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LA SCRITTURA
Evoluzione dei sistemi di scrittura
IL PITTOGRAMMA
Le prime forme di scrittura avevano capacità comunicative piuttosto ridotte: esse infatti si limitavano a trasmettere informazioni molto semplici collegate alle attività economiche. Servivano ad esempio a memorizzare il numero di oggetti conservati in un magazzino o quello degli animali consegnati ad un individuo o rinchiusi in un recinto, perciò permettevano di esercitare una forma di controllo. La soluzione ideata consisteva nel disegnare l'oggetto o il profilo dell'animale. Questi disegni sono stati chiamati 'pittogrammi' (dal latino pingere, disegnare). Ogni pittogramma perciò aveva un solo significato, quello dell'oggetto rappresentato.
Per semplificare ulteriormente questo metodo, le ure vennero tracciate in modo sempre più stilizzato, anche perché il primo materiale scrittoio utilizzato sistematicamente fu l'argilla, molto abbondante in Mesopotamia. Con l'argilla impastata si plasinavano delle tavolette di piccole dimensioni sulle quali, però, non era facile tracciare delle linee curve. Si prese perciò l'abitudine di incidere con un'asticella appuntita dei segni a forma di cuneo: di qui il nome di cuneiforme dato dagli studiosi a questo tipo di scrittura.
DAL PITTOGRAMMA ALL'IDEOGRAMMA
Il sistema basato sui pittogrammi presentava gravi limiti: in primo luogo richiedeva un elevato numero di segni (verso il 3500 a.C. ad esempio i Sumeri utilizzavano almeno 2000 segni); in secondo luogo non era adatto a trasmettere informazioni complesse che illustrassero anche concetti astratti e non solamente oggetti concreti come animali e prodotti agricoli.
Per risolvere questo problema si giunse a un' importante innovazione. Alcuni pittogrammi vennero utilizzati per ríferirsi a più significati: a quello dell'oggetto rappresentato e ad altri affini. Per esempio, la rafurazione stilizzata di un aratro poteva indicare sia lo strumento agricolo (aratro) sia il lavoro svolto nei campi (arare); il sole poteva significare sia SOLE che luce, giorno, luminosità, etc. Il disegno, così, richiamava alla mente non solo l'oggetto, ma anche il concetto astratto e si passò dai pittogrammi agli ideogrammi (disegni dell'idea).
L'ALFABETO FONETICO
Un'innovazione decisiva fu compiuto alla fine del II millennio a.C., quando si intuì che il numero dei simboli grafici si sarebbe enormemente ridotto se essi si fossero riferiti ai suoni che una lingua può articolare e non più agli oggetti. La trasformazione dal sistema pittografico a quello fonetico fu graduale e richiese tempi molto lunghi. L'invenzione dell'ALFABETO FONETICO fu probabilmente opera dei FENICI, un popolo di abili marinai stanziatosi sulle coste degli attuali Libano e Siria. I loro simboli grafici, utilizzati a partire dal XII secolo a.C. circa, indicano unicamente le CONSONANTI. In seguito i Greci ripresero e in parte modificarono quei segni aggiungendovi le VOCALI: e quando i Greci a partire dall'VIII secolo a.C. raggiunsero le coste dell'Italia meridionale, contribuirono a diffondere il loro ALFABETO, al quale si ispirarono le popolazioni locali per i propri sistemi di scrittura. Esso, passando in eredità al LATINO con alcune varianti, avrebbe costituito la matrice dell'alfabeto usato in Occidente.
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