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Il mondo degli Inca era definito, nella lingua ufficiale "quechua", Tahuantinsuyu o "mondo dalle quattro direzioni". In realtà la direzione ritenuta più importante era quella est-ovest, il percorso del sole.
Al momento della conquista snola l'impero incaico occupava più di un milione di chilometri quadrati: da Cuzco nella sierra meridionale del Perù si era allargato a nord in tutto l'Ecuador e, a sud, in Cile e nell'Argentina nordoccidentale.
La storia del Perù e dell'area andina, come ce la racconta l'archeologia, è caratterizzata da una serie di grandi civiltà millenarie le quali raggiunsero il loro apogeo e la loro decadenza molto prima che gli Inca arrivassero ad assoggettare l'intera regione. Questa eredità fu raccolta ed assimilata dall'impero incaico, un po' come i Romani avevano fatto in Europa. Gli Inca fecero la loro prima sa su un elevato altipiano, brullo e desertico, caratterizzato da una notevole escursione termica: la terra dei Quechua, "il popolo della Valle calda" che diede il nome alla loro lingua. Il fatto di non sapere quasi nulla della storia delle civiltà preincaiche è dovuto proprio agli stessi Inca che tramite i rammentatori cancellarono ogni traccia degli altri popoli mediante un'efficace manipolazione della storia che doveva essere tramandata.
Come nelle altre civiltà precolombiane l'agricoltura era il principale mezzo di sussistenza, anche se in un primo momento era molto sfavorita a causa dei pendii scoscesi.
Tuttavia gli Inca, ricorrendo alla tecnica del terrazzamento e sviluppando un efficace sistema di irrigazione, furono capaci di provvedere alla loro sopravvivenza, integrando la loro alimentazione, principalmente costituita dalla patata, con del pesce e con la carne del porcellino d'India.
Il commercio era largamente praticato presso gli inca, ma non aveva l'importanza che rivestiva presso i contemporanei Aztechi. In appositi mercati, nelle città più importanti, si effettuavano scambi e compravendite di prodotti locali. Nelle zone costiere, che erano anche le più povere, ogni merce era ritenuta preziosa; dall'interno erano richiesti soprattutto articoli di lusso: piume colorate, coca e sostanze stimolanti provenienti dal versante amazzonico, smeraldi, giade e oro.
Cosa che invece colpì particolarmente i conquistadores fu la cosiddetta Strada Reale, divisa in due arterie principali: quella andina e quella costiera. La prima, lunga 5200 chilometri, percorreva la Cordigliera dal limite settentrionale dell'impero, costituito dal Rio Ancasmayo, attraverso l'Ecuador, il Perù, la Bolivia, il Cile e l'Argentina fino a Tucuman. La strada costiera lunga più di 4000 chilometri e larga 7 metri partiva da Tumbes, al limite del regno incaico sul Pacifico, e proseguiva verso sud, attraverso il deserto, per tutta la lunghezza del Perù e del Cile. Nei punti più pericolosi erano stati eretti dei muri di pietra; per superare le paludi si era proweduto a sopraelevare il terreno e per scendere lungo i pendii erano stati costruiti terrazzamenti e gradini. ½ erano inoltre molte altre piccole vie e sentieri, destinati alle spedizioni militari o al trasporto delle merci.
Sicuramente le più ardite opere di ingegneria stradale erano costituite dai ponti ("chaca") che gli Inca ritenevano sacri. Ce n'erano di varie tipologie: sospesi, galleggianti su barche, a mensola, a lastre di pietra. Quello più famoso era il ponte sospeso di San Luis Rey, fatto costruire dal re Inca-Roca, che attraversava la gola del rio Apurimac. Era sostenuto da cavi in "cabuya" (corda vegetale) massicci "quanto un como umano e lunghi circa 55 metri, fissati alle due rive del fiume a pilastri di pietra conficcati nel terreno e legati a travi in legno. Il ponte, ricoperto con graticci di canna e foglie, oscillava nel vuoto, come un'amaca, ma era molto robusto: appositi operai erano addetti alla sua costante manutenzione.
La società incaica era a struttura piramidale, cioè assolutamente accentrata: il governo si avvaleva di un sistema gerarchico complesso e minuzioso facente capo a Cuzco.
