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LA NOTTE DEI
LUNGHI COLTELLI
Le camicie brune furono organizzate dal capitano Ernst Röhm con gli uomini
più aggressivi del NSDAP, coi diseredati della classe media, di
carattere impetuoso e spirito battagliero. Ben presto la SA fu un vero
esercito. Siccome doveva ugualmente servire per dominare la piazza col terrore
e come efficace strumento proandistico, fu lo stesso Hitler che ne
ideò l'uniforme, come ideò la bandiera e tutti i distintivi
nazisti. Dapprima le comandò lo stesso Röhm; poi, quando questi si
staccò dal partito ed andò ad istruire le truppe boliviane, le
comandò il terribile capitano Pfeffer von Salomon che, in più di
un'occasione, si volle sollevare contro Hitler. Da ultimo, riconciliatisi Röhm
ed Hitler, questi gli affidò nuovamente, nel 1930, il comando,
riservando per sé il titolo di OSAF (iniziali di 'capo supremo dei reparti
d'assalto'). La SA contò anche fra i suoi principali capi Hermann
Göring che ebbe una parte non secondaria nella fortuna della formazione.
In realtà, la SA fu un esercito che riunì due milioni di uomini
sotto le sue bandiere. Ufficialmente mancava di armi e, quel che è anche
più deplorevole, mancava di una organizzazione disciplinare che fosse
degna di tal nome; ragion per cui i suoi elementi, non sempre controllati,
potevano commettere ogni sorta di soprusi, protetti dalla forza del numero,
senza che avessero mai la debita sanzione. L'unità minore era la squadra
costituita da un numero imprecisato di uomini, inferiore però a dodici.
Tali squadre portavano il nome del loro fondatore. Ogni membro della SA poteva
costituire una squadra coi suoi amici, presentarne l'elenco e dichiararsi
responsabile di essi al suo superiore immediato che lo confermava nel comando,
in virtù del decreto di Hitler per il quale poteva essere capo di una
squadra soltanto chi la formasse. Alla squadra seguiva la comnia, formata da
varie squadre in numero inferiore a venti. Seguiva poi il distaccamento, quindi
lo squadrone ed in ultimo il raggruppamento, con un numero d'uomini che variava
da mille a tremila.
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Questo distintivo qualificava il possessore come membro del partito nazionale socialista dei lavoratori tedeschi, detto partito nazista. Il simbolo del partito, poi adottato quale emblema nazionale del Terzo Reich, era la svastica, o Hakenkreuz, croce uncinata. Antico simbolo augurale di culture asiatiche, la svastica era stata usata dai primi cristiani come forma mascherata della croce atta a nascondere la loro fede religiosa. Hitler la copiò, come pure copiò il nome del partito, da quello di una piccola formazione nazionalista austriaca alla quale era associato dopo la prima guerra mondiale. |
La SS costituì da
principio una parte della SA. Fu creata dopo la seconda riorganizzazione del
partito nel 1925, quando Hitler uscì di prigione. Siccome la SA fu
l'esercito del partito, la SS venne ad essere, una volta ch'ebbe struttura
propria sotto il comando di Himmler, la guardia di Hitler, vestita di nero, con
berretto invece di chepì, gradi d'argento e un teschio per distintivo.
La guardia o SS fu una élite di uomini accuratamente selezionati. Col tempo
venne a rappresentare la nobiltà del partito. La sua disciplina fu
rigorosissima. Non si permetteva ai suoi uomini né di fumare né di abbandonare
una cerimonia prima del suo termine; non potevano neppure contrarre matrimonio
senza permesso dei loro superiori; e per ottenere tale permesso dovevano
sottomettersi, con le loro fidanzate, ad una visita medica per accertare la
loro idoneità alla procreazione dal punto di vista razziale.
