storia |
IL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE
Per trasformare il processo di guerra civile strisciante,
ancora disperso e disorganizzato, in una offensiva generale, diretta da un
disegno unitario, è necessario sviluppare e unificare il movimento di
resistenza proletario costruendo il Partito Comunista Combattente. Movimento e
Partito non vanno però confusi. Tra essi opera una relazione dialettica,
ma non un rapporto di identità: ciò vuol dire che è dalla
classe che provengono le spinte, gli impulsi, le indicazioni, gli stimoli, i
bisogni che l'avanguardia comunista deve raccogliere, centralizzate,
sintetizzare, rendere teoria e organizzazione stabile e infine, riportare nella
classe sotto forma di linea strategica di combattimento, programma, strutture
di massa del potere proletario. Vuol dire che il percorso corretto che dobbiamo
seguire parte dalla classe per arrivare al Partito e parte dal Partito per
ritornare ancora, sotto una forma più matura alla classe.
Il CC prima di una struttura organizzativa è una avanguardia
politico-militare che realmente è davanti a tutti, che traccia la via da
percorrere per tutto il movimento, che sa farsi riconoscere per mezzo della sua
iniziativa rivoluzionaria dalla parte più avanzata del proletariato.
Agire da Partito vuol dire collocare la propria iniziativa politico-militare
all'interno e al punto più alto dell'offensiva proletaria, cioè
sulla contraddizione principale e sul suo aspetto dominante in ciascun
congiuntura, ed essere così, di fatto, il punto di unificazione del
movimento di resistenza proletario offensivo, la sua prospettiva di potere.
Costruire il PCC non significa perciò aggregare in modo sommativo o
federativo i vari 'movimenti parziali' o 'gruppi locali',
ma costruite tutte le mediazioni necessarie per far compiere al movimento di
resistenza proletario offensivo salti politici e organizzativi, dalla
parzialità alla complessità, dal particolare al generale.
Per questo è importante condurre nel MRPO una lotta ideologica e
politica contro le tendenze economiciste-spontaneiste che sfociano nel
minoritarismo armato e, paradossalmente, nel militarismo. E contemporaneamente
contro quelle tendenze burocratico-minoritarie che concepiscono la costruzione
del PCC come un processo di pura crescita organizzativa che si svolge al di
fuori del movimento della classe, separato da esso.
Ma affinché questa lotta politica e ideologica non si riduca a sterile polemica
essa deve tendere alla unità del movimento: l'avanguardia armata deve
cioè ricercare tutte quelle iniziative politico-militari e quelle forme
organizzative in grado di stabilire momenti di confronto e di unità
seppur ancora parziali e contraddittori, perché solo da questo confronto
può nascere la necessaria chiarificazione sul programma, sui principi e
sulle forme organizzative del PCC.
Agire da Partito vuol dire anche dare all'iniziativa armata un duplice
carattere: essa deve essere rivolta a disarticolare e a rendere disfunzionale
la macchina dello Stato, e nello stesso tempo deve anche proiettarsi nel
movimento di massa, essere di indicazione politico-militare per orientare,
mobilitare, dirigere ed organizzare il MRPO verso la guerra civile
antimperialista.
Questo ruolo di disarticolazione, di proanda, e di organizzazione va svolto
a tutti i livelli dell'oppressione statale capitalista e o tutti i livelli
della composizione di classe. Non esistono quindi livelli di scontro
'più alti' o 'più bassi'. Esistono invece
livelli di scontro che incidono ed intaccano il progetto imperialista, ed
organizzano strategicamente il proletariato oppure no.
Sono questi due elementi che qualificano l'azione armata e non le
difficoltà militari che il perseguimento di un determinato obiettivo
comporta: è ovvio che quanto più l'attacco vuole essere efficace
e disarticolare gli organi centrali dello Stato, tanto più alta deve essere
la forza organizzativa da mettere in campo, ma questo è secondario.
