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Attraverso i capolavori letterari che furono prodotti allora e nel secolo seguente, il Basso Medioevo fu il periodo che fornì alla mentalità e all'immaginario moderni tutti gli ingredienti che vengono ritenuti caratteristici dell'intera civiltà medievale: il castello, il monastero, la cattedrale, il cavaliere, la dama, il menestrello, il crociato, il mercante ecc.
Il borgo medievale fu il vero crogiuolo in cui vennero a fondersi molti ingredienti del profondo rinnovamento della vita europea tra il X e il XIII secolo: la curia vescovile con la cattedrale, le botteghe artigiane, il mercato, gli studi notarili, gli organi di autogoverno delle corporazioni, le università. Tra questi fattori, il più dinamico fu certamente il mercato, che portò a un intenso sviluppo della prosperità e della potenza di varie città italiane, francesi, fiamminghe, tedesche e inglesi in età comunale.
Sulla spinta dello sviluppo delle città, tutti e tre i grandi poteri medievali - impero, papato e monachesimo - subirono, tra il X e l'XI secolo, un profondo processo di riforma, teso a correggere le storture che li affliggevano e a fronteggiare la continua instabilità. La riforma dell'impero (renovatio imperii) fu opera della dinastia degli Ottoni (fine del X secolo) che riuscì a far trionfare formalmente il concetto della supremazia imperiale sui poteri feudali, anche se non eliminò del tutto la riottosità dei vassalli, che si espresse più volte con le armi nei secoli seguenti. Gli Ottoni giunsero a restaurare perfino il legame del potere imperiale con la tradizione romana e ad arrogarsi la facoltà di nomina dei vescovi per costituirne un ceto di propri funzionari al governo delle città, sottratto perfino al potere papale. Imposero infatti sul soglio pontificio monaci di propria scelta e quindi loro fidi, contribuendo così però anche a svincolarlo dalle beghe delle famiglie romane che avevano ridotto il papato a un potentato qualsiasi, corrotto e privo di autorità.
La riforma dell'ordine benedettino, anch'esso gravemente corrottosi nelle lotte feudali, partì in quegli stessi anni dal monastero di Cluny, come ritorno al più rigoroso rispetto della regola benedettina e rivendicazione di una completa autonomia dai poteri feudali. I cluniacensi, imitati qualche tempo dopo dai cistercensi, influenzarono anche la stessa gerarchia ecclesiastica, contribuendo decisamente, con l'appoggio di papa Gregorio V, a promuovere la riforma della Chiesa.
Di questa importante opera fu però massimo protagonista, nell'XI secolo, il papa Gregorio VII, il quale non esitò a ingaggiare con gli imperatori svevi la lunga lotta per le investiture (che terminò nel 1122 con il concordato di Worms tra l'imperatore Enrico V e il papa Callisto II), cercando appoggio nel movimento dei liberi Comuni a nord e nei normanni a sud. Fatto rispettare dalla gerarchia il rango papale, Gregorio riuscì anche a stroncare per parecchio tempo i comportamenti corrotti (simonia e concubinato) che si erano diffusi in seno al papato. Tra l'XI e il XII secolo, per opera soprattutto di Alessandro III, il potere papale venne reso autonomo, mediante l'elezione da parte dei parroci cardinali di Roma, a loro volta nominati dal papa, senza interferenze né da parte dell'aristocrazia romana né da parte dei poteri laici. Benché ciò non abbia successivamente impedito a imperatori e re di tentare più volte, talora con successo, di stabilire il proprio controllo sul papato, magari mediante il ricorso ai concili, questo principio resta oggi ancora valido.
Uno dei principali frutti di questo rinnovamento fu il movimento delle crociate, iniziato alla metà dell'XI secolo. Pur avendo come unico scopo ufficiale la liberazione del Santo Sepolcro dalla dominazione dei turchi selgiuchidi, che avevano soppiantato i più miti arabi in Palestina, in esso confluivano molteplici motivi: l'aspirazione cluniacense a piegare tutta l'esistenza al servizio di Cristo, quella dei cavalieri feudali a cimentarsi in grandi imprese eroiche al servizio di alti ideali, l'interesse dei papi a spostare le ambizioni e le mire di imperatori e re verso mete diverse dalle contese per il controllo della gerarchia ecclesiastica, quello dei ceti mercantili e delle Repubbliche marinare a stabilire collegamenti sicuri con il Mediterraneo orientale - porta dell'Asia attraverso la quale giungevano in Europa merci che consentivano lautissimi guadagni - mediante l'instaurazione colà di principati cristiani.