La SS aveva tra i suoi compiti la protezione dei suoi capi, il servizio
d'informazione e di spionaggio sulle organizzazioni nemiche, la repressione
della SA quando si rendeva necessaria e soprattutto la custodia dei campi di
concentramento. Konrad Heiden distinse la SS dalla SA dicendo che mentre la
seconda rappresentava il principio rivoluzionario, la prima rappresentava
invece il principio conservatore. E così era, infatti, perché mentre la
SA fu di enorme utilità a Hitler fin che ebbe da lottare per la
conquista del potere, quando lo ebbe conseguito divenne piuttosto un ingombro
per le sue stesse esigenze rivoluzionarie che, a ben vedere, non erano altro
che una legittima richiesta del compimento delle promesse fatte da Hitler
dall'opposizione. La SS invece si dimostrò un'organizzazione
efficacissima per la conservazione del potere.
Quantunque il nazismo si fosse messo subito a cantar vittoria in tutti i campi,
come se effettivamente avesse risolto, o fosse in via di risolvere, i problemi
e le mille difficoltà che pesavano sul cittadino tedesco che gli aveva
dato il voto, la situazione interna era un vero disastro. Molte feste, molto
chiasso, molti 'Heil!', ma il nazismo non mantenne nessuna delle sue
promesse. Aveva promesso di ridurre le imposte e le aumentò. Aveva
promesso di diminuire il costo della vita e i prezzi salirono nella proporzione
del 50 per cento la carne, il burro e le verdure, del 100 per cento il latte e
le patate, del 40 le uova, senza che ciò significasse neppure un
beneficio per i commercianti, perché ad un maggior numero di affari corrispose
un maggior aggravio fiscale. Aveva promesso di favorire i piccoli commercianti
e favorì invece i grandi magazzini. Aveva promesso di aiutare i
contadini ed aiutò invece i grandi proprietari. Invece di ripartire le
terre dei latifondisti (due terzi della terra tedesca era nelle mani dei
Junker, un tre per cento nelle mani di grandi agricoltori ed il resto ripartito
fra cinque milioni di famiglie o fittavoli con meno di cinque ettari), uscirono
le nuove leggi sull'eredità della terra e sulla selezione dei contadini.
Se un contadino tedesco possedeva un prato, un orto quattro vacche ed una
vigna, col pretesto che perdeva troppo tempo per andare da un luogo all'altro e
che non avrebbe quindi potuto specializzarsi, lo si obbligò a disfarsi
delle sue proprietà dedicandosi ad una sola con maggior profitto. La
nuova legge ereditaria che stabilì il diritto della primogenitura nelle
proprietà che avessero più di sette ettari, fece abbandonare i
campi ai li più giovani. In una parola, tutto in favore delle grandi
proprietà e niente in favore del contadino. La classe media rurale, che
in Germania era immensa, perché costituiva quasi la metà della
popolazione tedesca, risentì ben presto gli effetti dell'inganno. Ed era
proprio questa classe media rurale che con l'altra classe media cittadina aveva
dato i voti al nazismo, quella che sperava dall''ordine nuovo' la sua
fortuna o almeno il suo benessere. Il nazismo defraudò l'una e l'altra.
Come nelle città tutto andò a beneficio dei grandi commerci, ai
cui posti direttivi vennero messi i benemeriti del movimento, nelle camne
tutto andò a beneficio dei grandi proprietari; si mirava anzi a creare
una nuova casta di nobili rurali, quadro eccellente per premiare gli uomini
della SS. I contadini spogliati delle loro terre e i loro li passarono ad
ingrossare le file dei disoccupati della città.
