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Gli Aztechi o Mexica si stabilirono nella Valle del Messico nel XIII sec. d.C. e dopo alterne vicende occuparono due isolotti del versante occidentale del lago Texcoco.
Essi provenivano dal nord della Mesoamerica e si definivano discendenti dei Chichimeca, popolazioni "barbare" di lingua nahuatl come loro.
L'oracolo del dio aveva predetto che la capitale degli Aztechi doveva essere fondata nel luogo stesso in cui avrebbero incontrato un'aquila posata su un cactus, con un serpente nel becco. NeI 1325 la profezia si avverò e così fu fondata Tenochtitlàn (il luogo del frutto di cactus"). Ancora oggi l'aquila che divora il serpente è l'emblema del Messico.
Alla fine del XV secolo due grandi sovrani quali Montezuma I e Ahuitzoil riuscirono ad estendere il loro impero dalla costa del Golfo al Pacifico, raggiungendo a nord i limiti della Mesoamerica e a sud il Guatemala e EI Salvador.
L'impero, di così vaste proporzioni, fu governato dai tre sovrani di Tenochtitlàn, Texoco e Tlacopàn che formavano una triplice alleanza: in realtà la città guida fu sempre Tenochtitlàn, la vera capitale imperiale.
Gli Aztechi erano abili agricoltori, conoscevano il maggese e praticavano l'irrigazione, costruivano giardini galleggianti e periodicamente ripartivano le terre.
Coltivavano mais e fagioli, (ancora non conosciuti dagli Europei), meloni, peperoni, vaniglia, pomodori, cotone, cacao (che trasformavano in cioccolato), l'agave, di cui facevano fermentare la linfa, e il tabacco, che veniva fumato durante le cerimonie religiose.
Praticavano inoltre l'allevamento del bestiame, che era limitato a una particolare razza di cani senza pelo destinati al consumo e ai tacchini.
Come generi di alimentazione venivano utilizzate anche pernici, anatre e oche selvatiche.
Nel bilancio dello Stato azteco il commercio era una voce fondamentale insieme ai tributi in generi alimentari che ogni cittadino doveva versare. La permuta era l'unico mezzo per acquisire beni di consumo ma, poiché non esisteva una moneta, cioè un valore di scambio fisso, bisognava creare un riferimento universale: si scelse così il cacao, molto apprezzato dagli Aztechi e facilmente trasportabile.
I "pochtecas" (commercianti) costituivano una classe privilegiata in ascesa e monopolizzavano il commercio su larghe distanze: si occupavano inoltre di servizi segreti, di ambasciate e di riscossioni di tributi.
Gli altipiani messicani importavano piume colorate, cotone e pelli di giaguaro dalle terre tropicali; oro e smeraldi dalla Colombia e dal Panama, bronzo dal Perù.
Contrariamente alle popolazioni maya, gli Aztechi non praticavano il commercio marittimo. Per gli interscambi a grandi distanze, i mercanti si appoggiavano alle loro lontane basi commerciali e sembra che fossero riuniti in una specie di confraternita che dava loro la possibilità di trovare ospitalità e assistenza in qualsiasi centro.
Ciò che colpì maggiormente gli Snoli e di cui hanno lasciato testimonianza, fu l'abbondanza dei mercati che in ogni città si svolgevano a cadenze fisse. Il più ricco era il mercato quotidiano di Tlateloco. Hernàn Cortés lo descrive così:
"Qgni giorno vengono qui a vendere o a barattare oltre sessantamila persone La piazza è grande il doppio di quella di Salamanca e vi si vende ogni tipo di merce. C'è una strada per la cacciagione e una per i venditori di ortaggi, radici ed erbe medicinali . " Bernal Diaz elenca altre mercanzie quali schiavi indiani, cotone e fili ritorti, pollame, ceramiche, tabacco, cocciniglia per coloranti, sale, coltelli di pietra Si vendevano anche oggetti in oro e argento, pietre preziose e piume. Al centro della piazza c'era sempre un gruppo formato da una decina di notabili che avevano il compito di fare da pacieri o da giudici in caso di controversie.
L'ottima organizzazione commerciale azteca era legata ad una efficiente rete stradale che permetteva rapide comunicazioni con la costa e con le regioni settentrionali e meridionali fino all'istmo di Panama; esistevano inoltre delle mappe con i percorsi consigliati. Le merci venivano portate a spalla da schiavi o da portatori di professione.
Alla base della società azteca c'era il popolo (o "machehuales") organizzato in molti clan i cui membri discendevano da uno stesso antenato e lavoravano le terre avute in eredità, ando allo Stato dei tributi consistenti in una parte dei prodotti. Ogni gruppo godeva di amministrazione autonoma e aveva un suo tempio e una sua scuola.
