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DALLA GUERRA ALLA RIVOLUZIONE > la più grande delle conseguenze della guerra fu la rivoluzione bolscevica. E
nel 1917, mentre al fronte la situazione militare era gravissima, la
situazione sociale in Russia era arrivata al punto di massima tensione: si
susseguivano disordini e manifestazioni di piazza contro la guerra e per la
mancanza dei generi di prima necessità;a essi lo zar rispondeva con la
violenza. Il 26 febbraio nella capitale l'esercito sparò sulla folla
lasciando sul terreno oltre 1500 morti. Ma si verificò una conseguenza
imprevista: nell'esercito cominciarono a moltiplicarsi gli scontri e i
contrasti tra soldati e ufficiali, mentre le caserme e le carceri vennero
assaltate dalla popolazione. Una volta di operai e di soldati scoppiata l'8 marzo a Pietrogrado, appoggiata dalle truppe che si rifiutaronodi sparare sugli insorti, ebbe conseguenze
straordinarie e del tutto inaspettate: l'abdicazione dello zar Nicola. La
rivolta si trasformò in una vera e propria rivoluzione politica,
-
- e i SOVIET, consigli di operai, soldati e contadini, nei quali operavano i partiti socialisti.
Fu la duma a nominare un governo provvisorio affidato a KERENSKIJ.
IL DOPPIO POTERE > il governo provvisorio intendeva innanzitutto
presentarsi agli alleati dell'intesa come legittimo detentore del potere dopo
l'improvvisa caduta dello zar. Nei suoi piani, dunque, vi erano
diversamente, i soviet di Pietrogrado,
premeva per
LENIN E LE 'TESI DI APRILE' > La guerra divenne l'elemento cruciale dello scontro politico.
- da una parte il governo provvisorio riteneva che l'impiego nella guerra dovesse essere mantenuto.
- dall'altra, all'interno dei soviet, cresceva l'influenza dei bolscevichi che sotto la guida di Lenin (1870-l934), ritirato dall'esilio il 3 aprile 1917, puntavano invece a trasformare la guerra in rivoluzione, mettendosi alla testa del sentimento pacifista che scuoteva la società russa.
prima del rientro di Lenin, i dirigenti bolscevichi si erano di fatto schierati sulla posizione menscevica > necessario appoggiare il governo provvisorio, che stava realizzando una rivoluzione democratico-borghese indispensabile all'avanzamento del paese. di fronte a questa impostazione Lenin assunse una posizione di aperta rottura, espressa nelle 'tesi di aprile'.
il nucleo centrale del pensiero di Lenin era contenuto in questa opera. egli non aveva dubbi che il governo provvisorio dovesse cadere e che si dovesse respingere ogni ipotesi volta a far proseguire la guerra. egli riteneva che fosse giunto il momento di superare il dualismo di potere tra il governo provvisorio e i soviet che si era venuto a creare in Russia dopo la rivoluzione di febbraio. vincendo iniziale contrarietà, nella conferenza panrussa del partito, Lenin ottenne il favore dei delegati, facendo approvare a larga maggioranza una mozione in cui la condanna del governo provvisorio si combinava con l'obbiettivo di un rapido passaggio di TUTTI I POTERI AI SOVIET.
In questo quadro la tensione si aggravò scivolando rapidamente verso la guerra civile. Infatti KORNILOV, capo supremo dell'esercito, tentò un COLPO DI STATO MILITARE, occupando con le truppe la capitale, con l'obbiettivo di porre fine alla crisi politica e sociale attraverso una soluzione autoritaria. di fronte a questo atto furono i soviet a emergere come l'unica forza in grado di reagire. la mobilitazione popolare nella capitale e nelle camne, combinata con la ribellione di interi reparti dell'esercito, stroncarono il tentativo di Kornilov, facendo dei soviet il vero centro politico del paese. Al loro interno erano presenti molte divisioni riguardo la continuazione della guerra e sui programmi di governo: i menscevichi e i socialisti rivoluzionari non a pronunciarsi con chiarezza sulla necessità di porre fine immediatamente alla guerra e di realizzare una radicale RIFORMA AGRARIA.
- PASSAGGIO DEL POTERE AI SOVIET
- PACE IMMEDIATA SENZA CONDIZIONI > senza annessioni e senza indennità
- RIFORMA AGRARIA> terra ai contadini
- liberazione delle nazionalità oppresse.
A questo punto Lenin spinse il bolscevichi a radicalizzare la loro posizione, scegliendo la via dell'insurrezione contro il governo provvisorio. Questa scelta era osteggiata dalla maggioranza dei dirigenti socialisti dei soviet che puntavano invece un accordo con il capo del governo, per realizzare confronto democratico unitario.
nell'estrema incertezza, Lenin spinse le GUARDIE ROSSE, il corpo militare organizzato dal partito bolscevico, il 7 novembre, a impossessarsi della rete delle comunicazioni della capitale, Pietroburgo, disarmando le forze regolari. Il 7 novembre (25 ottobre) i soldati bolscevichi entrarono nel palazzo d'inverno, sede del governo ottenendo la resa dei battaglioni rimasti a sua difesa.
Venne creato un consiglio dei commissari del è quello, interamente dominato dai bolscevichi e da lui stesso presieduto.
IL GOVERNO DEI BOLSCEVICHI > nel novembre 1917 furono promulgate le prime disposizioni che stabilivano di giungere al più presto alla pace; di sopprimere le grandi proprietà nazionalizzando la terra che spartendola poi tra i contadini; di istituire il controllo di operai e degli impiegati sulle fabbriche; di riconoscere l'uguaglianza di tutti popoli della Russia e il loro diritto all'autodeterminazione. La rivoluzione si fondava sull'alleanza fra operai e contadini rappresentata dal potere dei soviet.
Alla fine di novembre si voltò per l'assemblea costituente, ma stavolta i bolscevichi risultarono in netta minoranza. Le prime elezioni a suffragio universale la maggioranza voltò a favore dei socialrivoluzionari, identificati come il partito che rappresentava gli interessi di contadini. Alla prima riunione dell'assemblea, nel gennaio 1918, la maggioranza rifiutò di riconoscere il governo bolscevico. L'assemblea fu sciolta con la forza e non fu più rinvocata. La fonte della sovranità venne riconosciuta soltanto ai soviet in quanto organi di autogoverno popolare e strumento della democrazia di classe. In realtà, il potere era in mano al partito bolscevico, che dal marzo 1918 prese il nome di partito comunista.
Nel 1922 dopo una sanguinosa guerra civile si arrivò alla creazione del nuovo Stato, che avrebbe assunto il nome di UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE (Urss).
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