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Paolo Diacono, monaco di stirpe longobarda, ripercorre la storia del suo popolo nel libro "Storia dei Longobardi" sin dalle origini, quando un clan di guerrieri, seguiti dalle proprie mogli e dai propri li emigrò dalla Scandinavia per portarsi fino in Italia.
Protetti dal dio della guerra Odino (=dio dalla barba lunga) passarono la valle del Reno, l'Elba e il Danubio, dove, grazie all'incontro con gli Avari, impararono la tecnica del combattimento a cavallo.
Poi, sotto pressione del medesimo popolo, ma contro la volontà di Bisanzio, penetrarono nel territorio Italiano dalla parte orientale delle Alpi, dove le cime erano meno alte e quindi i valichi erano più agevoli.
Guidati dal re Alboino conquistarono il ducato di Spoleto e quello di Benevento costringendo molti vescovi alla fuga e distruggendo vari monasteri.
Si racconta che Paolo fuggì nell'isola di Grado portando con sé le ricchezze ecclesiastiche mentre il vescovo di Treviso, più coraggioso, ottenne dal re dei Longobardi in persona di manentere i tesori delle propria chiesa.
Tutto il resto d'Italia, ossia la laguna veneta, il litorale campano, il ducato di Roma e la Sicilia, rimase sotto il potere dei Bizantini.
Questa conquista provocò una decisiva rottura con la struttura sociale ed economica precedente: infatti i Longobardi eliminarono fisicamente la maggior parte dei grandi e medi proprietari romani che, ancora sotto gli Ostrogoti, avevano detenuto un notevole potere economico fornendo allo Stato la base portante della burocrazia.
(572) fece seguito un periodo di anarchia, nel quale diversi duchi Longobardi esercitarono autonomamente il proprio potere. Solo nel 584, sotto la minaccia della definitiva disgregazione della società longobarda, i duchi decisero di restaurare la monarchia eleggendo Autari. Nacque così il regno longobardo la cui monarchia assumeva, grazie alle donazioni dei duchi, un carattere patrimoniale.
La creazione di strutture politiche e amministrative più avanzate rese inevitabile una codificazione del diritto vigente nel regno: il compito fu affrontato da Rotari che nel 643 pubblicò un famoso editto.
Chi ammazzava qualcuno doveva dare in cambio una somma di denaro alla famiglai della vittima. Pena capitale ai disertori. Chi commette violenza contro una fanciulla o una donna libera deve are 900 denari. Chi fa cadere un uomo libero dal cavallo deve are 80 denari. Le donne che commettono adulterio potranno essere vendute al mercato degli schiavi. Chi uccide una fanciulla o una donnalibero a 1100 denari. Una donna che ammazza un uomo viene punita con la morte. Un servo che si accoppia con una fanciulla o una donna libera viene punito con la morte. Chi ruba un giogo, o un campanaccio, o un vaso di miele deve are 6 denari.
Tutti gli uomini liberi e i cavalieri partecipano all'assemblea.
La base sociale dei Longobardi è la famiglia, di solito molto numerosa, e ha valore militare, infatti l'esercito era diviso in famiglie, ed economico.
Nonostante fossero cristiani, erano molto superstiziosi e credevano nelle streghe, nelle pratiche religiose, nell'erbe malefiche, ecc.
La maggior parte dei reperti archeologici, è state rinvenuta nelle tombe funerarie. Ecco degli esempi:
fibula a staffa per chiudere il mantello, collana in vetro e cristallo di rocca, fibie per cintura, fibie per camicie, spada di un principe longobardo con impugnatura in oro decorata in filigrana, lancia semplice, scudo, decorazioni d'argento, anello in oro, briglie i argento, pentola in bronzo, sgabello piegabile.
Gli uomini tenevano la barba e i capelli lunghi (tranne che sulla nuca) tanto che sembravano fusi assieme; i vestiti, molto larghi, erano in lino; i sandali aperti erano composti da stringhe di cuoio intrecciate che, più avanti, furono sostituite dagli stivali.
Di solito, i guerrieri erano forniti di lancia, scudo e di un ascia che veniva lanciata con il metodo probabilmente introdotto dai Franchi.
Le femmine venivano fatte sposare a 12 anni per mezzo di un contratto tra il padre e il fidanzato.
Quando un guerriero moriva lontano in guerra, gli si dedicava una pertica, con una colomba di legno sopra che guardava il luogo in cui il familiare era morto (tomba vuota).
COSA RIMANE DI LORO
Nella cappella di S. Maria a Castelsiebro sono stati rinvenuti degli affreschi riguardanti scene legate alla nascita di Gesù com l'annunciazione, la prova dell'acqua, il sogno di Giuseppe, il viaggio a Betlemme, la natività e l'annuncio ai pastori.
Sono state scoperte anche 2 vasche che avevano probabilmente uno scopo battesimale: una ottagonale e una rotanda.
Si ipotizza che appartengano rispettivamente alla cultura ariana e a quella cattolica.
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