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HOBOS
Nel 1896 venne inaugurata la prima linea ferroviaria transcontinentale degli Stati Uniti, la Central Pacific Railway: a quel tempo, la rete ferroviaria americana poteva vantare complessivamente più di 30.000 miglia di binari impiantati e nel decennio tra il 1880 e il 1890, nel momento del suo maggiore incremento, ne vennero aggiunte più di 70.000. Questa rapida espansione del sistema di trasporto ferroviario era sintomo del grande sviluppo dell'industria, soprattutto di quella estrattiva e di quella metallurgica. La possibilità di utilizzare una vasta rete di comunicazioni provocò, a sua volta, un ampliamento dei territori sfruttabili, in particolare di quegli stati dell'interno fino a quel momento abitati solamente dagli indiani.
Lo sviluppo industriale era in così rapida accelerazione che l'America poteva permettersi di ignorare il sempre più evidente disagio di quelle fasce sociali che ne erano rimaste escluse o che ne erano le vittime. Ma proprio le strade ferrate divennero il simbolo e il rifugio, oltre che il mezzo di trasporto, di un vasto gruppo di lavoratori e di vagabondi senza occupazione, che avevano scelto o si erano trovati nelle condizioni di non avere né una fissa dimora né un lavoro stabile: Gli hobos, come vennero chiamati già intorno al 1890, con una parola di origine imprecisata, forse derivante, per contrazione, da hoe-boys («zappatori», «braccianti»: hoe, in inglese, è la zappa).
Gli hobos avevano cominciato a spostarsi da un punto all'altro degli Stati Uniti precisamente per la costruzione delle ferrovie. A partire dall'ultimo decennio del XIX secolo e almeno fino all'introduzione della mietitrebbiatrice, molti hobos si mescolarono alle schiere dei braccianti stagionali liberi, lungo la cosiddetta «fascia dell'orzo» negli stati del Middle West.
Le due componenti psicologiche caratteristiche degli hobos, la volontà di rimanere indipendenti e quindi la capacità di affrontare la sopravvivenza con le sole proprie forze, e la libertà di continui spostamenti attraverso grandi spazi, potevano contare, nella tradizione culturale americana, su importanti precedenti. Walt Whitman (1819-l892), per esempio, uno dei maggiori poeti americani, aveva scritto intorno alla metà del secolo questi versi (raccolti in Foglie d'erba, 1855):
Volto verso il Golfo del Messico, o Mannahatta, o il Tennesse, o l'estremo Nord o l'entroterra, Uomo di fiumi, o di boschi, o di campi, in ciascuno di questi stati, o in quelli della costa, o dei laghi o nel Canada.
Possa io, ovunque viva la mia vita, essere equilibrato in ogni contingenza.
E fare fronte a notte, bufere, fame, ridicolo, accidenti, sconfitte, come sanno le piante e gli animali.
Un hobo di eccezione fu, negli anni giovanili, un altro grande scrittore americano, Jack London, arrivato alla letteratura dopo aver fatto innumerevoli mestieri, non sempre legali e quasi mai rispettabili. Dalla sua esperienza di hobo London trasse ispirazione per il romanzo La Strada, pubblicato nel 1907:
Io divenni vagabondo - be', a causa del tipo di vita che era dentro di me, della smania di andare in giro che avevo nel sangue e non mi dava pace. [] Me ne andai per «La Strada» perché non riuscivo a starne lontano [] perché ero fatto in modo tale che non ce la facevo a lavorare tutta la vita sempre «allo stesso turno»; - be', perché era più facile farlo che non farlo.
Nella Hobo Land la vita offre un volto proteiforme - è una fantasmagoria sempre mutevole, dove avviene l'impossibile e ad ogni svolta della strada l'imprevedibile balza fuori dai cespugli. Il vagabondo non sa mai che cosa capiterà l'istante dopo; vive quindi solo nel momento presente. Ha capito la futilità dello sforzarsi per qualche scopo, e conosce il piacere del lasciarsi portare dai capricci del Caso.
Il treno, ne La Strada, è davvero l'emblema della condizione hobo:
Da ovest venne il fischio di una locomotiva. Arrivava nella nostra direzione, diretta ad est. Tra le nostre file ci fu un gran daffare per i preparativi. Lanciando fischi ripetuti e furiosi, il treno arrivò rombando alla massima velocità. Un'altra locomotiva fischiò, e passò un altro treno a tutta velocità, e poi un altro e un altro ancora, un treno dopo l'altro, un treno dopo l'altro.
Una parte dell'eredità degli hobos è stata raccolta negli Stati Uniti ancora negli anni Sessanta, anche attraverso la cultura musicale, quella di Woody Guthrie (1912-l967) e dei cantanti folk, recuperata, tra gli altri, da Bob Dylan (nome d'arte di Robert Zimmermann, nato a Duluth, nel Minnesota, nel 1941) che, nel 1962, dedicava una canzone proprio a «Woody»:
sono quaggiù all'aperto
mille miglia da casa
cammino per una strada
che altri uomini hanno percorso
vedo un mondo nuovo
di genti e di cose
ascolto poveri e contadini
principi e re
[]
me ne vado domani
ma potrei partire oggi
da qualche parte lungo la strada
un giorno
proprio l'ultima cosa
che vorrei fare
è poter dire
ho fatto anche io molta strada.
Quella degli anni Sessanta fu insomma una nuova versione del viaggio come sradicamento, in opposizione ad un sistema sociale e ad una cultura che propone la stabilità e l'ordine come valori.
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