Le cariche dirigenti di tipo militare, amministrativo, giudiziario e religioso erano dapprima elettive e solo in seguito divennero ereditarie dando origine a un'aristocrazia di sangue ("tecluti") a cui faceva capo l'imperatore. che si occupava di politica estera. In politica interna era coadiuvato da un consigliere cui spettava, benché uomo, il titolo di Donna Serpente. I membri della nobiltà venivano educati in scuole rigorosissime, dette "Calmecac" o Case dei giovani, rette da sacerdoti, nelle quali l'allievo apprendeva l'autodisciplina, si abituava alle privazioni. studiava la scrittura e la lettura, l'astronomia, l'astrologia, la storia, la matematica, l'interpretazione dei sogni. Anche i li dei "machehuales"., se idonei, potevano accedere a questa scuola. I soli privi della possibilità di migliorare la loro condizione erano gli schiavi, che indossavano un infamante collare di cuoio, e i portatori, ritenuti socialmente inferiori.
Ogni persona curava il proprio corpo e l'abbigliamento con particolare attenzione. Sicuramente i più ricchi, che non lavoravano, avevano maggior tempo da dedicare a se stessi. Secondo il cronista Andros de Tapia, Montezuma si lavava due volte al giorno, ma tutti "si bagnavano frequentemente, e molti ogni giorno, nei fiumi, nelle lagune o in vasche". Per detergersi usavano sostanze vegetali come la radice delle saponaria ed erbe profumate.
I maschi portavano generalmente i capelli lunghi con frangia anteriore; l'appartenenza a un determinato mestiere o gruppo sociale era indicata da un taglio diverso: i sacerdoti si rasavano ai lati del capo ma portavano una lunga ciocca al centro della testa; i guerrieri (come il guerriero-aquila, il guerriero-giaguaro, il guerriero comune) avevano sulla nuca una lunga coda che veniva tagliata dai barbieri dopo la prima battaglia. L'indumento principale maschile era il perizoma ("maxtlatl"), della stessa foggia di quello utilizzato dai Maya. Il mantello ("tilmafli"), di fibra d'agave, cotone di pelo di coniglio unito a piume colorate, era comune soprattutto d'inverno.
Le donne si acconciavano le lunghe e lucenti chiome in modi conformi all'età, allo stato sociale, al ceto di appartenenza.
Indossavano una gonna, o "cueitl", fissata alla vita da una cintura ricamata; nelle camne si lasciavano il busto scoperto; in città se lo coprivano con 1' "huipilli", un corsetto generalmente bianco, scollato e libero sulla gonna. Uomini e donne del popolo camminavano a piedi nudi, ma i nobili e i ricchi calzavano i "cactli", sandali con suola di fibra o pelle allacciati alla gamba con corregge intrecciate. Si usavano gioielli di varie fogge e materiali: oro, cristallo, conchiglie, ambra, turchese e ampi copricapi con impalcatura ricoperta di piume.
La società degli Aztechi era basata sulla religione. Dal famoso calendario, noto come Pietra del Sole, che rafura al centro il volto del dio Sole e del mondo e intorno i simboli delle quattro ere preistoriche e dei giorni, chiusi in una composizione circolare con l'anello esterno formato da due serpenti di turchese, all'organizzazione politica sociale, tutto era subordinato a scopi religiosi. Dio del sole era Tonatiuh, dea della luna Metzli, Dio della pioggia Tlaloc, Dea del mais Centeotl. Accanto al Dio della guerra erano venerati il terribile Dio dell' inverno Tezcatlitpoca, venditore delle colpe umane, e Quetzalcoatl, il serpente piumato, Dio della civiltà e della tolleranza, costretto all' esilio da Tezcatlipoca, ma che sarebbe tornato dall' est. E, infatti, nello straniero, bianco di pelle e dalla lunga barba che si chiamava Cortès, Montezuma credette di riconoscere il divino Quetzalcoatl redivivo. L' immagine azteca del mondo era caratterizzata da un forte sentimento della precarietà: il mondo intero appariva appoggiare sul vuoto, la natura era piena di forze disttruttive che andavano attentamente sorvegliate. La concezione del tempo degli aztechi vedeva un periodico ritorno di momenti di catasrofe. Era di fronta al sole che gli aztechi esprimevano a fondo il loro senso di incertezza: persino gli dei erano dovuti morire al fine di ogni epoca, perchè il sole potesse rinnovarsi, perciò era necessario procedere a continui sacrifici umani i quali erano compiuti da sacerdoti sulle grandi piramidi di Tenochtitlàn e sul cui significato si è molto discusso.
Anche la produzione artistica azteca, che nella maggior parte dei casi si trattava di scultura, era sempre ispirata dalla religione, infatti quasi tutte le statue che ci sono rimaste rafurano dei o simboli religiosi.
La FiNe DeGlI AzTeChI
Quando nel 1519 sbarcarono gli Snoli in Messico con Hernàn Cortès, un nobile castigliano in cerca di fortuna gli Aztechi, dominavano una confederazione che comprendeva circa trenta province.
Stupefatti dalla vista dei cavalli e delle armi da fuoco gli indigeni in un primo momento lo accolsero calorosamente, scambiandolo per una divinità. Ma più tardi quando osarono ribellarsi alle sue esose e crescenti richieste, furono ridotti in schiavitù e quando Cortès durante una festa raggiunse la capitale, sterminò la popolazione. In questo modo la civiltà degli Aztechi sve per sempre.
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