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I rapporti tra Roma e Cartagine
Roma, conquistando Reggio, ebbe la possibilità di
entrare in un grande giro commerciale, passante per il Mediterraneo,
zona sulla quale Roma poté esporsi. Sul versante opposto vi era
- Roma non avrebbe dovuto approdare su terre cartaginesi se non per pochi giorni e per valide giustificazioni;
- Cartagine, invece, da parte sua, non avrebbe dovuto interferire nella politica delle città latine;
- le due potenze si sarebbero impegnate a combattere nemici comuni alleandosi.
Ben presto però quest' intesa tra le due si spezzò, e l'insofferenza reciproca crebbe sempre più. Inoltre, Roma temeva la stabilità politica delle terre conquistate, messa in repentaglio dalla possibile conquista delle città greche in Sicilia da parte dei Cartaginesi, che avrebbero così influito a scaturire una rivolta delle città latine contigue. Non fu però soltanto questo il motivo per il quale Roma desiderava un attacco contro Cartagine, ma anche il desiderio da parte del Senato di conquistare le terre Siciliane: progetto egemonico condiviso anche da Cartagine.
La causa scatenante del conflitto
Il motivo principale che scaturì l'inizio della prima
guerra punica fu l'invasione di Messina da parte dei Mamertini
(una popolazione campana di mercenari). Quest'ultimi occuparono la città
saccheggiandola e affrontando il capo dell'esercito cartaginese Gerone,
che però non riuscì a scongerli. Nonostante i Mamertini
avessero vinto la battaglia, essi continuavano ad essere oppressi dai
Cartaginesi. La popolazione campana, allora, chiamò in suo aiuto
i Romani, che approfittarono dell'occasione per mandare alla roccaforte
di Messina un loro console Appio Claudio,
il quale riuscì a sfuggire dalla sorveglianza cartaginese, invadendo
Messina e provocando la ritrattazione dei punici. Fu allora che ebbe
inizio
La guerra navale
Nonostante Roma avesse potuto conquistare anche Agrigento, grazie all'appoggio di Siracusa, essa non lasciava l'intenzione di voler scongere del tutto Cartagine. Ciò, però, risultava alquanto impossibile se non avessero ottenuto il controllo del mare, mezzo attraverso il quale sarebbero potuti essere forniti i mezzi necessari a Roma durante un eventuale combattimento. Fu istituita così una numerosa flotta, composta da 160 navi munite da arpioni, i quali consentivano di avvicinare la nave nemica, facilitando lo scontro mutandolo in una lotta corpo a corpo. Grazie a quest'innovazione i Romani riuscirono scongere per ben due volte i cartaginesi, dapprima sotto la guida di Duilio e poi grazie a Manlio Valsone e Attilio Regolo sul Capo Ecnomo. Quando però la guerra venne trasferita nel territorio africano, la sconfitta fu subita dai Romani, con la cattura dello stesso Regolo; inoltre i pochi reduci della battaglia furono colpiti da una grave tempesta in mare durante il rientro, che li debellò.
La guerra di logoramento e il trattato di pace
Questa sconfitta inizialmente scoraggiò i Romani, che in seguito, però, decisero di effettuare una guerra di logoramento in Sicilia, territorio nel quale i Cartaginesi si arroccarono a Lillibeo e Trapani.
La ripresa dei Romani fu immediata, i quali
ricomposero una nuova flotta architettata da Amilcare Barca, il
quale usufruì delle tasse imposte ai cittadini e dei profitti
cantieristici etruschi per concretizzare il suo progetto. La guida della
flotta fu affidata a Lutazio Catulo,
che occupò Trapani abbattendo il punico Annone sulle isole Egadi. I vinti dovettero
così are l'indennità dei danni di guerra e cedere
Il controllo dell'Adriatico e della pianura padana
Finita la prima guerra punica i Romani pensarono di predisporsi
ad una buona difesa qualora i Cartaginesi avessero cercato una rivincita;
per tale motivo conquistarono
I Galli tentarono numerose incursioni contro i
romani, che però fallirono. Mentre Roma annesse al proprio ager
publicus le città di Milano, Cremona, Piacenza
e Modena; dando vita ad altre due reti stradali:
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