La monarchia
costituzionale
Luigi XVIII concesse una carta costituzionale (1814) che istituiva una
monarchia parlamentare e riaffermava le riforme sociali contenute nei codici
napoleonici. Il regime era rappresentativo, ma non democratico, essendo il
diritto di voto limitato a meno di 100.000 grandi possidenti.
Il paese aveva accettato il ritorno di Napoleone senza entusiasmo e, dopo
la sua sconfitta a Waterloo, accettò Luigi XVIII senza proteste. Con la
seconda Restaurazione si scatenò un'ondata di vendette sanguinarie
contro bonapartisti e repubblicani. Le prime elezioni parlamentari del 1815
sancirono la vittoria di una maggioranza reazionaria ultrarealista alla Camera,
che il re sciolse nel giro di un anno dietro pressione delle potenze alleate
timorose di nuove insurrezioni. In una nuova consultazione gli elettori si
espressero in favore dei realisti moderati. L'occupazione straniera
terminò nel 1818 e la Francia fu riammessa nel concerto delle grandi
potenze. Agli anni di governo dei moderati fece seguito, dopo l'assassinio
dell'erede al trono nel 1820, un regime ultrarealista, rafforzato dall'ascesa
al trono del fratello di Luigi XVIII, Carlo X, nel 1824.