storia |
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-Il dopoguerra:
Umano
Economico
Politico
Sociale
-Origini del fascismo:
Fasci di combattimento
Camicie nere
-Mussolini al potere: politica interna, estera, coloniale
Marcia su Roma (1922)
Mussolini al governo (ottobre 1922-gennaio 19225)
Dittatura (1925-l943)
-Il regime fascista:
Società
Proanda
Economia
Chiesa
Politica
-Antifascismo:
Partiti antifascisti
Società
Chiesa
Don L. Sturzo fonda il Partito popolare italiano
Mussolini fonda a Milano i Fasci di combattimento
I "legionari" di D'Annunzio occupano Fiume
Elezioni politiche generali con il sistema proporzionale
"Biennio Rosso"
Occupazione delle fabbriche
Nasce il Partito comunista d'Italia
Marcia su Roma; Mussolini capo del governo
Nuova legge elettorale maggioritaria
Elezioni politiche; i fascisti e i loro alleati ottengono il 65% dei voti
Matteotti viene rapito e ucciso
Mussolini si assume la responsabilità del delitto Matteotti
Tutti i partiti, tranne il fascista, vengono sciolti per legge
Patti di Laterano; il Concordato regola i rapporti tra Stato e Chiesa
Bonifica dell'Agro Pontino
Nasce l'Iri (Istituto per la ricostruzione industriale)
L'esercito italiano invade l'Etiopia
Mussolini proclama la nascita dell'impero
Asse Roma-Berlino
Partecipazione di truppe italiane alla guerra di Sna
Vengono introdotte le leggi razziali
In Italia dopo la guerra ci fu un clima di disagio, sentimenti di scontento e di profonda insoddisfazione di molti reduci che si sentono traditi da una pace ben diversa da quella promessa. Infatti, l'Italia, tra le nazioni vincitrici, si trova a dover affrontare un dopoguerra di enormi disagi senza nemmeno aver ottenuto ciò che le spettava dopo il conflitto.
DAL PUNTO DI VISTA UMANO:
Ci furono oltre 600.000 morti e un milione di feriti quindi lutti e sofferenze per numerose famiglie.
DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO:
Durante il conflitto, l'intera economia è stata sconvolta, i campi sono stati trascurati per mancanza di manodopera e le fabbriche trasformate per la produzione di guerra; così dovranno riconvertire gli impianti e riuscire a vendere i loro prodotti in un paese impoverito. Ciò è dovuto dall'inflazione ovvero l'aumento dei prezzi per risarcire il terribile debito accumulato dallo stato per le spese di guerra. Molte fabbriche sono così costrette a chiudere e di conseguenza c'è la disoccupazione.
I più scontenti erano i reduci della guerra che tornando alla vita civile trovano una realtà spesso amara: in molti casi il posto che occupavano era stato assegnato ad altri. In molti altri casi, invece, soffrono per la concorrenza delle donne che hanno cominciato ad avere un ruolo nella società e non sono disposte a tornare tra le mura domestiche.
Anche nelle camne molti contadini sono delusi perché il governo non ha effettuato la riforma agraria a loro promessa.
Quella che segue è una testimonianza sulla situazione di disagio in Italia di Emilio Lussu:
"Studenti, piccoli impiegati, artigiani prima della guerra erano diventati tenenti e capitani, comandanti di plotone, di comnia, di battaglione. Chi ha comandato una comnia in tempo di guerra, può ricominciare, senza sforzo, a studiare sui banchi di scuola? Chi ha comandato un battaglione, può rimettersi, senza sentirsi umiliato, a fare l'impiegato d'archivio o lo scrivano a 500 lire al mese? La vita civile diventava per loro impossibile. Molti si erano abituati ad un ambiente superiore a quello in cui avevano vissuto nelle loro famiglie o nei loro impieghi. E potevano rientrare nella vita normale in stato fallimentare, essi che avevano vinto la guerra? E avrebbero dovuto ora adattarsi umilmente al lavoro, alle dipendenze di quanti avevano fatto carriera rimanendo imboscati? Tutti questi "arditi" e ufficiali contribuirono a rendere più acuta la crisi politica. Nuclei fluttuanti fra i partiti di estrema sinistra e il nazionalismo, saranno, fra poco, con D'Annunzio all'impresa di Fiume e, fallito D'Annunzio; con Mussolini."
Le manifestazioni di piazza che sostengono l'impresa di Fiume sono il segno più evidente del nuovo clima politico del dopoguerra. Questo è caratterizzato dalla crescita dell'influenza politica delle masse organizzate.
