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Il dopoguerra e la ripresa della vita politica ed economica
La liberazione italiana avvenne il 25 aprile 1945 e ripristinò la normale e piena vita democratica. Nell'immediato dopoguerra vennero rivissute le diverse esperienze storiche: si diffuse allora il cosiddetto "Vento del Nord", espressione coniata da Pietro Nenni leader del partito socialista, con la quale affermava il bisogno di trasformazioni economiche e sociali all'interno dello Stato Italiano.
Durante questo periodo si ha
l'affermazione e la ssa di alcuni partiti.
Il partito comunista italiano (PCI)
sostenuto da Togliatti puntava ad una trasformazione
in partito popolare di massa e ad un distacco dalla tradizione bolscevica.
Altro obiettivo era la creazione di una democrazia progressiva tenendo
però conto dell'esperienza italiana.
Il partito socialista, allora chiamato
PSIUP era tra i principali partiti dell'Italia liberale; aveva come esponenti
principali Giuseppe Saragat, Pertini,
Nenni e Moranti. Puntava ad un socialismo democratico
e umanista distaccato dal leninismo, anche se una parte del partito pensava ad
un legame con il PCI.
Il capo della democrazia cristiana (DC),
appoggiata dal mondo cattolico, era De Gaspari. La Dc proponeva un programma al passo con le esigenze
popolari. Il partito costituiva un punto di equilibrio nel sistema politico,
una mediazione tra conservazione e progresso e un interlocutore per gli alleati
occidentali.
Il partito d'azione nato
dall'organizzazione di "Giustizia e Libertà" era legato alle teorie di Carlo
Rosselli. Gli esponenti più importanti erano:
Ugo la Malfa, Ferruccio Parri e Leo Valini. Fu molto attivo nel corso della guerra partigiana,
mentre adesso cercava di trovare consensi tra il tra il ceto medio e le classi
popolari.
Il partito repubblicano (PRI) similmente
al partito d'azione, voleva proporre un rinnovamento morale politico e sociale.
Essendo antimonarchico non aveva preso parte al governo Bonomi,
né al movimento di liberazione nazionale, ma era stato presente nella lotta
contro il fascismo. Adesso con l'avvicinarsi della scelta tra Monarchia e
Repubblica tornava ad essere un partito di rilievo.
Il partito liberale (PLI) ebbe come
presidente Benedetto Croce. La sua forza stava nel legame con esponenti
dell'imprenditoria italiana e nell'adesione di autorevoli personalità
politiche ed intellettuali.
Per un breve periodo importante fu pure
l'UOMO QUALUNQUE fondato da Giannini. Alla base del
programma vi era un avversione verso l'invadenza della burocrazia statale e
l'esosità delle tasse ma anche verso la corruzione degli uomini politici
che aveva ormai stancato la piccola media borghesia. Si sentiva il bisogno di
stabilità; il motto di questo partito era "Si stava meglio quando si
stava peggio" facendo nostalgici riferimenti al periodo fascista.
Ferruccio Parri
fu designato dal CNL come successore del governo Bonomi.
In questo nuovo governo troviamo Nenni nella veste di
vicepresidente, De Gaspari come ministro degli esteri
e Togliatti come ministro della giustizia. I partiti
della sinistra e la Dc si trovarono subito in
disaccordo e poco interessati a mantenere le alleanze fatte pretendevano la
propria autonomia di iniziativa politica.
Un ulteriore motivo di instabilità
era dato dal movimento separatista siciliano guidato da Andrea Finocchiaro Aprile e dal "braccio armato" Evis (esercito volontario indipendenza siciliana). Questi
cercarono di rendere la Sicilia indipendente fino a quando nell'ottobre '45 Parri si decise ad inviare l'esercito nazionale in Sicilia.
