Il
fascismo
Benito
Mussolini nacque a Predappio (Forlì) il 29
luglio 1883. Fin da giovane si impegnò nelle fila del partito
socialista, schierandosi a fianco dei rivoluzionari. Ben
presto divenne uno dei dirigenti di punta del partito e nel 1912 assunse la
direzione del quotidiano socialista 'L'Avanti!'. Nel novembre 1914
Mussolini fondò un suo giornale, "Il popolo d'Italia', e si
schierò a favore dell'intervento italiano in guerra. Per questa
posizione fu espulso dal partito socialista. Alla fine della guerra, Mussolini
tornò alla direzione del suo giornale e nel marzo 1919 fondò il
Movimento dei fasci di combattimento. Si trattava di un'associazione cui
aderirono soprattutto nazionalisti ed ex combattenti. Il programma del
movimento era molto confuso. Era caratterizzato da posizioni nazionaliste,
repubblicane ed anticlericali, e dalla polemica contro i liberali ed il
capitalismo. Ma l'elemento dominante era la decisiva avversione per il
socialismo. I fascisti parteciparono alle elezioni del 1919, Riuscirono a
presentarsi solo a Milano, ottenendo un misero risultato: meno dì 5 000
voti. Furono le agitazioni sociali del 1920 che offrono al fascismo l'occasione
per crescere. Mussolini infatti sostenne che le iniziative sindacali andavano
contrastate con la forza. Per questo nel 1921 organizzò delle squadre
d'azione che, specie nelle camne emiliane, repressero violentemente la
protesta dei contadini. Le
squadracce fasciste erano composte in prevalenza da ex combattenti, da
disoccupati, ed avventurieri. Furono protagoniste di violenze sistematicamente
organizzate. Distrussero le sedi delle organizzazioni di braccianti. Colpirono
coloro che si erano distinti nella lotta contro i padroni delle terre. Gli
avversari venivano piegati a colpi di manganello. Oppure venivano obbligati a
bere l'olio di ricino, un forte purgante. La polizia spesso non interveniva,
anzi in qualche caso era complice. La violenza delle squadracce veniva
giustificata in nome del pericolo rivoluzionario. Come abbiamo visto i
proprietari terrieri e gli industriali appoggiarono Mussolini. Tuttavia, i
fascisti ottennero il consenso più vasto dai ceti medi, cioè da
coloro che non erano né proletari
né borghesi: piccoli proprietari terrieri, commercianti, impiegati, insegnanti
ecc. Questi soggetti non si sentivano rappresentati dai liberali e temevano la
rivoluzione comunista. proprio per conquistare più consensi, nel 1921
Mussolini trasformò il suo movimento in un partito: Il Partito Nazionale
Fascista (PNF). Nel 1921 Mussolini si presentò alle elezioni per formare
un nuovo governo insomma si pensava che i fascisti potessero contrastare
efficacemente i comunisti ed i sindacati. Che la loro violenza potesse frenare
gli scioperi di operai e dei contadini. Tuttavia, nonostante la crisi del
partito socialista non riuscì ad ottenere la guida del Paese.
Nell'ottobre 1922 Mussolini radunò a Napoli migliaia di camice nere,
formò un esercito e decise di prendere il potere marciando su Roma. Il
capo del governo, Luigi Facta, chiese al re Vittorio
Emanuele III di firmare il decreto che avrebbe fatto intervenire l'esercito. Ma
il re dopo qualche esitazione si rifiutò e decise di affidare a
Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo (30 ottobre 1922). Il primo
governo di Mussolini (1922-24) fu sostenuto dai fascisti, dai liberali e, fino
al 1923, dai popolari. In questi due anni, almeno nell'attività di
governo, Mussolini rispettò la legge. Perciò questa fase del
fascismo è detta legalitaria. Ma le squadre fasciste continuarono nelle
loro spedizioni contro i socialisti. Anzi, nel 1923 le squadracce furono
organizzate nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), una
vera e propria forza armata alle dipendenze di Mussolini. Anche le elezioni (6
aprile 1924) si svolsero in un clima di violenze e di irregolarità: un
candidato socialista fu ucciso; a molti antifascisti fu impedito di votare.