DAL PUNTO DI VISTA POLITICO:
In questo clima di insoddisfazioni e delusioni le condizioni di pace decise a Versailles scatenano la protesta dei nazionalisti e dei reduci, che definiscono gli accordi una "vittoria mutilata" poiché la città di Fiume e la Dalmazia (Promessa all'Italia con il patto di Londra) sono state assegnate alla Jugoslavia. Nel settembre del 1919 la protesta sfocia in rivolta aperta: alcuni reparti dall'esercito, gruppi di reduci e volontari guidati da Gabriele D'Annunzio occupano la città di Fiume proclamandone l'annessione all'Italia. L'occupazione dura oltre un anno finchè si giunge a un compromesso: la Jugoslavia mantiene la Dalmazia mentre perde Fiume che diventa "città libera".
Già nel 1915, quando l'Italia dovette scegliere tra neutralità e intervento, gli interventisti (pur essendo la minoranza del paese) erano riusciti, attraverso manifestazioni, a portare a loro favore la maggioranza del Parlamento.
Anche la guerra ha contribuito a formare una nuova mentalità: milioni di uomini, operai . , hanno verificato la fondamentale importanza dell'organizzazione di grandi masse. Infatti ora, molti uomini, aderiscono ai partiti, ai sindacati e a varie associazioni.
Anche l'allargamento del diritto di voto ha contribuito a favorire questo processo: ora numerose persone partecipano alle elezioni e quindi ora diventa molto importante saper organizzare proande.
Nel 1919, stesso anno dell'occupazione di Fiume e dell'affermazione dei nazionalisti, compaiono nuove forze politiche attraverso lo sviluppo dei grandi partiti di massa.
All'inizio del 1919 don Luigi Sturzo fondò il Partito popolare, con un programma di ispirazione cattolico-democratica: era la prima volta che i cattolici si impegnavano ufficialmente nella politica italiana.
Il Partito socialista, dominato dalla corrente rivoluzionaria, si affermò nelle elezioni del novembre 1919 in cui si vide anche il successo dei popolari e l'indebolimento dei liberali che non erano più in grado di governare da soli.
Nel gennaio del '21 una parte dei socialisti - quella più fedele all'esempio e alle direttive della Russia sovietica - si staccò dal Partito socialista italiano per fondare il Partito comunista.
DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE:
E' caratterizzato dal "BIENNIO ROSSO" (1919-20).
Furono due anni di scioperi e occupazioni nelle fabbriche: gli operai occupavano armati di fucili poiché volevano vendicarsi della "vittoria mutilata".
ORIGINI DEL FASCISMO:
I FASCI DI COMBATTIMENTO:
Il movimento fascista nacque a Milano nel marzo del 1919. Il suo fondatore era Mussolini, socialista romagnolo espulso dal partito nel 1914 perché era favorevole all'intervento dell'Italia al conflitto mondiale. Uscito dal Partito socialista italiano fondò un suo giornale "Il popolo d'Italia" e, finita la guerra, diede vita a un suo movimento: i fasci di combattimento.
LE CAMICIE NERE:
I fasci di combattimento furono in seguito affiancati dalle camicie nere ovvero gruppi di persone che volevano imporre le loro idee usando la violenza, ecco una testimonianza dell'epoca:
"La spedizione punitiva parte dalle città verso le camne. Arrivati nel luogo scelto le camicie nere cominciano col bastonare quelli che non si tolgono il cappello al passaggio dei gagliardetti o portano una cravatta, un fazzoletto, una sciarpa rossi. Ci si precipita poi alla sede del Sindacato, della Cooperativa, alla Casa del popolo. Si sfondano le porte, si buttano per strada i mobili, si versano dei bidoni di benzina: qualche minuto dopo è tutto in preda alle fiamme. Coloro che si trovano nei locali vengono selvaggiamente picchiati o uccisi."
Mussolini e i suoi seguaci erano sostenuti dai ricchi proprietari terrieri e dai borghesi poiché essi temevano le rivendicazioni dei contadini e degli operai. In seguito furono tollerati dallo Stato e dal re, dalla polizia, dall'esercito, dalla magistratura e in principio anche dalla chiesa cattolica.
MUSSOLINI AL POTERE:
LA MARCIA SU ROMA:
I primi fasci di combattimento si organizzarono ottenendo l'appoggio dei proprietari terrieri e degli industriali. Con violenza attaccarono le "masse rosse", i cattolici e i popolari.
Nel novembre del 1921 il movimento dei fasci si trasformò in Partito Nazionale Fascista composto sempre dalle "squadre d'azione".
Nelle elezioni del 1921 al Parlamento furono eletti solo 35 deputati, molto determinati a dare la scalata al potere. Così il fascismo cominciò ad essere visto bene anche da numerosi intellettuali come Giovanni Gentile che fece inoltre delle riforme nelle scuole.