Dal punto di vista politico, Parri procedette ad un epurazione del personale
amministrativo compromesso con il fascismo puntando, con la nomina di prefetti
"politici" e non di carriera", alla formazione di una burocrazia nuova
espressione delle forze antifasciste.
Sul piano economico mise pesantissime
tasse sul patrimonio e per far uscire allo scoperto, capitali accantonati
durante la guerra, propose la sostituzione della moneta con una nuova valuta.
I suoi progetti economici e politici non
piacquero ai liberali e alla Dc i quali uscirono
definitivamente dall'alleanza e costrinsero Parri
alle dimissioni il 24 novembre 1945.
La guida del nuovo governo fu assunta da
De Gaspari; tutte le riforme fatte da Parri furono abolite e ripristinata la normalità.
All'Assemblea costituente che si sarebbe dovuta eleggere poco dopo, non fu
concesso il potere legislativo così da lasciar maggiore margine di
manovra al potere esecutivo. Alle elezioni del 2 giugno '46 per la scelta dei
rappresentanti dell'Assemblea Costituente, la Dc con
il 35% dei voti si affermò come prima forza politica. Il partito
d'azione ebbe appena 1.5% e si sciolse. Il successo della Dc
veniva bilanciato da una presenza assai consistente delle forze della sinistra.
Il 2 giugno gli italiani e per la prima
volta pure le italiane, furono chiamate a decidere pure tra Repubblica o
Monarchia. Con il 52% dei voti, passo la Repubblica anche se il minimo margine
della vittoria faceva capire che nonostante gli errori gli italiani erano
ancora legati alla monarchia.
La guerra aveva causato danni non
indifferenti all'apparato produttivo del Paese. Le varie circostanze avevano
portato ad un abbassamento della produzione industriale di quasi il 70%
rispetto al 1939. La capacità produttiva era di fatto diminuita e
l'enorme aumento della circolazione di moneta portò in Italia
un'inflazione senza precedenti. Fortunatamente già nel 1945 il governo
aveva la situazione sotto controllo grazie anche agli aiuti alleati (fondo
UNRRA).
Adesso restava l'incognita su come
intraprendere la ricostruzione economica. Da una parte si faceva affidamento
all'imprenditorialità privata; altri credevano fosse necessario l'aiuto
dello Stato per recuperare il gap economico.
Caduto insieme al governo Parri la possibilità di un cambio di valuta e di
eccessive tassazioni; apparve chiaro che la direzione pubblica dello sviluppo
economico doveva essere accantonata.
Un forte aiuto nella ricostruzione, venne
dato dal PIANO MARSHALL (1470 milioni di dollari in 4 anni).
Nel 1947 con la nascita del IV governo De
Gaspari, Luigi Einaudi
venne nominato ministro del bilancio. Egli attuò una politica deflazionista attenta ala spesa pubblica e ai salari.
L'inflazione diminuì velocemente e nuovi investimenti diedero fiducia
all'Italia.
Con la firma del PATTO ATLANTICO e con
l'adesione alla CECA, l'Italia entrava a far parte del circuito espansivo delle
economie occidentali.
La liberalizzazione degli scambi unita ad
una riduzione del 10% dei dazi doganali, non determinò il tracollo del
sistema industriale italiano che invece rinvigorito dalla concorrenza, pose le
basi per il boom economico degli anni 50.
Se considerata agli altri Paesi
occidentali, l'Italia risultava ancora troppo povera e con enormi squilibri tra
nord e sud. Il reddito dell'Italia del nord infatti, era pari al 76% del
reddito nazionale, ciò probabilmente era dovuto alla mancanza di
industrie nel sud e alla conseguente occupazione nel settore agricolo.
Bisognava "Industrializzare" il
mezzogiorno; nacque a tal fine la SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo e il
Progresso Industriale del Mezzogiorno). Questa associazione proponeva delle
condizioni atte a favorire lo sviluppo delle attività esistenti e di
nuove attività necessarie per lo sviluppo industriale del mezzogiorno.
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