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IL GIARDINO MODERNO
Il desiderio di possedere nuovi edifici in stile occidentale provocò la necessità di costruire per essi dei giardini diversi da quelli tradizionali e spinse a copiare i modelli stranieri, quantunque il gusto estetico d'oltremare non venisse mai adottato né da sostituire integralmente e nemmeno prevalere su quello proprio, cui i Giapponesi erano e sono ancora profondamente attaccati. Si trattò quindi del primo impulso, di moda effimera, il cui entusiasmo improvviso era destinato a non lasciare quasi nessuna eredità visibile oggi, come del resto si poteva prevedere per un costume trapiantato in un substrato ignaro delle sue matrici culturali e delle tecniche nate e maturate in terre così lontane.
Tuttavia, in riferimento ad alcuni prodotti nel periodo Meiji, si nota, in particolare, l'impiego dei fiori che vengono a colorare il giardino e a farlo risplendere di sgargiante bellezza per un breve momento stagionale, come tipicamente si verifica nel giardino d'Occidente.
Il passeggero invaghimento per le novità legate al giardino dell'Ovest aveva dunque scatenato l'accesso interessante per un tipo di giardinaggio amante della praticità, degli effetti vistosi e delle linee artificiali, da parte di alcuni precursori che lo adottarono, soprattutto nell'area di Tokyo, per le proprie creazioni, dando spesso vita ad uno stile ibrido. Ma tale 'tradimento' del codice tradizionale e, in definitiva della propria identità, non mancò, d'altra parte, di suscitare una reazione avversa a cambiamenti rivoluzionari e di potere alla concretizzazione di una forma estetica più in linea col passato. Alla infatti nacque, a una breve vita, il giardino dei letterati (Bunjinshiki), così chiamato perché doveva esprimere il gusto semplice e sicuro degli intellettuali esperti di cerimonia del tè, letteratura e pittura. Questi artisti, fortemente ispirati dalle più raffinate opere cinesi, perseguivano un ideale di eleganza molto discreta e di tranquillo godimento dei particolari belli e commoventi della natura.
L'interesse per il mondo occidentale e la volontà di imitarlo fin dalle sue espressioni artistiche spinsero i Giapponesi a compiere numerosi viaggi all'estero per colmare, con un'esperienza diretta sul luogo e con studi finalizzati, l'incapacità di discernimento culturale avvertita al contratto con fenomeni tanto diversi. Si applicano quindi anche a conoscere le tecniche del giardinaggio europeo, prevedendo di utilizzarle al ritorno soprattutto nelle aree pubbliche, e assorbirono da ciascuno stile originato dai paesi del vecchio mondo gli insegnamenti pratici più proficuamente adattabili nella loro patria in via di modernizzazione. Dopo il confronto con l'ovest si sviluppò una nuova consapevolezza verso il giardinaggio in generale, che venne riconosciuto degno dell'appellativo di scienza e come tale ne venne sistematizzato lo studio con l'apertura di corsi specializzati che impartivano nozioni teoriche e pratiche utili alla formazione di tecnici in grado di curare la realizzazione di un giardino già a partire dal suo progetto. A queste nuove ure apparse sulla scena professionale, ben diverse dalla manovalaza, cui in passato era stata affidata la costruzione materiale del giardino, ubbidiente alle direttive delle persone acculturate che lo avevano disegnato secondo propria ispirazione, a questi lavoratori istruiti venne dato il nome di Niwashi (giardinieri).
Anche il Giappone di oggi si lascia affascinare da quando i suoi avi hanno saputo creare e vuole mantenere, con giustificato orgoglio, l'arte acquisita ricercandone l'interpretazione appropriata alle esigenze della realtà presente. Sulla base di queste ragioni si colloca saldamente anche l'amore, e perciò la speranza di futuro, del giardino privato che, per quanto sempre più minuscolo e minacciato nella soffocante dimensione moderna, tuttavia sopravvive come spazio irrinunciabile per allargare, almeno metaforicamente, gli angusti limiti del vivere quotidiano affannato nel materialismo imperante. Le abitazioni di questo secolo hanno, quando ciò sia ancora possibile, un piccolo angolo verde che offre a chi vi dimora l'occasione per fare uno 'stacco' al caos urbano, una pausa mentale, un ritorno momentaneo, ma non per questo meno significativo, al mondo naturale che allevia la tensione e infonde energia. Si comprende allora l'importanza del giardino situato nel cortile delle case, lo Tsuboniwa, che esplica la sua funzione anche quando non superi la grandezza di pochi metri quadrati. Tale tipo di giardino, il cui nome deriva dall'unità di misura Tsubo corrispondente a circa 3,30 mq ha antiche origini.
Nell'era presente la superficie lasciata al giardino urbano si è andata progressivamente riducendo sia a causa della richiesta di terreno su cui poter edificare sia per la necessità di contenere gli oneri della sua manutenzione. Tuttavia nello spazio concessogli si compie ogni sforzo per creare un ambiente piacevole che, a dispetto delle misure reali, dia l'illusione di essere ampio grazie ad abili effetti prospettici e una particolare sagomatura delle forme.
In conclusione, la storia del giardino continua e si arricchisce di nuove esperienze a dimostrazione dell'esigenza dello spirito giapponese di non interrompere il rapporto con il mondo della natura nella cui dinamica vuole, nonostante tutto, rimane coinvolto. A questo scopo può bastare, in mancanza di meglio, una striscia esigua di terra accanto all'uscio di casa con una pianta ben accudita, una miniatura di giardino (Hakoniwa), un paesaggio su un vassoio (Bonkei), una vecchissima foresta di alberi nanizzati (Bonsai), un fiore dentro un vaso, perché è sufficiente un accenno per evocare e forse enfatizzare il valore di una componente insostituibile per la felicità dell'uomo.
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