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LA GUERRA DEI CENT'ANNI
Conflitti che nei secc. XIV e XV opposero la Francia dei Valois all'Inghilterra dei tageneti e poi dei Lancaster. Presentata tradizionalmente come una guerra di successione al trono di Francia, e arbitrariamente limitata agli anni 1337-l453, essa esorbita largamente da questo quadro cronologico e interpretativo.
Si tratta in realtà di una serie di camne militari separate da lunghi periodi di pace, aventi origini e obiettivi di volta in volta diversi. Queste guerre furono la logica prosecuzione di quelle che, dal XII sec., opposero periodicamente i re di Francia ai loro vassalli d'Inghilterra, e che avevano avuto conclusione provvisoria col trattato di Parigi (1259) dopo oltre un secolo di lotte (prima guerra dei Cent'anni). Esse inoltre si intrecciano strettamente ad altre vicende, francesi e non: l'eliminazione di Riccardo II e più tardi la guerra delle Due rose in Inghilterra; la lotta di Enrico di Trastamara contro Pietro il Crudele in Castiglia; le rivolte fiamminghe, e poi lo sviluppo dello Stato fiammingo-borgognone; le lotte franco-aragonesi in Sicilia; le difficoltà del papato ritiratosi in Avignone, ecc.
L'importanza della guerra dei Cent'anni deriva dal fatto che nel corso della sua evoluzione tra la metà del XIV e la metà del XV sec. si vennero elaborando le nazioni moderne, con la loro struttura statale e la loro potenza: cominciata come guerra feudale essa terminò come lotta fra nazione e nazione; iniziata in un'Europa occidentale ancora pienamente medievale, si concluse all'alba delle grandi scoperte geografiche, del Rinascimento e della Riforma.
La questione dell'Aquitania (o Guienna) era stata causa di incessante contrasto fra i re di Francia e d'Inghilterra sin da quando, nel 1259, il trattato di Parigi aveva ripristinato l'omaggio di questi ultimi per il loro feudo aquitanico. Oltre all'aspetto vessatorio del vassallaggio di un re rispetto a un altro, tale legame dava uno strumento permanente di pressione al re francese, sempre pronto a sequestrare il feudo per punire la minima offesa: come accadde nel 1294-l296, nel 1324 e nel 1337. Quest'ultimo sequestro fu la causa diretta del ritiro dell'omaggio di Edoardo III d'Inghilterra a Filippo VI di Francia, e dell'inizio delle ostilità. Si trattava di una guerra feudale come tante altre; ma Edoardo III mutò il carattere del conflitto ponendo il problema della successione al trono di Francia. Alla morte di Luigi X e del lio postumo di lui, Giovanni I (1316), Filippo V era riuscito non senza difficoltà a fare adottare il principio per il quale le donne non potevano regnare in Francia, e a fare assegnare la reggenza, e quindi la corona, a sé invece che a Giovanna, lia di Luigi X. La corona passò successivamente al fratello di Filippo, Carlo IV; ma alla morte di questo sorse il problema se una donna, pur non potendo portare la corona, fosse in grado di trasmetterla. In caso negativo la corona passava a Filippo di Valois, cugino germano dei tre re precedenti; in caso affermativo, doveva andare a Edoardo III d'Inghilterra, loro nipote. Questo riconobbe dapprima l'incoronazione di Filippo VI, sostenuto dalla nobiltà e dai legisti, e gli prestò omaggio nel 1329. Ma la riapertura del conflitto aquitanico, l'appoggio dato dai Valois ai suoi avversari scozzesi e la necessità di difendere la propria causa lo indussero a impugnare la validità dell'incoronazione e ad assumere il titolo di «re di Francia e d'Inghilterra». Va rilevato che la nascita nel 1332 di Carlo il Malvagio, lio di Giovanna di Navarra, pregiudicava gravemente i diritti di Edoardo III (ammessa la trasmissione in linea femminile, Carlo, futuro re di Navarra, era favorito rispetto al re d'Inghilterra); è da notare poi che Edoardo III rinunciò senza difficoltà al trono di Francia quando l'omaggio aquitanico venne soppresso. Nel XV sec., invece, i Lancaster fecero del loro «diritto» al trono di Francia lo scopo principale del conflitto, rafforzando le loro pretese col matrimonio tra Enrico V e Caterina di Francia.