A questo punto Mussolini capì di poter aspirare al potere, dati i numerosi consensi che avuto. Decide così di organizzare una marcia su Roma, il 28 ottobre del 1922, per impadronirsi del governo. Mentre le camicie nere avanzavano, lui era a Milano in attesa degli eventi che gli furono favorevoli. Luigi Facta cercò di convincere il Re a bloccare la strada per porre fine all'avanzata dell'ercoto scalmanato. Ma il re Vittorio Emanuele III, interpretando lo stato della media e grande borghesia non accettò. Le squadre fasciste entrarono liberamente a Roma.
MUSSOLINI AL GOVERNO:
Così il Re invitò Mussolini a formare il nuovo Governo. In principio utilizzò una politica moderata infatti il suo primo governo ebbe un vasto consenso in Parlamento e lo accettarono persino i liberali di Giolitti e i cattolici del Partito Popolare di don Sturzo. Ma ciò che Mussolini voleva veramente era rendere il suo partito l'organo centrale dello Stato così chiese dei provvedimenti:
-Voleva che il Parlamento concedesse i pieni poteri al governo;
-Voleva l'approvazione delle leggi favorevoli agli industriali, ai proprietari terrieri e alla Chiesa cattolica.
-Voleva la legalizzazione delle camicie nere che furono poi trasformate in "Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale" (MVSN)
-Voleva l'istituzione del Gran Consiglio del Fascismo
-Inoltre voleva la riforma del sistema elettorale per dare al Partito Fascista la maggioranza dei consensi.
Con questo sistema, nell'elezione del 1924 il listone fascista ebbe 403 deputati contro i 96 dell'opposizione. Questa maggioranza è stata ottenuta però con imbrogli e minacce e coloro che volevano denunciare queste scorrettezze venivano messi a tacere con la violenza.
DITTATURA:
Matteotti, che aveva pronunciato alla Camera un durissimo discorso contro i fascisti, denunciando le violenze e le irregolarità che avevano caratterizzato le ultime elezioni, fu ucciso da squadristi fascisti.
Il paese non ebbe dubbi sulla responsabilità dei fascisti così Mussolini si trovò in grave difficoltà e politicamente isolato. I gruppi di opposizione decisero di non partecipare ai lavori del Parmlamento fino a quando non fosse stata ristabilita la legalità. Questa iniziativa fu chiamata "secessione dell'Aventino" e non ebbe comunque efetto poichè il Re, l'unico che avrebbe potuto prendere dei provvedimenti, non intervenne.
Mussolini, in un celebre discorso tenutosi alla Camera il 3 gennaio 1925, si assunse tutta la responsabilità del delitto Matteotti. Emanò in seguito le leggi fascistissime o eccezionali che in realtà trasformarono il suo potere in regime dittatoriale e totalitario.
POLITICA INTERNA:
Leggi eccezionali:
-il Capo del governo rispondeva del suo operato solo al Re e non al Parlamento;
- aboliti tutti i partiti, tranne quello fascista;
- introdotta la censura di stampa;
- abolite le associazioni politiche e sindacali che non fossero fasciste;
- Tribunale Speciale;
-dichiarato fuori legge lo sciopero;
-introdotta la pena di morte.
POLITICA ESTERA:
Fu contrassegnata da uno spirito imperialista, perché Mussolini voleva che l'italia apparisse all'Europa e al mondo come un Paese forte e militarmente preparato. Molti Paesi stranieri avevano accolto, con favore, la nascita dello Stato fascista compresi gli Stati Uniti e la Russia comunista. Il dittatore mirava ad ottenere un'espansione dell'Italia nel Mediterraneo.
POLITICA COLONIALE:
Ci fu un occupazione militare dell'Etiopia nel 1935.
Il generale Badoglio conquistò tutta l'Etiopia, occupandone la capitale Addis Abeba. Ma l'Etiopia faceva parte dellla Società delle Nazioni, perciò quando l'imperatore denunciò l'oppressione italiana, la società fu costretta ad emanare contro l'Italia provvedimenti restrittivi vietando ad ogni Paese di portare in Italia materie prime e prodotti industriali.
Ma tra le 52 nazioni che avevano approvato le sanzioni, soltanto Francia ed Inghilterra le osservarono: la Società delle Nazioni perse credibilità e il fascismo ne uscì ancora una volta rafforzato. In questo periodo Mussolini si avvicinò alla Germania, dove era sorta la dittatura nazista di Hitler che avrebbe influito sulla politica del Duce. Italia e Germania intervennero nella guerra di Sna appoggiando i nazionalisti di Franco. In seguito stipularono un patto di alleanza: l'Asse Roma-Berlino (1936).