Strategicamente è tanto importante distruggere gli organi centrali dello
Stato, quanto distruggere le sue articolazioni particolari che percorrono tutto
il corpo sociale. Strategicamente è tanto importante costruire una
capacità organizzata e centralizzata di esercitare il potere proletario
quanto costruire le sue articolazioni all'interno della classe operaia e del
proletariato metropolitano nelle fabbriche, nei quartieri, dappertutto.
Per questo non c'è contraddizione tra linea di massa e ruolo
d'avanguardia, non c'è dicotomia tra una pratica di movimento e l'azione
armata.
Ma agire da Partito, nella situazione presente comporta anche un'altra
preoccupazione: estendere la presenza della guerriglia in tutti i poli. In
particolare si pone all'ordine del giorno la necessità di sfondare la
'barriera del sud', di collegare nella medesima prospettiva
strategica i proletari che risiedono e lottano nei poli della parte superiore
della penisola e quelli che lottano e risiedono nei poli della parte inferiore.
Non esiste oggi, come del resto non è mai esistita, una 'questione
meridionale'. La logica di sviluppo dell'imperialismo delle multinazionali
ha unificato oggettivamente il proletariato; tocca ora alla guerriglia unificarlo
anche soggettivamente.
Napoli, Taranto, la Sicilia e la Sardegna vivono più intensamente che
mai gli effetti devastanti delle contraddizioni economiche, sociali e politiche
prodotte dalle 'strategie di crisi' irriposte dall'imperialismo e
dalle multinazionali e non è perciò il caso o un frutto della
'rabbia del sottosviluppo' se in questi poli si va organizzando
spontaneamente un movimento di resistenza offensivo che non ha precedenti per
estensione, intensità, maturità rivoluzionaria.
Agire da Partito vuol dire in questa circostanza, lavorare per la
riunificazione del proletariato, per affermare anche tra le masse proletarie
concentrate nei poli del meridione e delle isole la prospettiva strategica
della guerra di classe antimperialista per il comunismo.
Le Brigate Rosse non sono il Partito Comunista Combattente, ma una avanguardia
armata che lavora all'interno del proletariato metropolitano per la sua
costruzione.
Mentre affermiamo che non c'è identificazione tra BR e Partito
Combattente affermiamo con uguale chiarezza che l'avanguardia armata deve
'agire da Partito' sin dal suo nascere. Il processo di costruzione
politica, programmatica e di fabbricazione organizzativa del PCC è un
processo discontinuo, dialettico, prodotto cosciente di una avanguardia
politico-militare che, nel complesso fenomeno della guerra di classe, afferma
la validità della prospettiva strategica e del programma comunista che
sostiene, e l'adeguatezza dello strumento organizzativo necessario per
realizzarlo. Si pone quindi come punto di riferimento essenziale, come
'nucleo strategico' del PCC in costruzione sin dal suo nascere.
E' per questo, e non per presunzione che abbiamo inteso fissare nella
Risoluzione della Direzione Strategica del novembre '75, i principi organizzativi
che stanno alla base della nostra Organizzazione e che crediamo abbiano un
valore strategico. La loro severa e rigorosa verifica nella lotta, nella
pratica militante, nella capacità dimostrata di guidare lo scontro e di
costruire l'organizzazione nel proletariato ci porta a riconfermarli senza
nessuna incertezza. L'esperienza fin qui fatta ha arricchito complessivamente
il patrimonio politico-organizzativo accumulato dalla nostra Organizzazione,
che in generale ha saputo evolversi parimenti allo sviluppo della guerra di
classe. Nella fase attuale la concezione del
le Colonne, dei Comitati Rivoluzionari, delle Brigate; delle forze regolari e
irregolari, della clandestinità e timentazione, restano capisaldi
consolidati e ineliminabili della nostra formulazione organizzativa; per i
fronti di combattimento occorre invece una puntualizzazione che al momento
della loro formulazione era impossibile, una loro ridefinizione alla luce delle
esigenze e dei compiti che nella nuova fase ci si pongono.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta