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Il cosiddetto trasformismo
Nell'elezioni del 1874 i moderati ebbero la
maggioranza dei voti, ma la sinistra ebbe un numero di seggi maggiori di quello
precedente, grazie soprattutto al meridione. Nel 1876
Nella sua camna elettorale, Depretis aveva tracciato un programma di riforme che necessitava di questa netta maggioranza. Per ottenerla, diede inizio alla politica del trasformismo, cercando in parlamento membri dei partiti avversari e presentandosi rappresentante dell'intera popolazione.
La soluzione trasformistica mirava all'attenuazione delle differenze territoriali. Infatti Depretis affermava che tutta la forza della nazione si appoggiava sul triangolo con vertici Torino, Milano e Genova, ma per governare era necessario anche il sostegno del sud. Egli lo ottenne facendo entrare nel governo una vasta rappresentanza meridionale e applicando il clientelismo al sud, cioè una politica di scambio che prevedeva singoli favori in cambio del voto.
La divisione della Sinistra
L'eterogeneità della maggioranza di Depretis, formata da gruppi di vario tipo, lo costringeva a procedere con prudenza sulle riforme.
Il rischio di un'eccessiva cautela fu
avvertito dai gruppi della sinistra: nel 1877 i radicali si staccarono e
formarono
Nel 1878 morì Vittorio Emanuele II, che fu sostituito da Umberto I. Morì anche Pio IX, che fu sostituito da Leone XIII. Nel 1882 morì anche Garibaldi.
Le riforme di Depretis
Importante riforma fu nel 1877 la legge Coppino che stabiliva l'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione elementare e affermava la laicità della scuola, ma praticamente la povertà non consenti la costruzione di scuole.
Ci fu anche una riforma elettorale che
abbassava il limite di età degli elettori da
L'estrema sinistra chiedeva il suffragio universale, ma i liberali sapevano che le masse contadine potevano essere manovrate da gruppi politici reazionari.
La scelta del protezionismo
Importante fu l'approvazione nel 1887 della tariffa protezionistica, che mirava alla protezione della propria economia, cercando di aumentare le esportazioni e ridurre le importazioni, imponendo dazi doganali elevati, a discapito degli altri paesi.
La tariffa avvantaggiò i proprietari
terrieri e gli industriali del nord, ma sfavorì il sud che produceva
olio, agrumi e vino d'esportazione. Infatti
I
rapporti con
In politica estera l'Italia tenne un atteggiamento molto prudente, non schierandosi a fianco di nessun paese.
La sinistra di Depretis ereditò una situazione sfavorevole, perché l'Italia era isolata dalle altre potenze europee e non aveva nessun potere sulla scena internazionale.
La politica coloniale
Nel settore coloniale l'iniziativa la prese
una comnia privata,
La politica delle mani strette presupponeva che le altre potenze europee non
minacciassero gli interessi economici italiani in Africa e Tunisia, ma nel 1881
Quell'anno l'Italia comprò la baia di Assab da Rubattino, cominciando
la penetrazione in Africa. Vicino c'era l'Etiopia, paese d'antica origine dove
si pensava ci fossero ricchezze, ma che in realtà era un paese molto
povero. Nel
Per questione meridionale si intende lo squilibrio economico e sociale esistente in Italia tra il sud arretrato e il centro-nord avanzato, esistente ancora oggi.
Riguardo l'agricoltura, mentre a nord era imboccata la via dello sviluppo capitalistico, a sud dominava il latifondo cerealicolo, coltivato con tecniche primitive e scarsi investimenti di capitale; l'industria era più progredita nelle regioni settentrionali.
I traffici commerciali erano più intensi a nord, dove gli scambi erano favoriti dalla rete stradale e dalle prime ferrovie, mentre gran parte del sud era privo di strade. Riguardo il sistema scolastico nel sud c'era l'analfabetismo di massa.
Nord e sud apparivano scarsamente complementari sul piano economico, infatti i prodotti dell'agricoltura meridionali non erano essenziali per un nord autosufficiente, tanto che gli oli e i vini del sud venivano esportati all'estero.
Dolo l'affermazione dell'unità nazionale, la differenza tra nord e sud si aggravò. Nel nord l'industrializzazione avanzò rapidamente. Nel sud invece l'attività industriale fu stazionaria e non tenne il passo del nord.
L'arretratezza del sud era aggravata dalla disgregazione sociale, cioè dal degrado della vita civile, dove le classi dominanti, quali proprietari terrieri e borghesi, tenevano in uno stato di umiliante dipendenza le masse dei contadini, che non poterono che ribellarsi violentemente.
I governi postunitari non agirono abbastanza per migliorare la situazione, anche perché duro a lungo l'illusione che il sud fosse naturalmente ricco. Quindi l'intervento dello stato fu ordinario, limitandosi a piccoli interventi senza incidere sulle cause profonde del sottosviluppo.
Il problema divenne nazionale e i meridionalisti portarono all'attenzione dei politici i problemi del sud. Spiccano Giustino Fortunato, che dimostrò l'inesistenza della ricchezza meridionale; poi Pasquale Villari, Sonnino e Fianchetti nella loro rivista (Rassegna settimanale) sostennero la necessità di un intervento dello stato per riequilibrare i contratti agrari a favore dei contadini.
IL NAZIONALISMO
Dall'idea di nazione al nazionalismo
Nel '800 ci furono tre ideologie politiche:
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