Nella lotta fra Edoardo III e Filippo VI ebbero una parte importante i Paesi Bassi: la prosperità britannica era basata sulle esportazioni di lana alle città produttrici di tessuti, che a loro volta dovevano il proprio benessere alla lana inglese. Edoardo III seppe valersi di questa interdipendenza economica a vantaggio delle proprie ambizioni: con l'appoggio dato alla rivolta di Roberto d'Artois contro Filippo VI, con la vicaria imperiale nei Paesi Bassi ottenuta dall'imperatore, con l'intervento nella rivolta delle città fiamminghe (guidate da Jacob Van Artevelde) contro il conte Luigi di Nevers loro signore, egli riuscì a staccare questa ricca regione dall'orbita francese, facendosene una potente alleata. L'operazione meglio riuscita fu l'embargo alle esportazioni laniere in Fiandra e il trasferimento degli interessi inglesi verso il Brabante e lo Hainaut, che gli procurò l'appoggio di queste regioni; e quindi il rinnovato accordo con le Fiandre in cambio del riconoscimento di Edoardo come re di Francia. Allo scoppio della guerra, la Francia, più popolosa (15 milioni di abitanti) e più ricca, sembrava dover trionfare facilmente sull'Inghilterra; ma la mediocrità politica e militare dei due primi Valois, insieme con la crisi economica e monetaria francese, la condusse in pochi anni alle soglie della catastrofe. Il conflitto, dopo aver segnato il passo fino al 1345 (a parte la sconfitta navale francese a L'Ecluse, 1340, che precluse a Filippo VI qualsiasi azione oltre Manica), vide una serie di gravi disfatte francesi: la spedizione del 1346-l347 permise a Edoardo III di schiacciare la cavalleria francese a Crécy (1346), poi di impadronirsi di Calais (1347), rimasta inglese per due secoli. La camna del 1355-l356 guidata dal Principe Nero, erede al trono d'Inghilterra, contro Giovanni II successore di Filippo VI, si concluse col disastro francese di Poitiers (1356). Il Delfino Carlo, reggente in assenza di Giovanni II prigioniero, dovette far fronte all'invasione, alla peste nera, agli intrighi di Carlo il Malvagio, all'insurrezione parigina guidata da Etienne (Stefano) Marcel e alla rivolta dei contadini. L'esser venuti a patti con gli Inglesi fu fatale a Carlo il Malvagio e a Etienne Marcel; quest'ultimo venne assassinato (1358). Il Delfino, ristabilito l'ordine, poté firmare il duro trattato di Brétigny (1360), che lasciava il trono a suo padre ma sanciva la cessione al re d'Inghilterra, senza omaggio, della Guienna, del Périgord, del Limosino, della Saintonge e del Poitou.
Sso nel 1364 Giovanni II, i sedici anni di regno del lio, Carlo V, segnarono la seconda fase del conflitto, che vide la ripresa francese. Grazie alla rinuncia ad avventure spettacolari, alla cura per il ripristino delle condizioni interne del regno, alla scelta sagace di collaboratori capaci anche se di origini modeste, Carlo V poté recuperare quasi tutto quello che aveva dovuto cedere come Delfino: la vittoria su Carlo di Navarra (Cocherel, 1364), la conciliazione in Fiandra e in Bretagna, la liquidazione delle comnie di ventura trasferite in Sna da Bertrand du Guesclin per combattere contro Pietro il Crudele, prepararono la ripresa della guerra contro l'Inghilterra. A partire dal 1368 Bertrand du Guesclin e i fratelli del re riconquistarono la maggior parte delle province perdute.
Alla morte di Carlo V gli Inglesi conservavano solo poche teste di ponte isolate e prive di retroterra (Calais, Cherbourg, Brest, Bordeaux). Ma il re aveva posto egli stesso le basi del pericolo che avrebbe minacciato di sopraffare i successori: suo fratello Filippo l'Ardito, avuta in appannaggio la Borgogna da Giovanni il Buono e sposatosi con l'ereditiera delle Fiandre, aveva dato inizio con l'aiuto di Carlo a quella grande riunione di territori che dovevano formare lo Stato borgognone-fiammingo dei suoi discendenti.
Dal 1380 al 1413 la guerra franco-inglese subì un arresto, essendo i due avversari impegnati nelle loro crisi interne. A causa della minorità di Carlo VI e delle sue periodiche crisi di follia (la prima nel 1392), le rivalità fra i suoi zii e tutori si scatenarono dando luogo a intrighi e rivolte. Gli zii paterni del re, Luigi d'Angiò, Giovanni di Berry, Filippo di Borgogna, lo zio materno Luigi di Borbone, il fratello Luigi d'Orléans si comportavano nei loro feudi come veri capi di Stato.
