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IL NUMERO SACRO
Dodici raggi, dodici sedili nella cripta, dodici Gruppenfuhrer; è evidente la relazione tra i sedili e i raggi del sole ariano; non è poi così difficile giungere a comprendere il motivo della ripetizione del numero simbolico dodici se teniamo presente la teoria ariosofica di Lanz von Liebenfels e Guido von List. L'essenza dell'ariosofia, come pure delle dottrine teosofiche, risiede in un nucleo di iniziati, che da un centro esoterico, o ombelico del mondo, dirigono essotericamente il Nuovo Ordine ariano formato dalla crema eugenetica del III Reich. Si può parlare di un regime teocratico guidato da una élite di lerofanti o Arconti intorno al Sole che potrebbe essere rappresentato da Himmler stesso, il quale ambiva ad essere il creatore di una nuova Germania spirituale. In questa visione del III Reich, Adolf Hitler assume, invece, il ruolo di messia, il grande catalizzatore, l'uomo grazie al quale si realizzano le speranze e gli sforzi di tutti coloro che lavorano per il successo delle teorie ariosofiche. Dodici sono anche gli dèi maggiori dell'Olimpo, gli apostoli di Cristo, come dodici sono i segni zodiacali. Il numero dodici ha una profonda valenza simbolica, spirituale, che gira intorno ad un polo di aggregazione, che, esattamente come lo zodiaco e il Polo celeste, è situato su un asse sud-nord. Il castello di Wewelsburg è situato anch'esso sul medesimo asse e ricordiamo anche che lo swastika assume valore di Polo nord o Thule, il centro originario della stirpe ariana. La dr.ssa John-Stucke ha confermato anche questi parallelismi con simbolismi religiosi. Si può, quindi, parlare di centro del mondo, in cui le cerimonie scandite dal calendario sacro germanico stabilito dallo lerofante Weisthor, rinnovano ad ogni scadenza ciclica il patto tra l'uomo e l'essere superiore.
Il Nazismo
La crisi Americana si
ripercuotè in Germania facendo vacillare la già precaria Repubblica
di Weimar. Le spinte conservatrici ed autoritarie si accentuarono; una
prova tangibile di ciò fu l'ascesa di Hindenburg e la formazione
di gruppi paramilitari.
A differenza del Fascismo, che non aveva fin dal
principio un programma ben delineato, il Nazismo fondava le proprie
solide basi nel "Mein Kampf" l'opera che Hitler scrisse
durante il suo anno di prigionia. Il testo riprendeva molto le teorie di
Rosenberg e Chamberlain e affermava che tutte le vicende umane potessero essere
interpretate come un eterno conflitto tra razze superiori, ariani, e
razze inferiori, ebrei. Il concetto di razza doveva essere inteso
proprio come biologico - genetico. A capo della razza Ariana doveva esserci il Fuhrer,
un capo capace di interpretare le esigenze del popolo.
Le esigenze primarie dovevano essere quella dello spazio
vitale e quella che doveva vedere unito nello stesso territorio tutte le
popolazioni germaniche. Inoltre il movimento era anticomunista in quanto
l'ideologia ugualitaria è frutto delle tendenze livellatrici e
mortificanti delle razze inferiori.
Nelle elezioni del 1928 il nazismo non ebbe molto
successo, appena il 2,6 % dei voti. Man mano che la crisi economica si faceva
più dura, crescevano i consensi e nelle elezioni del 1930 i nazisti
ebbero oltre 6 milioni di voti diventando il secondo partito dopo i
socialdemocratici.
Come avvenne per il fascismo, anche il nazismo si
servì delle squadre SS e SA per incutere timore
nell'opposizione e nella popolazione in generale. Memore della sfortunata
impresa di Monaco, Hitler non tentò mai il colpo di stato, ma cerco
sempre di fare affluire nel suo partito tutte le forze nazionalistiche e
conservatrici.