Non si capiva davvero a che cosa mirasse il nazismo con questo strano sistema
di caste aristocratiche e sub-aristocratiche che aggravava il problema della
disoccupazione, cavallo di battaglia della proanda di Hitler fin che rimase
all'opposizione. Il 15 maggio 1934 uscì poi una legge che aboliva il
diritto di ogni cittadino di cercar lavoro fuori del suo distretto, di modo che
praticamente non poteva più esser libero di muoversi dentro il proprio
Paese. Non si comprendeva proprio che cosa si perseguisse, quando
cominciò l'assunzione di tutti i disoccupati della nazione, maschi e
femmine. La deportazione poi dei disoccupati, senza tener conto di circostanze
familiari o personali, in altre regioni agricole, gettò luce finalmente
sui propositi del nazismo. Tutto apparve chiaro. Prima si procedette ad aumentare
l'elemento 'umano-volante', poi, senz'alcuna considerazione, si
cominciarono le migrazioni. Tutti coloro che si erano iscritti nei registri dei
disoccupati, in attesa che il magnifico regime di Hitler offrisse loro un
posto, si videro obbligati a partire, in fretta e furia, in quei lunghi treni
di greggi umane, per i Junker. Tutt'insieme: operai, dattilografe, maestre,
impiegati Il comando dell'esercito di schiavi non badava a dettagli di
attitudine, disposizione e tanto meno di volontà. Più di due
milioni di uomini e donne - compresi quelli che dopo la loro iscrizione fra i
disoccupati avevano trovato un posto - furono mobilitati come schiavi; e da
quel momento cessarono di appartenere alla comunità cittadina, perché,
una volta compiuto il servizio di sei mesi, restavano iscritti come operai
dell'agricoltura e, come tali, senza neppure il diritto al sussidio di
disoccupazione. In tal modo, col brutale procedimento di Göring, ideatore del
piano, si aumentò la popolazione agricola della Germania e «si
trovò una buona soluzione al problema della disoccupazione». Quelle
dattilografe e quegli impiegati che in abito cittadino vennero trasportati in
regioni agricole, non solo ricevettero un'alimentazione insufficiente, ma
anche, per tutta ricompensa - e nei casi più favorevoli - meno di 20
marchi al mese. Il mantenimento di un carcerato costava di più. Ci
furono regioni in cui i grandi agricoltori furono autorizzati a scegliere il
loro personale dopo un esame fisico come nei mercati di schiavi. Non si ebbe
nessuna considerazione né di geografia né di clima, né di sesso né di
attitudini, né di resistenza fisica Il servizio del lavoro non riconobbe
impedimento alcuno nell'attuazione del piano di Göring. Secondo tale piano, i
disoccupati costituivano un settore superfluo della popolazione. Meglio
sfruttare che ammazzare, si diceva. La mano d'opera per sollevare l'agricoltura
tedesca 'al servizio dell'autarchia' fu ottenuta ad un prezzo
irrisorio. Il lavoro era dall'alba al tramonto, l'alimentazione pessima e il
salario inferiore a quello dei braccianti polacchi.
Il curioso è che queste colonne volanti di schiavi strappati dalla
città - che in seguito servirono non solo per lavori rurali ma anche per
qualsiasi altro genere di lavoro, costruzione di autostrade, fortificazioni,
ecc. - erano costituite dai primi votanti per il regime nazista, da quei
disperati che avevano cercato la loro salvezza e la loro fortuna al calore
della parola del Führer, così larga di promesse. Disturbavano il nazismo
appunto per la loro fede nel nazismo. Costituivano l'elemento ideale per le
colonne volanti del lavoro forzato. Offrivano mano d'opera gratuita. Si erano
confessati inetti nella lotta per la vita perché non avevano saputo
accaparrarsi i posti che altri più furbi, erano riusciti a conquistarsi.
Erano classe media, ma si aveva bisogno di essi come classe, non già
proletaria, ma schiava. L'autentica classe proletaria seppe resistere. La
classe media no. Quelle ragazze con calze di seta piene di rammendi e quei
giovanotti coi pantaloni lucidi non conoscevano la lotta, credevano nel nazismo
e nel suo Führer, e andarono dove li portarono politicamente e fisicamente.
Molti, è vero, cercarono di disertare, ma la repressione era assai
severa. D'altra parte, non potevano più lavorare neppure nel proprio
distretto. No, in questo senso il nazismo sapeva far le cose bene. Quando si
proponeva una cosa, andava fino in fondo.
Intanto, il mondo restava stupefatto dalla genialità di Hitler che
«liquidava il problema della disoccupazione», rialzava l'agricoltura tedesca e
mobilitava la sua gente da un capo all'altro del Paese solo muovendo un dito.
