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ILLUMINISMO ITALiANO E LOMBARDO: DISPOTISMO ILLUMINATO
L'illuminismo in Italia
Rispetto all'illuminismo francese, l'Illuminismo italiano presenta caratteri propri e originali, connessi con la particolare condizione politico-sociale della penisola, caratterizzata dall'assolutismo illuminato. Mentre in Francia il dibattito illuministico si era sviluppato particolarmente sul piano teorico affrontando una gamma amplissima di tematiche filosofiche, politiche, morali, economiche, religiose) e giungendo talvolta a formulazioni radicali e rivoluzionarie i cui frutti sarebbero poi stati raccolti dalla Rivoluzione Francese, in Italia la cultura illuministica apparve fin dall'inizio più decisamente orientata a scopi pratici e si sviluppò soprattutto nel campo dell'economia e del diritto. Inoltre gli illuministi italiani non misero in discussione i principi su cui si basava l'assolutismo, anzi videro nella monarchia lo strumento più idoneo a combattere i privilegi del clero e dell'aristocrazia e a promuovere il benessere generale. Questa stretta connessione tra gli illuministi italiani e le autorità politiche spiega, da un lato, le particolari caratteristiche del movimento italiano (concreto, pratico, riformista piuttosto che teorico, radicale e rivoluzionario) e, dall'altro, la sua dislocazione geografica: i centri maggiori dell'Illuminismo italiano furono, infatti, Milano, Napoli e la Toscana, proprio quelli dove furono più sensibili la volontà e l'azione riformista dei sovrani.
L'Illuminismo Lombardo
Grazie agli stretti rapporti che intrattenne con la cultura francese e grazie alla presenza e all'attività culturale di alcuni tra i maggiori intellettuali del tempo, Milano fu indubbiamente il centro principale dell'Illuminismo italiano. Questa sua posizione di primo piano fu agevolata anche dalle sue particolari condizioni politiche e sociali. Infatti, sotto il regno dell'Imperatrice Maria Teresa D'Austria e di suo lio Giuseppe II, Milano e la Lombardia vissero un periodo di intensa modernizzazione e di generale sviluppo, favoriti dalla politica di riforme dei 2 sovrani. Inoltre, diversamente da quanto accadeva in altre regioni italiane, l'aristocrazia lombarda assecondò sempre le trasformazioni economiche, svolgendo un ruolo che negli altri stati europei era garantito dalla classe borghese: molti nobili divennero imprenditori e iniziarono a sfruttare in senso capitalistico le loro proprietà terriere; altri cooperarono all'amministrazione dello Stato; altri si dedicarono allo studio di riforme in ambito economico,giuridico e scolastico.
Anche i centri di produzione e di coordinamento culturale già esistenti, come le accademie, cercano di ampliare i propri interessi e obiettivi, uscendo dal campo strettamente letterario per affrontare argomenti di vasta portata sociale, e sostenere idee e iniziative di carattere innovativo; ma ben presto appaiono inadeguati al compito: sorti come associazioni per dibattere e approfondire discipline e argomenti specifici, non possono essere rinnovati in modo tale da rispondere ad esigenze diverse e tanto più vaste. Per questo motivo un gruppo di letterati, fonda a Milano, nel 1762, la battagliera Società dei Pugni. Guidata da Pietro e Alessandro Verri e da Cesare Beccaria, essa si ribella all'impostazione ancora fortemente letteraria propria delle accademie ed elabora un concreto programma di riforma basato su un generoso impegno civile e politico.
In Italia la diffusione delle teorie illuministiche avvenne su piani e livelli diversi: coinvolse aree specifiche e certamente più preparate a ricevere il dibattito dei lumi (tra queste Milano, Venezia e Napoli). Molti scrittori considerano arcaici, inutili e pedanti i generi e gli stili letterari del passato, e conducono una dura battaglia contro di essi. La polemica è particolarmente accesa per quel che concerne la questione della lingua, e acquista toni aspri soprattutto nei confronti del purismo e dell'Accademia della Crusca.
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