Dopo la ura incolore di Bruning, alle
presidenziali del 1932 venne rieletto Hindenburg. A tali elezioni si era
presentato pure Hitler ma a lui non toccarono più del 37% dei voti.
Alle elezioni politiche dello stesso anno i nazisti
ottennero oltre 13 milioni di voti e si affermarono come I partito del paese.
Furono le pressioni della grande industria, della finanza e della
proprietà terriera a indurre Hindenburg ad assegnare ad Hitler la guida
del governo e ad indire nuove elezioni per il 5 marzo 1933.
Le violenze da parte delle SS e delle SA si fecero
sempre più evidenti e culminarono con l'incendio del Reichstag di
cui però vennero incolpati i comunisti. In seguito a quest'avvenimento,
furono emanate le 28 leggi eccezionali con le quali si limitavano le
libertà civili e veniva dichiarato fuori legge il partito Comunista.
Alle elezioni del 1933, Hitler non ebbe il successo
sperato, ma grazie all'appoggio dei gruppi nazionalisti riuscì
ugualmente ad avere la maggioranza.
Subito dopo fece approvare la legge dei pieni
poteri che porto alla liquidazione dell'opposizione e all'abolizione dei
Lander ridotti a entità amministrative dipendenti dal governo centrale.
Il 30 giugno nella notte conosciuta come "notte
dei lunghi coltelli", utilizzando le SS Hitler fece uccidere i principali
capi della cosiddetta sinistra nel partito (SA) che agitavano ancora l'idea di
una rivoluzione sociale.
Qualche mese dopo le elezioni Hindenburg
morì. Hitler decise di non sostituirlo e nonostante mantenesse solo la
nomina di cancelliere in pratica assunse anche la carica di presidente.
A poco a poco tutta la vita tedesca cominciò
ad essere controllata dal regime che tra l'altro cominciò a mettere in
pratica alcuni dei punti presenti nel programma come ad esempio quello della
bonifica razziale; vennero bruciati tutti i libri ebrei ritenuti fautori di
teorie democratiche e socialiste.
Anche in Germania come in Italia il regime
andò alla ricerca del consenso. Moltissimi erano i discorsi del Fuhrer
trasmessi via radio, le grandi adunate e i campi di maggio adornati con
splendide coreografie rappresentanti i simboli del potere.
La liquidazione dei rimasugli d'opposizione era
stata affidata alla Gestapo, una polizia segreta che prendeva gli
oppositori e li deportava in campi di lavoro.
Con le leggi di Norimberga del 1935, gli ebrei
furono privati della cittadinanza tedesca e gli vennero ridotte altre
libertà.
Il 9 novembre nella Notte dei cristalli,
molti ebrei furono deportati in campi di lavoro, incendiate sinagoghe e
attività ebraiche.
L'industria tedesca venne agevolata dal rigido
inquadramento dei lavoratori in strutture cooperative guidate dal partito. La
ripresa economica tedesca era affidata pure a un vasto programma di lavori
pubblici e di riarmo.
Hitler mostrò subito la sua volontà
nel rivedere il trattato di Versailles e dopo avere firmato un patto a 4 con
Italia, Inghilterra e Francia per il mantenimento della pace, decise di
abbandonare la Conferenza di Ginevra sul disarmo nell'ottobre del '33 e poco
dopo fece uscire la Germania dalla Società delle Nazioni.
Il 25 luglio 1934 un gruppo di Nazisti austriaci
guidati da Hitler assassinò il cancelliere austriaco Dollfuss sperando
nella confusione di potere facilitare l'annessione dell'Austria alla Germania.
Mussolini, ancora vicino ad Inghilterra e Francia, si fece garante
dell'indipendenza austriaca mandando truppe alla frontiera del Brennero.
Il '35 fu l'anno definitivo del riarmo tedesco, la
popolazione del Saar decise dopo un referendum di tornare alla Germania. Hitler
fregandosene del trattato di Versailles ripristinò la leva obbligatoria
e procedette al riarmo aereo e terrestre.
Il nazismo al potere
La crisi Americana si ripercuotè in Germania
facendo vacillare la già precaria Repubblica di Weimar. Le spinte
conservatrici ed autoritarie si accentuarono; una prova tangibile di ciò
fu l'ascesa di Hindenburg e la formazione di gruppi paramilitari.
A differenza del Fascismo, che non aveva fin dal
principio un programma ben delineato, il Nazismo fondava le proprie
solide basi nel "Mein Kampf" l'opera che Hitler scrisse
durante il suo anno di prigionia. Il testo riprendeva molto le teorie di
Rosenberg e Chamberlain e affermava che tutte le vicende umane potessero essere
interpretate come un eterno conflitto tra razze superiori, ariani, e
razze inferiori, ebrei. Il concetto di razza doveva essere inteso
proprio come biologico - genetico. A capo della razza Ariana doveva esserci il Fuhrer,
un capo capace di interpretare le esigenze del popolo.
Le esigenze primarie dovevano essere quella dello spazio
vitale e quella che doveva vedere unito nello stesso territorio tutte le
popolazioni germaniche. Inoltre il movimento era anticomunista in quanto
l'ideologia ugualitaria è frutto delle tendenze livellatrici e
mortificanti delle razze inferiori.
Nelle elezioni del 1928 il nazismo non ebbe molto
successo, appena il 2,6 % dei voti. Man mano che la crisi economica si faceva
più dura, crescevano i consensi e nelle elezioni del 1930 i nazisti
ebbero oltre 6 milioni di voti diventando il secondo partito dopo i
socialdemocratici.
Come avvenne per il fascismo, anche il nazismo si
servì delle squadre SS e SA per incutere timore
nell'opposizione e nella popolazione in generale. Memore della sfortunata
impresa di Monaco, Hitler non tentò mai il colpo di stato, ma cerco
sempre di fare affluire nel suo partito tutte le forze nazionalistiche e
conservatrici.
Dopo la ura incolore di Bruning, alle
presidenziali del 1932 venne rieletto Hindenburg. A tali elezioni si era
presentato pure Hitler ma a lui non toccarono più del 37% dei voti.
Alle elezioni politiche dello stesso anno i nazisti
ottennero oltre 13 milioni di voti e si affermarono come I partito del paese.
Furono le pressioni della grande industria, della finanza e della
proprietà terriera a indurre Hindenburg ad assegnare ad Hitler la guida
del governo e ad indire nuove elezioni per il 5 marzo 1933.
Le violenze da parte delle SS e delle SA si fecero
sempre più evidenti e culminarono con l'incendio del Reichstag di
cui però vennero incolpati i comunisti. In seguito a quest'avvenimento,
furono emanate le 28 leggi eccezionali con le quali si limitavano le
libertà civili e veniva dichiarato fuori legge il partito Comunista.
Alle elezioni del 1933, Hitler non ebbe il successo
sperato, ma grazie all'appoggio dei gruppi nazionalisti riuscì
ugualmente ad avere la maggioranza.
Subito dopo fece approvare la legge dei pieni
poteri che porto alla liquidazione dell'opposizione e all'abolizione dei
Lander ridotti a entità amministrative dipendenti dal governo centrale.
Il 30 giugno nella notte conosciuta come "notte
dei lunghi coltelli", utilizzando le SS Hitler fece uccidere i principali
capi della cosiddetta sinistra nel partito (SA) che agitavano ancora l'idea di
una rivoluzione sociale.
Qualche mese dopo le elezioni Hindenburg
morì. Hitler decise di non sostituirlo e nonostante mantenesse solo la
nomina di cancelliere in pratica assunse anche la carica di presidente.
A poco a poco tutta la vita tedesca cominciò
ad essere controllata dal regime che tra l'altro cominciò a mettere in
pratica alcuni dei punti presenti nel programma come ad esempio quello della
bonifica razziale; vennero bruciati tutti i libri ebrei ritenuti fautori di
teorie democratiche e socialiste.
