Il secolo dei lumi
Per trovare le naturali
premesse dell'illuminismo, si sogna partire dalla cultura e dalle innovazioni
spirituali e politiche del 17 secolo quali (esaltazione della ragione, in
particolare di quella scientifica, la scoperta dei climi naturali dell'uomo (giusnaturalismo ) lo sviluppo di ideologie
politiche, l'esigenza della tolleranza e della lotta alla superstizione e
fanatismo.Inoltre il 1700 è percorso da un senso d'ottimismo dovuto
dalla ripresa economica, dalla mancanza di epidemie, da un miglioramento
generale, dalla scoperta scientifica. Si notò la contraddizione tra le
opportunità di sviluppo offerte e l'immobilismo interessato delle classi
sociali privilegiate; ne derivò così un desiderio di rinnovamento
di recuperare il tempo buio (da qui secolo dei lumi: illuminato dalla ragione).
Ora si prende coscienza delle responsabilità dell'intellettuale (philosophes ) il cui compito è
quello di assicurare a tutti una degna esistenza. Lo strumento utilizzato per
tali scopi fu la ragione laica e molto interessante è lo sviluppo del
pensiero scientifico che ha portato a diverse scoperte: la vaccinazione contro
il vaiolo, il parafulmine, l'areostato e
l'elettricità (Luigi Galvani e Alessandro
Volta). La cultura si diffondeva tramite libri, periodici o dimostrazioni
pubbliche, tramite gli incontri nei caffè cittadini o nei salotti
nobiliari. Così si creava una forma di opinione pubblica. Altro mezzo di
diffusione culturale era la Massoneria nata a Londra nel 1717 il cui nome
deriva dal francese ed indica il proposito di lottare contro l'assolutismo e la
tirannia. Si ispirava al cosmopolitismo e alla fratellanza universale e gli
adepti erano suddivisi in: apprendisti, comni e maestri. In ambito religioso
si attenne ad un deismo tollerante (Dio creatore, ma non artefice
dell'universo) invitando alla pacifica convivenza tra le diverse religioni. La
Chiesa fu in dura contrapposizione con la Massoneria. I principi
dell'Illuminismo erano l'autosufficienza della ragione umana e la critica alle
tradizioni in modo da liberarsi completamente dall'influenza delle
superstizioni. Temi spesso dibattuti furono il ritorno alla natura, il mito del
buon selvaggio (Diderot), la tolleranza che per gli
illuministi non era possibile con il cattolicesimo e il clericalismo. Tra i
difensori della tolleranza vi furono Voltaire, che si basò sul principio
del rispetto per le opinioni religiose e politiche altrui. Egli fu costretto ad
espatriare in Inghilterra, della quale ammirò i caratteri della vita
culturale e politica. Lavorò anche alla corte di Federico II di
Prussica. L'illuminismo poi si trasformò da semplice movimento culturale
all'esigenza di un rinnovamento politico, infatti prima gli illuministi si
assicurarono libertà di pensiero, poi si sviluppò un vivace senso
critico in particolare sull'assolutismo regio. Per rinnovare il modello
politico, però, era necessario modernizzare l'aspetto culturale della società e
fu così che si diffusero nuove idee grazie all' "Enciclopedie" pubblicata
da Jean-Baptiste d'Alambert
e da Denis Diderot. Quest'opera fu ostacolata sia
dallo stato che dalla Chiesa nonostante il suo clamoroso successo soprattutto
tra le classi più privilegiate. Tra gli esponenti delle nuove teorie
spiccano Montesquieue e Jean-Jacques
Rousseau. Il primo era un nobile che era rimasto bene
impressionato dall'esperienza inglese: lui non respingeva il regime monarchico,
ma proponeva una separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario)
per evitare qualche abuso del potere. Rousseau, che
era un borghese, oltre a criticare l'assolutismo monarchico, al quale
contrapponeva una democrazia diretta ovvero con la partecipazione di tutti i
cittadini, egli puntò soprattutto sul principio di uguaglianza che in
Francia (come negli altri stati) non era presente. Nell'Illuminismo inoltre fu
fondata una vera e propria scienza economica. Le due dottrine più
diffuse furono la fisiocrazia e il liberismo. la prima si basava sullo
sfruttamento della terra; i fisiocratici, il
più famoso fu Quesnay, erano contrari al
controllo e ad ogni intervento dello stato negli affari economici, volevano
l'eliminazione di tutti i privilegi, essi sostenevano quindi la libera
iniziativa e il libero commercio. Adam Smith diede
una formulazione sistematica al liberalismo: secondo lui non era l'agricoltura,
ma il lavoro la vera fonte di ricchezza. Per Smith il
vero motore dell'economia era l'interesse personale, condivideva con Quesnay la necessità di abolire i privilegi ed
inoltre capì l'importanza della divisione del lavoro e dell'utilizzo
delle macchine. Si può dire che queste correnti rinnovatrici ebbero i
loro risultati: in ambito politico fu in generale eliminato o comunque limitato
l'assolutismo, si negò l'origine divina dell'autorità regia e vi
fu uguaglianza di fronte alla legge. Nel settore economico vi fu una giusta
distribuzione delle tasse, libertà di produzione e di scambio e
l'abolizione dei dazi doganali; libertà di pensiero, di stampa e lotta
all'analfabetismo in ambito culturale. Più in generale si può
parlare di un innalzamento del livello di alfabetizzazione,
ad un calo delle nascite (contraccezione), calo delle vocazioni e di casi di
presunta stregoneria, miglioramento dei rapporti all'interno della famiglia. In ambito
artistico sono importanti il pittore Jacques-Luis
David, il musicista Gluck e Pergolesi
a cui si attribuisce la nascita dell'opera comica (= umile). Nonostante questo
sottolineare la ragione, non bisogna dimenticare l'irrazionalismo della magia,
astrologia, cabalismo e spiritismo tipici degli
avventurieri tra cui Giovanni Giacomo Casanova e Giuseppe Balsamo, conte di
Cagliostro.