Fu però un colpo cosi tremendo per la classe media, che il suo esercito,
la SA, cominciò ad agitarsi. Nelle caserme si avvertivano segni di
malcontento; tutti dicevano che quella non era più la 'loro
rivoluzione', anzi, tutto il contrario della cuccagna ch'era stata loro
promessa. I grandi magazzini, i latifondi, i trusts, l'aristocrazia
erano i veri beneficiari della rivoluzione. I militi della SA ricevevano lettere
dai loro parenti nelle quali si rifletteva più disperazione che
entusiasmo. Aspettavano che si mantenessero le promesse, raccontavano le loro
sventure, si lamentavano
La milizia bruna, con Röhm alla testa, era di circa due milioni d'uomini. Era l'esercito
del partito o, che è lo stesso, l'esercito della classe media. La sua
rivoluzione consisteva almeno nella spartizione dei grandi magazzini a favore
dei piccoli commercianti, nella spartizione dei latifondi, nella divisione di
tutto. Non alla maniera comunista, ma col più assoluto rispetto della
piccola proprietà. Volevano uno stato della classe media. E volevano la
loro incorporazione nell'esercito coi gradi che avevano conquistato in piazza
nelle battaglie per portare Hitler al potere. Per dieci anni avevano aspettato
la 'loro ora', credevano quindi di meritare almeno tre giorni di
assoluta libertà per fare la loro rivoluzione, come capitasse: si
sentivano tutti generali. Avevano sconfitta la classe operaia e chiedevano il
loro premio.
Tutto però dava a vedere che nella 'loro' rivoluzione stavano
per essere giocati. Cominciarono quindi a mostrarsi inquieti e ad inquietare
anche gli altri. Il loro capo, il capitano Röhm, la cui antica rivalità
con Hitler non cessò mai completamente, chiese il Ministero della
guerra. Niente di più, ma niente di meno. Aspirava a fondere la
Reichswehr e la SA in un solo organismo gigantesco, che lo avrebbe messo in
condizione di essere da più di Hitler.
In Germania non si parlava d'altro in quelle giornate intense. Nessuno poteva
ancora precisare i due bandi; e neppure da che parte fosse Hitler. Goebbels a
momenti pareva stare con la SA ed a momenti contro. Göring era contro. Ma era
evidente che la Reichswehr, i capi dell'esercito, si sarebbero opposti alla
richiesta di Röhm. Questo fatto decise Hitler.
Quando decretò il congedo degli uomini della SA, che a sentir lui
avevano bisogno di riposo, si vide chiaramente che si disponeva a fare qualche
cosa di straordinario. Le arringhe di Röhm, i suoi messaggi ad Hitler, le sue
bravate, riscaldarono anche di più quell'ambiente nel quale si sentiva
già odor di polvere.
Il 30 giugno 1934 fu una tragedia grottesca la cui origine nessuno è
ancora riuscito a capire con esattezza. Sembra che il maggior intrigante sia
stato Göring, perché Göring denunciò ad Hitler un falso complotto di
Röhm e dei suoi capitani per conquistare il potere. Von Papen, da parte sua,
intrigò in modo così strano che ancora oggi non si capisce come
si sia poi salvato. Goebbels si comportò in modo non meno strano. Fatto
sta, come tutto il mondo ricorda, che il 30 giugno morì anche il
suggeritore, come si disse allora, perché mentre Hitler con una dozzina di SS
sorprendeva il malcapitato Röhm, che certo non se l'aspettava, e i suoi
capitani a Monaco, Göring «per sicurezza di Hitler e in difesa del nazismo in
pericolo» si buttò contro tutti coloro che riteneva suoi nemici
personali, che potevano fargli ombra e che conoscevano i suoi delitti. Si
salvò Goebbels perché fu tanto intelligente che non si allontanò
neppure un istante dal suo Führer, disposto a dar la vita in sua difesa.
Cadde l'ala rivoluzionaria del partito, cadde Röhm, capo di due milioni di
uomini, leader militare, rivoluzionario passionale e uomo di talento, ma
vizioso e senza scrupoli. In realtà l'unica ura del nazismo che
poteva parlare con Hitler da pari a pari. Caddero Heyner, Heidebreck, Gerd,
Ernst Killinger, Hayn, Schueidehuber, Detten - la vecchia guardia in pieno -
senza resistenza da parte di nessuno di essi e senza difesa da parte dei loro
uomini. Una giornata vergognosa per il nazismo. 'La classe media' ha
detto Ernst Henri, è condannata a perdere i suoi capi per esecuzione o
per tradimento. Niente di più vero. L'esercito della classe media
tedesca si rivelò vile. Non una voce si levò in favore dei
caduti. Non ci fu un tumulto, non una protesta, non una domanda di spiegazione.