Anche in Germania come in Italia il regime
andò alla ricerca del consenso. Moltissimi erano i discorsi del Fuhrer
trasmessi via radio, le grandi adunate e i campi di maggio adornati con
splendide coreografie rappresentanti i simboli del potere.
La liquidazione dei rimasugli d'opposizione era
stata affidata alla Gestapo, una polizia segreta che prendeva gli
oppositori e li deportava in campi di lavoro.
Con le leggi di Norimberga del 1935, gli ebrei
furono privati della cittadinanza tedesca e gli vennero ridotte altre
libertà.
Il 9 novembre nella Notte dei cristalli,
molti ebrei furono deportati in campi di lavoro, incendiate sinagoghe e
attività ebraiche.
L'industria tedesca venne agevolata dal rigido
inquadramento dei lavoratori in strutture cooperative guidate dal partito. La
ripresa economica tedesca era affidata pure a un vasto programma di lavori
pubblici e di riarmo.
Hitler mostrò subito la sua volontà
nel rivedere il trattato di Versailles e dopo avere firmato un patto a 4 con
Italia, Inghilterra e Francia per il mantenimento della pace, decise di
abbandonare la Conferenza di Ginevra sul disarmo nell'ottobre del '33 e poco
dopo fece uscire la Germania dalla Società delle Nazioni.
Il 25 luglio 1934 un gruppo di Nazisti austriaci
guidati da Hitler assassinò il cancelliere austriaco Dollfuss sperando
nella confusione di potere facilitare l'annessione dell'Austria alla Germania.
Mussolini, ancora vicino ad Inghilterra e Francia, si fece garante
dell'indipendenza austriaca mandando truppe alla frontiera del Brennero.
Il '35 fu l'anno definitivo del riarmo tedesco, la
popolazione del Saar decise dopo un referendum di tornare alla Germania. Hitler
fregandosene del trattato di Versailles ripristinò la leva obbligatoria
e procedette al riarmo aereo e terrestre.
L'incontro di Monaco, la crisi Polacca e lo scoppio
della guerra
Molti furono i paesi europei che tra la fine degli
anni venti e l'inizio degli anni trenta avevano abbandonato le forme di
democrazia parlamentare per sistemi autoritari. La destra autoritaria era
salita pure in Belgio, Portogallo e Grecia.
Germania ed Italia avevano superato ogni
divergenza. Il cancelliere Austriaco fu spinto alle dimissioni da Hitler e al
suo posto ne salì uno filonazista che nel marzo '38 adducendo
l'improbabile pretesto di disordini in atto fece giungere truppe tedesche in
Austria e con un plebiscito nell'aprile dello stesso anno proclamò
l'annessione alla Germania.
Di fronte a ciò Mussolini si dichiarò
indifferente poiché tutto sommato si era realizzato il principio di
autodeterminazione dei popoli. Di simile opinione, anche per conservare la
politica dell'appeasement, si mostrarono pure Francia ed Inghilterra.
Pochi mesi dopo Hitler decise di riappropriarsi del
territorio dei Sudeti, interno al territorio Cecoslovacco e a maggioranza
tedesca. La Cecoslovacchia era legata con una alleanza alla Francia e faceva
parte della Società delle Nazioni. Per evitare l'apertura di un nuovo
conflitto, Mussolini fece da mediatore e convocò a Monaco il 29 e 30
Settembre '38 una conferenza, a cui, oltre lui stesso, dovevano partecipare
pure Chamberlain, Daladier e Hitler. Il tutto si concluse con il totale
cedimento alle richieste naziste. Si voleva mantenere la pace, Churchill
affermava: "Potevano scegliere tra disonore e guerra, hanno scelto il disonore,
avranno la guerra".
Di lì a poco le truppe tedesche occuperanno
Praga e imporranno alla rimanente Cecoslovacchia il controllo tedesco. Hitler
non aveva più nessuna giustificazione e i timori di Churchill si
confermavano sensati.
