'anno dopo Cortes riceverà l'incarico di governatore della Nuova Sna.
v La dominazione snola
Cortes impone l'assoggettamento alla corona snola ed esige la conversione degli indios alla religione cristiana, abolendo i sacrifici umani e favorendo l'arrivo nel1525 di un gruppo di francescani. Viene abolita la poligamia e migliaia di mogli di secondo rango vengono gettate sulla strada assieme ai li, bastardi senza nome né futuro. Parte della nobiltà si oppone a tale sopravvento e viene fatta sire a poco a poco; un'altra parte sceglie la via della collaborazione. Riescono quindi ad ottenere il titolo di "cacicco" o le funzioni di governatore a lei riservate dal regime snolo e si ritrovano a capo di popolazioni locali raggruppate in comunità che dopo il 1530 vengono dotate di istituzioni ricalcate su quelle iberiche.
Per tutto il XVI secolo, le masse indie sono colpite in modo irreparabile, non solo dalla conquista, ma anche dalle epidemie importate dagli Snoli, che decimano la popolazione in modo molto grave e i superstiti cercano rifugio nell'alcol, lasciandosi staccare dalle loro radici. Da questo momento se la civiltà azteca lasciando posto ad una massa di sbandati senza più radici e facilmente dominabili dagli Snoli.
ECONOMIA
L'economia azteca era fondata sul clan che era l'unità di base del sistema ed era un gruppo di case appartenenti a più famiglie. Il gruppo possedeva alcune terre che erano condotte comunitariamente e nessuno poteva avanzare diritti sulla terra che lavorava. Quando non c'era abbastanza spazio per coltivare si costruivano i chinampas: giardini galleggianti costituiti da grossi cesti di canne intrecciate, riempiti di terra e ancorati nell'acqua poco profonda. Alla base dell'agricoltura stava il "milpa" ossia il campo di grano dove lavoravano uomini e donne. Non si coltivava solo questo cereale, ma anche zucche, legumi, pomodori, peperoni, ananas e avocado.
Le donne inoltre erano brave tessitrici: raccoglievano le fibre, le preparavano, le filavano, le tinteggiavano e le tessevano per preparare mantelli, gonne lunghe e larghi calzoni, di cui gli Aztechi usavano vestirsi.
Quelli che non lavoravano nei campi erano coloro che si dedicavano ai commerci o alla produzione di gioielli. I primi formavano la corporazione dei "viaggiatori commercianti" e godevano di speciali agevolazioni: non avano le tasse e non erano soggetti alle leggi e ai tribunali ordinari. A Tenochtitlan si rifornivano di diversi prodotti come tela di cotone, vestiti di pelliccia di coniglio, specchi di ossidiana e di rame, erbe medicinali, cosmetici e soprattutto sale, per poi partire in lunghi viaggi attraverso l'impero e le regioni circostanti. Là avrebbero trovato cotone, piume, pietre preziose, cioccolato e gomma.
Gli orefici erano riuniti in una corporazione, lavoravano al servizio del sovrano e dei suoi dignitari e, quindi, erano esenti dalle tasse. Gli intagliatori di pietre erano molto numerosi e anch'essi al servizio del sovrano. Lavoravano soprattutto la giada, il cristallo, il turchese, l'ossidiana e lo smeraldo.
Il capo supremo degli Aztechi aveva il titolo di "colui che parla" e veniva regolarmente eletto. Infatti la monarchia non era assoluta, come nella teocrazia peruviana, ma in teoria tale popolo può essere definito democratico. Ogni famiglia costituiva un clan, venti dei quali formavano la tribù dei tenocha. Ogni clan aveva il proprio consigli ed un capo eletto. Tra questi i più vecchi, saggi e con maggiore esperienza partecipavano al Consiglio della tribù. Esso esprimeva quattro rappresentanti principali che eleggevano il re; egli era scelto tra i fratelli del governatore precedente o se non vene erano tra i nipoti.
La giustizia azteca era esatta, rapida e definitiva: il furto, l'adulterio, la bestemmia, l'assassinio e l'ubriachezza non rituale erano tutti delitti capitali. La peggiore nefandezza era la stregoneria, soprattutto se diretta verso un membro di un clan.