Si accettò quel poco che la proanda nazista lasciò dire:
«Hitler aveva salvato il Paese dalla sua rivoluzione nazionalsocialista».
Semplicemente grottesco. Si parlò di cospirazione con fondi misteriosi,
si parlò di tradimento della patria perché si disse che i cospiratori
erano in relazione con delle potenze straniere. La giustificazione pubblica,
brevissima, fu altrettanto balorda. Göring aveva assassinato Grefor Strasser,
il generale Bredow, capo dello spionaggio militare tedesco, il generale
Schleicher (ed anche sua moglie, della quale si disse che fu l'unica donna che
si comportò come un uomo), von Kahr e molte ure del centro cattolico.
Si disse che il dr. Brüning si salvò grazie alla protezione che gli
offerse l'Ambasciata inglese. Morì anche il prete che aveva corretto 'La
mia battaglia', perché mentre Hitler si liberava dei suoi presunti
insubordinati e nemici dentro il partito e Göring si liberava dei suoi con
ferocia vendicativa, Himmler si dedicò a cancellare tutte le tracce del
volgare passato del caporale Hitler, con una diligenza ammirevole.
Nessuno ha spiegato meglio di Henri, nel suo libro 'Hitler sopra la Russia' -
nel modulo intitolato 'La notte dei lunghi coltelli e lo splendore del
fascismo' - quelle giornate di brutale drammaticità. Henri ha detto
bene che la classe media è vile, incapace di lottare apertamente senza
l'appoggio della legge. Mette soprattutto in evidenza che i due milioni di uomini
che erano agli ordini di Röhm, e vedevano in lui e negli altri loro capitani i
caudillos che dovevano condurli alla vera rivoluzione nazista, non mossero un
dito. L'epurazione fu compiuta senza che si trovasse il minimo ostacolo.
Proprio mentre dormivano, sorpresi alla cieca. È vero che vivevano
nell'orgia e nel vizio più abbietto, ma, a parte il fatto che Hitler non
ignorò mai queste loro 'debolezze', «erano gli autentici capi
del movimento nazista». Nessuno disse niente. Morirono con l''Heil Hitler!'
sulle labbra, senza ben comprendere quel che succedeva. E in tutta la Germania
non si ebbe altro tentativo di protesta che quello degli studenti di
Heidelberg. Nessuno si difese e nessuno li difese. I titani del nazismo
soccombettero come donne che implorano grazia. Gli stessi che avevano
terrorizzato il Paese. Gli stessi che aspiravano a costituire il grosso
dell'esercito nazionale.
Da quel momento apparvero ben chiare le direttive di Hitler. Niente
rivoluzione. Ci sarebbe stato soltanto lui, con la sua intuizione per guida e
la sua liberissima volontà per legge. Li doveva conoscere molto bene i
suoi valorosi comni, quando si presentò nel quartiere generale di
Röhm accomnato soltanto da una dozzina di SS.
La notizia si sparse in un baleno. Quanto poi fosse arbitrario il castigo
apparve subito dalla enorme contraddizione dei primi rumori. Siccome si sapeva
che c'erano stati dei morti a Monaco ed a Berlino, a carico di Hitler e di
Göring, si sentiva ugualmente dire che avevano ammazzato tutti i capi nazisti,
o i cattolici o i generali. Ogni tedesco si toccava la testa contento di
sentirsela ancora sulle spalle. E quando arrivò la proanda di
Goebbels con la buona novella che erano periti tutti 'i malvagi' e si
erano salvati 'i buoni', perché Hitler potesse condurre a termine
senza inciampi la grande impresa che la Provvidenza gli aveva indicato per la
felicità del suo popolo, nessuno osò metterlo in dubbio. Per
elementare ottimismo conveniva credere così. Certo che se erano tanto
malvagi, ed era stato sulle loro spalle che Hitler poté raggiungere il potere,
lo stesso Führer usciva un po' male dalla losca faccenda. Ad ogni modo
s'incaricò Goebbels di trar partito dal macabro fattaccio in favore di
Hitler che mostrava tanta energia da poter purificare le file del suo stesso
movimento. Gli ssi si addossarono la colpa di tutte le atrocità
naziste. «Hitler, che non ci aveva mai creduto, quando si convinse della loro
malvagità, li liquidò.» Punto e a capo. Adesso senza la collaborazione
ingombrante degli uomini malvagi che avevano screditato il movimento, si doveva
riprendere la marcia trionfale fino alla vittoria.