Grazie a questa intensa e contrastata opera di rinnovamento, l'XI e il XII furono secoli di grande fervore culturale. Le scuole cattedrali e quelle monastiche furono affiancate dalle prime università, corporazioni di docenti e allievi, in gran parte originariamente di provenienza monastica, che consentirono la diffusione degli strumenti del sapere anche tra i laici. Si intensificò la ricerca filosofica e teologica e godettero di rinnovato interesse gli studi di medicina e di diritto; si diffusero in Europa i testi scientifici e filosofici arabi, tradotti in latino. Nell'XI secolo venne istituita l'Università di Bologna, la più antica d'Europa, rinomata per lo studio del diritto canonico e del diritto romano, e due secoli dopo la Sorbona, primo nucleo dell'Università di Parigi.
La ripresa economica e sociale iniziata intorno al Mille e proseguita nei due secoli seguenti condusse alla nascita di un nuovo ceto sociale urbano, la borghesia, formatasi con la trasformazione dei borghi medievali in veri centri urbani e con lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali, imperniate sulla circolazione delle merci e del danaro. I membri del ceto borghese, perlopiù artigiani e mercanti organizzati nelle corporazioni di arti e mestieri, arricchitisi, iniziarono ad aspirare al controllo del governo cittadino e a rivendicare la propria autonomia dal signore feudale e dal vescovo. In alcune regioni dell'Europa questo fenomeno portò alla nascita dei Comuni, che tra l'XI e il XII secolo si rafforzarono e intrapresero una dura lotta contro il potere imperiale, che andò a intrecciarsi con la lotta per le investiture da un lato e con quella degli imperatori della dinastia degli Hohenstaufen contro i propri feudatari ribelli dall'altro.
Anche nelle camne si producevano mutamenti, in parte provocati dai progressi introdotti nelle colture e nell'allevamento e in parte dall'intensificazione dei rapporti con le città. Aumentarono i casi di famiglie contadine legate alla terra che ne conquistarono il pieno diritto limitandosi a versare al proprietario-feudatario una parte, sia pur cospicua, del raccolto (primo passo verso la mezzadria) o addirittura un affitto in danaro, liberandosi dagli obblighi. Non pochi villani, perlopiù giovani e intraprendenti, lasciavano la camna e si avventuravano in città a imparare un mestiere in una bottega artigiana, affrancandosi così dalla servitù della gleba e contribuendo alle aspirazioni corporative all'autogoverno cittadino.
Il sistema feudale, che si fondava sulla sacralità del potere, era tuttavia scosso anche da una ventata di contestazione religiosa, sia tra i cavalieri insofferenti del ruolo di vassalli, sia tra i borghesi delle città ribelli al vescovo-conte, sia - soprattutto - tra i villani, che erano coloro che più soffrivano del giogo feudale. Si crearono così tra l'XI e il XIII secolo dei movimenti definiti ereticali dall'autorità ecclesiastica, in quanto si richiamavano ad aspetti e interpretazioni del Vangelo (spesso di origine orientale) che non coincidevano con quelli predicati dai pulpiti. I bogomili si persero qua e là per l'Europa per riire in seguito sotto altri nomi e organizzazioni. I catari si diffusero soprattutto in Provenza, con il nome di albigesi, guadagnandosi il favore delle stesse corti locali. Il movimento della Pataria ebbe un ruolo essenziale nella nascita e nella difesa del Comune di Milano, godendo del sostegno di Anselmo da Baggio, prima che diventasse papa con il nome di Alessandro II. I dolciniani, seguaci di fra' Dolcino, vennero sterminati all'inizio del XIV secolo dopo aver messo in allarme, in quasi tutta la Valle Padana, sia il nascente mondo borghese sia il feudalesimo con il loro esempio di comunione dei beni e delle donne.
Uno dei valori evangelici predicati con più insistenza dai movimenti ereticali era il pauperismo, il richiamo all'esempio di povertà di Gesù, che esercitava un grande fascino su un'Europa che assisteva ai primi sfarzi delle corti e cominciava ad assaporare il gusto del denaro e delle merci che esso metteva a disposizione. Per difendere il cattolicesimo dalla minaccia delle eresie, sorsero nel XIII secolo due nuovi ordini monastici, del tutto diversi dal modello benedettino, ma altrettanto decisivi per il rinnovamento e il rafforzamento della Chiesa di Roma. I francescani basavano la loro regola sulla povertà, ma predicavano l'obbedienza alla gerarchia e all'ordine costituito, i domenicani sul totale rispetto dei dogmi papali e sulla lotta all'eresia. Entrambi quindi rinunciavano, in via di principio, ai benefici feudali e si piegavano a una totale obbedienza alla Chiesa. I domenicani, la cui prima impresa fu la crociata contro gli albigesi tra il 1209 e il 1229, promossero subito dopo lo strumento dell'Inquisizione.
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