Il 21 marzo '39 Hitler chiese l'annessione di
Danzica e l'extraterritorialità del corridoio. Di lì a poco i
tedeschi occuparono anche Mamel città lituana. Hitler voleva occupare
tutta la Polonia e il 3 marzo Churchill espresse la sua volontà di
garantire i confini polacchi invertendo la marcia alla politica
dell'appeasement.
Tutto sommato la Germania, nuovamente forte,
rappresentava un sicuro baluardo contro l'avanzata del comunismo in Europa. Sia
Chamberlain che Daladier al ritorno dalla conferenza di Monaco furono accolti
dalla folla plaudente ancora all'oscuro che di lì a pochi mesi sarebbero
dovuti entrare in guerra.
Sull'esempio di Hitler, Mussolini occupò
l'Albania proclamando Vittorio Emanuele III Re d'Italia e di Albania.
Il 22 maggio '39 il ministro degli esteri tedesco,
Ribbentrop e quello italiano, Ciano, firmarono il patto d'Acciaio col quale si
impegnavano ad un aiuto militare reciproco sia in offese che in difesa.
Mussolini disse però che l'Italia non sarebbe stata pronta ad un grosso
conflitto di lì a tre anni.
Francia ed Inghilterra per rispondere al patto
d'Acciaio, cercarono di raggiungere accordi con la Russia la quale a sorpresa,
firmò il patto Ribbentrop-Molotov con la Germania. Con questo
patto le due potenze si impegnavano per dieci anni a non aggredirsi e
prevedevano un eguale spartizione della Polonia.
Stalin con il patto d'Acciaio voleva guadagnare
tempo e prepararsi all'inevitabile scontro con la Germania sua antagonista
ideologica.
Così il 1 settembre '39 le truppe tedesche
entravano in Polonia e Francia e Gran Bretagna il 3 settembre onorando le
garanzie di protezione dichiaravano guerra alla Germania.
Stati Uniti: grande crisi e New Deal
Gli Usa avevano avuto un ruolo da protagonista nei
trattati di pace, ma i disegni etari di Wilson non erano piaciuti
all'opinione pubblica. Alle elezioni del 1920 questi fu sostituito dal
democratico Harding, fautore di una politica isolazionista, secondo cui gli
Usa avrebbero dovuto usufruire delle risorse economiche del paese,
incrementandole.
Dopo Harding salirono Coolidge e Hoover,
i quali però si sono mostrati di scarso rilievo.
Questo periodo è ricordato anche per la
proibizione della produzione e vendita delle bevande alcoliche: il cosiddetto
proibizionismo, che però favorì le organizzazioni criminali e la
nascita di grandi ure, come quella di Al Capone.
E' anche l'età del Jazz, una nuova musica
suonata soprattutto dai neri.
Contemporaneamente si ha l'esplosione dei consumi
individuali e all'interno di ogni abitazione americana era possibile trovare
l'aspirapolvere e una radio. Questo aumento dei consumi coincise con l'aumento
dei salari dovuto ad un incremento della produttività e dei profitti.
Vennero favorite le grandi concentrazioni
industriali come la Goodyear e la General Motors a discapito delle piccole
società.
Sempre in questi anni nascono forti contrasti
dovuti prevalentemente a quella politica isolazionista che non voleva
l'ingresso di immigrati nel paese. I contrasti più forti si ebbero tra
bianchi e neri o cattolici e protestanti. Si ebbe anche un deciso affermarsi di
associazioni che difendevano i valori tradizionali americani.
Per favorire l'acquisto dei beni anche alle classi
operaie, Le banche concessero una serie di crediti, e la piccola borghesia,
attratta da futuri guadagni decise di investire in borsa.
Nel momento in cui si nutrivano maggiori sicurezze,
i prodotti cominciarono a non essere più assorbiti dal mercato. La crisi
di sovrapproduzione che si ebbe fu la causa del crollo della borsa di
Wallstreet durante il giovedì nero di Wall Street in
cui tutti i titoli azionari ebbero un evidente flessione.