Ciononostante le opposizioni ottennero un risultato significativo: il 35, 1 %
dei voti. Ma la maggioranza andò ovviamente alla lista fascista, nella
quale si erano presentati anche importanti personalità liberali. Il 30
maggio 1924 il socialista Giacomo Matteotti pronunciò un coraggioso
discorso alla Camera. Egli denunciò le gravissime irregolarità
avvenute nel corso delle elezioni. Dieci giorni dopo Matteotti venne rapito e
assassinato dagli squadristi. Il suo cadavere venne ritrovato in un bosco nelle
vicinanze di Roma il 16 agosto 1924. Apparve subito chiara la
responsabilità di Mussolini e dei suoi collaboratori. rappresentanti dei
partiti antifascisti per protesta abbandonarono i l'aula del parlamento. Si
riunirono in un'altra aula, nell'Aventino. I deputati dell'Aventino speravano
di convincere il re ad intervenire contro Mussolini per ristabilire la
legalità. Il re non fece nulla. Mussolini capì che poteva continuare
la sua strada. E in un famoso discorso del 3 gennaio 1925 assunse l'intera
responsabilità politica e morale di quanto era accaduto. A partire da
questo momento il fascismo si trasformò definitivamente in una
dittatura. IL 1925 è l'anno che segna la definitiva trasformazione del
fascismo una dittatura e in uno Stato totalitario, questo perché Mussolini (il
duce) aveva pieni poteri sullo Stato. Infatti nel 1926 vennero sciolti tutti i
partiti dell'opposizione, vennero chiusi tutti i giornali antifascisti. La
trasformazione dello Stato liberale in Stato totalitario fu completata con una
nuova legge elettorale (1928). Tale legge affidò al Gran Consiglio del
Fascismo, il compito di presentare un lista unica di candidati: i cittadini non
potevano più scegliere i loro rappresentanti, potevano solo approvare o
meno la lista proposta. Le
libere elezioni erano così sostituite dai plebisciti. Inoltre nacque una
polizia segreta, l'OVRA (Opera di Vigilazione per
la repressione degli antifascisti) La politica estera del regime
fascista fu nazionalista e colonialista: nazionalista perché fu aggressiva nei
confronti delle altre potenze europee; il fascismo, infatti, voleva imporre la
supremazia sulle altre nazioni; colonialista perché impegnò il paese
nella conquista di nuove colonie. Per Mussolini
l'espansione coloniale era necessaria per due motivi: innanzi tutto avrebbe
dato prestigio all'Italia; in secondo luogo avrebbe risolto il grave problema
della disoccupazione, offrendo agli Italiani nuove terre da lavorare. Il primo
obiettivo del progetto fascista fu l'Etiopia. Dopo la vittoria in Etiopía, sì avvicinò a Hitler
e firmò il Patto d'Accíaio. La Germania
infatti non aveva disapprovato la conquista e aveva appoggiato l'Italia con
rifornimenti di armi e di materie prime. Nell'ottobre 1936 si giunse alla firma dì un patto amicizia: l'Asse Roma-Berlino. L'alleanza fu
rafforzata l'anno successivo, quando anche l'Italia aderì, ad un patto
tedesco-giapponese contro il comunismo internazionale: il Patto anticomintern. La conseguenza
più grave dell'alleanza tra Mussolini e Hitler
fu l'introduzione in Italia di leggi
razziali contro gli Ebrei nel
1938. Queste leggi suscitarono molte perplessità nell'opinione pubblica
e la dura condanna della Chiesa cattolica e prepararono la
crisi del regime che sarebbe terminata nella seconda guerra mondiale. Tra i due
dittatori, comunque, l'alleanza fu rafforzata nel 1939 con il Patto d'Acciaio.
Con esso le due nazioni si impegnarono reciprocamente nel caso di una guerra.