Sso Röhm, crebbe tanto il potere di Göring, che d'allora in avanti fu
conosciuto come 'l'imperatrice del Terzo Reich'. La deificazione del
Führer raggiunse limiti pazzeschi. Dopo una lezione così brutale, dopo
aver mostrato di qual tempra era, poteva lasciare ai suoi uomini intera
libertà di azione perché senza più guardar a nulla facessero del
Paese un alveare nazista. Da quel giorno la Germania fu creata dalle mani degli
uomini di Hitler. Il Führer aveva insegnato loro la tecnica del mestiere e non
precisamente con parabole.
Il sangue si è rivelato il miglior lubrificante per certe macchine. Il
nazismo scivolò come su rotaie a partire da quel momento. E Hitler,
ormai senza pensieri, poté dedicarsi interamente alle sue enormi ambizioni
geopolitiche.
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Nel marzo 1933 Hitler saluta con deferenza il presidente Paul von Hindenburg alla cerimonia che ebbe luogo a Potsdam in occasione dell'apertura del parlamento. A Hitler era stata conferita la carica di cancelliere due mesi prima, dopo che, senza successo, aveva sfidato il popolare Hindenburg nell'elezione presidenziale. Secondo la costituzione, l'ottantacinquenne ex feldmaresciallo aveva diritto di veto sulla legislazione nazista. Ma Hitler riuscì a far passare il suo programma per decreto, con il pretesto del pericolo di sovversione comunista (dopo l'incendio della Reichstag). Quando Hindenburg morì nell'agosto del 1934, Hitler ne assunse la carica. |
Cinque settimane dopo la
'notte dei lunghi coltelli', il già sofferente Hindenburg
morì e, con una mossa predisposta con i capi dell'esercito, che gli
dovevano gratitudine, Hitler fuse il cancellierato con la presidenza che
comportava anche il comando delle forze armate. Nominandosi Führer (guida) del
popolo tedesco, Hitler volle che tutti gli ufficiali e gli uomini in generale
giurassero «ubbidienza incondizionata» non allo stato né alle istituzioni ma
alla sua persona. Per ultimo indisse un plebiscito per convalidare le sue
azioni: il 90 per cento della popolazione dette il suo assenso.
Nulla più ostacolava Hitler dal mettere in atto il suo piano per la
creazione di una Germania più grande sotto il suo esclusivo dominio. Un
processo di «coordinamento» legalizzò i suoi sforzi portando ogni forma
di vita organizzata sotto il controllo del partito nazista. A capo dei
parlamenti, delle amministrazioni e delle forze di polizia furono messi capi
nazisti. Tutti i partiti politici, tranne quello nazista, furono dichiarati
fuorilegge. Un nuovo tribunale del popolo eseguiva processi per tradimento,
reato che veniva stabilito dal tribunale stesso. Le bande delle SA erano immuni
da procedimenti giudiziari. Un nuovo 'fronte del lavoro' prese il
posto dei sindacati. Sorsero i primi campi di concentramento. Nel 1935, in
ottemperanza alle infamanti leggi di Norimberga, gli ebrei furono esclusi dagli
affari e dalle professioni e furono loro proibiti matrimoni con
'nazionali' tedeschi. La chiesa protestante fu posta sotto il
controllo dello stato mentre ai preti cattolici, per accordo con il Vaticano,
furono proibite le attività politiche. Gli insegnanti furono costretti
ad aderire alla lega nazista degli insegnanti e, fin dall'età di sei
anni, i bambini erano cooptati nella 'gioventù hitleriana'.
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