Il primo tentativo di porre fine alla crisi, fu
quello di immettere nel mercato europeo i prodotti in eccedenza ma il problema
non si risolse. La crisi che era partita dai mercati americani, a poco a poco
arrivò pure in Europa a causa dei grossi debiti che Francia ed
Inghilterra avevano contratto con gli Usa durante la guerra.
La Germania che con i piani Dawes e Young si era
lentamente ripresa, subì un ulteriore crisi.
Il crollo di Wall Street rappresentò per
l'America non solo l'inizio di una crisi economica ma anche ideale e morale.
Fin dall'inizio della sua storia l'America aveva percorso un cammino ascendente
verso la prosperità. Con la crisi, crollava il sogno americano e
l'America non veniva più vista come il paese delle grandi
opportunità.
Chi nonostante la crisi si mostrò ottimista,
fu il democratico Roosevelt vincitore delle elezioni presidenziali del
1932.
Credeva che superare la crisi non fosse
impossibile; le risorse umane e materiali non mancavano certo all'America,
bisognava solo recuperare lo spirito americano originario. Appena eletto, Roosevelt
annunciò l'inizio del "New Deal", un nuovo accordo che sarebbe
servito a riportare il Paese nelle grandi sfere: bisognava vincere gli egoismi
e valorizzare la solidarietà. Per fare recepire tale messaggio a tutti
lo ribadiva periodicamente nelle "conversazioni di caminetto" tramite la
radio.
In economia fece fede alle tesi di Keynes che era
sempre stato contrario ai trattati di pace in quanto avevano creato pericolose
barriere per la circolazione delle merci e dei capitali. Era in disaccordo con
gli economisti classici (Say, Ricardo) i quali credevano che il mercato fosse
capace di regolarsi da solo. La crisi del '29 li smentì pienamente.
Il maggiore ostacolo alla "legge della domanda" di
Say e Ricardo era rappresentata dall'ineguale distribuzione delle ricchezze.
Bisognava quindi che fosse lo Stato a ridistribuire le ricchezze garantendo una
vita dignitosa ai cittadini.
Il risparmiatore non veniva più visto come
un saggio cittadino, ma come colui che doveva essere sollecitato ad aumentare
il suo consumo di merci prodotte dal sistema industriale. A tal fine venne
favorita una politica di alti salari per permettere più facilmente al
danaro di circolare.
Per rendere l'economia ancora più vivace,
sulla scia del modello inglese, Roosevelt decise di abbandonare il
sistema di cambio fisso per consentire una maggiore libertà nell'uso
della spesa pubblica e nella nuova politica di opere pubbliche.
Per risollevare il settore agricolo, elaborò
un programma col quale sosteneva i prezzi dei prodotti crollati durante la
crisi e concedeva sussidi governativi a coloro i quali avessero ridotto la
produzione e le terre coltivate, per garantire i redditi degli agricoltori che
rappresentavano la potenziale domanda d'acquisto per i beni prodotti
dall'industria.
Sollecitò la ripresa del settore
industriale, invitando le industrie a mantenere alti sia i prezzi, che i
salari.
Nonostante l'iniziativa privata venisse un po'
penalizzata dai programmi del Presidente, in meno di 2 anni la disoccupazione
era diminuita e oltre 2 milioni di persone erano tornate a lavorare. In breve
tempo nacquero leggi tramite le quali si dava assistenza alla disoccupazione.
Si cercava in pratica di creare un "Welfare
State". Lo stato interveniva garantendo ai cittadini condizioni di
esistenza minime, con sussidi alla disoccupazione, salari minimi, pensioni e
servizi sociali gratuiti.
Con il "Wagner Act" si dava riconoscimento
giuridico ai sindacati e si obbligava le aziende a riconoscere come vincolanti
i risultati della contrattazione collettiva.
L'economia americana ricominciava ad andare forte e
poté contare pure sulle prospettive di un imminente riarmo che avrebbe fornito
ulteriore linfa alle industrie.
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