LA RESISTENZA ITALIANA
L'avanzata degli Alleati nella penisola fu
molto lenta. Favoriti dalle asperità delle montagne appenniniche, i
Tedeschi opponevano, infatti, uno sbarramento accanito. Napoli, una città che aveva subìto pesantemente le conseguenze della guerra (bombardamenti,
fame, miseria) insorse contro i Tedeschi tra il 27 e il 30 settembre del 1943;
dopo accaniti combattimenti strada per strada, in cui il popolo napoletano
diede prova di grande eroismo, gli occupanti furono costretti a ritirarsi. Fu
questo il primo grande episodio della Resistenza
italiana. Intanto i partiti politici ricostituitisi dopo la caduta del fascismo
(Partito d'Azione, comunisti, socialisti,
liberali, Democrazia cristiana, Partito democratico del lavoro) avevano
dato vita, il 9 settembre del 1943 a Roma, al Comitato di Liberazione
Nazionale (CLN), che si proponeva di promuovere la lotta degli Italiani
contro l'occupazione tedesca e contro il fascismo. A sua volta, il governo Badoglio, che governava l'Italia
del Sud occupata dagli Anglo-Americani, dichiarò
guerra alla Germania il 13 ottobre 1943 e partecipò al conflitto con
cinque divisioni che combatterono a fianco degli Alleati. Nell'Italia occupata
dai Tedeschi si costituirono, subito dopo l'8 settembre, i primi nuclei partigiani, formati da soldati che si
rifugiavano in montagna per sfuggire alla deportazione in Germania, da giovani
che non volevano arruolarsi nella milizia fascista, da militanti dei partiti
antifascisti. Le più forti formazioni partigiane erano le "Garibaldi",
controllate dai comunisti, che agivano in collegamento con i reparti di
"Giustizia e Libertà" (Partito d'Azione) e "Matteotti" (socialisti).
Altre formazioni minori raccoglievano monarchici, liberali e "democristiani"
che rappresentavano la continuità con il vecchio Partito popolare di Don
Sturzo. Le forti differenze ideologiche che caratterizzavano le formazioni
partigiane (comunisti e socialisti, in particolare, vedevano nella Resistenza la prima fase di una lotta
che avrebbe dovuto portare a una profonda rivoluzione sociale nella futura
Italia liberata) non impedirono tuttavia che prevalesse una sostanziale
unità nella lotta contro il nazi-fascismo. Già nel 1944 l'azione
delle forze partigiane fu posta sotto il comando unificato del Corpo Volontari della Libertà
(CVL), diretto dal generale Raffaele
Cadorna, dal comunista Luigi Longo
e da Ferruccio Parri del Partito
d'Azione e in stretto collegamento con il
Comitato di Liberazione Nazionale, l'organismo che rappresentava
l'unità politica delle forze antifasciste italiane. Dalle loro basi
sulle montagne i partigiani scatenarono operazioni di guerriglia, sabotaggi,
attentati e anche battaglie in campo aperto; agivano nelle città
occupate e nelle camne con azioni rapide ed efficaci. La loro lotta, che
durò quasi due anni (dal settembre del 1943 all'aprile del 1945) e
costò più di 70.000 morti, assunse subito un duplice carattere:
di guerra contro il nemico e di guerra civile, contro il nemico fascista. I
risultati furono importanti, sia sul piano militare sia su quello morale. I
nazi-fascisti furono tenuti costantemente sulla difensiva e si sentirono presto
isolati, mentre il popolo italiano, che era stato coinvolto in una guerra
odiosa, complice di un alleato feroce, poteva ora riscattarsi agli occhi del
mondo. Alle azioni dei partigiani, i nazisti e i fascisti risposero con crudeli
rappresaglie sulla popolazione civile: i nomi delle Fosse Ardeatine, vicino a Roma, dove furono massacrati 335 ostaggi,
o di Marzabotto, vicino a Bologna,
dove i nazisti in fuga massacrarono 2.000 persone inermi, ricordano solo due
tra i tanti episodi della violenza nazi-fascista. Superarono il durissimo
inverno 1944-l945 senza deporre le armi, la Resistenza italiana diede un
contributo determinante alla liberazione del Nord Italia nella primavera del
1945. L'insurrezione nazionale dilagò il 25 e il 26 aprile del 1945. Mentre gli alleati invadevano la valle
del Po, i partigiani lanciarono un attacco congiunto contro le forze nemiche: i
Tedeschi fuggirono, la Repubblica sociale si sfasciò. Mussolini fu catturato dai partigiani
mentre, travestito da soldato tedesco, cercava rifugio in Svizzera. Venne
fucilato il 28 aprile.