Dopo essersi sbarazzato dei vecchi consiglieri di Carlo V (detti per ischerno marmousets, «bambocci»), ciascuno di essi perseguì le proprie ambizioni e ne derivarono lotte incessanti, subdole o palesi. Morto Filippo l'Ardito, s'accese un conflitto tra suo lio Giovanni Senza Paura e Luigi d'Orléans; quest'ultimo fu assassinato a Parigi (1407) dal cugino. Si ebbe allora una guerra civile fra Borgognoni e Armagnacchi (così detti da Bernardo VII d'Armagnac, suocero di Luigi d'Orléans, divenuto capo del partito orleanista). Parigi fu borgognona (1408-l414), quindi armagnacca con l'appoggio dei successivi Delfini Luigi, Giovanni e Carlo (1414-l418), poi dal 1418 nuovamente borgognona. Gli eserciti dei principi si affrontarono nelle province; a turno tutti fecero appello al re d'Inghilterra. A Parigi si ebbero talora sommosse sanguinose (specie con l'episodio degli «Scorticatori» di Simon Caboche, 1413). Giovanni Senza Paura venne assassinato a sua volta sul ponte di Montereau, durante un abboccamento col Delfino Carlo (1419). La guerra con gli Inglesi era ripresa già da sei anni. L'Inghilterra aveva superato più rapidamente le proprie difficoltà interne e il trono, passato ai Lancaster, era ora in possesso di Enrico V (1413-l422). Con quest'ultimo la guerra prese un nuovo carattere: il re non mise più in primo piano la questione della Guienna, ma pretese di unire le due corone di Francia e d'Inghilterra. Soltanto allora la guerra dei Cent'anni assunse l'aspetto di guerra di conquista della Francia da parte degli Inglesi.
Sbarcato in Normandia nel 1415, Enrico V occupò Harfleur, quindi annientò la cavalleria francese ad Azincourt (25 ottobre 1415); i più grandi nomi di Francia urarono fra i morti e i prigionieri. I Borgognoni erano rimasti in disparte, lasciando che gli Armagnacchi si dissanguassero contro gli Inglesi; ma, dopo l'assassinio di Giovanni Senza Paura, suo lio Filippo il Buono si schierò con Enrico V. Padroni di Parigi e del re di Francia, il duca di Borgogna e il re d'Inghilterra fecero firmare a Carlo VI il trattato di Troyes (1420), per il quale il Delfino Carlo decadeva dai propri diritti, la sorella maggiore veniva data in moglie a Enrico V, e questo otteneva la reggenza del regno, diventando con i suoi discendenti erede del trono di Francia. La terza fase del conflitto parve dunque concludersi con la definitiva vittoria inglese. Ma Enrico V morì nel 1422, quando Enrico VI aveva appena dieci mesi. Poco dopo, alla ssa di Carlo VI, furono proclamati due re di Francia: Enrico VI e Carlo VII; il secondo però sembrava avere ben poche probabilità di successo. I sei anni seguenti videro la progressiva occupazione della Francia da parte degli eserciti alleati di Filippo il Buono e di Giovanni duca di Bedford, zio di Enrico VI e reggente. Carlo VII fu ricacciato a sud della Loira (il «re di Bourges»). L'operazione decisiva ebbe inizio nel 1428 con l'assedio di Orléans, chiave dei paesi d'oltre Loira.
Cominciò allora l'ultima fase della guerra dei Cent'anni, contrassegnata dal rovesciamento delle sorti militari e dalla vittoria francese. Fu l'epopea di Giovanna d'Arco: in qualche mese, da Domrémy a Chinon, da Orléans a Reims, la giovane contadina diventò condottiera dell'esercito, liberò Orléans, batté gli Inglesi a Patay, fece consacrare re Carlo VII a Reims. Fatta prigioniera a Compiègne (1430), Giovanna fu bruciata viva a Rouen (1431), ma gli Inglesi avevano perso ormai la legittimità e la vittoria. Filippo il Buono, comprendendo che era suo interesse mutare campo, firmò il 21 settembre 1435 il trattato di Arras. La sua benevola neutralità fu ata con la dispensa dall'omaggio finché viveva Carlo VII, colpevole del delitto di Montereau (di fatto, Filippo e il successore considerarono l'omaggio definitivamente abolito). La riconquista procedette rapidamente: Parigi (1436), la Chamne (1441), Maine e Normandia (Formigny, 1450), Guienna (Castillon, 1453). Nel 1453 gli Inglesi conservavano in Francia soltanto Calais, e la guerra aveva praticamente termine. Tuttavia lo stato di guerra permase tra la Francia e l'Inghilterra, sconvolta dalla guerra delle Due rose che opponeva le case di Lancaster e di York. La vittoria di Edoardo IV di York, che tolse ai Lancaster il trono d'Inghilterra (1461), minacciò di portare a una ripresa del conflitto con la Francia, a cui effettivamente il re inglese si lasciò persuadere qualche anno dopo da Carlo il Temerario, successore di Filippo il Buono. Ma quando nel luglio 1475 Edoardo sbarcò a Calais non trovò nessuno che lo sostenesse nell'impresa, e firmò la tregua di Picquigny (29 agosto 1475). Questa tregua segnò la fine di una guerra di Cent'anni che in realtà durava da 138 anni; e che formalmente cessò solo il giorno in cui Giorgio III, all'inizio del XIX sec., abbandonò il titolo di «re di Francia» portato dai suoi predecessori fin dal XIV sec. (pace di Amiens, 1802).
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