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La penisola italiana divenne terreno e l'oggetto dello scontro tra Francia e Sna. L'Italia costituiva perciò un obbiettivo allettante. Non era uno stato e non era nemmeno una nazione. Nemmeno in Francia, in Inghilterra e in Sna esisteva una conoscenza nazionale così come la intendiamo oggi. I milanesi, i fiorentini, i veneziani, i romani, i napoletani non aspiravano, invece, a unirsi, perché la concezione dell'unità non rientrava nei loro atteggiamenti mentali.
Il più importante tentativo di conquistare una posizione di predominio, se non sull'intera Italia, almeno su parte di quella settentrionale e centrale, fu compiuto dai Visconti. Si scontrarono con gli Scaligeri. Gian Galeazzo portò al limite più meridionale l'avanzata dei Visconti.
La guerra tra Milano e Venezia ebbe al centro della ura di un condottiero, Francesco di Bussone, detto il Carmagnola. Milanesi e Aragonesi ebbero la meglio sugli Angioini e Alfonso d'Aragona diventò re di Napoli.
Alla morte di Filippo Maria Visconti fu proclamata a Milano la repubblica ambrosiana.
La repubblica ambrosiana chiese allora aiuto a Francesco Sforza, lio di Muzio, il quale accolse l'aiuto ma ne approfittò per impadronirsi di Milano.
Nella prima metà del XIV secolo c'erano stati a Firenze alcuni tentativi di far nascere l'istituzione della signoria.
Nel 1313 i fiorentini si erano messi sotto la protezione del re di Napoli Roberto d'Angiò, affidandogli la balia della città.
Firenze era stata minacciata nuovamente da Castruccio Castracani, che aveva tolto a Uguccione della Faggiola la signoria di Lucca e gli era succeduto come capo dei ghibellini toscani. Un ultima volta Firenze si era data in signoria a Gualtieri di Brienne, ma privo del sostegno dei gruppi, era stato scacciato da Firenze.
La signoria mise radici solo quando ebbe origine dalla borghesia finanziaria e mercantile fiorentina. Da tempo i banchieri avevano acquistato a Firenze una posizione di preminenza. I Bardi e i Peruzzi erano tra i più potenti banchieri d'Europa.
Secondo il cronista Giovanni Villani, il sovrano inglese non restituì le somme ricevute e questa fu ritenuta a lungo la causa del fallimento dei Bardi e dei Peruzzi.
La ricchezza fu la base del loro potere, che essi consolidarono imparentandosi con altre potenti famiglie della borghesia fiorentina. Il potere politico dei Medici ebbe inizio quando Cosimo de' Medici, tornò a Firenze dopo esserne stato allontanato,a causa del suo atteggiamento ostile all'oligarchia.
Cosimo creò intorno a se una larga rete di amicizie e di rapporti di affari che ne fecero l'uomo più potente e ascoltato di Firenze.
Alla morte di Cosimo, il suo potere passò al lio Piero de' Medici, che però morì pochi anni più tardi. La giuda della famiglia fu assunta dai suoi due giovani li, Giuliano e Lorenzo. Il primo fu ucciso nel 1478 nel corso di una congiura organizzata dalla famiglia dei Pazzi, a cui invece Lorenzo riuscì a sfuggire. Lorenzo, che fu chiamato il Magnifico, acquistò un enorme prestigio non solo tra i cittadini di Firenze ma anche negli altri stati italiani.
Il capolavoro di Lorenzo fu la realizzazione di una politica di equilibrio tra gli stati italiani. Un giudizio analogo fu espresso anche da Francesco Guicciardini
Fu grazie alle sue capacità di mediatore che la pace di Lodi fu mantenuta.
Lorenzo fu definito da Nicolò Machiavelli l'ago della bilancia tra i principi italiani.
La caduta dei Medici creò a Firenze una situazione di grave tensione, perché i loro seguaci erano ancora molto forti. La repubblica che nacque dopo la cacciata di Piero de' Medici fu comunque dominata dalla ura di Girolamo Savonarola, un frate domenicano nato a Ferrara.
Dopo la proclamazione della repubblica, le invettive del savonarola contro la corruzione assunsero accenti ancora più forti e fecero del frate l'uomo più ascoltato di Firenze. I suoi seguaci chiamati Piagnoni, diventavano molto numerosi. Egli riuscì a mantenere l'appoggio del popolo e fece adottare provvedimenti che erano favorevoli agli strati popolari, della diminuzione delle imposte a provvedimenti contro l'usura.
Il pontefice Alessandro VI, preoccupato per i continui attacchi che Savonarola rivolgeva alla curia di Roma.
Contro di lui si coalizzarono perciò sia i fautori dei Medici sia i loro avversari, mentre il pontefice accentuava la sua pressione minacciando l'indetto sulla città.
Nel 1498, in seguito a una rivolta popolare, Savonarola fu imprigionato, processato e condannato a salire sul rogo.
L'impresa di Carlo VIII aveva aperto la strada alle invasioni straniere e aveva mostrato che poteva essere percorsa facilmente. Il suo successore Luigi XII decise di scendere in Italia.
Il re di Sna, Ferdinando il Cattolico, diventò anche re di Napoli.
Il Papa Giulio II organizzò contro Venezia, la lega di Cambrai, che aveva il suo braccio militare nella Francia. Formò anche la Lega Santa.
Alla morte di Giulio II, Venezia uscì dalla lega e si alleò con il nuovo re di Francia, Francesco I, contro Milano e gli Svizzeri. Nella battaglia di Melegnano fu impiegata una nuova arma, l'archibugio. In seguito alla sconfitta di Melegnano la confederazione Svizzera abbandonò ogni proposito di espansione in Italia e Milano e finì sotto il dominio di Francesco I.
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