Al vertice della gerarchia sociale stava il "sapa-inca", l'imperatore, diretto discendente di Inti, il Dio Sole. Egli perciò deteneva non solo la suprema autorità politica e militare, ma anche quella religiosa. Appena conquistavano una provincia, gli Inca la dividevano in tre parti, la prima delle quali era per il Sole, la seconda per il re e la terza per il popolo; questa parte era equamente suddivisa, pro capite, tra la popolazione e ogni suddito riceveva al momento del matrimonio un lotto di terreno per sé, la moglie e ciascun lio.
Oltre all'inca, tre categorie di persone facevano parte della classe superiore: i membri della famiglia imperiale; i "curacas", che erano i capi dei popoli sottomessi ma riconfermati nel loro potere dopo aver prestato giuramento di fedeltà al sovrano; e infine una folta schiera di magistrati, dignitari, cittadini che nel corso di guerre o calamità naturali si erano distinti per il coraggio, nonché i capi delle famiglie più importanti. Anche i sacerdoti, i medici, i guaritori e i guerrieri erano tenuti in alta considerazione.
Ma la vera forza dell'impero era costituita dai contadini e dagli abitanti dei villaggi andini riuniti in "ayllu" (nuclei-dan). Ognuno di questi gruppi possedeva della terra coltivabile ("marca") ed era protetto da un suo antenato, a volte identificato con un animale, una roccia, un fiume o un lago. Ciascun villaggio era governato da un consiglio di anziani o da un capo-villaggio.
La religione incaica consisteva in un insieme di credenze basate sulla personificazione delle forze della natura, sull'influsso degli astri, sulla presenza di spiriti in tutte le cose: l'impero abbracciava molti territori e grandi erano, al suo interno, le sfumature religiose e cultuali.
Fin dalla nascita dell'impero la divinità incaica per eccellenza fu Inti, il dio Sole. Suo lio, detentore del potere in terra, era il sapa-inca che aveva al suo servizio sacerdoti e Vergini del Sole; solo a Cuzco 4000 persone erano addette al culto. Gli Inca non si opponevano alle religioni locali ma esigevano che fosse rivolto un culto particolare al dio Sole. A partire dal regno di Pachacuti (1438-l47 1), la divinità più celebrata fu Viracocha, il Creatore, benigno responsabile del benessere degli uomini e del loro nutrimento. Dopo il dio Sole Inti e il dio-creatore Viracocha, un posto di rilievo spettava a Inti lllapa, il Tuono, signore della pioggia che percorreva gli spazi celesti armato di fionda per scagliare i fulmini. Gli indigeni credevano di identificare il suo profilo tra le stelle dell'Orsa Maggiore e ritenevano che attingesse la pioggia dalla Via Lattea. Anche la Luna era venerata, perché sorella del Sole. Esisteva inoltre un culto rivolto a immagini, oggetti, o elementi della natura considerati sacri e chiamati "huaca": potevano essere laghi, fiumi, idoli, feticci, pietre o oggetti toccati dall'inca. A Cuzco e dintorni esistevano circa 500 luoghi ritenuti "huaca". Nelle case si conservavano i "conopa", statuette antropomorfe collegate al culto degli antenati.
Lo stregone-indovino era una ura di primo piano nell'area andina e i sacerdoti erano incaricati di interrogare gli spiriti dei morti per conoscere il futuro. Per trarre vaticini si osservavano anche le viscere degli animali, il cammino dei ragni, la disposizione delle foglie di coca. Il sacrificio umano era praticato ma non per consuetudine, come facevano gli Aztechi: si riteneva invece che il lama fosse l'animale da sacrificio per eccellenza. Per ottenere la benevolenza degli dei si offrivano conchiglie, statuine in oro e argento e tessuti preziosi.
La FiNe DeGlI InCa
La fine degli Inca si ebbe pochi anni dopo quella degli Aztechi. Una guarnigione snola nel 1522 venne a conoscenza di un impero che avrebbe dovuto trovarsi all'interno del continente sudamericano. Nel 1531 fu allestita una spedizione guidata da Francisco Pizarro e Diego de Almagro, costituita da tre navi: la flotta avanzò lentamente lungo la costa dell' Ecuador e del Perù, inoltrandosi infine verso l'altopiano. Gli snoli entrarono nell' impero Inca in un momento di sua grave debolezza.. Essi infatti erano stati colpiti da malattie importate dagli snoli e negli anni 1524-25 il Perù era stato contagiato dal vaiolo dove a causa di questo morì l'imperatore. In seguito era cominciata una violenta guerra tra i suoi due li Atahualpa e Huascar conclusa con la vittoria del primo. Questa guerra combaciò con l'avanzata snola guidata da Pizarro verso l'altopiano peruviano dove la popolazione Inca fu massacrata.
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