Per i membri del clan le imposte erano inevitabili e ate per lo più con prestazioni di lavoro. Si fornivano anche vettovaglie, che venivano raccolte nei depositi centrali. I territori conquistati dovevano are a Tenochtitlan un tributo non eccessivo ogni sei mesi, costituito da manufatti o materie prime tipici di quel luogo.
LA RELIGIONE E LA GUERRA
Per gli Aztechi la guerra e la religione erano inseparabili. Il sangue era la bevanda degli dei e per procurarsi sufficienti prigionieri-vittime da sacrificare, si combattevano continue guerre limitate o "guerre dei fiori".
Huitzilopochtli era il patrono degli Aztechi che li aveva guidati dalle lande del nord alla terra promessa di Tenochtitlan. Egli era il sole che si levava ogni mattina scongendo la notte e l'uomo poteva riarlo solo nutrendolo con la sostanza della vita: il sangue. Sacro dovere di tutti era, quindi, procurarsi dei prigionieri, riserva di cuori e di sangue.
Vi erano inoltre moltissime altre divinità, che proteggevano le diverse categorie di lavoratori, che governavano i fenomeni atmosferici e che presiedevano l'aldilà. Ad essi era dedicato il calendario, composto da 18 mesi di 20 giorni ciascuno per un totale di 360 giorni. Si veniva così a creare un vuoto di 5 giorni quando i fuochi sacri venivano spenti e gli uomini erano obbligati a non fare nulla, solo a rannicchiarsi ed aspettare che finito questo periodo di tempo si riaccendessero.
Per gli Aztechi la morte complicava ogni cosa, poiché i sopravvissuti dovevano far penitenza per l'atto antisociale costituito dal decesso del loro parente. Il moribondo, prima di morire, doveva essere confessato da uno stregone. Dopo la morte veniva introdotta nella bocca una pietra verde che prendeva il posto del cuore e la salma veniva avvolta in una tela, bruciata e le ceneri messe in un'urna. Tutti venivano cremati tranne i capi che venivano sepolti. Gli Aztechi consideravano i defunti come coloro che erano passati allo stato immortale: continuavano a vivere, ma erano diventati impalpabili e invisibili. Per non farli arrabbiare i vivi dovevano portare il lutto per 80 giorni e ripeterlo per 4 anni.
Nella concezione azteca ogni uomo abile era un guerriero, mentre esisteva solo un corpo di professionisti arruolati tra le migliori famiglie. Le guerre erano brevi e non comprendevano azioni a sorpresa e non si uccideva o distruggeva senza necessità.
IL MATRIMONIO
Il matrimonio era simboleggiato con il legare i lembi estremi dei mantelli dello sposo e della sposa. Una volta uniti essi dovevano rimanere insieme per tutta la vita. Un uomo si sposava a vent'anni, una donna circa a sedici. Il matrimonio era permesso solo tra appartenenti a gruppi diversi. Si riteneva infatti che i membri di un clan fossero tutti dello stesso sangue, per cui sposarsi all'interno di esso sarebbe stato incestuoso. Inoltre il matrimonio era poligamico e permetteva il concubinato. L'uomo era legato alla donna soprattutto per la preparazione dei cibi.
IL LINGUAGGIO, LA LETTERATURA E LA MUSICA
Il Nahuatl era il linguaggio degli Aztechi. Esso non fu inventato né perfezionato da loro, dato che era già parlato dai Toltechi. Tuttavia divenne la lingua franca del Messico e dell'America Centrale a seguito delle vaste conquiste egli Aztechi. Il Nahuatl è un linguaggio vivo e parlato ancora oggi.
La letteratura azteca consisteva in ciò che non era scritto, in ciò che veniva trasmesso oralmente, e i loro scritti geroglifici servivano ad aiutare la memoria dei cantastorie a ricordare lo svolgersi degli eventi.
La musica era legata alla danza, e non è mai esistita sotto forma di musica "pura". ½ erano danze di massa di varie forme e, certamente, anche balli di gruppo. Ciò era finalizzato ad ottenere l'aiuto dei poteri invisibili dai quali dipendeva la prosperità degli Aztechi.
Bibliografia:
- Gli Aztechi, il tragico destino di un impero
Universale electa/gallimard
- Civiltà e splendore degli Aztechi
V. Von Hagen
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