REGIME FASCISTA:
SOCIETA':
Per diffondere le nuove idee fasciste fu organizzata una proanda capillare attraverso la scuola, la radio, il cinema. Le lezioni scolastiche cominciavano sempre con lo stesso cerimoniale: il saluto romano ai professori e il canto dell'inno fascista "Giovinezza". Il giovedì era vacanza, ma gli altri giorni della settimana si frequentava la scuola mattina e pomeriggio; il sabato, poi, studenti ed adulti, in divisa, si riunivano in adunate dove, tra canti ed esercizi paramilitari, ineggiavano al regime. Anche nelle scuole superiori, più o meno, venivano praticate le stesse cerimonie. Gli universitari, invece, aderivano G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti).
Tutti i ragazzi, poi, erano inquadrati militarmente:
RAGAZZI |
RAGAZZE |
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DAI 6 AGLI 8 ANNI |
LI DELLA LUPA |
DAGLI 8 AI 14 ANNI |
PICCOLE ITALIANE |
DAGLI 8 AI 14 ANNI |
BALILLA |
DAI 14 AI 18 ANNI |
GIVANI ITALIANI |
DAI 14 AI 18 ANNI |
AVANGUARDISTI |
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DAI 18 AI 21 ANNI |
ENTRAVANO NEI FASCI GIOVANILI DI COMBATTIMENTO |
Nel 1937, tutte le Organizzazioni giovanili furono unificate nella G.I.L (Gioventù Italiana del Littorio).
Gli insegnanti dovevano giurare fedeltà al regime e rispettare le direttive del governo che imponeva loro metodi e programmi, privandoli dellà libertà di insegnamento. Chi non giurava perdeva il posto.
PROPAGANDA:
La stampa:
I giornali dovevano sottostare ad una rigidissima censura e non avere notizie negative sul fascismo; quando accadeva veniva effettuata la censura di stampa e la prigionia dei responsabili. Tutto ciò che veniva detto dal Duce doveva essere riportato sul giornale con commenti e giudizi solo di approvazione.
I giornali che non si allinearono furono soppressi.
Infine anche le riviste femminili e giornali per bambini furono adattati alle idee fasciste.
Le idee fasciste furono diffuse anche tramite cinema, radio e qualsiasi mezzo popolare.
ECONOMIA:
Cercò di stimolare l'industria e l'agricoltura.
L'industria facendo leggi favorevoli agli industriali (abolì il diritto di sciopero).
L'agricoltura con opere di bonifica di zone paludose ma essa non fece grandi progressi.
POLITICA:
Creò lo Stato corporativo per risolvere il contrasto tra le classi. Nel 1927 emanò la Carta del Lavoro per regolamentare i rapporti di lavoro e nel 1929 istituì una Corporazione dove erano presenti i rappresentanti degli imprenditori e dei lavoratori. Con l'istituzione delle Corporazioni, Mussolini pensò di risolvere la questione sociale ma la soluzione offerta era a vantaggio degli imprenditori:
-i padroni (industriali e proprietari terrieri) erano i principali sostenitori;
-i rappresentanti degli operai e contadini dovevano avere fede della nazione quindi erano facilmente manovrati dal governo fascista.
CHIESA:
Il fascismo portò a termine il processo di conciliazione fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica con la stipulazione dei Patti lateranensi (11 febbraio 1929), su basi concordatarie, con i quali tra l'altro fu riconosciuta validità civile al matrimonio religioso e fu introdotto l'insegnamento religioso nelle chiese.
L'ANTIFASCISMO:
-Gli antifascisti furono coloro che si opposero ai fascisti, alle loro idee, ai loro programmi, in Italia e anche all'estero, dove si incarcerarono per non essere incarcerati.
I primi avversari furono i politici, soprattutto socialisti e comunisti; ma anche alcuni esponenti del Partito Popolare d'ispirazione cattolica, che arono la loro opposizione con la vita, con il carcere o con il confino (Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Antonio Gramsci). Molti furono costretti ad andare all'estero (don Luigi Sturzo, Palmiro Togliatti, Umberto Terracini, Pietro Nenni e Gaetano Salvemimi). Tuttavia essi, anche se all'estero, mantennero viva l'opposizione al regime e a Parigi nel 1927, diedero vita alla Concentrazione Antifascista.
-Altri oppositori furono alcuni intellettuali che facevano capo a Benedetto Croce.
-Anche la chiesa, mediante le associazioni di Azione Cattolica, sfuggì al controllo fascista.
-Antifascisti divennero soprattutto nel 1938 i 50.000 Ebrei italiani, perché nello stesso anno Mussolini, per allinearsi al sistema hitleriano, proclamò il Manifesto della razza, in cui sosteneva gli stessi principi del nazismo:
Esistevano razze superiori (ariani) e razze inferiori (ebrei).
Gli italiani erano di razza "ariana" cioè indeuropea, quindi erano di razza superiore e non potevano essere che razzisti;
Gli ebrei non dovevano partecipare alla vita politica e civile del paese: questi principi diedero inizio alla persequzione degli ebrei anche in Italia.
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